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PER IVAN e ALTIMARI
- Subject: PER IVAN e ALTIMARI
- From: "Paola Maccioni" <masterpaola at libero.it>
- Date: Sun, 10 Jul 2005 20:52:17 +0200
Una mia amica serba odia con tutte le sue forze e, purtroppo, non riesce a non testimoniare questo odio ai propri figli, i bosniaci. Suo marito, un uomo di pace, è stato ucciso a tradimento. Una mia amica bosniaca è pazza di dolore per la morte di suo marito: un cecchino serbo l’ha preso in pieno. Il suo dolore è sordo e resistente al tempo, come un virus che muta in continuazione. Hanno in comune me, la nostra amicizia, e gli sforzi che faccio per raccontare ad entrambe il loro dolore comune, la loro vita uguale, senza speranza, una vita in cui c’è solo ricordo di morte e non c’è futuro. Non ho proprio ricette miracolose, ma credo che la pietà e il velo trasparente che l’accompagna, senza nascondere o negare la storia, possa essere un mezzo per iniziare a vivere in pace. A vivere, non a parlare di pace. Perché a parlarne siamo già in troppi, tutti quelli che non hanno conosciuto sulla propria pelle il dolore che è sempre unico e incommensurabile per ognuno che lo vive. Noi usiamo le nostre parole per parlare di pace. Per soddisfare il nostro bisogno di pace. E ci schieriamo, perché fa parte dell’essere uomo lo schierarsi, da una parte o dall’altra. Ma per favore, anche se siamo convinti di avere la RAGIONE, cerchiamo di non schiacciare l’altro che, secondo noi, non ce l’ha. Parliamo di pace, molte volte, con estrema violenza. I figli delle mie amiche si conoscono e le famiglie non lo sanno. È una mia forzatura, forse un mio errore. Si frequentano perché li porto insieme a prendere il gelato. Perché parliamo delle cose che piacciono ai bambini. Perché credo che la pace passi attraverso il silenzio, soprattutto quando si ha bisogno di dimenticare il rumore della guerra. Silenzio non vuole dire dimenticare. Non vuole dire nascondere. Vuol dire agire pietosamente verso i tanti che soffrono e che, sembrerà strano, molte volte non chiedono il tipo di giustizia che noi ci aspetteremo. La storia e la giustizia faranno il loro corso. I parenti dei martiri di Stazzema hanno avuto giustizia. Ora. Tremendamente in ritardo, sicuramente, ma nel frattempo hanno continuato a vivere e a non odiare. E nel silenzio sulla guerra e nel parlare delle “identità” comune di esseri umani che cerco di insegnare la pace. Io che non conosco la guerra e la divisione. Devo insegnare e testimoniare la tolleranza. Vorrei portare il meglio della nostra cultura democratica… aiutatemi a crederci. Fate in modo ce ogni data non diventi motivo di odio e divisione. O d'incomprensione e rabbia. paola
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