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Comunicato Stampa: "Con Cristo a difesa della giustizia e della pace"



COMUNICATO STAMPA
17 novembre 2000

"Con Cristo a difesa della giustizia e della pace", è questo il motto con il
quale domenica prossima saranno convocati in Piazza San Pietro migliaia di
militari di diverse parti del mondo. Proprio a partire dal tema di questo
Giubileo dei militari come Pax Christi Italia, pensando di interpretare il
sentimento genuino di tanti operatori di pace, vogliamo esprimere qualche
interrogativo e qualche riserva.

Innanzitutto sulla possibilità che possano essere le armi - sempre più
micidiali e distruttive - a difendere la pace e non piuttosto lo sforzo e
l'impegno di chi ogni giorno lavora per il dialogo, si spende nell'opera
della mediazione, mantiene viva la speranza della riconciliazione e
dell'amicizia tra i popoli, sta al fianco dei più poveri per rivendicare la
pace nella giustizia. La storia insegna che le armi sono state sempre
utilizzate per portare la morte e sconfiggere ogni possibilità di
riconciliazione, piuttosto che per diffondere la pace. Né possiamo
dimenticare che tra i tanti paesi dai quali proverranno i militari dell'
incontro di domenica prossima ce ne sono molti nei quali le Forze armate in
passato non sono state affatto strumenti di pace e di giustizia: le grida
delle vittime attendono ancora d'essere ascoltate. Gli stesso Pontefici nel
corso degli anni ad ogni triste vigilia di guerra non hanno mai perso
occasione per deprecare il ricorso alle armi fino a definirlo " inutile
strage", ""avventura senza ritorno"... E' stato lo stesso Giovanni Paolo II
durante la Veglia di preghiera a Tor Vergata il 19 agosto scorso a
pronunciare parole che rendono vivo il sapore profetico della Parola di
Cristo: "Nel corso del secolo che muore, giovani come voi venivano convocati
in adunate oceaniche per imparare ad odiare, venivano mandati a combattere
gli uni contro gli altri. I diversi messianismi secolarizzati, che hanno
tentato di sostituire la speranza cristiana, si sono poi rivelati veri e
propri inferni. Oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo
voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione;
difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi
rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano
analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del
suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere
questa terra sempre più abitabile per tutti." Rinunciamo a credere che
queste parole del Papa valgano solo per i partecipanti alla GMG!

Ancora di più ci sconcerta il tema scelto per il Giubileo dei militari se
pensiamo che in ogni guerra ciascun governo e ciascun esercito sono convinti
di combattere per i nobili motivi della difesa della pace e della giustizia.
Triste spettacolo quello in cui, prima della battaglia, nei due campi
militari si invocava Dio, magari chiamandolo con lo stesso nome, a presidio
dei valori che si intendevano difendere. armi in pugno!

Il Cristo che ordina a Pietro di riporre "la spada nel fodero", Il Principe
della Pace annunziato dai profeti che insegna ad "amare i nemici e a pregare
per essi", ad assumere uno stile di vita nonviolento fino a "porgere l'altra
guancia", il Servo che suggella la sua vita perdonando i suoi uccisori dalla
cattedra dolorosa della croce. non può benedire l'uso delle armi.

Tuttavia nutriamo la speranza che questo Giubileo possa costituire momento
opportuno e propizio per una revisione dei principi della guerra giusta e
della legittima difesa e per riproporre con coraggio una vera e propria
Teologia della pace e della nonviolenza.

Lo scorso 4 novembre gli obiettori di coscienza italiani si sono riuniti a
Barbiana e dalla tomba di don Lorenzo Milani hanno chiesto al Papa che
"anche le nostre Chiese osino di più, siano cioè più aperte e disponibili
alla voce dello Spirito della pace che, solo, può sanare dall'odio e dalla
violenza. Anche se questo dovesse comportare la perdita di qualche
privilegio." E hanno chiesto d'incontrare presto il Papa.

Chiediamo infine che nel nostro Paese sia riconsiderata l'attuale posizione
dei cappellani militari parte integrante della struttura delle forze armate
e sia dato pieno riconoscimento alla testimonianza di vita di don Lorenzo
Milani che ha sofferto per aver affermato il primato della coscienza e il
bene supremo della pace.


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