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La rimozione della Jugoslavia (1: Come spaccare un paese in otto parti addossandone poi tutta la colpa alle vittime)
- Subject: La rimozione della Jugoslavia (1: Come spaccare un paese in otto parti addossandone poi tutta la colpa alle vittime)
- From: andrea <andreamartocchia@libero.it>
- Date: Fri, 16 Apr 2004 17:16:59 +0200
( Ovaj tekst na srpskohrvatskom:
http://www.cnj.it/documentazione/brisanje.htm )
LA RIMOZIONE DELLA JUGOSLAVIA
di Andrea Martocchia
Questa analisi è stata pubblicata in due parti su L'Ernesto,
nn. 3 (maggio-giugno) e 4 (luglio-agosto) 2003
Il voto del Parlamento Federale jugoslavo del 4 febbraio scorso [2003]
ha rappresentato un compimento simbolico del progetto revanscista e
sanguinario messo in atto ai danni di questo grande paese europeo e dei
suoi cittadini a partire almeno dal 1990. Con questo voto, la
Federazione jugoslava è stata "rimossa" persino dalle cartine
geografiche; nel contempo, è stata sancita la nascita di una labile
"Unione di Serbia e Montenegro" destinata a durare al massimo tre anni.
Paradossalmente, questo atto è tanto più' gravido di inquietanti
implicazioni e significati per essere stato passato sotto silenzio da
tutta la stampa: in particolare, è mancato qualsiasi eco o commento "da
sinistra". Mentre infatti i commentatori borghesi con malcelata
soddisfazione continuano ad "infierire sul cadavere" (1), "a sinistra"
- dopo tanti squilli di tromba per la "caduta del regime di Milosevic"
nell'ottobre 2000 - impera, sulla Jugoslavia, un imbarazzato, ignobile
silenzio.
Quello che mi propongo di fare in questa sede è una stringata analisi
della "rimozione della Jugoslavia" intesa, detta rimozione, tanto in
senso stretto quanto in senso lato: cioè politico-ideologico, nonché
culturale, sociologico, forse persino psicologico e psicanalitico.
Come spaccare un paese in otto parti addossandone poi tutta la colpa
alle vittime
La disgregazione della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia
(RFSJ) - per tutto il secondo dopoguerra Stato-cuscinetto tra i due
blocchi, che godeva di ampia autonomia e prestigio nel contesto dei
rapporti internazionali - è stata voluta, agevolata e sancita dalle
consorterie occidentali, come conseguenza della loro "vittoria" al
termine della Guerra Fredda.
L'interesse strategico dei paesi imperialisti per i Balcani risulta
evidente già solo abbozzando una stringata cronologia del loro ruolo
nel più recente processo di disgregazione e soggiogamento; e
d'altronde, non per caso questa semplice operazione di "mettere in
fila" gli avvenimenti viene generalmente elusa dagli studiosi e dalla
stampa, preferendo questi piuttosto sbizarrirsi con interpretazioni
irrazionalistiche e lombrosiane, dal contenuto volutamente
disinformativo.
Potremmo ad esempio partire dagli anni Ottanta e dalle politiche
devastanti imposte da FMI e BM alla Jugoslavia di Markovic. Ma, per
fissare una data precisa, consideriamo piuttosto il 29 novembre 1990,
quando - mentre si festeggia la festa nazionale della RFSJ (2) - tutti
i giornali pubblicano le "rivelazioni" della CIA che "scommette" che il
paese si sta per disintegrare. All'inizio dello stesso mese, guarda
caso, il Congresso USA aveva approvato la legge 101/513 per l'appoggio
a tutte le leadership liberiste, nazionaliste e secessioniste (3). Alla
fine di giugno 1991 si hanno le prime "dichiarazioni di indipendenza"
di Slovenia e Croazia.
Il 15 gennaio 1992 i paesi della Comunità Europea, nonostante la
situazione altamente pericolosa ed instabile sul terreno (4),
riconoscono formalmente le secessioni slovena e croata, sancendo
cosi' gli effetti della "forzatura" di parte tedesca e vaticana.
Successivamente, la Bosnia-Erzegovina verrà invitata a seguire
l'esempio attraverso l'indizione di un referendum illegittimo e
largamente boicottato dalla popolazione. La diretta conseguenza del
riconoscimento della "indipendenza" della Bosnia saranno tre anni di
guerra fratricida. La secessione della Bosnia, centro simbolico e
storico della Lotta Popolare di Liberazione e della "Unità e
Fratellanza" jugoslave, rappresenta il più grave colpo inferto al cuore
della Jugoslavia multinazionale. La popolazione di Sarajevo, scesa
subito in piazza il 5 e 6 aprile contro tutti i progetti di divisione
"etnica", viene fatta bersaglio di cecchini di dubbia appartenenza
politico-nazionale. È il primo episodio di una strategia stragista (o
"della tensione") che sarà riapplicata sovente nel corso degli anni
successivi e servirà ad affogare, possibilmente per sempre, la idea
jugoslavista in un lago di sangue e di menzogne.
Gli Stati Uniti d'America hanno usato prima la Germania e poi l'intera
Comunità Europea come battistrada, ma il loro appoggio a livello
mediatico, diplomatico, finanziario e militare ai secessionismi, e
specialmente al separatismo bosniaco-musulmano, sarà sempre più
sfacciato. L'attivismo USA nei Balcani surclasserà via via di gran
lunga quello degli europei. Dopo avere cinicamente sfruttato il
risorgere di revanscismi "mitteleuropei" e destre neonaziste
nell'Europa "post-Ottantanove", gli USA si scatenano, assumendo un
ruolo diretto. In Bosnia, a livello diplomatico, gli USA sono i veri
responsabili del fallimento dei piani di pace, a partire dal piano
Cutileiro (5). Via via, gli USA riusciranno a screditare e far fallire
ogni intervento attuato sotto l'egida delle Nazioni Unite, imponendo la
progressiva sostituzione delle missioni ONU con missioni più
direttamente gestite dall'Alleanza Atlantica.
È il periodo delle grandi "stragi a mezzo stampa" (6), delle rimozioni
dei vari Morillon, MacKenzie, Akashi, eccetera, e delle prime
operazioni di guerra "tradizionale" della NATO in Europa. Nel settembre
1995, USA ed UE scatenano ai danni dei serbi della Bosnia la prima
grande campagna di bombardamenti sul suolo europeo dai tempi della II
Guerra Mondiale. I serbi vengono prima diffamati e poi colpiti perché,
tra gli jugoslavi, sia per ragioni storiche sia perché vivono in quasi
tutte le repubbliche ex-federate, sono quelli che meno di tutti hanno
interesse alla frantumazione del loro paese.
Nell'autunno 1995, la firma degli accordi di Dayton consente, tra
l'altro, lo stanziamento "sine die" di truppe della NATO sul
territorio, interamente ridotto ormai a protettorato internazionale. (7)
Il paese è già stato spaccato in cinque parti, ma evidentemente non
basta. Nella primavera del 1999, dopo anni di strumentalizzazione del
movimento separatista pan-albanese (8), USA ed europei bombardano la
Repubblica Federale di Jugoslavia - ciò che resta della RFSJ dopo le
secessioni, e cioè Serbia e Montenegro. Da chilometri di altezza sono
colpite infrastrutture civili e militari, causando centinaia di morti
civili. Gli jugoslavi hanno estratto i cadaveri di concittadini, amici
e parenti nelle piazze dei mercati, dalle lamiere dei treni sventrati,
dai resti dei convogli di profughi, dagli ospedali, dalle abitazioni.
La NATO ha colpito per mettere in ginocchio tutto il paese,
devastandolo. Hanno infatti bombardato obiettivi situati a molte
centinaia di chilometri di distanza dal Kosovo-Metohija che dicevano di
dover "salvare". In Kosovo-Metohija hanno bombardato con l'uranio
impoverito. Hanno bombardato il petrolchimico di Pancevo, a pochi
chilometri da Belgrado, intenzionalmente per causare la fuoriuscita di
gas altamente venefici. Attraverso l'effetto di lunga durata degli
agenti cancerogeni, la NATO sta uccidendo ancora oggi (9): cosi' la
Jugoslavia e' stata costretta alla resa.
Nel Kosovo-Metohija regna oggi un regime del terrore: sotto gli occhi
disattenti ovvero complici di decine di migliaia di soldati NATO è
stata oggi pressoché completata la epurazione delle nazionalità
non-albanesi e degli albanesi non-secessionisti, e prosegue la
distruzione delle vestigia della cultura tardo-bizantina (10). I
"desaparecidos" sono migliaia, gli attentati a sfondo razzista
continuano. La zona è in mano agli ex-guerriglieri dell'UCK, sostenuti
economicamente dai traffici di droga, armi e prostituzione. Le
grandissime risorse della provincia, specialmente minerarie, sono state
espropriate allo Stato jugoslavo in vista dell'acquisizione da parte
delle multinazionali, ed ogni produzione è bloccata. Le poche
possibilità di lavoro "onesto" per i giovani kosovaro-albanesi vengono
dalle truppe straniere di occupazione: ad esempio nell'immensa base
militare USA di Camp Bondsteel, presso Urosevac, il più grande
insediamento militare USA all'estero dai tempi del Vietnam (11).
NOTE:
(1) Secondo un dispaccio "mortuario" dell'ANSA, diramato lo scorso
febbraio dopo il voto del Parlamento Federale, la Jugoslavia sarebbe
stata addirittura "una polveriera durata 74 anni".
(2) Il 29 novembre 1943 a Jajce, nel cuore della Bosnia-Erzegovina, il
Comitato Antifascista di Liberazione Nazionale (AVNOJ) poneva le basi
del paese multinazionale, fondato nella eroica lotta contro le potenze
occupatrici ed i collaborazionisti, rappresentati dai nazionalisti,
nazisti e monarchici.
(3) AAVV: "NATO in the Balkans", ed. International Action Center, 1997;
una versione italiana è uscita per Editori Riuniti: "La NATO nei
Balcani", 1999.
(4) Persino la europea Commissione Badinter aveva sconsigliato il
riconoscimento della Croazia a causa degli irrisolti problemi con la
popolazione serba autoctona, nettamente contraria alla secessione
della Repubblica.
(5) Marzo 1992: l'ex ambasciatore USA a Belgrado, Zimmermann, invita
musulmani e croati a ritirare la loro firma dall'accordo di Lisbona
per la cantonalizzazione della Bosnia-Erzegovina.
(6) Sulle stragi "del pane" e di Markale a Sarajevo, e più in generale
sul carattere strategico della disinformazione dei media, si vedano ad
esempio i libri di Michel Collon "Poker Menteur" e "Monopoly" (ed.
EPO, Bruxelles).
(7) Si vedano i contributi di S. Gervasi e M. Chossudovsky su "NATO in
the Balkans", op.cit.
(8) La "Lega Democratica del Kosovo" di Ibrahim Rugova e la sua
politica di separatismo su base etnica è stata appoggiata sin dal 1990
non solo da settori "pacifisti" e da militanti per i "diritti umani",
ma anche da note centrali della disinformazione quali la Fondazione
Soros e la Ruder&Finn Public Global Affairs. Su quest'ultima agenzia
di "lobbying" si veda: Jacques Merlino, "Les Verites yougoslaves ne
sont pas toutes bonnes a dire" (Paris: Albin Michel, 1993). Per quanto
invece riguarda il ruolo dell'UCK ("Esercito di Liberazione del
Kosovo"), formazione armata "contras" attiva dal 1997, e l'appoggio a
questa fornito da parte della NATO, si veda ad esempio l'ottimo libro
di Juergen Elsaesser "Menzogne di guerra" (Napoli: La Città del Sole,
2002).
(9) In Italia la migliore documentazione su questo altro "buco nero"
informativo è stata prodotta dal comitato Scienziate/i contro la
Guerra: per i riferimenti ai testi pubblicati si veda il sito
http://www.scienzaepace.it. Da segnalare anche il video "Bombe sulle
industrie chimiche" di Sasha Adamek, nell'edizione italiana a cura di
Alberto Tarozzi.
(10) Due fonti "insospettabili" ne parlano: la rivista "30GIORNI"
diretta da Giulio Andreotti (sul n.2/2003: "A quattro anni dalla
'guerra umanitarià in Kosovo. Dopo le bombe il caos") e "La Tribuna di
Treviso" con una intervista a Massimo Cacciari (martedì 4/3/2003).
(11) Anche sulla questione della "pulizia etnica" e del terrore oggi
instaurato nel Kosovo-Metohija esiste una preziosa documentazione video
di M. Collon e V. Stojiljkovic. L'edizione italiana ("I dannati del
Kosovo", 80min.) è disponibile presso "SOS Yugoslavia" di Torino
(posta@resistenze.org).