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[africa-sudan] un pezzo di sapone e un po' di caramelle......
- Subject: [africa-sudan] un pezzo di sapone e un po' di caramelle......
- From: "associazione Amici di Lazzaro" <associazioneamicidilazzaro at yahoo.it>
- Date: Thu, 15 Dec 2005 17:11:47 +0100
Sent: Thursday, December 15, 2005 4:35 PM
Subject: [africa-sudan] un pezzo di sapone e un po' di
caramelle......
“Basta poco a far felice i bambini dei campi per rifugiati in Sudan: un
pezzo di sapone e un po’ di caramelle” dice la Segretaria Generale della Suore
della Carità, che da anni operano a fianco dei più poveri nel Paese africano
Roma (Agenzia Fides)- “Basta poco per fare felici i bambini dei
campi per rifugiati: due o tre caramelle e un pezzo di sapone” dice Suor Vera,
Segretaria Generale della congregazione di Santa Giovanna Antida Thouret (Suore
della Carità), che ricorda un Natale trascorso in un campo profughi nei pressi
della capitale sudanese, Khartoum: “Mi sono commessa vedendo una lunga ordinata
fila di bambini che andavano a prendere il loro piccolo ma grande regalo”. Le
Suore della Carità hanno due missioni nel Darfur, nell’ovest del Sudan, a El
Fasher e a Nyala, con complessivamente 7 sorelle (4 sudanesi, un’italiana, una
svizzera e una libanese). Nella capitale, Khartoum , vi sono altre 2 comunità.
Nella prima vi operano 4 religiose (2 libanesi, un’irlandese, una sudanese), e
nella seconda 3 sorelle (2 libanesi e una sudanese).
“Le nostre consorelle operano essenzialmente in tre campi: sanità, educazione e pastorale” dice Suor Vera. “Suor Piera Santinon, per esempio, che opera nel Darfur è un’infermiera specializzata nella cura delle malattie tropicali. Con l’automobile percorreva migliaia e migliaia di chilometri per visitare i villaggi e i campi profughi in una regione vasta quanto la Francia. Purtroppo però, un anno fa, alcuni banditi hanno sequestrato l’automobile della missione durante una rapina stradale che per fortuna non ha avuto conseguenze drammatiche grazie alla presenza di spirito di una sorella libanese che è riuscita a convincere i banditi a non uccidere l’autista”. Nel campo educativo, le Suore della Carità gestiscono una serie di asili per bambini e di scuole elementari e medie. “Il nostro compito principale è quello di formare gli insegnanti e di assicurare un pasto ai bambini. Spesso si tratta dell’unico cibo che i bambini ricevono nella giornata” dice suor Vera. “A Khartoum, dove vi sono milioni di rifugiati originari dal sud Sudan gestiamo una scuola che assicura due corsi, uno al mattino e l’altro al pomeriggio. Il primo segue il programma scolastico nazionale ed è rivolto ai ragazzi, alcuni dei quali sono musulmani. Le lezioni infatti sono tenute in arabo. Il corso pomeridiano, invece, è una specie di “scuola serale” rivolta ai giovani adulti, molti dei quali sono lavoratori. In questo caso le lezioni sono tenute in inglese, perché le popolazioni originarie del sud non parlano l’arabo. I corsi comunque prevedono anche l’insegnamento della lingua araba, proprio per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro della capitale, dove la maggioranza della popolazione è arabofona. Sono rimasta stupita nel vedere queste persone cambiare l’abito da lavoro per mettersi un vestito più confacente alle lezioni. È un modo per dimostrare il rispetto verso gli studi che stanno seguendo, che sentono come una cosa che porterà loro beneficio”. “Se la condizione più drammatica è quella delle persone che vivono nel Darfur, anche quella dei rifugiati a Khartoum è comunque veramente precaria” ricorda Suor Vera. “Le baraccopoli dove vivono sono periodicamente distrutte, con il pretesto di creare nuovi quartieri. I profughi sono progressivamente allontanati dalla città e spinti nel deserto. Ma essi non demordono. I loro figli fanno decine di chilometri a piedi per recarsi a scuola. Questi bambini si alzano all’alba per intraprendere un cammino di ore per essere puntuali alle lezioni”. A Khartoum, le Suore della Carità gestiscono anche un dispensario e collaborano al locale istituto per la preparazione dei catechisti. “La suora che cura il dispensario, è una sorella irlandese che presta assistenza anche a un ospedale locale” dice suor Vera. “Nella capitale sudanese esiste un istituto di studi superiori per la preparazione dei catechisti. La direzione è affidata a una nostra sorella di 78 anni. Il corso prevede 3 anni di studi incentrati su fondamenti biblici, teologia, cristologia ecc...” “Le nostre suore infine organizzano corsi di taglio e cucito per le donne dei campi. Le donne che lo frequentano hanno una fede davvero incrollabile” ricorda suor Vera. “Prima di iniziare il corso dicono il Santo Rosario insieme alle nostre sorelle. Queste donne hanno subito e continuano a subire traversie di ogni genere, ma rimangono salde nella loro fede. Sono davvero un esempio per noi. Questo comunque vale per tutti i profughi sudanesi. A Natale, per esempio, migliaia di fedeli si incamminano per decine di chilometri per arrivare con ore di anticipo alla Messa. Uomini, donne, bambini, in marcia per ore sotto il sole cocente cantando e pregando. È una visione che mi porterò dietro per tutto il resto della vita” conclude suor Vera. (L.M.) (Agenzia Fides 14/12/2005 righe 57 parole 773) |
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