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Liberia: DIETRO IL CONFLITTO
- Subject: Liberia: DIETRO IL CONFLITTO
- From: "Nello Margiotta" <animarg at tin.it>
- Date: Wed, 23 Jul 2003 15:12:18 +0200
EUGENIO MELANDRI http://www.ilmattino.it/hermes/20030723/NAZIONALE/9/SASA.htm È stata definita la più antica democrazia africana. Ma si tratta di una democrazia fondata sulla discriminazione. Nel 1821 l'«American Colonisation Society» compra una parte della Sierra Leone, per trasferirvi dall'America i figli degli schiavi, liberati dalla guerra di secessione. Viene costruita Monrovia, in onore dell'allora presidente americano, Monroe. Formalmente la Liberia nasce nel 1841. Uno stato «americano» nel cuore dell'Africa. Con una costituzione scritta ad Harward, con i nativi esclusi da ogni diritto e chiamati con disprezzo «Negri della Selva». Protetti dai cannoni americani, i nuovi arrivati - non più di 20.000 - si prendono le terre migliori e, di fatto colonizzano il resto della popolazione. Da Washington viene nominato primo governatore, J. Robertson, il quale nel 1847 sarà eletto presidente della Repubblica da un Congresso che rappresenta soltanto i coloni americani. Nello stemma della Liberia è scritto: «Ci ha portati qui l'amore per la libertà». Ma di libertà i nativi del Paese ne hanno avuta ben poca. I diritti sono prerogativa degli antichi discendenti degli schiavi legati alle imprese americane. Prima è la Firestone, per lo sfruttamento del caucciù e del legname. Con l'andare del tempo e la scoperta delle ricchezze minerarie, altre imprese entreranno nel Paese. È un fiorire di attività. Nasce così quello che negli anni '60 sarà chiamato «miracolo liberiano». Monrovia e il resto della Liberia in quel periodo sfoggiano una ricchezza non comune in Africa. I suoi benefici, però, vanno soltanto a una infima minoranza. Nel 1979, l'aumento del prezzo del riso provoca manifestazioni e rivolte che porteranno, l'anno dopo, ad un sanguinoso colpo di Stato, condotto dal Sergente Samuel Dole. Il presidente Tolbert e gran parte dei ministri vengono giustiziati. Sono aboliti i partiti politici e viene sospesa la costituzione. Poi, nel 1985 il Paese va alle urne. Dole, trasformatosi in un dittatore, con frodi, intimidazioni, mettendo in carcere gli oppositori e in mora i maggiori partiti di opposizione, viene eletto presidente con il 50% dei voti. Ma ormai il Paese è instabile. Nel 1990 il Fronte Nazionale Patriottico della Liberia, guidato da Taylor inizia una vera e propria guerra civile. Ma quando ormai sembra arrivare al potere, mentre si combatte per la conquista della capitale, il Fronte si divide in due tronconi: il primo diretto da Taylor, il secondo da Prince Johnson. In settembre Dole viene assassinato e, nel caos che ne segue, sono ben quattro a proclamarsi presidenti ad interim. Il resto è storia recente. Conflitti senza fine. Dialoghi e armistizi che non concludono mai nulla. La vicenda di Taylor, buono o cattivo a seconda delle circostanze. Il suo protagonismo nella guerra della Sierra Leone. Un paese completamente diviso, comandato soltanto dai «signori della guerra». Ora siamo di fronte all'ennesimo regolamento di conti. Arriveranno, pare, i marines americani. In una sorta di accordo che vede protagonisti la Gran Bretagna in Sierra Leone, la Francia nella Costa d'Avorio e gli Usa in Liberia. Per gli africani solo miseria e morte. Perché in Africa ciò che conta sono le risorse, l'oro, i diamanti, il legname, il caucciù. La vita delle persone non ha valore. In questa terra si sono alternate guerra e pace; democrazia e dittatura. Ciò che non è mai mancato, in qualsiasi frangente, è stata la presenza delle imprese multinazionali. Specialmente americane. Pecunia non olet.
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