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Notizie Est #300 (1) - Kosovo



http://www.ecn.org/est/balcani

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NOTIZIE EST #300 (1) - KOSOVO
17 gennaio 2000
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COSA BOLLE NEL CALDERONE DEL KOSOVO (1)
(rassegna di notizie in breve, da fonti varie)

E' cominciata a Pristina la spartizione delle 
poltrone dei dipartimenti del Consiglio di 
amministrazione temporaneo del Kosovo, la 
direzione del quale sara' formata da 4 
rappresentanti ONU, 3 rappresentanti albanesi 
(Thaqi, Rugova, Qosja) e 1 rappresentante serbo 
(posto ancora vacante), mentre Kouchner avra' 
potere di veto. Nella spartizione dei posti, al 
Partito per il Progresso Democratico (PPDK) di 
Thaqi sono stati assegnati il dipartimento del 
commercio e dell'industria e quello del governo 
locale. Alla Lega Democratica del Kosovo (LDK) 
di Rugova sono andati il dipartimento delle 
finanze e quello della giustizia, mentre al 
Movimento Democratico Unito (LBD) di Qosja sono 
stati assegnati l'educazione e la ricostruzione. 
Il dipartimento per la democratizzazione e la 
societa' civile verra' assegnato a un 
intellettuale indipendente, ha annunciato 
l'UNMIK senza fornire ulteriori dettagli. Le 
rimanenti 12 poltrone, su 19 complessive, devono 
essere ancora assegnate: tre vengono in linea di 
principio riservate alla minoranza serba e una a 
quella musulmana. Ognuno dei dipartimenti sara' 
un corpo amministrativo che mettera' in atto le 
decisioni adottate dalla direzione del 
Consiglio. I responsabili di ogni dipartimento 
saranno affiancati da un rappresentante 
dell'UNMIK con pari poteri esecutivi. Il 
Consiglio amministrativo temporaneo del Kosovo 
dovrebbe cominciare le proprie attivita' il 31 
gennaio. Lo stesso giorno si riunira' il 
Parlamento "parallelo" del Kosovo, eletto nel 
1998 e che, secondo fonti albanesi, votera' il 
proprio scioglimento. Entro tale data dovranno 
sciogliersi anche il governo temporaneo di Thaqi 
e il comunque pressoche' inesistente governo 
Bukoshi. Nel corso di una visita a Tirana, Thaqi 
ha commentato questi sviluppi affermando: "Ora 
il mio governo fa parte dell'ONU" ("Albanian 
Daily News", 13 e 15 gennaio 2000; "Danas", 10 e 
13 gennaio 2000)

Il Corpo di Protezione del Kosovo (CPK), la cui 
creazione e' stata decisa nel settembre scorso, 
comincera' a essere operativo dal 1 febbraio, ha 
dichiarato il suo vicecomandante Ramush 
Haradinaj. Egli ha dichiarato che 
complessivamente sono state presentate 14.000 
domande di accettazione nel Corpo. L'accordo 
sullo scioglimento dell'UCK prevede che il CPK 
potra' avere solo 5.000 uomini, di cui 3.000 
effettivi e 2.000 di riserva, mentre non piu' di 
200 suoi membri potranno portare 
contemporaneamente pistole (non sono consentite 
altre armi). Il loro compito sara' quello di 
provvedere a interventi di protezione civile o 
analoghi. Il Comandante in Capo del CPK e' il 
tenente colonnello britannico Groves, mentre il 
comandante operativo e' Agim Ceku, albanese, ex 
generale di brigata dell'esercito croato. La 
decisione di creare il CPK aveva portato a 
settembre all'uscita in segno di protesta della 
delegazione serba dal Consiglio temporaneo del 
Kosovo guidato da Kouchner. Negli ultimi mesi 
sono stati arrestati alcuni membri del CPK che 
tenevano armi presso le loro abitazioni o che 
avevano esibito di fronte a cittadini tesserini 
del ministero degli interni del governo 
temporaneo di Thaqi. La settimana scorsa la KFOR 
ha effettuato perquisizioni in numerosi edifici 
che ospitano membri del CPK. Haradinaj ha 
dichiarato che tali perquisizioni "non 
costituiscono una campagna della KFOR contro il 
CPK", ma che semplicemente "esiste confusione in 
merito allo status non solo di alcuni edifici, 
ma anche dei candidati al CPK". Egli ha inoltre 
detto che e' "comprensibile che alcuni di coloro 
che si sono candidati a essere ammessi nel CPK" 
non abbiano capito la sua missione e abbiano 
deciso di non restare con le mani in mano di 
fronte a quello che accade in Kosovo, visto che 
"i fattori presenti non hanno la capacita' di 
risolvere molte delicate questioni relative alla 
sicurezza in Kosovo". Il vicecomandante ha detto 
che la collaborazione con la KFOR e' comunque 
molto buona e corretta. Haradinaj e' stato 
nominato vicecomandante del CPK intorno a 
Natale. In precedenza era stato comandante 
dell'UCK per la zona di Djakovica, si era 
opposto alla firma degli accordi di Rambouillet 
e, successivamente, anche allo scioglimento 
dell'UCK, ma aveva apertamente appoggiato il 
governo Thaci durante i bombardamenti. In 
passato e' stato per breve tempo ufficiale della 
JNA (l'esercito popolare jugoslavo), poi ha 
soggiornato in Svizzera e in Francia ed e' 
tornato in Kosovo nei primi anni '90. Le 
autorita' di Belgrado lo avevano accusato della 
strage di Pec del dicembre 1998, senza tuttavia 
fornire alcun indizio. E' attualmente uno degli 
uomini piu' popolari in Kosovo e un lancio 
dell'agenzia UPI riferiva a dicembre che a 
quanto pare egli intenderebbe dare vita a una 
nuova formazione politica di centro "che 
potrebbe includere leader albanesi del Kosovo 
come Veton Surroi e altri esponenti di partiti 
politici minori". Sempre secondo la UPI, 
Haradinaj sarebbe ora critico dell'operato del 
governo temporaneo di Thaqi e si sarebbe 
scontrato con quest'ultimo riguardo alla 
decisione dell'ONU di assumere 600 ex poliziotti 
albanesi del Kosovo che avevano lavorato nella 
polizia locale fino al 1991 (si veda piu' 
sotto). Thaqi e' contrario a questa decisione, 
poiche' secondo lui i poliziotti che hanno 
lavorato in quel periodo erano collaborazionisti 
del governo jugoslavo e molti di essi hanno poi 
aderito alle FARK di Bukoshi e Rugova, Haradinaj 
sarebbe invece favorevole alla decisione 
dell'ONU ("Danas", 13 e 14 gennaio 2000; UPI, 23 
dicembre 1999).

Il quotidiano bulgaro "Monitor" ha pubblicato 
nei giorni scorsi un articolo nel quale si 
sostiene che il recente accordo tra le 
opposizioni di Belgrado e' il primo esito 
dell'incontro tra serbi del Kosovo e di 
Belgrado, da una parte, e funzionari USA, 
dall'altra, svoltosi a Sofia nel dicembre scorso 
(di tale incontro aveva riferito nei dettagli lo 
stesso "Monitor", oltre ad alcune altre fonti, 
in un articolo tradotto in "Notizie Est" #293, 
22 dicembre 1999). Dopo avere notato che, 
nonostante le smentite iniziali dell'ambasciata 
USA a Sofia, la presenza a tale incontro 
dell'alto funzionario John Menzes (tra gli 
architetti degli accordi di Dayton) e' stata ora 
ufficialmente confermata, il quotidiano avanza 
un'altra ipotesi. Sotto il titolo "Menzes e 
Server cercano un'alternativa a Thaqi?" (Server 
e' un esponente del Peace Institute, 
organizzazione creata dal Congresso USA, e ha 
anch'egli partecipato agli incontri di Sofia) il 
quotidiano bulgaro scrive: "A Sofia John Menzes 
e Daniel Server hanno parlato anche con leader 
politici degli albanesi del Kosovo. I due 
americani hanno 'tastato il terreno' per vedere 
se e' possibile individuare leader che 
rappresentino un'alternativa al capo dell'UCK 
Hashim Thaqi, hanno riferito ieri a 'Monitor' 
fonti dei servizi segreti bulgari. Secondo le 
nostre fonti, Menzes e Server si sono recati 
nella capitale bulgara una settimana prima che 
arrivasse la delegazione serba guidata da 
Artemije e Trajkovic. Gli inviati USA hanno 
parlato con gli albanesi del Kosovo che il 6 e 7 
dicembre sono stati in Bulgaria su invito del 
Movimento per i Diritti e le liberta' [il 
partito della minoranza turca, guidato da Ahmed 
Dogan - N.d.T.]. In quell'occasione si sono 
recati in visita da Dogan il vicecapo del 
Partito Liberale degli albanesi del Kosovo, 
Hashim Rexheb, il suo compagno di partito 
Skender Gashi, il vicepresidente del Partito 
Socialdemocratico dei kosovari, Agim Smaki, i 
vicepresidente del Partito Cristiano-Democratico 
del Kosovo, Kurtesh Devaja. Segretario della 
delegazione e' stato il kosovaro residente in 
Bulgaria, Raxhit Djinipotoki. Gli USA non a caso 
cercano un'alternativa a Thaci. Per imporre la 
propria influenza dove vogliono, applicano il 
principio del 'dividi et impera'. Per lo stesso 
motivo Menzes e Server hanno non solo cercato 
nuovi volti tra i kosovari in visita in 
Bulgaria, ma probabilmente hanno pianificato una 
nuova organizzazione, alternativa all'UCK, hanno 
spiegato a 'Monitor' esperti dei servizi segreti 
bulgari" ("Monitor", 12 gennaio 2000). Si tratta 
di affermazioni da prendere naturalmente con la 
massima cautela, visti i ripetuti riferimenti ad 
anonime "fonti dei servizi segreti", e che 
tuttavia riportiamo visto che il primo articolo 
sull'argomento pubblicato da "Monitor" si e' 
rivelato fondato e che ci sembra comunque 
interessante rilevare le voci che circolano a 
Sofia, citta' diventata ormai, da quando Richard 
Miles vi e' diventato ambasciatore USA, il 
centro della politica estera statunitense nei 
confronti della Jugoslavia.

La polizia dell'ONU ha arrestato il 3 gennaio il 
fratello di Hashim Thaqi, Gani Thaqi, dopo avere 
effettuato una perquisizione nella casa di 
quest'ultimo e, a quanto pare, avervi trovato 
circa 500.000 dollari in contanti. "Non e' 
vietato tenere denaro in contanti nella propria 
abitazione", ha detto il portavoce della polizia 
ONU, Mickael Pehl, "ma non e' normale averne 
cosi' tanto in valute diverse". Secondo Pehl la 
perquisizione e' stata originata dal fatto che 
durante le festivita' di capodanno, dalla casa 
di Gani Thaqi sono stati visti partire alcuni 
colpi d'arma da fuoco alla mezzanotte. Gani 
Thaqi e' stato liberato dopo due giorni. Il 4 
gennaio e' stata fermata per alcune ore, sempre 
a Pristina e sempre dalla polizia ONU, una delle 
guardie del corpo di Thaqi, trovata in possesso 
di un'arma, per la quale tuttavia e' risultata 
avere il regolare permesso. La stessa sera, 
uomini della polizia dell'ONU hanno cercato di 
entrare nella casa di Hashim Thaqi, mentre 
quest'ultimo afferma che vi e' stata anche una 
perquisizione nella sede del suo partito, fatto 
non confermato da altre fonti. L'8 gennaio, 
Bernard Kouchner e Klaus Reinhardt hanno 
espresso le proprie scuse a Thaqi e hanno 
affermato che nessuna inchiesta su di lui e' in 
corso, ma hanno implicitamente confermato gli 
eventi riferendo le proprie scuse alle 
"incomprensioni provocate dai noti eventi in cui 
sono stati coinvolti l'ONU e la KFOR" e, dopo 
avere affermato che essi non sono correlati tra 
di loro, hanno annunciato un'indagine interna. 
Secondo Thaqi, i raid sono parte di una campagna 
piu' ampia contro di lui e contro il suo partito 
politico, secondo il quale la polizia dell'ONU 
potrebbe essere stata guidata dai suoi membri 
locali in corso di addestramento, spinti da 
motivi politici. "La cosa peggiore e' che 
l'UNMIK non ha il controllo sui suoi stessi 
ufficiali di polizia", ha detto Thaqi. "Sono 
sicuro che dietro queste azioni non ci sono 
l'UNMIK e la KFOR, ma solo persone che sfuggono 
al loro controllo". Egli ha inoltre detto che la 
somma ritrovata presso suo fratello era svariate 
decine di volte inferiore a quella riportata dal 
portavoce della polizia ONU. In un servizio 
della Reuters su questa serie di eventi, il 
giornalista Andrew Gray scrive che non e' 
possibile al momento interpretare esattamente 
questi fatti e che rimangono aperte tre ipotesi: 
la deliberata esagerazione da parte di Thaqi per 
motivi politici interni, la presenza di forze a 
lui ostili nella polizia dell'ONU o, piu' 
semplicemente, la disorganizzazione e la 
conseguente confusione delle azioni della 
polizia dell'ONU (AFP, 6 gennaio 2000; BBC, 8 
gennaio 2000; Reuters, 14 gennaio 2000)

Negli stessi giorni Thaqi si e' recato a Tirana, 
dove ha incontrato tutti i piu' importanti 
esponenti politici, come scrive l'agenzia UPI. 
Il leader kosovaro ha avuto colloqui con il 
presidente Meidani, il premier Ilir Meta, il 
leader del Partito Socialista Fatos Nano e il 
leader del Partito Democratico Sali Berisha. La 
UPI ritiene particolarmente significativo 
l'incontro tra Thaqi e Berisha, il primo tra i 
due, poiche' il secondo non ha mai appoggiato 
l'UCK durante il conflitto. Ora, anche Berisha 
ha aderito alla linea comune dei leader albanesi 
sulla necessita' di "unificare i fattori 
politici albanesi per svolgere un ruolo piu' 
attivo riguardo ai problemi balcanici". I leader 
intendono costruire un forum congiunto dei 
partiti politici albanesi di Albania, Kosovo, 
Macedonia e Montenegro. Promotore 
dell'iniziativa e' Fatos Nano, secondo cui "i 
diversi partner albanesi verranno portati 
intorno a un tavolo comune che dara' vita a 
iniziative congiunte per parlare con un'unica 
voce nel Patto di Stabilita'". Fonti del Partito 
Socialista affermano che presto si terra' un 
incontro tra Nano, Thaqi e Xhaferri, leader del 
maggiore partito degli albanesi della Macedonia. 
La UPI scrive inoltre che "non si prevede che 
Rugova si unira' all'iniziativa di cooperazione 
tra i partiti albanesi. Rugova ritiene questa 
cooperazione una specie di alleanza contro di 
lui e contro il suo partito, in vista delle 
elezioni locali e parlamentari in Kosovo 
quest'anno. Rugova non visita Tirana dal 1997, 
cioe' da quando il partito di Nano e' arrivato 
al potere. E' stato sempre considerato un 
sostenitore di Berisha e ha preso parte alle 
campagne elettorali di quest'ultimo nel 1994 e 
nel 1996. Nano e Xhaferri hanno dichiarato, in 
occasione di un loro incontro a Skopje nel 
dicembre scorso, che si impegneranno a sostenere 
il partito di Thaqi in occasione delle elezioni 
locali e generali in Kosovo" (UPI, 12 gennaio 
2000).

Torna ogni tanto a galla il nome di Bukoshi, 
l'ex capo del governo kosovaro in esilio che, 
dopo essere tornato per breve tempo in Kosovo, 
si e' ora ristabilito in Germania. Recentemente 
Bukoshi ha rilasciato alcune dichiarazioni con 
le quali si accusava nuovamente il governo 
socialista di Tirana di essere il responsabile 
dell'uccisione nell'autunno del 1998 di Ahmet 
Krasniqi, capo delle FARK, il gruppo armato 
organizzato da Bukoshi, Rugova e Berisha, per 
cercare di infiltrare l'UCK e prenderne il 
controllo. Bukoshi ha inoltre affermato che in 
Kosovo operano segretamente numerosi uomini del 
governo di Tirana. Su Bukoshi ha pubblicato un 
breve lancio anche l'agenzia di Belgrado Beta, 
che riportiamo per intero: "L'autoproclamato 
premier del governo in esilio degli albanesi del 
Kosovo, Bujar Bukoshi, ha offerto all'UNMIK 
dieci milioni di marchi tedeschi, con la 
condizione che tali mezzi vengano utilizzati per 
l'educazione in lingua albanese, ma l'UNMIK ha 
rifiutato, scrive il quotidiano di Pristina, 
'Koha Ditore'. Richiamandosi a fonti vicine al 
governo di Bukoshi, il giornale scrive che il 
governo parallelo di Bukoshi, nel corso dei nove 
anni della sua esistenza, ha accumulato 250 
milioni di marchi e che i suoi mezzi sono 
registrati in paesi occidentali come fondi 
umanitari. 'Koha Ditore' afferma che per il 
sistema educativo, il governo in esilio degli 
albanesi del Kosovo ha stanziato nell'ultimo 
decennio 89 milioni di marchi, per le necessita' 
della 'difesa' del Kosovo 60 milioni e per la 
creazione di un programma via satellite della 
televisione statale dell'Albania 10 milioni. Il 
giornale afferma che Bukoshi intende utilizzare 
i fondi rimastigli per creare una fondazione 
umanitaria del Kosovo, ma aggiunge che non e' 
ancora nota di quale lavoro umanitario si 
occupera' tale fondazione. Si afferma inoltre 
che l'UNMIK la settimana scorsa ha chiesto a 
tutte le attuali istituzioni del Kosovo di 
'riversare' i mezzi di cui dispongono in un 
budget comune del Kosovo" (notizia della Beta, 
cosi' come ripubblicata da "Danas", 10 gennaio 
2000).

In un servizio di fine dicembre, l'agenzia AIM 
affronta il tema delle forze di polizia in 
Kosovo. Secondo l'agenzia (e numerose altre 
fonti), i poliziotti dell'ONU che attualmente 
operano in Kosovo sono 1.800, mentre la stessa 
ONU aveva stimato in un primo tempo in 3.000 il 
numero necessario, stima successivamente 
aumentata a 6.000. Nel frattempo, la scuola di 
polizia di Vucitrn ha cominciato le sue 
attivita' e finora hanno finito il corso 173 
cadetti, che hanno cominciato l'addestramento 
operativo insieme ai poliziotti internazionali. 
Due di tali cadetti, una albanese e un serbo, 
sono gia' stati oggetto di aggressioni, mentre 
molti altri sono stati oggetto di minacce, gli 
albanesi da parte della criminalita' albanese 
locale, i serbi soprattutto da gruppi di 
connazionali nella zona di Mitrovica. In un tale 
contesto, l'UNMIK ha dichiarato che a partire 
dai primi di gennaio verranno fatti ritornare al 
loro posto di lavoro circa 650 ex poliziotti del 
Kosovo che avevano lavorato nella polizia locale 
fino al 1991. Prima di tornare in attivita', 
tali poliziotti dovranno frequentare un corso di 
diritti umani della durata di due settimane, 
organizzato dall'OSCE al di fuori della scuola 
di polizia. Secondo la AIM questa decisione 
avrebbe portato a un conflitto di competenze 
relativamente all'organizzazione delle forze di 
polizia e l'agenzia cita le parole di un 
funzionario OSCE secondo il quale tali forze 
sarebbero totalmente di competenza della sua 
struttura. La AIM scrive che "gli organi di 
stampa del Kosovo, tuttavia, 'rivelano' che 
l'idea di fare tornare in attivita' gli ex 
poliziotti contro il crimine nel Kosovo e' stata 
proposta da Bujar Bukoshi, ex premier del 
governo in esilio. Egli ha affermato che non vi 
sono motivi per cui tali poliziotti non debbano 
svolgere il loro lavoro e che essi non saranno 
la polizia di Bukoshi, ma lavoreranno sotto il 
controllo dell'UNMIK. Thaqi ritiene invece che 
essi non possano svolgere il loro compito 
perche' hanno lavorato ai tempi per il regime 
serbo" (AIM Pristina, 29 dicembre 1999).

Anche se la situazione della sicurezza e' andata 
"migliorando", nel senso che il numero delle 
uccisioni, delle aggressioni e degli incendi di 
case e' andato decisamente diminuendo, 
continuano a verificarsi atti criminali gravi, 
in parte a carattere di criminalita' comune, in 
parte invece di chiaro segno etnico. Nelle 
ultime settimane si e' verificata un'altra 
uccisione collettiva le cui modalita' indicano 
chiaramente che la NATO non solo non e' in grado 
di garantire la sicurezza, ma sembra non 
interessarsene piu' di tanto. L'11 gennaio, a 
Prizren (dove vige il coprifuoco) e' stata 
uccisa nella sua casa l'intera famiglia Skender, 
composta dal padre, dalla madre, da loro figlia 
di vent'anni e dalla nonna di quest'ultima, di 
piu' di 70 anni. I quattro erano di nazionalita' 
bosniaca (slavi musulmani). La strage e' stata 
premeditata, perche' gli uccisori, finora 
ignoti, avevano precedentemente tagliato i cavi 
del telefono. Il giorno successivo due altri 
membri della stessa famiglia sono stati uccisi a 
Jablanica, un villaggio nei dintorni di Prizren. 
Secondo il Centro per la pace e la tolleranza 
(controllato dalle forze politiche serbe del 
Kosovo) la famiglia aveva chiesto protezione 
alla KFOR poiche' aveva ricevuto minacce di 
morte, senza tuttavia ottenerla. Il villaggio e' 
attualmente chiuso agli esterni e solo gli 
operatori KFOR e ONU possono accedervi (UPI, 12 
gennaio 2000; "Danas", 13 e 15-16 gennaio 2000)



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