Per gentile concessione di Teatro Naturale, pubblichiamo un articolo di un agricoltore biologico bresciano su come vede il futuro prossimo dell'alimentazione umana.
Verso la fine degli anni '60, si diffuse nei salotti della nascente piccola e media borghesia, il germe di una rivoluzione sociale, che trovò nella scolarizzazione di massa, in generale, e nelle università, in particolare, il suo terreno più fertile.
Il miraggio che le professioni liberali avrebbero affrancato le generazioni future dalla miseria e dalla fatica generò un vero e proprio genocidio culturale che ha portato alla progressiva emarginazione della civiltà rurale e conseguente scomparsa delle sue antiche radici, dei suoi frutti migliori.
Nel giro di pochi decenni siamo passati da una società prevalentemente occupata in attività agricolo/pastorali, ampiamente dispersa sul territorio, ad una società fatta di operai e colletti bianchi, impiegati nell'attività manifatturiera, rinchiusa in angusti spazi cittadini.
Lo spopolamento delle campagne e la rapida urbanizzazione della popolazione agricola, con la (falsa) aspettativa di poter godere del benessere portato dal "progresso", ha rappresentato un metodo rapido ed efficace affinchè la maggior parte della popolazione, spontaneamente, si ghettizzasse e invertisse un ciclo che perdurava da milioni di anni, rinunciando a vivere a contatto con la natura.
Si tratta di un processo irreversibile, a senso unico: quanti abbandonano la campagna per andare a vivere in città, perderanno per sempre la possibilità di ritornare a vivere là da dove sono venuti, non solo per una questione economica.
Interrompendosi il processo di trasmissione della conoscenza, saranno privi degli indispensabili strumenti culturali per vivere e, soprattutto, sopravvivere in campagna.
La scolarizzazione selvaggia, incentrata solo ed esclusivamente su materie astratte e prive di correlati con la realtà, ha fatto si che siamo ormai saturi di ogni genere di laureato, ma nessuno di questi improbabilissimi "dottori" sa più come si fa un salame o come si coltiva un campo di zucchine.
Una raffinatissima strategia che in sole tre mosse chiuderà la partita. La prima mossa l'hanno già portata a buon fine, le altre due sono già in atto e ormai pienamente operative. Dopo aver svuotato le campagne ed aver rinchiuso la popolazione nelle città, la seconda mossa tocca al petrolio: progressivamente, ma ineluttabilmente, si porterà oltre i 500 dollari, azzerando la mobilità.
Si tratta di una mossa praticamente obbligata perché è in gioco la sopravvivenza della specie; il costo della mobilità in termini di produzione di anidride carbonica è insostenibile, ed è impensabile che 6 miliardi e più di persone si spostino quotidianamente, con gli stessi ritmi che per noi sono abituali.
Tanto più che è già pronta una valida alternativa, la terza mossa. Anziché spostarsi fisicamente, la gente resterà rinchiusa nelle proprie abitazioni e viaggerà nel mondo solo attraverso internet.
Non ci si dovrà muovere nemmeno per andare al lavoro, perché anche il lavoro arriverà, da chissà quale parte del mondo, solo attraverso il video e la realtà virtuale, sostituirà progressivamente il quotidiano, sino a divenire l'unica realtà per la maggior parte della popolazione mondiale.
Il luogo di lavoro coinciderà con la propria abitazione e le mura domestiche diverranno anche il confine oltre il quale sarà difficile, se non impossibile, andare.
Lo spazio, la natura, l'aria, il cibo, saranno un'esclusiva dell'elite del mondo, una infinitesima percentuale dell'intera popolazione mondiale, la classe dominante che ne reggerà le sorti.
Le cose autentiche e genuine saranno i beni più preziosi, cui solo pochissimi potranno accedere, per tutto il resto della terra ci sarà un surrogato.
Un surrogato di tutto, dello spazio in cui vivremo, del cibo che mangeremo e dell'aria che respireremo, ma, inevitabilmente, ci sarà anche un surrogato, particolarmente scadente, della vita nel suo complesso.
La progressiva dismissione delle attività agricole consegnerà definitivamente il loro monopolio alle multinazionali, le uniche capaci di produrre "alimenti alternativi" con cicli e livelli industriali tali da poter sfamare tutti.
Cibi sintetici, a base di soia transgenica, coloranti, aromi naturali e non, ed una buona dose di appetenti, per contrastare l'inappetenza da monotonia alimentare.
Coi cani hanno fatto così ed ha funzionato benissimo. Le percentuali di vitamine, proteine e sali minerali faranno la differenza, ma alla standardizzazione delle procedure e alla massificazione delle produzioni agricole, corrisponderà un fortissimo scadimento della qualità ed una biodiversità sempre minore.
Tavoletta Rossa, al sapore di carne, Azzurra, al sapore di pesce e Verde, vegetale, un euro.
Tavoletta Gialla, "light" un euro e venti centesimi, con le Margheritine BIO, un euro e 50.
Gli snack e le barrette colorate che occhieggiano in abbondanza sui banchi dei supermercati costituiscono l'anello di congiunzione fra il cibo Originale e quello sintetico di prossima generazione, ma nell'immaginario collettivo questa nettissima distinzione non viene minimamente percepita.
Quel che si dice "Beata Ignoranza" !! Ecco l'unica alternativa alimentare del 99% della popolazione mondiale, a partire dal 2020.
Il più grande economista del XX secolo, John Maynard Keynes, ha sempre suggerito di investire nel breve e medio periodo, dal momento che nel cosidetto "lungo-termine", saremo tutti morti, ma se anziché preoccuparci del nostro futuro volessimo pensare a quello dei nostri figli, la terra sarà il bene primario, di sicuro l'investimento più prezioso e più remunerativo, l'unico in grado di garantire un minimo di qualità della vita.
di Roberto Biza http://www.arrigaalta.it 26 Aprile 2008 TN 16 Anno 6 |