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Sud Kivu + Uganda + Burundi + Sud Sudan + Liberia + Abidjan
- Subject: Sud Kivu + Uganda + Burundi + Sud Sudan + Liberia + Abidjan
- From: "info at chiamafrica.it \(by way of MN PA\)" <pxp at interfree.it>
- Date: Mon, 8 Sep 2003 18:23:48 +0200
Chiama l'Africa News - 8 settembre 2003 NOTIZIE DAL CONTINENTE CONFLITTI Sono ancora tanti i focolai di tensione che agitano il continente, anche se in alcuni casi si apre un varco nella faticosa ricerca della pace. Alla ripresa della nostra attività sentiamo prima di tutto il dovere di sintetizzare gli ultimi sviluppi su quanto accade nelle principali aree di crisi, avvalendoci del prezioso lavoro svolto dai redattori di www.warnews.it. Riportiamo qui di seguito degli abstract dalle ultime notizie pubblicate, invitando chi volesse approfondire o leggere per intero i rispettivi articoli, a visitare direttamente il loro sito. Dalla Repubblica Democratica del Congo giunge solo ora la notizia che miliziani burundesi del FNL (Forze nazionali di liberazioni) avrebbero attaccato il 24 agosto scorso il villaggio di Rusabagi nella provincia del South Kivu nella parte orientale del paese, ai confini con il Burundi. Il bilancio sarebbe di almeno una dozzina di morti, mentre secondo le testimonianze raccolte da una ONG, Heritiers de la Justice, i morti sarebbero diciannove. L'attacco avveniva proprio nel giorno in cui il nuovo parlamento nato dagli accordi di pace firmati lo scorso aprile a Sun City si insediava a Kinshasa con una solenne cerimonia. In un'altra regione martoriata dalla guerra, quella dell'Ituri nella parte nordorientale della Repubblica Democratica del Congo, dove continuano le contese territoriali tra le diverse fazioni sulla pelle di migliaia di civili, sono giunti questa settimana 2500 uomini della forza internazionale dell'ONU che ora presidiano stabilmente la regione al confine con Uganda e Sudan. I caschi blu hanno preso le consegne dagli uomini della Interim Emergency Multinational Force (IEMF), guidata dalla Francia, che erano nella regione da maggio per cercare di fermare le violente lotte tra ribelli filo-ruandesi e filo-ugandesi e milizie tribali alleate delle forze governative congolesi. La MONUC (Missione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite in Congo) sta pianificando di aumentare la presenza di caschi blu nella regione di Bunia fino a 5000 per fine ottobre. Dal nord dell'Uganda, controllato dagli uomini di Joseph Kony, giungono notizie di nuove razzie. Come riferiscono fonti della MISNA, i ribelli avrebbero attaccato nella regione di Kitgum un campo di rifugiati ugandesi, fuggiti dai propri villaggi proprio per sfuggire alle violenze della LRA. La guerra civile tra LRA, il cui leader Joseph Kony, autoproclamatosi profeta, lotta per instaurare nel paese un regime basato sui dieci comandamenti biblici, e le forze governative è iniziata alla fine degli anni '80 e da allora ha provocato migliaia di morti e centinaia di migliaia di sfollati, soprattutto nelle regioni del nord del Paese. E purtroppo anche migliaia di rapimenti di minori che vengono poi costretti a diventare piccoli soldati, se maschi, oppure schiave sessuali dei ribelli se femmine (si dice che Kony abbia una sessantina di mogli-schiave); solo nell'ultimo anno si contano 8400 bambini rapiti. Sono terminati giovedì scorso in Sudafrica dopo tre giorni i colloqui tra il Presidente del Burundi, l'Hutu moderato Domitien Ndayizeye ed il leader delle FDD (Forze per la difesa della democrazia) Pierre Nkurunziza. Fonti ufficiali del facilitatore diplomatico per il processo di pace, il Presidente del Parlamento sudafricano Jacob Zuma, hanno dichiarato che è stato fatto qualche progresso nella definizione di una tregua dei combattimenti e per la consegna delle armi da parte di queste forze ribelli. Il Presidente Zuma ha inoltre affermato che si sta preparando il terreno per la prosecuzione dei colloqui di pace in Burundi stesso, con l'obbiettivo di fermare una strage che negli ultimi decenni ha provocato più di 300.000 vittime. Il decennio appena passato di guerra ed in particolare gli ultimi scontri di quest'estate hanno provocato un fiume di profughi dalle zone di combattimento e un' allarmante crisi umanitaria. Mentre nel sud Sudan, nonostante la tregua abbia subito numerose violazioni, sembra faticosamente aprirsi uno spiraglio di pace (i colloqui veri e propri - in cui si dovrà discutere di questioni di grande importanza quali spartizione del petrolio meridionale e suddivisione dei poteri e degli eserciti tra nord e sud - riprenderanno il 10 settembre), nuovi timori sorgono per le crescenti violenze nella provincia del Darfur, regione desertica situata nel nord-ovest del Paese, ed abitata per lo più da tribù islamico-animiste nomadi. Negli ultimi anni quest'area è stata al centro di una campagna di repressione da parte del regime, che ha cercato di stabilirne il controllo utilizzando il pugno di ferro, tramite rastrellamenti, arresti e condanne a morte di oppositori, oltre ad abusi sulla popolazione civile da parte dell'esercito stesso o di squadre paramilitari. I ribelli dell'SLM/A (Sudan Liberation Movement/Army), attivi nella regione nordoccidentale del Darfur, hanno firmato un cessate-il-fuoco della durata di sei settimane con il governo centrale di Khartoum; l'accordo è stato siglato nella città di Abeche, nel Chad, situata a circa 300 Km dalla frontiera con il Sudan. Ma purtroppo i progressi sul campo diplomatico non si ripercuotono sulla difficilissima situazione vigente nella provincia. Dopo l'uscita di scena di Charles Taylor, l'ex presidente in esilio dall'11 agosto in Nigeria, continuano in Liberia gli scontri, i saccheggi e le rappresaglie sui civili. Le truppe dell'Ecomil (i peacekeepers inviati dalla Comunità economica del'Africa occidentale) hanno iniziato a pattugliare le regione centro settentrionali del paese per consentire ai 60 mila sfollati di ritornare ai campi profughi. Sul fronte diplomatico proseguono i segnali di disgelo: uno dei capi ribelli del Lurd, Sekou Fofana, ha incontrato il ministro delle difesa Daniel Chea riferendo di "colloqui piuttosto cordiali". Ad ottobre un nuovo governo di transizione sarà formato per traghettare il paese alle elezione del 2005. Giro di vite ad Abidjan (Costa d'Avorio) contro i presunti golpisti coinvolti nell'affare "Ib" Coulibaly, sergente capo delle forze ribelli dal 27 agosto in manette a Parigi, accusato di voler assassinare il presidente Laurent Gbagbo. Sarebbero circa 100, lo rivela l'associazione per i diritti umani Midh, le persone finite sotto chiave nella capitale ivoriana, mentre si intensifica la sicurezza con il pattugliamento di blindati lungo le strade delle principali città. La tensione cresce a dismisura e mette in bilico gli accordi di Marcoussis (gennaio 2003), messi in atto a marzo, con i quali si sperava di voltare pagina dopo 8 mesi di crisi politica militare. Ma il paese resta diviso a metà: a nord sotto le insegne ribelli, ora chiamate Forces Nouvelles con 9 dicasteri nell'esecutivo ivoiriano, e a sud nelle mani del governo e dei fedelissimi di Gbagbo. Fonte: www.warnews.it ------------------------------------------------------------------------ ------- Via Francesco del Furia 18 - 00135 Roma - tel 329/5713452 - fax: 06/30995252 redazione a cura di Paola Luzzi
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