I GESUITI AMERICANI CONTRO I NEO-CON
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- From: "Valentino R" <semjase at tin.it>
- Date: Wed, 25 Jan 2006 00:28:21 +0100
DIO LI
PERDONI PER LO STUPRO DELL’IRAQ
Articolo di giornale “IL GIORNO” del 15 Gennaio 2006 - pag. 25
di Giorgio
Acquaviva Definiscono "stupro" quanto sta
succedendo in Iraq e parlano senza mezzi termini di iIIegalità
internazionale. i gesuiti statunitensi raccolti attorno alla casa editrice
IHS-Press "Light in the Darkness" (Luce nel Buio). Ma non sono soli,
perché nei giorni scorsi la conferenza dei vescovi Usa ha presentato a Casa
Bianca e Congresso un documento di otto pagine in cui si chiede che le truppe
rimangano in Iraq «solo quanto serve per una responsabile transizione,
meglio presto che tardi per la loro partenza». La storia inizia nei mesi
precedenti l'invasione del paese mediorientale quando, forse sorpresi
dalla virulenza della campagna ideologica dei conservatori, i cattolici
d'Oltreoceano rimasero sulla difensiva. Ma ben presto ci si rese conto del
pericolo che derivava dal lasciare libero campo ad un presidente che si
autoproponeva come "cristiano" e pronunciava senza pudore la parola
"crociata". E i gesuiti decisero di dare voce alle critiche al
principio della "guerra giusta" su cui Bush e i suoi consiglieri
poggiavano la giustificazione dell'attacco preventivo. Accademici,
studiosi, giornalisti, commentatori di diversa tendenza politica
accettarono la richiesta e nacque un primo volume, dal titolo
"Neo-Conned!", una forma verbale di grande impatto comunicativo, che
descrive l'''essersi fatto neo-con (conservatore)". Man mano 'che il tempo passava,
però, dalle operazioni militari in Iraq e dal retroterra politico di Washington
emergevano elementi inquietanti, mezze verità, imbarazzanti scaricabarile,
rapporti insani con la stampa, conflitti di interessi, violazioni palesi e
arroganti del diritto umanitario... I gesuiti si rimisero al lavoro
sfornando - in corsa - un secondo volume ("Neo-Conned, again!"), ancora più duro
e radicale. Si parla della guerra come di un crimine di prim'ordine e si esamina
''l' ipocrisia e l'illegalità della condotta
angloamericana". Il primo volume contiene
argomentazioni stringenti da parte di consiglieri come Jude Wanniski (che
lavorò con Reagan) o politici come Patrick Buchanan (per due volte candidato
alle primarie repubblicane), o di conservatori da sempre contrari a
questa guerra per ragioni di principio o morali. Ma gli interventi più duri
vengono dalla cosiddetta "venerabile tradizione" della Chiesa, secondo
la quale "Might is not Right" (frase che utilizza un gioco di parole, dal
momento che "Right" può essere il sostantivo "diritto" o l'aggettivo "giusto";
come dire che la forza non equivale al diritto e che non necessariamente è
giusta). Si affida poi nientemeno che alla penna dell'ultraconservatore padre
Juan Carlos Iscara, della Confraternita di San Pio X (quella di Marcel
Lefebvre) la dimostrazione che "la guerra preventiva è sempre immorale", in
quanto la guerra è giustificabile solo come autodifesa. In effetti
però è l'intero magistero recente, dalla enciclica Pacem in Terris di
Giovanni XXUI, fino alle elaborazioni più recenti di Giovanni Paolo II, che
ha teorizzato la necessità di condannare del tutto il ricorso alla
guerra. La quale in ogni caso - sostenne Wojtyla - non risolve mai i
problemi, semmai li complica. Il secondo volume è, in qualche
modo, ancora più drastico, proprio perché è stato elaborato dopo aver constatato
che non ci si poteva limitare a obiezioni di principio, e che queste non
intaccavano la sicurezza ideologica con cui l'amministrazione Usa
portava avanti la campagna irachena. Già la dedica iniziale la dice
lunga: si rivolge "Ad Deum lustitiae" e cita "le migliaia di morti e
feriti iracheni, le loro famiglie e l'intera nazione, culla della civiltà -
tutti vittime della tragica e diabolica aggressione anglo-americana",
aggiungendo "le vedove e gli orfani britannici e americani i sui cari sono stati
sacrificati sull'altare vano della più cinica ragion di Stato" e
terminando con "George Bush,Tony Blair, Dick Cheney, Richard Perle, Donald
Rumsfeld, Paul Wolfowitz, e tutti gli altri ideologi e ipocriti, alcuni famosi,
altri oscuri, che hanno orchestrato l'ingiusta e !'inutile guerra in
Iraq". Per tutti loro si "implora Dio di avere pietà delle loro anime
per l'oceano di sangue innocente che hanno versato nella realizzazione
delle loro ambizioni e incubi. Si affronta il nodo del
fattore-petrolio e si attacca frontalmente l'lmpostazione
politico-ideologica del dopo 11 Settembre, quando il Conservatorismo
planetario prese la guida delle operazioni e manipolò - secondo i gesuiti Usa -
anche l'inerzia di settori religiosi cristiani. Un capitolo è dedicato al
"nonsenso" della guerra preventiva nella logica del diritto
internazionale, che ha prodotto un "effetto-palla di-neve" con i casi di
Guantanamo, di Abu Grahib e di tutto ciò che è emerso nel lato oscuro delle
operazioni militari. Dov'è la "Rule of Law" voluta dai Padri Fondatori? E
che dire dell'uso distorto e compromesso di parte dei mezzi di comunicazione nel
nascondere, dissimulare, giustificare? Non c'è però da cedere allo
sconforto. Perché finché c'è la possibilità di pubblicare e far
circolare materiale di questo genere vuol dire che c'è speranza. Certo,
sarebbe bello che si facesse avanti un editore anche qui da noi e decidesse
di pubblicare in italiano i due
volumi. |
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