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Recensioni: Intervento umanitario e missioni di pace. Una guida non retorica.
- Subject: Recensioni: Intervento umanitario e missioni di pace. Una guida non retorica.
- From: Marco Mayer <mayerkos at yahoo.it>
- Date: Mon, 26 Sep 2005 15:47:24 +0200 (CEST)
> Sono lieto di inviarvi due recenti recensioni al mio > libro. Nel ringraziarvi dell'attenzione spero di > ricevere i vostri commenti sul volume > Prof. Marco Mayer > > Indirizzo università: > http://www.operatoriperlapace.unifi.it/email.php > Riferimenti editore: > http://www.carocci.it/carocci/servlet/LoadPageNet;jsessionid=98D8185A881B1CD88E359C2013AEAEDC?page=32&init=first&site=carocci&act=scheda&cod=3087 > > RECENSIONI > > da: > Galileo net > http://www.galileonet.it/ > > > Marco Mayer Intervento umanitario e missioni di > pace. > Una guida non retorica > Carocci, 2005 pp. 198, euro 12,30 > > Sei un operatore di pace che muove i primi passi nel > settore? Vuoi prepararti al contatto diretto con la > realtà in cui dovrai operare? Inizia a creare una > rete > di fiducia attraverso le persone più vicine, per > esempio con il vicino di casa o con il venditore del > mercato, per poi passare a interlocutori > privilegiati. > E guai a barricarsi in ufficio dietro una scrivania. > È > uno dei tanti consigli che si possono trovare nel > volume di Marco Mayer edito da Carocci, un vero e > proprio "vademecum" del vasto universo delle > operazioni di pace che prende spunto dall'esperienza > sul campo. L'autore, infatti, come funzionario delle > Nazioni Unite è stato dal 1999 al 2002 in Kosovo, > dedicandosi a temi sensibili presso le > amministrazioni > regionali Onu di Pec/Peja e Mitrovica. Non per > questo > il suo intento è solo didattico, perché oltre a > essere > una guida per i giovani che vogliono o hanno già > intrapreso questa avventura, il libro è un'analisi > critica che offre una panoramica sulle attività di > peacekeeping di ultima generazione analizzandone > anche > i difetti. > Come si legge nella premessa "il filo conduttore è > cercare di smitizzare i luoghi comuni intrisi di > retorica che circondano il settore, proponendo > immagini realistiche in modo da rafforzare le > capacità > critiche dei futuri operatori". Mentre i primi due > capitoli offrono al lettore dei suggerimenti su come > accostarsi all'attività sul campo e agli attori > locali, e descrivono le figure professionali con cui > ci si troverà a collaborare, con i due capitoli > successivi si entra nel vivo del discorso. Qui, > infatti, Mayer spiega come funzionano e si > sviluppano > i percorsi di mediazione, che sono la parte più > rilevante delle operazioni di pace. Tra quelli > gestiti > e promossi da attori ufficiali, cioè Stati o > organizzazioni internazionali, emerge la > predominanza > a livello internazionale degli Stati Uniti, il cui > tentativo di esportare indifferentemente in > qualsiasi > contesto una 'democrazia multietnica' è molto > contestata nel volume. Come anche l'eccessiva > attenzione dell'opinione pubblica mondiale alla > lotta > al terrorismo dell'amministrazione Bush, che oscura > gli altri conflitti etnici del pianeta, veri focolai > di rischio per la sicurezza globale. > Infine, il volume analizza le specificità dei > diversi > settori del peacekeeping: il lavoro delle fasi > postbelliche, la fornitura di aiuti, la garanzia > dell'ordine, della sicurezza e della libertà, la > ricostruzione di un governo democratico, del tessuto > amministrativo ed economico e la tutela dei diritti > umani. Tutti questi ambiti sono strettamente > correlati > tra loro, spiega Mayer, ma la comunità > internazionale > sembra non capirlo e procedere a compartimenti > stagni. > A dispetto del gran parlare di "interagency > coordination", cioè di interazione tra gli attori > internazionali per assicurare un'efficace strategia > di > approccio ai problemi, sono i conflitti tra le > organizzazioni o con gli Stati nazionali a farla da > padrone. Un limite strutturale e burocratico che può > compromettere seriamente l'immagine complessiva > delle > operazioni di pace. > > Roberta Pizzolante > > ------------------------------------------- > > 25 Luglio 2005 > > UN LIBRO, per cominciare Autore: Marco Mayer Titolo: > INTERVENTO UMANITARIO E MISSIONI DI PACE Carocci ed. > > Una guida per orientare consapevolmente chi decide > di > lavorare nei teatri di guerra > > Manuale di pace > > Recensione di Eugenia Palazzetti > > Dalla distribuzione degli aiuti umanitari alla > promozione dei diritti umani, uno sguardo sui > meccanismi interni alle organizzazioni > internazionali > > Bastano un esame e la curiosità per fare il > giornalista? L'amore per gli animali per scegliere > veterinaria?. E una laurea in diritto internazionale > per diventare operatori di pace? No. Lo ha ben > chiaro > Marco Mayer che nel suo "Intervento umanitario e > missioni di pace" affronta la delicata questione > della > formazione di quanti desiderano intraprendere una > delle tante professioni legate alle operazioni di > pace. Appurato che l'entusiasmo non basta, che > l'idealismo il più delle volte, rischia di rendere > troppo intransigenti, che anche un corso di studi > specialistici non è sufficiente, l'autore disegna il > suo "itinerario" virtuale e virtuoso del moderno > operatore. > Utilizzando la sua vasta esperienza sul campo (in > particolare nei Balcani) ed esponendo l'andamento > delle più recenti missioni (Somalia, Timor Est, > Afghanistan, Iraq), Mayer chiama in causa errori, > modelli, visioni, a volte "vittorie", che più di > tanti > discorsi sono in grado di accompagnarci all'interno > di > meccanismi complicati e ambigui. Non un processo, ma > uno sguardo lucido su scenari estremamente delicati. > Al centro dell'attenzione i conflitti inter e > intra-etnici, i più difficili da gestire ma anche > quelli che negli ultimi anni sono stati alla base di > circa novanta guerre, dalle più note a quelle > dimenticate. > Già perché dalla caduta del muro di Berlino tante > cose > sono cambiate e ciò che un tempo si richiedeva ai > professionisti del settore oggi non basta più. > "Durante il bipolarismo chi lavorava per le > organizzazioni internazionali aveva alle spalle una > formazione rigidamente orientata all'esercizio di > funzioni 'notarili', di osservazione 'imparziale', > di > 'inerte' interposizione tra le parti, di controllo > di > aspetti puramente procedurali e protocollari". > Viceversa, negli anni Novanta "si viene affermando, > sia pure in forme molto confuse e spesso incoerenti, > una maggiore propensione a un intervento attivo di > carattere esterno" accompagnata "da una varietà di > fenomeni che vanno dalla proliferazione dei soggetti > - > internazionali, regionali, intergovernativi, > governativi e non governativi - che premono per > l'azione, peraltro in perenne competizione tra di > loro, al forte ampliamento dei settori e delle aree > di > intervento, alla nascita di nuove funzioni e figure > professionali, all'aumento esponenziale della quota > di > personale internazionale, umanitario, civile e > militare, dislocato sul terreno". > Insomma un orizzonte del tutto cambiato. Del resto > prima "chi avrebbe pensato alla possibilità che un > funzionario di carriera Onu, addetto al protocollo, > si > ritrovasse a doversi improvvisare sindaco o > assessore > al Bilancio di un comune dei Balcani o a Timor > Est?". > Ovvio, di conseguenza, che "alla complessità dei > nuovi > percorsi professionali debba simmetricamente > corrispondere una struttura poliedrica e innovativa > del 'paniere formativo'". > "Se la confidenza con l'inglese e con il computer > sono > supporti essenziali", assumono importanza > fondamentale > "la ricezione e la decodificazione dei segnali non > verbali", la familiarità con le tradizioni etniche, > la > storia, la psicologia degli attori coinvolti. Oltre > ad > una buona formazione in diritto internazionale, > l'attenzione deve rivolgersi soprattutto > all'apertura > mentale, alla flessibilità, alla diplomazia, agli > aspetti politici, psicologici, investigativi e ad un > certo grado di disincanto. Soprattutto per non > restare > ostaggio delle logiche che muovono le opposte > fazioni, > per evitare "da un lato l'eccesso di comprensione e > solidarietà, dall'altro la tentazione di demonizzare > le comunità locali" e per essere pronti a misurarsi > quotidianamente con l'inevitabile "binomio > onnipotenza/impotenza". > A organizzazioni internazionali altamente > burocratizzate e in parte impreparate, dopo anni di > congelamento, al lavoro sul campo, si contrappongono > oggi scenari che pretendono interventi rapidi, > agili, > di ingerenza. Non è un caso, del resto, che i > maggiori > problemi emergano non tanto nella (rodata) fase > dell'elargizione di aiuti umanitari in casi > emergenziali, quanto la gestione del dopoguerra, > quando si impongono impellenti necessità di > ricostruzione (delle case, dei confini, delle > istituzioni), di pacificazione delle fazioni in > lotta, > di bonifica del territorio. > Interessante, e imprescindibile ai fini della > comprensione del contesto politico in cui ci si > muove, > anche l'esposizione del diverso approccio di Stati > Uniti ed Europa rispetto alle problematiche > sollevate > dai conflitti di natura etnica, laddove > all'imperativo > statunitense dell'integrazione, del "modello melting > pot" (cui consegue un'eccessiva semplificazione > della > situazione ed il carattere prettamente residuale > delle > azioni a favore delle minoranze oppresse) si > contrappone la "dimensione valoriale" europea, in > cui > prevalgono maggiormente "le componenti umanitarie e > dell'aiuto allo sviluppo, della non violenza e della > ricostruzione". > Mayer non si sottrae neanche al dilemma principe che > accompagna ogni intervento: è sempre necessario > l'uso > della forza? O meglio, "ogni azione non violenta > (diplomazia realistica in primis) che tenta di > indebolire, spiazzare e isolare i sostenitori della > guerra è sicuramente benvenuta, ma può bastare da > sola? E, allo stato dei fatti, "l'unica valutazione > che possiamo esprimere è che è difficile escludere > per > principio il dispiegamento di una forza > multinazionale > di stabilizzazione, quanto meno quella necessaria a > predisporre un ombrello di sicurezza e a condurre > funzioni che potremmo definire (anche se con un po' > di > ipocrisia) 'operazioni di polizia internazionale'". > Difficile tentare di esporre gli infiniti spunti di > riflessione che questa "guida non retorica" suscita. > I > tanti suggerimenti (da un maggiore coordinamento tra > civili e militari, all'invito ad una maggiore > valorizzazione della creatività), le mille > angolazioni > da cui osservare i teatri di guerra, le appassionate > polemiche contro la superficialità dei media, > l'imprudenza delle ONG, gli errori di organizzazione > (vedi l'elevato turn over degli operatori) e di > gestione di casi tristemente noti (Somalia). > Quello che lascia è forse un panorama ancora più > confuso, ma anche un'intensa voglia di conoscere di > più e meglio. E per un libro con dichiarati intenti > di > formazione è questo il risultato migliore. > > > > > > > > > > > ___________________________________ > Yahoo! Mail: gratis 1GB per i messaggi e allegati da > 10MB > http://mail.yahoo.it > > -- > Mailing list Dirittiglobali dell'associazione > PeaceLink. > Per ISCRIZIONI/CANCELLAZIONI: > http://www.peacelink.it/mailing_admin.html > Archivio messaggi: > http://www.peacelink.it/webgate/dirittiglobali/maillist.html > Si sottintende l'accettazione della Policy Generale: > http://www.peacelink.it/associazione/html/policy_generale.html > > ___________________________________ Yahoo! Mail: gratis 1GB per i messaggi e allegati da 10MB http://mail.yahoo.it
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