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R: Fwd: La "prima volta" balcanica
- Subject: R: Fwd: La "prima volta" balcanica
- From: "acisotto at libero.it" <acisotto at libero.it>
- Date: Mon, 26 Mar 2012 18:54:40 +0200 (CEST)
>----Messaggio originale---- >Da: davide at bertok.it >Data: 26/03/2012 18.20 >A: <balcani at peacelink.it> >Ogg: Fwd: La "prima volta" balcanica > > > >-------- Messaggio originale -------- >Oggetto: La "prima volta" balcanica >Rispedito-Data: Sat, 24 Mar 2012 18:27:45 +0100 >Rispedito-Da: disarmo at peacelink.it >Data: Sat, 24 Mar 2012 18:31:28 +0100 (CET) >Mittente: rossana123 at libero.it <rossana123 at libero.it> >Rispondi-a: disarmo at peacelink.it >A: disarmo at peacelink.it > > > >Reportage Quaresima nelle enclave serbe a 13 anni dal 24 marzo '99 >quando, «per proteggere i civili», cominciarono, per 78 giorni, i >bombardamenti aerei della Nato a cui partecipò anche l'Italia > >Kosovo, tredici anni di digiuno in serbo di Alessandro Di Meo da il >Manifesto del 24/03/2012. > >Di seguito la "prima volta" balcanica di Tommaso Di Francesco > >Quei raid aerei vennero motivati per i «diritti umani». Viene da >«ridere» di fronte al disastro umano di centinaia di migliaia di civili >serbi e delle mafie al potere nell' «indipendente» Pristina > >GNJLANE. Padre Ilarion è un monaco ortodosso, vive nel monastero di >Draganac in Kosovo. Proviene dal monastero di Decani, il più importante >per la chiesa ortodossa serba. A Draganac c'è tanto da sistemare. Dalla >chiesa ai locali per i monaci, da quelli per gli ospiti a quelli per gli >animali. In > >Kosovo di monasteri e chiese serbe in questi 13 anni ne hanno distrutti, >dinamitati e incendiati, ben 150. Vicino al monastero, c'è una sorgente >d'acqua che si crede benedetta. E quando, il primo venerdì dopo la >Pasqua ortodossa, si celebra la Vergine Maria, vengono in migliaia a >prenderla. > >Moltissimi gli albanesi che, come in altri monasteri, cercano la grazia >di Dio, anche se ortodosso. > >Padre Ilarion si occupa anche di altro. Ad esempio, di tante famiglie >serbe che vivono in condizioni assurde. Isolate dall'intolleranza del >fanatismo indipendentista made in Usa, dall'oblio di mezzi di >informazione per nulla interessati alle loro vite, isolate dalla natura >che, a volte, le rende > >irraggiungibili. Come nei mesi scorsi quando due metri di neve hanno >reso la loro vita ancora più drammatica. Per la mancanza di cibo, di >acqua, per la difficoltà a portare loro un aiuto. > >La Cucina popolare > >Queste famiglie ricevono un pasto al giorno dalla Cucina Popolare, una >piccola organizzazione guidata da Svetlana, una donna serba che in >questi anni è riuscita a garantire pasti giornalieri a circa 800 >famiglie. Ricevono aiuti anche dal monastero ed è padre Ilarion che >divide donazioni, > >sceglie beneficiari, le porta direttamente. La cosa che più sconvolge ma >che pure, incredibilmente, riconcilia con la vita è vedere come queste >famiglie siano piene di bambini! > >Vedere come la vita scorra anche in questi posti, dove per arrivarci ci >vorrebbe una di quelle jeep di ricche Ong che sfrecciano per strade >umanitariamente distrutte da bombe altrettanto umanitarie. > >E tu invece ci puoi arrivare solo col furgone di Radovan, del villaggio >di Kos, vicino Osojane, in piena Metohija. Ci arrivi con le sue manovre, >a volte improbabili, ma pure con la rabbia. Serve anche quella. Perché >ti chiedi come mai nessuno racconti della vita di questa gente; e perché il > >vivere in queste condizioni non diventi grido di dolore da far sentire >al mondo. E perché il Kosovo e la Metohija siano stati ridotti così, >senza che nessuno abbia mosso un dito. Per creare questa finta e >insopportabile pseudo-libertà e pseudo-indipendenza, sono stati ridotti >prima a un ammasso di macerie, ora lasciati a se stessi. Che si >consumino le violenze contro i serbi nella Metohija, che si consumino >nell'isolamento più totale gli stessi serbi del Kosovo! > >E si costruiscano ancora alberghi lussuosi, pompe di benzina, statue >della Libertà (a Pristina,sopra un hotel), statue dei Liberatori (Bill >Clinton, sempre a Pristina). E si lascino marcire le carogne di tanti >animali ammazzati dalle auto lungo le strade. Cani, gatti, volpi, si >lascino così che il Kosovo e la Metohija sono una discarica a cielo >aperto e l'immondizia la trovi ovunque. Vicino le case, lungo le strade, >sparsa nei campi. > >BondSteel e i Monasteri > >Era questa, dunque, la libertà a cui si aspirava? Era questa l' >ndipendenza? Era il poter sventolare bandiere dell'Albania e degli Stati >Uniti su tanti, troppi balconi? Era il ricevere soldi a fondo perduto >per rendere il territorio sgombro da gente scomoda? Nei pressi di >Urosevac, a sud della regione, sorge Bond Steel, la più grande base Usa >in Europa. Una vera e propria città di cui poco si sa e poco si deve >sapere. E chi può controllare un territorio da cui nulla deve trapelare >meglio di mafie, malavita e narcotraffico, oggi al potere nel Kosovo >«libero e indipendente» dove è perfino proibito pronunciare la parola >Metohija, dal greco «terre che appartengono ai monasteri?». > >È tempo di Quaresima e padre Ilarion mi illustra la pratica del digiuno, >osservato per sette settimane prima della Pasqua, esclusi sabati e >domeniche, tanto da arrivare a 35 giorni. Un digiuno detto dell'acqua, >si mangiano solo cose bollite, niente carne, pesce, proteine animali, oli, > >vino. Si arriverà a 36,5 giorni col sabato santo e metà domenica di >Pasqua. Un decimo di anno di digiuno offerto al Cristo Risorto. > >Ma nei villaggi di Gnjlane e Novo Brdo, visitando famiglie, non sembra >necessario il rispetto di date e ricorrenze per praticare digiuni. La >povertà concede spesso solo pane e farinacei, la carne è cosa rara. > >Uranio impoverito e Marchionne > >Parlare di ingresso nell'Unione Europea qui ormai fa sorridere. Così >come parlare di sacrifici per superare crisi. E fa sorridere incontrare >all'aeroporto di Belgrado, al ritorno, operai specializzati della nuova >Fiat che «esporta lavoro». Questi lavoratori devono dire «signorsì», ché >la lettera di licenziamento è pronta anche per loro. Sono quasi 1700 e >stanno a Kragujevac, dove non c'è più posto per dormire, con intere >famiglie serbe senza lavoro trasferitesi a casa di parenti o amici pur >di affittare agli italiani la propria a prezzi stracciati per guadagnare >qualcosa per sopravvivere. > >Sono preoccupati, questi lavoratori, del cibo mangiato in Serbia, in >questo loro distaccamento forzato, lontano dalla famiglia perché c'è da >formare operai serbi per farli produrre tanto pagandoli poco, a zero >diritti. È la cura Marchionne. Del resto non erano umani, quei diritti, >ma solo roba di malattie, turni e orari decenti, tutela delle donne, >ferie, pause pranzo, cose così. Fa sorridere e anche tenerezza, che si >preoccupino per il > >cibo. Le bombe hanno fatto danni al ciclo vitale. Uranio impoverito, >plutonio, radiazioni, inquinamento chimico e batteriologico. Loro lo >sanno, glielo hanno detto anche gli scienziati, ma devono arrangiarsi. >Sanno pure che la gente qui si ammala sempre più di leucemia e tumori >vari a causa di quello che c'è stato. Qualcuno ha dimenticato? Sono >passati 13 anni da quel 24 marzo 1999, quando la Jugoslavia fu >definitivamente affossata da 78 giorni di bombardamenti Nato, ai quali >partecipò anche l'Italia. Ci dissero che si andava a proteggere civili e >portare democrazia e rispetto di diritti umani. Sì, fa proprio sorridere >tutto questo. Ma anche piangere. Lo sguardo dei bambini visitati non >sappiamo toglierceli dagli occhi. Alcuni sereni, nonostante tutto, altri >impauriti da situazioni difficili dentro le famiglie, altri persi nel >vuoto; problemi psichici, chi mai se ne > >occuperà? Sì, quello sguardo ti resta appiccicato. > >Professionisti dei diritti umani non vengono fino quaggiù. Preferiscono >la ribalta, dove c'è il dittatore di turno da abbattere e fantomatici >oppositori da foraggiare con armi e soldi, coi quali accordarsi per il >futuro da sfruttare. > >Qui no, non viene nessuno. Non ci sono dittatori. La Serbia è paese >democratico, si manganellano manifestanti e si finisce in carcere se >protesti troppo, anche se puzzi di fame. Questo dicono che sia Kosovo, >un altro governo, con a capo criminali indagati per traffico di organi >umani, ma eletti democraticamente. E allora? E allora questi bambini >semplicemente non esistono! > >Stupidi noi che li andiamo a cercare, che torniamo con nel cuore idee >per farli sorridere un po'. > >«Smejes se!», Sorridi!, bambina persa nel vuoto di un gioco che neppure >sai sognare. Vuoi conoscere il mare? In tv l'avrai visto. Proveremo a >portarti noi. Ci vorranno soldi, sarà difficile trovarli, mica ci >compriamo aerei da guerra! Per quelli si trovano facilmente, per il tuo >sorriso no, > >bisogna scalare montagne e pregare. Non il tuo dio. Bisogna pregare gli >umani, quelli che non si fanno scrupoli davanti all'immagine della tua >povera casa, perché sanno trovare alibi. > >Ma noi, cocciuti, il mare te lo faremo conoscere. E toccare. E giocare. >Insieme ai tuoi fratelli, sorelle, ai tuoi amichetti del villaggio >vicino, così vicino che nemmeno riesci a giocarci insieme. È pericoloso, >la sera c'è il coprifuoco. Passano follia e provocazione, tirano sassi >alle finestre, > >vogliono spaventare il tuo sonno. A volte sparano. Alla fine ci >riescono, ti spaventano. Ma tu chiudi gli occhi e prova a dormire. Prova >a sognarlo, quel mare visto in tv. Da vicino sarà pure più bello. > >* Un Ponte per... > >La "prima volta" balcanica di Tommaso Di Francesco > >Alle origini «criminali» e dimenticate dell’Ue. L'incipit della >globalizzazionearmata dell'Occidente, europeo e statunitense. > >Con la guerra «umanitaria» della Nato che scatta il 24 marzo 1999 si >realizza un incipit davvero di rilievo, una vera epifania: > >1 - per la prima volta (c’era stata solo un anticipo di due giorni di >raid nel 1994 contro i serbi di Bosnia che assediavano Sarajevo) >l’Alleanza atlantica, oltre il suo mandato costitutivo – che avrebbe >dovuto essere residuale dopo il crollo dei regimi dell’est, essendo >stata costituita come alleanza militare per fermarne l’eventuale >aggressione – entra in guerra bombardando dal cielo, per 78 giorni, con >tonnellate di missili Cruise e di cluster bomb un paese del sud-est >europeo di milioni di abitanti. Distruggendo con «chirurgica» e >«intelligente» precisione strade, ponti, scuole, ospedali, bus, treni, >asili, città, mercati, fabbriche. > >2 - Da lì, per la prima volta, la Nato ricostruirà e legittimerà la sua >esistenza, con il vertice dell’aprile 1999 di Washington – in piena >guerra – ridefinendo e trasformando in chiave offensiva ruolo e >strategia internazionale. Che poi porterà l’Alleanza in guerra in >Afghanistan nel 2003, in Libia nel 2011, e a definire una operatività >militare in Africa e Medio Oriente. > >3 - Per la prima volta, esplicitamente, la guerra contro l’ex Jugoslavia >si chiamerà «umanitaria», non più solo il «Desert storm» dell’Iraq o il >«Ridare speranza» della Somalia. > >4 - La guerra aerea, gestita in prima persona dall’aviazione >statunitense, per la prima volta accrescerà il potere di controllo della >leadership di Washington dentro la Nato sull’Europa, fino al >condizionamento dei bilanci militari dei vari paesi aderenti, rivelatisi >con la guerra di bombardamenti aerei sull’ex Jugoslavia, inappropriati >ai nuovi compiti bellici. E questo a ovest e, per la prima volta a est. >Fino al coinvolgimento nel 2004 nella coalizione dei volenterosi, da >parte del presidente americano Gorge W. Bush, di tutti i paesi dell’ex >Patto di Varsavia, Russia esclusa, nella guerra all’Iraq per fermare le >«armi di distruzione di massa» che proprio non c’erano. > >5 - Da lì nasce e si rafforza, per la prima volta, la rischiosa >strategia dell’allargamento a est della Nato che porterà l’Alleanza >atlantica ad aprire basi militari in tutto l’est europeo, ai confini >dell’ex nemico numero uno, la Russia (certo non paragonabile all’ex >Urss) fino alla guerra del 2008 nel Caucaso in sostegno alla Georgia che >decise, su consiglio atlantico, di attaccare militarmente l’Abkhazia che >aveva proclamato la secessione da Tbilisi. > >6 - Altro incipit non trascurabile: si conferma la giustizia >internazionale dei vincitori. Con l’istituzione all’Aja del Tribunale >internazionale per i crimini nell’ex Jugoslavia, ad hoc, visto che la >potenza militare guida della Nato, gli Stati uniti, non riconoscono il >Tribunale penale internazionale dei diritti umani. E all’Aja, in modo a >dir poco manicheo, saranno processati e condannati solo i criminali doc >già additati dai media internazionali al seguito delle potenze >occidentali; mentre i crimini della Nato – nei raid aerei le vittime >civili secondo il governo filoccidentale di Belgrado furono 3.500 – >restano impuniti (con tanto di protesta addirittura di Antonio Cassese, >già presidente del Tribunale dell’Aja sull’ex Jugoslavia, contro il >procuratore dell’epoca Carla Del Ponte). Come impuniti restano, dopo la >giusta condanna internazionale del massacro di Srbrenica, le altre >«Srbrenica» commesse dai musulmani contro i serbi, come la strage di >Kazany a Sarajevo. > >7 - E se parliamo di «prima volta», come dimenticare che con la guerra >di bombardamenti aerei della Nato nasce, in aperto disprezzo del diritto >internazionale , un nuovo Stato, il Kosovo, autoproclamatosi >indipendente nel febbraio del 2008 con sostegno esplicito degli Stati >uniti. Nasce una nuova nazione grande quanto il Molise, sulla base di >una secessione etnica dalla Serbia – un nuovo innesco d’incendio nei >Balcani – e intorno alla megabase statunitense di Camp BondSteel, presso >Urosevac. Anch’essa costruita fuori dal Trattato di pace di Kumanovo del >giugno 1999. Che poneva fine alla guerra avviando una amministrazione >internazionale che escludeva basi militari straniere, acconsentiva >all’ingresso delle truppe Nato (e dell’amministrazione Un-Mik) in Kosovo >ma pariteticamente riconoscendo l’autorità di Belgrado sulla regione, >del resto culla storica della nazione, della religione e dell’identità >dei serbi. > >8 - Inoltre, ed è per noi forse l’incipit più importante, la guerra >«umanitaria» del 1999 venne gestita in chiave bipartisan dal governo >«più di sinistra» che il Belpaese abbia mai avuto: il governo D’Alema. >L’Italia aderiva a questa guerra che si aggiungeva al conflitto sul >campo e arrivava buon ultima nelle guerre balcaniche degli anni Novanta. >Alle quali, ecco l’altro incipit europeo, la nascente Unione europea che >emergeva politicamente nel 1991 aveva dato il suo criminale contributo, >insieme ai sanguinari nazionalismi interni. Aiutando a demolire la >Federazione jugoslava – che ancora esisteva con un governo autonomo, >riconosciuto in sede Onu – con i riconoscimenti delle indipendenze di >Slovenia e Croazia proclamate su base etnica. Poi tutto, >inevitabilmente, precipitò nella Bosnia Erzegovina che in piccolo >rappresentava la complessità dei popoli e delle etnie dell’intera >Federazione jugoslava. Così si abdicava, anche da parte delle forze del >movimento operaio, alla nostra Costituzione fondativa. Che all’articolo >11 dichiara di «bandire la guerra come strumento di risoluzione delle >controversie internazionali» È da lì che è cominciata a sparire ogni >identità della sinistra. > > > >-- >Mailing list Balcani dell'associazione PeaceLink. >Per ISCRIZIONI/CANCELLAZIONI: http://www.peacelink.it/mailing_admin.html >Archivio messaggi: http://lists.peacelink.it/balcani >Si sottintende l'accettazione della Policy Generale: >http://web.peacelink.it/policy.html > >anni fa sono andato in jugolsvia in medgugoria dove stata la guerra adesso ce pace li li fanno la quaresima
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