Congo R.D. Il giallo delle truppe scomparse



Il giallo delle truppe scomparse
 
Inviato da Ottavio Pirelli  
domenica, 04 settembre 2005 15:39

Si temeva avessero risposto all'appello dell'ex leader ribelle Laurent Nkunda gli oltre 500 soldati dell'esercito congolese scomparsi nel nulla lo scorso 26 di agosto.

Ma a tutt'oggi non è chiaro se dietro il giallo delle truppe scomparse ci sia realmentre una diserzione di massa, ennesima prova di un esercito nazionale ancora troppo fragile e ancora troppo diviso al proprio interno.

Le parole di Nkunda

Riferisce l'IRIN che un comunicato attribuito a Nkunda è circolato giovedì 25 agosto nella capitale del Nord Kivu, Goma. Il messaggio rivolto alle truppe di stanza nella regione era chiaro: una vera e propria chiamata alle armi contro il potere centrale di Kinshasa.

Secondo le notizie riportare dalla BBC, nello scritto, di cui però non è certa l'autenticità, il generale ribelle ha accusato Kabila e il governo di transizione di corruzione. La nuova dirigenza politica di Kinshasa starebbe, inoltre, favorendo l'instabilità nelle regioni orientali del paese.

Per Nkunda il mancato rientro nel Nord Kivu in tempo per le prossime elezioni presidenziali di oltre 200 mila congolesi rifugiati all'estero, rappresenta l'esempio concreto della malafede di Kabila.

Accuse che non trovano, però, nessuna sponda ufficiale. L'agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha fatto sapere di aver già espresso le proprie perplessità su un rientro rapido dei profughi nel paese,  ostacolato soprattutto dalla mancanza di strutture logistiche in grado di accoglierli.

Le truppe scomparse

Gli effetti dell'appello non hanno tardato a manifestarsi. Mezzo migliaio di militari del 53° battaglione dell'esercito regolare si sono volatilizzati nel giorno successivo alla diffusione del comunicato: non più un solo uomo nel villaggio di Burungu, a 45 km da Goma, da dove il comandante Maj Innocent Kabundi ha lanciato l'allarme.

Altre quattro compagnie hanno lasciato senza alcun motivo Kanyabayonga, centro a un centinaio di chilometri a nord del capoluogo. In quest'ultimo caso, Gabriël Amisi, l'uomo a capo dell'ottava regione militare del Nord Kivu, non ha usato mezzi termini e, secondo il centro informazioni delle Nazioni Unite, avrebbe parlato esplicitamente di diserzione nella prima comunicazione alla stampa di martedì 31 agosto.

Gli uomini protagonisti della vicenda sarebbero in gran parte appartenenti all'etnia Tutsi, e avrebbero militato nella stessa formazione ribelle del generale Nkunda, cioè il Rassemblement Congolais pour la Democratie (RCD).

Gli accordi di pace del 2002 hanno imposto ai vari gruppi ribelli di regolarizzare parte delle proprie milizie attraverso l'integrazione nell'esercito nazionale congolese. Una condizione che, pur cercando di portare sotto il pieno controllo i conbattenti delle diverse fazioni ed di evitarne lo sbando, ha di fatto creato forti tensioni tra i gruppi di soldati di diversa provenienza, i quali spesso resistono ancora al definitivo inquadramento.

Onusumba, il ministro pompiere

Cerca di gettare acqua sul fuoco il Ministro della difesa della tormentata repubblica africana. Adolphe Onusumba parla ora di difficoltà di comunicazione che avrebbero portato a pensare ad una diserzione.

Il 53° sarebbe ritornato alla base giovedì primo settembre, mentre la dinamica dei fatti che ha coinvolto nella vicenda le altre quattro compagnie non è ancora chiara.

Onusumba ha sminuito di molto l'accaduto. Secondo il ministro gli ex-leader ribelli continuerebbero a minacciare di morte i loro vecchi soldati per riprenderne il controllo. Sarebbe stata, quindi, solo la paura a spingere per qualche giorno i militari fuori dalle loro tende.

Dichiarazioni che non chiariscono del tutto l'accaduto, mentre anche fonti della missione Onu in Congo (MONUC) si affrettano a smentire l'esistenza di un chiaro nesso tra l'appello di Nkunda e il giallo delle truppe scomparse.

Ottavio Pirelli

(Ultimo aggiornamento domenica, 04 settembre 2005 17:33 )


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