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Comunicato Amnesty su decennale accordi di Dayton
- Subject: Comunicato Amnesty su decennale accordi di Dayton
- From: press at amnesty.it
- Date: Thu, 15 Dec 2005 16:16:53 +0100
# Questa lista per la distribuzione delle informazioni # e' gestita dalla Sezione Italiana di Amnesty International. # Questo messaggio viene elaborato e inviato automaticamente. Si # prega di non rispondere a questo messaggio di e-mail in quanto non # vengono controllate eventuali risposte inviate al relativo indirizzo BOSNIA ED ERZEGOVINA: DICHIARAZIONE DI AMNESTY INTERNATIONAL IN OCCASIONE DEL DECENNALE DEGLI ACCORDI DI DAYTON Tra il 1992 e il 1995 i tre principali gruppi etnici dell'odierna Bosnia ed Erzegovina (musulmani, serbi e croati) combatterono una guerra sanguinosa che provocò decine di migliaia di morti e costrinse alla fuga milioni di persone. Alla vigilia del decimo anniversario della firma degli accordi di pace di Dayton, le autorità della Bosnia ed Erzegovina devono ancora affrontare in modo soddisfacente le conseguenze del conflitto. Le ferite provocate dalla guerra possono essersi chiuse ma non sono ancora guarite. Solo la volontà politica e l'impegno delle autorità della Bosnia ed Erzegovina di portare di fronte alla giustizia i responsabili di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio, potranno condurre a una pace sostenibile. Alcuni dei responsabili dei crimini commessi tra il 1992 e il 1995 sono stati processati dal Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia (Tpij) che, sulla base di quanto stabilito dal Consiglio di sicurezza, dovrà completare i lavori ? appelli compresi ? entro il 2010. Alcune persone incriminate dal Tpij si sono recentemente arrese e sono state trasferite all'Aja. Tuttavia, nove ricercati (tra cui l'ex leader serbo bosniaco Radovan Karadzic e gli ex generali serbo bosniaci Ratko Mladic e Zdravko Tolimir) sono ancora a piede libero. Ad oggi, la polizia della Republika Sprska non ha arrestato neanche una delle persone ricercate dal Tpij. Gli organi giudiziari della Bosnia ed Erzegovina hanno sistematicamente omesso di agire nei confronti di persone sospettate di aver commesso crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Nel marzo di quest'anno è entrato in funzione un organo giudiziario nazionale denominato Camera per i crimini di guerra, col mandato di occuparsi dei casi "rilevanti" di crimini di guerra. Amnesty International ritiene che i meccanismi per trasferire le prove dal Tpij siano inadeguati e che sia ancora poco chiaro se la giurisprudenza del Tpij troverà piena applicazione in tutti i procedimenti di fronte a questo organo. La maggior parte dei casi sarà giudicata da tribunali locali della Republika Srpska e della Federazione di Bosnia ed Erzegovina. Questi organismi mancano di risorse, competenza e, soprattutto, non c'è la volontà politica di renderli efficienti. Solo ultimamente, infatti, in due processi celebrati in novembre e dicembre, una corte di Banja Luka ha giudicato colpevoli di crimini di guerra tre ex poliziotti e un ex militare serbo bosniaci che avevano ucciso civili musulmani. Amnesty International ha apprezzato questi verdetti, ritenendoli un primo passo avanti per portare di fronte alla giustizia i responsabili di crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Gli accordi di Dayton, in particolare nell'allegato 7 relativo ai rifugiati e agli sfollati, riconoscono espressamente il diritto al ritorno, sia come rimedio alle violazioni dei diritti umani causate da trasferimenti e deportazioni illegali, sia come modo per rovesciare gli effetti della "pulizia etnica" dei territori colpiti dal conflitto. Nei dieci anni trascorsi dalla fine della guerra, circa la metà dei due milioni di sfollati sono rientrati nelle loro case. Tuttavia, i problemi, persistenti e diffusi, cui vanno ancora incontro gli appartenenti alle minoranze etniche che tornano a casa in termini di accesso all'educazione, ai servizi sanitari e sociali, alla pensione e soprattutto al lavoro continuano a costituire un potente ostacolo a un ritorno sostenibile. Le autorità della Bosnia ed Erzegovina hanno il dovere di creare le migliori condizioni possibili per la reintegrazione di coloro che fanno rientro nei luoghi e nelle comunità in cui vivevano prima della guerra. Questo significa creare un ambiente sicuro, privo di discriminazione etnica, in cui queste persone possano godere appieno dei propri diritti. Se non saranno perfettamente reintegrati e se non avranno un adeguato standard di vita, il loro diritto al ritorno rimarrà un concetto vuoto. La massiccia e perdurante discriminazione etnica nei confronti delle persone che tornano a casa, è per molti versi una continuazione delle politiche che, durante la guerra, hanno prodotto la "pulizia etnica". Si perpetua così la divisione etnica di un paese, che genera nuove tensioni tra comunità, alimentate anche da fattori politici ed economici. Amnesty International chiede alle autorità della Bosnia ed Erzegovina di: - avviare indagini giudiziarie e di polizia su tutti i casi di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, con l'obiettivo di assicurare alla giustizia i responsabili; - assicurare che sia eliminata ogni forma di discriminazione affinché le persone che fanno rientro nelle loro case dopo la guerra possano godere appieno dei loro diritti economici e sociali. Amnesty International chiede alla comunità internazionale di: - assicurare che le attività del Tribunale dell'Aja siano estese oltre il 2010, fino almeno a quando non sarà operativo un efficace piano d'azione per porre fine all'impunità nei paesi dell'ex Jugoslavia; - continuare e raddoppiare gli sforzi per porre fine alla discriminazione nell'impiego e nell'accesso ad altri diritti economici e sociali, in collaborazione con le autorità locali e con il mondo degli affari. FINE DEL COMUNICATO Roma, 14 dicembre 2005 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia ? Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it # Le comunicazioni effettuate per mezzo di Internet non sono affidabili e # pertanto Amnesty International non si assume responsabilita' legale per i # contenuti di questa mail e di eventuali allegati. 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