I violenti non possono



alcune righe ispirate dal momento presente.

I violenti non possono

Di Olivier Turquet, Movimento Umanista, direttore dell’Agenzia di 
Stampa Buone Nuove

Gli avvenimenti di Genova dimostrano, casomai ce ne fosse bisogno, che i 
violenti non possono; non possono cambiare il mondo, non possono 
risolvere i problemi; possono (e vogliono) distruggere e complicare le 
situazioni, continuare impunemente a creare distruzione e disperazione per 
le persone, per i popoli, per l’intero pianeta.
E quando parliamo di violenti stiamo parlando di tutti, perche’ nei violenti 
sedicenti “rivoluzionari”, sedicenti “anarchici” (insulto per i migliori ideali 
dell’Anarchia) riconosciamo lo specchio del Sistema violento che 
pretendono di combattere e a cui danno invece giustificazione per 
continuare la loro logica di repressione e di omologazione.
Tutti i nonviolenti devono fare uno sforzo per chiarire il piu’ possibile che 
tra la violenza e la nonviolenza si e’ alzato un muro e che e’ necessaria 
l’unione e l’intelligenza di tutti i nonviolenti perche’ questo muro venga 
abbattuto e si apra il cammino verso una societa’ giusta, solidale, 
nonviolenta, veramente umana.
Le “armi” di questa lotta rivoluzionaria sono gia’ patrimonio di un vasto 
movimento, composito, con varie voci e tendenze; l’unione di queste forze 
portera' necessariamente al miglioramento e all’invenzione di nuove 
“armi”, la loro messa in pratica nella vita di tutti i giorni, nell’azione 
comune, nella costruzione dei primi pezzi del nuovo mondo.
Alcuni suggerimenti che, come umanista, mi sento di offrire all’attenzione 
di tutti:
-   praticare in ogni ambito l’atteggiamento umanista che possiamo 
    riassumere in questi punti: 1. Si riconosce all'essere umano una 
    posizione centrale sia come valore sia come preoccupazione; 2. si 
    sostiene l'uguaglianza di tutti gli esseri umani; 3. si  accettano e si 
    valorizzano  le diversita' personali e culturali; 4. si tende a 
    sviluppare la conoscenza al di la' di quanto accettato, fino a quel 
    momento, come verita' assoluta; 5. si sostiene la liberta' di 
    professare qualunque  idea e credenza; 6. si ripudia la violenza.
-   Lavorare a partire dalla base sociale, in ogni quartiere, villaggio, 
    cittadina o metropoli.
-   Assumere un atteggiamento positivo, lavorando sempre per e non 
    contro, acompagnando alla denuncia la proposta, cercando ciò 
    che unisce e non ciò che divide.

Questi elementi sono gia’ piu’ che sufficienti per la costruzione di un 
grande movimento nonviolento, rivoluzionario, di massa; in ogni caso 
credo si anche opportuno fare alcune considerazioni sui modi in cui 
portare avanti d’ora in poi qualunque lotta nonviolenta:
-   la nonviolenza deve fare sempre il vuoto alla violenza; questo 
    significa cessare di fare manifestazioni con chi non chiarisce la 
    propria scelta di campo; l’unione con questa gente non fa affatto 
    la forza (vorrei ricordare a questo proposito la marcia per la 
    nonviolenza Perugia-Assisi che prese una posizione precisa su 
    questo tema e fu di conseguenza caratterizzata come una delle 
    piu’ belle manifestazioni degli ultimi tempi).
-   La nonviolenza parte dalla base sociale e dalla vita di ognuno; 
    quindi non va a cercare l’effetto mediatico ma priorizza il lavoro 
    umile e sentito nei quartieri, nelle scuole, nelle universita’; un 
    lavoro quotidiano, coerente, propositivo.
-   La nonviolenza e’ per tutti e di tutti; non e’ una complicata teoria 
    di un’elite, e’ una pratica accessibile e condivisibile da tutti; in 
    questo senso la nonviolenza e’ profondamente umanista perche’ si 
    preoccupa di coinvolgere e di difendere i diritti anche di una sola 
    persona.

Ricevete un grande abbraccio di pace, forza e allegria
Olivier
{ HYPERLINK "mailto:turquet at dada.it" }turquet at dada.it