Un ponte per...Baghdad



 Un ponte per...Baghdad 

L'ultimo articolo postato da Baghdad, prima dei tristi
fatti di oggi...

Gli aerei italiani stavano bombardando Bassora quando,
rispondendo ad una suggestione di padre Balducci che
disse "bisognerà risarcire gli iracheni per quello che
gli stiamo facendo", decidemmo di dare vita ad una
raccolta di fondi per inviare medicinali in Iraq. 
Nacque così "Un ponte per Baghdad", come atto che
riconosceva una nostra "responsabilità" per non essere
stati in grado di evitare la partecipazione italiana
alla prima guerra del Golfo. Nello stesso tempo,
dicemmo, occorreva "riempire il baratro" che la guerra
scava tra i popoli. 

Quindi non solo sostenere materialmente quello che
ufficialmente era il nostro nemico ("I popoli non
possono essere mai nemici"), ma costruire conoscenza
reciproca e amicizia. Di qui l'idea del "ponte". Un
ponte idealmente lanciato sull'atra sponda della
guerra ad evitare quello che in seguito poteva e può
ancora diventare una "guerra di civiltà". Quanto
diversa sarebbe stata la vita di 20 milioni di
iracheni, e la nostra stessa vita, se invece che
costruire il muro dell'embargo anche i governi
occidentali avessero costruito ponti?
Dopo qualche giorno la guerra sembrò finire, ma
scoprimmo presto che non era vero. La tragedia
dell'embargo era appena iniziata, ed anche la nostra
storia.
In questi lunghi anni abbiamo imparato a conoscere e a
apprezzare questo paese e la sua gente. Su quel
"ponte" sono passati non solo aiuti umanitari, ma
gente italiana e irachena, nei due sensi, per
conoscersi e sostenersi. Un ponte i cui pilastri sono
la solidarietà concreta dei progetti, l'impegno civile
per ottenere una diversa politica estera, la relazione
e la conoscenza della cultura dell'altro come
prevenzione del sostegno delle opinioni pubbliche alla
guerra. Insieme ai progetti nel campo sanitario,
educativo e della potabilizazione dell'acqua che si è
potuto realizare in Iraq, e che senza soluzione di
continuità continuano tuttora, Un ponte per... ha
svolto una intensa attività di sensibilizzazione
politica dell'opinione pubblica italiana perchè non
fosse dimenticata la tragedia irachena e il genocidio
dell'embargo. Con i viaggi di conoscenza e
solidarietà, le iniziative culturali, i sostegni a
distanza e i gemellaggi scolastici abbiamo tentato di
far conoscere questo popolo. Una attività che crediamo
abbia contribuito a creare le condizioni per le
imponenti mobilitazioni che proprio in Italia ci sono
state contro la guerra di Bush. 
Nel 1995 finalmente raggiungimao Bassora, ove i
bombardieri italiani avevano seminato morte, e apriamo
un ufficio a Baghdad. Da allora la presenza sul
territorio è stata continua senza interrompersi
nemmeno durante la guerra del marzo 2003. Siamo ancora
in Iraq e continueremo ad esserci come abbiamo sempre
fatto con un obiettivo in più: contribuire alla
crescita della società civile irachena che sola può
evitare al paese la inaccettabile alternativa tra
occupazione militare e guerra civile e permettere di
non disperdere le conquiste sociali, di civilità,
laicità e autonomia che la gente dell'Iraq, nonostante
la dittatura ha comunque conseguito in un legame forte
con 6000 anni di storia [indietro] 




 
Riferimenti Un ponte per...
  



		
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