CECENIA : ELEZIONI IL 29 AGOSTO



CECENIA : ELEZIONI IL 29 AGOSTO.

Alla vigilia delle elezioni si grida all'11 settembre
russo e si accusano i soliti ribelli ceceni.

Chiediamo di attendere indagini più precise sui due
disastri aerei di oggi prima di giungere a conclusioni
affrettate.

Francesco Lauria
http://francescolauria.blog.tiscali.it


Qualche dato sulla situazione in Cecenia

Gli ultimi due conflitti in Cecenia hanno causato la
morte di 150.000-200.000 civili. Si tratta del 15-20%
della popolazione. Per tale ragione ha senso parlare
di "genocidio". 

Tra i 15.000 e 20.000 soldati russi sono caduti in
battaglia. In termini di perdite, la guerra in Cecenia
può essere pertanto paragonata al conflitto in
Afghanistan.

In nome della "guerra al terrorismo" il Cremlino ha
ordinato di radere al suolo ogni casa della capitale
cecena Grozny. Paragona le foto satellitari di Grozny
prima e dopo la guerra.

Le ONG per i diritti umani stimano che almeno 3.000
civili sono "spariti" nel nulla. In genere ciò
significa che sono stati catturati, torturati, uccisi
e sepolti nelle ormai innumerevoli fosse comuni
presenti in Cecenia.

La Cecenia è infestata dagli squadroni della morte,
ovvero squadre di militari russi incappucciati per non
farsi riconoscere, o in alcuni casi anche di ceceni
collaborazionisti con le forze federali russe, che
terrorizzano la popolazione civile. Sequestri e
"sparizioni" sono all'ordine del giorno.

Decine di migliaia di guerriglieri sono stati detenuti
in campi o "punti di filtraggio". Non sono altro che i
nuovi gulag russi, in cui le torura e l'esecuzione è
praticata tutti i giorni. L'unica speranza dei parenti
di ritrovare vivi i prigionieri consiste nel pagare
pesanti riscatti.

I profughi sono circa 100.000 in Iguscezia, 5.000 in
Georgia e circa altri 20.000 distribuiti nel mondo.
Dato che, contro ogni evidenza, il governo russo
vorrebbe dimostrare che la situazione si sta
normalizzando, specialmente i rifugiati in Inguscezia
rischiano di essere deportati forzatamente in Cecenia
dove gli aspetta una situazione di guerra e violenza.

Anche gli ospedali e quasi tutte le strutture
sanitarie sono state bombardate e distrutte. Pochi
sono gli ospedali funzionanti ed in genere lavorano in
condizioni disperate. Attualmente in Cecenia è esplosa
una epidemia di tubercolosi.

Scuole e università funzionano solo parzialmente ed
una generazione di giovani illeterati che non hanno
visto altro che violenza e guerra stanno cadendo
sempre più nelle mani del fondamentalismo e terrorismo
islamico. In particolare giovanissime donne cecene a
cui è stata sterminata la famiglia e distrutta la casa
non hanno più nulla da perdere e tramano vendetta con
attentati suicidi.

La Cecenia è stata chiusa a tutti gli osservatori
internazionali ed a qualsiasi ONG per i diritti umani.
A nessun giornalista è permesso di visitare i luoghi
del conflitto. Questa strategia di censura è stata
efficacissima nel nascondere i gravissimi abusi e nel
silenziare l’indignazione dell’oppinione pubblica non
solo russa ma anche occidentale. In particolare la
stampa occidentale parla del conflitto ceceno solo
quando si verificano attentati suicidi e si rifà quasi
esclusivamente alle informazioni delle agenzie di
stampa russe.

Per quanto riguarda i mezzi d’informazione nazionali
Putin è riuscito sostanzialmente ad abolire la libertà
di stampa. I grandi Network sono tutti in mano al
governo e chi critica la politica del presidente
subisce frequenti minacce. In Russia il giornalista
libero rischia la vita: negli ultimi dieci anni circa
150 giornalisti sono morti per “cause innaturali”.
L’uccisione o il rapimento di giornalisti, politici e
collaboratori di organizzazioni umanitarie che hanno
criticato il modo di condurre la guerra in cecenia è
assai frequente.

Eppure l’informazione, in un modo o nell’altro, filtra
e le ONG per i diritti umani come Amnesty
International, Human Rights Watch, Memorial, ecc.
continuano a produrre documenti che evidenziano come
gravissime violazioni dei diritti umani sono in corso
in tutta la piccola repubblica Caucasica e che non
sono un accidente ma rappresentano la strategia con
cui il Cremlino spera di sottomettere il separatismo
ceceno.

I capi di stato occidentali non solo sfruttano questo
silenzio stampa per condurre la classica Realpolitik
omertosa ma anzi, in certi casi, collaborano
attivamente al genocidio. Unanimi hanno applaudito a
lungo, prima di essere costretti a cambiare stretgia,
al presunto (ed inesistente) “processo di pace” in
Cecenia di Putin. L’occidente continua a considerare
Putin un riformatore democratico. La verità è che
anche all’interno della Russia ha imposto leggi ed
adottato misure sempre più restrittive delle libertà
civili, mentre le mafie e le organizzazioni criminali
continuano a dilagare apparentemente indisturbate.

Dopo l’undici settembre ora Putin gode da parte
dell’occidnte di un appoggio ancora più incondizionato
perché è riuscito a convincere la comunità
internazionale che la guerra in Cecenia si lascia
giustificare come una guerra al terrorismo. Gli abusi
e le violazioni dei diritti umani contro civili inermi
sono accettabili in quanto parte integrante della
lotta globale al terrorismo islamico di Al Qaeda.

Così, la Russia di oggi, anche grazie all’appoggio di
USA ed Europa, sta cadendo indietro a forme
autoritarie di stampo stalinista o fascista e
xenofobo. L’odio razzista e il desiderio del ritorno
ad un regime violento che ristabilisca “l’ordine” ed
una situazione economica disastarta cresce di giorno
in giorno. Il pericolo che la Russia, anche a causa
delle ripercussioni del conflitto ceceno, possa
ritornare ad essere una dittatura con migliaia di
bombe atomiche a disposizione, non è più fantapolitica
ma rischia di diventare una realtà concreta.


PER UN'AMMINISTRAZIONE PROVVISORIA DELLE
NAZIONI UNITE IN CECENIA


Appello al Segretario generale e ai Capi di Stato e di
Governo dei paesi membri delle Nazioni Unite

Noi cittadini ceceni, russi e di tutto il mondo

rivolgiamo un appello fiducioso alle Nazioni Unite ed
agli Stati che hanno a cuore i destini della vita e
della civiltà umana, in quel piccolo angolo d'Europa,
cancellato dalla coscienza dell'Occidente e dei paesi
liberi, consegnato da 10 anni alle truppe di
occupazione del Cremlino.

Lo Stato Russo sta rinnovando una tragedia che si
trascina da tre secoli, di occupazione in occupazione,
di deportazione in deportazione, di sterminio in
sterminio. Questa colonizzazione multisecolare è una
vergogna per l'intera umanità ed una tragedia che
unisce, prima che dividere, i popoli russo e ceceno in
una comune sventura.

Noi ceceni, 

vediamo da dieci anni il nostro paese devastato, la
nostra capitale Grozny rasa al suolo, i nostri
villaggi, i nostri campi, i nostri boschi e il nostro
stesso popolo resi quotidiani bersagli di una guerra
che non sembra avere altro fine, né altro epilogo, che
il nostro definitivo annientamento.

Vediamo i nostri figli e le nostre figlie, i nostri
padri e le nostre madri, i nostri mariti e le nostre
mogli, i nostri fratelli e le nostre sorelle, rapiti
nel cuore della notte, deportati, imprigionati,
torturati, violentati, mutilati e assassinati.

Vediamo con angoscia crescere il rischio che alcuni
dei più giovani e dei più deboli di noi, cresciuti in
un mondo che non conosce che la guerra, cedano
anch'essi alla tentazione del terrorismo e confidino
in un "coraggio assassino", che li renderebbe uguali
agli occupanti.

Vediamo che le nostre fragili istituzioni, consacrate
da un voto democratico nel 1997, riconosciute dalla
comunità internazionale e dalla stessa Federazione
Russa, sono state prima delegittimate, poi sostituite
da un governo fantoccio e infine spazzate via da un
referendum-farsa. 

Noi russi, 

Sappiamo che i corpi dei nostri ragazzi in divisa
tornano a migliaia a raggiungere furtivamente i
cimiteri delle nostre città e dei nostri villaggi. 

Sappiamo che i nostri soldati sono condannati a
commettere innumerevoli atrocità e crimini quotidiani,
per ordine di qualche autocrate e di alcuni generali
cinici e venali.

Sappiamo che questa guerra uccide a decine di
migliaia, uomini e donne, e con loro assassina anche
la speranza della democrazia e della libertà che
coltiviamo nel nostro cuore, dalla fine della guerra
fredda, per il nostro paese.

Noi cittadini del mondo intero, 

condividiamo lo stesso orrore che provano molti russi
e il medesimo terrore dei ceceni, di fronte alla
devastazione di quel piccolo lembo d'Europa e di mondo
che si chiama ancora Cecenia.

Affermiamo che quanto succede in questa regione,
scientemente e complicemente abbandonata, assomiglia
ogni giorno di più ad un vero e proprio genocidio.

Signor Segretario Generale, Signore e Signori Capi di
Stato e di Governo,

Riteniamo intollerabile che la comunità internazionale
continui ad ignorare l'incalzare quotidiano di questo
dramma assoluto; non è ammissibile continuare a
chiudere gli occhi e sottrarsi ulteriormente alle
responsabilità che incombono su tutti e su ciascuno.

Sottoscriviamo il piano per "l'indipendenza
condizionata" presentato dal Ministro degli Affari
Esteri della Repubblica Cecena d'Ichkeria, Ilyas
Akhmadov, che propone l'istituzione di
un'amministrazione provvisoria delle Nazioni Unite,
sulla base del disarmo dell'insieme delle forze cecene
e del ritiro di tutte le forze militari e
dell'amministrazione civile russe. Al termine di tale
periodo di transizione, durante il quale l'ONU avrebbe
l'incarico di amministrare il paese e di coordinare la
ricostruzione dell'ordine civile, politico e materiale
di un paese popolato di rovine e di fosse comuni, i
cittadini ceceni sopravvissuti sarebbero chiamati ad
eleggere il proprio parlamento e il proprio governo.

Noi cittadini ceceni, russi e di tutto il mondo 

Vi chiediamo solennemente e con fiducia che siano
immediatamente prese tutte le iniziative necessarie
per studiare e poi attuare il piano Akhmadov per la
pace e la democrazia in Cecenia.

Auspichiamo che, secondo questa logica, venga nominato
al più presto un Rappresentante Speciale del
Segretario Generale dell'ONU per la Cecenia.

La sicurezza dei russi e la vita dei ceceni non
possono essere sacrificate alla logica di un
conflitto, che nessuno può più sperare di vincere sul
campo di battaglia. Spetta alla comunità
internazionale e alle Nazioni Unite consentire a due
popoli che stanno perdendo entrambi una guerra
vergognosa, di vincere insieme una pace onorevole. 

 
Riferimenti Cecenia SOS
http://ceceniasos.ilcannocchiale.it/
 



	

	
		
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