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LA BATTAGLIA DELL'AIA
- Subject: LA BATTAGLIA DELL'AIA
- From: andrea <andreamartocchia at libero.it>
- Date: Sat, 8 Nov 2003 15:31:35 +0100
Da: ICDSM Italia <icdsm-italia at libero.it> Data: Sab 8 Nov 2003 14:24:00 Europe/Rome A: icdsm-italia at yahoogroups.com Cc: aa-info at yahoogroups.com Oggetto: [ICDSM Italia - Lista interna] LA BATTAGLIA DELL'AIA Rispondere-A: aderenti-icdsm at yahoogroups.com LA BATTAGLIA DELL'AIA Oggi 8 novembre 2003 si svolge all'Aia (Olanda) la seconda manifestazione internazionale contro il "tribunale ad hoc", organizzata dal Comitato Internazionale per la Difesa di Slobodan Milosevic (ICDSM). Nella piattaforma della manifestazione si chiede, oltre alla abolizione del paralegale "tribunale", il risarcimento dei danni arrecati dai paesi NATO alla Serbia ed a tutti i cittadini jugoslavi, vittime della scelta criminale di squartare la RFS di Jugoslavia nonche', ancor piu' direttamente, vittime della infame aggressione militare del 1999. Una delegazione della nostra Sezione Italiana dell'ICDSM e' presente all'Aia per la manifestazione. Nei prossimi giorni diffonderemo ulteriori resoconti e documentazione. Aggiornamenti sulle iniziative dell'ICDSM e su quanto avviene nel paralegale "tribunale ad hoc" si possono trovare ai siti: http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/AIA/ (bollettino JUGOINFO) http://www.sloboda.org.yu/ (Sloboda/Freedom association) http://www.icdsm.org/ (the international committee to defend Slobodan Milosevic) http://www.wpc-in.org/ (world peace council) http://www.free-slobo.de/ (German section of ICDSM) http://www.geocities.com/b_antinato/ (Balkan antiNATO center) http://www.slobodan-milosevic.org/ (an independent web site) Per inquadrare la manifestazione diffondiamo uno stralcio dal lungo articolo "LA RIMOZIONE DELLA JUGOSLAVIA", di A. Martocchia (Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia), apparso in due parti sulla rivista "L'Ernesto" negli scorsi mesi (http://www.lernesto.it). La versione integrale dell'articolo, corredata di note, si puo' leggere alla URL: http://www.cnj.it/documentazione/rimozione.html --- LA BATTAGLIA DELL'AIA L'Associazione "Sloboda" assiste nella preparazione della difesa di Milosevic all'Aia. In quel "Tribunale ad hoc" si sta svolgendo in questo periodo la fase centrale del "processo" a Milosevic: dopo la presentazione delle "accuse" e delle "prove" per i tre "capi di imputazione" (per le guerre in Croazia, in Bosnia ed in Kosovo), si sta passando adesso alla fase della autodifesa dell'imputato. Per gli accusatori di Milosevic il "processo", non riuscendo di fatto a dimostrare la colpevolezza dell'ex presidente, è un fallimento ed è motivo di estremo imbarazzo e preoccupazione. Contro Milosevic il "Tribunale" ha usato ogni mezzo di pressione politica, mediatica e fisica (a causa del suo stato di salute e di cure inappropriate). Malgrado tutto ciò non sono riusciti spezzare la difesa di Milosevic. Di fatto, lo "stato d'emergenza" è servito anche ad impedire l'opera dei collaboratori di Milosevic, e per questo molti osservatori ritengono che esso sia stato deciso di comune accordo con il governo DOS da chi "muove i fili" all'Aia. Il caso del "Tribunale ad hoc per i crimini commessi sul territorio della ex Jugoslavia" (1) chiarisce molto bene la collateralità di certe neonate istituzioni penali internazionali ai progetti egemonici dei paesi imperialisti. Esso è stato fondato nel 1993 dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per l'insistenza del Senatore Albright (2). Il normale canale per creare un Tribunale come questo, come a suo tempo ha puntualizzato lo stesso Segretario Generale, avrebbe dovuto essere "un Trattato Internazionale stabilito ed approvato dagli Stati Membri che avrebbero permesso al Tribunale di esercitare in pieno nell'ambito della loro sovranità" (Rapporto No X S/25704, sezione 18). Tuttavia, Washington ha imposto un'interpretazione arbitraria del Cap.VII della Carta delle Nazioni Unite, che consente al Consiglio di Sicurezza di prendere "misure speciali" per restaurare la pace in sede internazionale. Perciò il "Tribunale ad hoc" è una struttura illegittima e para-legale. Esso è finanziato dai paesi della NATO, e soprattutto dagli USA (3), in maniera diretta oltreché attraverso l'ONU, ma anche da altri paesi non proprio neutrali nella problematica jugoslava, come l'Arabia Saudita, nonché da enti e personaggi privati, come George Soros. Il sostegno della NATO al "Tribunale ad hoc" è particolarmente indicativo delle vere finalità di questa struttura para-giudiziaria. Secondo l'ex portavoce della NATO Jamie Shea "la NATO è amica del Tribunale, è la NATO che detiene per conto del Tribunale i criminali di guerra sotto accusa... Sono i paesi della NATO che hanno procurato i fondi per istituire il Tribunale, noi siamo tra i più grandi finanziatori." (4) Oltre ad attestare il sostegno finanziario e la "amicizia" della NATO - proprio mentre questa bombardava i convogli di profughi ed il petrolchimico di Pancevo - Jamie Shea rivendica dunque ad essa il ruolo di "polizia giudiziaria". La quale, come s'è visto in decine di occasioni, specialmente in Bosnia ma anche nel caso di Milosevic, opera attraverso colpi di mano e rapimenti, nel corso dei quali alcuni "sospetti" sono stati persino uccisi - mentre diversi serbi-bosniaci detenuti all'Aja sono deceduti per presunti infarti e suicidi. Il Tribunale dell'Aja ha sistematicamente dichiarato il non luogo a procedere per le documentate accuse di crimini di guerra mosse da varie parti alla NATO. La sproporzione tra le incriminazioni nei confronti di esponenti serbi rispetto a quelle di croati, kosovari albanesi e bosniaci musulmani, responsabili di gravi crimini, è resa evidente dai numeri (5). Ancor più evidente è il fatto che dei tanti "imputati", gli unici con responsabilità eminentemente politiche siano appartenenti alla parte serba (Milosevic, Milutinovic, Karadzic) mentre i leader delle fazioni secessioniste sono stati tutti indistintamente "risparmiati" nonostante (ad esempio) i loro torbidissimi trascorsi. (6) La "giustizia" del Tribunale dell'Aja è dunque quella di una parte in causa contro l'altra, il contrario esatto del "super partes". Il "Tribunale ad hoc", analogamente al nostro famigerato Tribunale Speciale nel Ventennio, lavora come uno strumento politico, totalmente sotto controllo dei vincitori, cioè degli aggressori, devastatori ed invasori della Jugoslavia. Noti giuristi e commentatori hanno spiegato come, nel suo funzionamento, il Tribunale dell'Aja violi tutti i principi del diritto internazionale. In sostanza, esso non rispetta la separazione dei poteri, né la parità fra accusa e difesa, né tantomeno la presunzione di innocenza finché non si giunge ad una condanna: la regola 92 stabilisce che le confessioni siano ritenute credibili, a meno che l'accusato possa provare il contrario, mentre in qualsiasi altra parte del mondo l'accusato è ritenuto innocente fino a quando non sia provata la sua colpevolezza (7). Esso formula i propri regolamenti e li modifica su ordine del Presidente o del Procuratore, assegnando ad essi carattere retroattivo: attraverso una procedura totalmente ridicola, il Presidente può apportare variazioni di sua propria iniziativa o ratificarle via fax ad altri giudici (regola 6)! Il regolamento stesso non contempla un giudice per le indagini preliminari che investighi sulle accuse. Il Tribunale ad hoc utilizza testimoni anonimi, che si possono dunque sottrarre al confronto con la difesa; secreta le fonti testimoniali, che possono essere anche servizi segreti di paesi coinvolti nei fatti. Esso usa la segretezza anche sui procedimenti aperti (regola 53). Ricusa o rifiuta a proprio arbitrio di ascoltare gli avvocati della difesa (regola 46), allo stesso modo dei tribunali dell'Inquisizione; può rifiutare agli avvocati di consultare documentazione probatoria (regola 66); può detenere sospetti per novanta giorni prima di formulare imputazioni, con l'evidente scopo di estorcere confessioni. Dulcis in fundo, recentemente il "giudice" May si è persino arrogato il diritto, d'accordo con la "pubblica accusa" Nice, di revisionare la trascrizione del dibattimento, censurandola allo scopo di impedire la divulgazione di quegli interventi di Milosevic considerati "ad uso esterno" e dunque irrilevanti o inopportuni per gli Atti del "processo". L'imputazione contro l'allora Presidente della Repubblica Federale di Jugoslavia Slobodan Milosevic veniva resa pubblica dalla "procuratrice" Arbour su pressione di Madeleine Albright proprio durante la aggressione della NATO, nella primavera del 1999, nell'ambito della campagna mediatica di demonizzazione della Jugoslavia e dei suoi dirigenti. Un tassello, insomma, della più ampia operazione di disinformazione strategica e guerra psicologica (8). Per la effettiva cattura di Milosevic, però, dovevano maturare le condizioni politiche in Jugoslavia. Questo cambiamento è avvenuto solo nell'autunno del 2000, quando a Belgrado si è instaurato il regime-fantoccio filooccidentale. La rocambolesca cattura di Milosevic è avvenuta mesi dopo, il 31 marzo 2001: in cambio al nuovo governo sono stati accordati 50 milioni di dollari già promessi dagli USA. I dirigenti belgradesi, per ottemperare ai ricatti militari ed economici degli USA, della Nato e del Tribunale dell'Aja, hanno commesso una serie di macroscopiche illegalità. Milosevic è stato detenuto per tre mesi senza che nessuno delle centinaia di testimoni ascoltati avesse fornito prove a sostegno della pretestuosa imputazione di "abuso di potere" (diversa da quella di "crimini di guerra" usata all'Aia). Al termine delle due proroghe della detenzione preventiva, Milosevic avrebbe dovuto essere scarcerato; invece, un ulteriore, grande scandalo è stata la modalità della sua "estradizione" da Belgrado in Olanda, tramite una operazione-lampo illegale ed anticostituzionale curata dai settori più filo-americani del governo di Zoran Djindjic (9). Il sequestro ed il trasporto all'Aia su velivoli della RAF inglese avveniva in base a un decreto del solo premier e del ministro degli interni, con un governo dimezzato dal ritiro dei ministri montenegrini; un decreto che violava, insieme alle Costituzioni jugoslava e serba (10), la posizione del Parlamento Federale nonché l'orientamento dei partner di maggioranza e dello stesso presidente jugoslavo Kostunica. Il giorno dopo il trasferimento di Milosevic, i governanti jugoslavi ottenevano il loro ulteriore premio: la promessa di 1.360 milioni di dollari, stanziati dalla "Conferenza dei donatori" alla condizione della totale privatizzazione dell'economia nazionale. All'Aia, Milosevic ha da subito tenuto un atteggiamento fermo ed inequivocabile: si dichiara prigioniero politico, non riconosce legittimità al "Tribunale ad hoc", e rifiuta di essere assistito da avvocati, compresi quelli designati "d'ufficio" dal "Tribunale" stesso (11). Le prime udienze (tra luglio 2001 e gennaio 2002) sono state dedicate a problemi procedurali, ma Milosevic non ha mancato di dire la sua ogni volta che gli è stato concesso di parlare, e fintantoché il microfono non gli è stato spento in malo modo. Il 29 ottobre 2001, ad esempio, dopo la lettura della "imputazione sulla Croazia" ha detto che <<è assurdo accusare la Serbia ed i serbi per la secessione armata della Croazia, che ha causato una guerra civile, conflitti e sofferenze per la popolazione civile.>> Il giorno dopo, commentando "l'imputazione sul Kosovo", egli ha fatto notare che essa <<riguarda solamente fatti avvenuti dal 24 marzo alla fine della prima settimana di giugno [1999], laddove (...) tutto il pianeta sa che è proprio dal 24 marzo fino alla prima settimana di giugno compresa che la Nato ha commesso la sua criminale aggressione contro la Jugoslavia. (...) Se la corte non vuole prendere in considerazione questi fatti, allora è ovvio che questa non è una corte ma solamente una parte del meccanismo atto ad eseguire crimini contro il mio paese e la mia gente. Se quest'ultimo è il caso (...) e dunque se la corte è parte dell'ingranaggio, allora per piacere, date lettura ai verdetti che vi è stato detto di formulare e smettetela di annoiarmi.>> Dopo la lettura del "capo d'imputazione" sulla Bosnia-Erzegovina, Milosevic dichiarava invece: <<Questo testo miserabile che abbiamo qui ascoltato è l'apice dell'assurdità. Devono darmi credito per la pace in Bosnia, e non per la guerra. La responsabilità per la guerra in Bosnia è delle potenze che hanno distrutto la Jugoslavia e dei loro satrapi in Jugoslavia, e non della Serbia, né del suo popolo, né della sua politica. Questo è un tentativo...>> Qui il microfono veniva spento. Ancora, in dicembre, Milosevic si richiamava a fatti di estrema attualità: <<Per me è assolutamente chiaro il motivo per cui questo falso pubblico ministero insiste sulla unificazione [dei tre "capi d'accusa"]. La causa di questo è l'11 Settembre. Loro vogliono mettere in secondo piano le accuse contro di me sul Kosovo perché queste inevitabilmente aprono la questione della collaborazione della amministrazione Clinton con i terroristi nel Kosovo, compresa la organizzazione di Bin Laden. (...) Quello che si può trovare sotto la superficie di questi "capi d'imputazione" non sono altro che i detriti ed il fango di dieci anni di guerra mediatica, condotta con l'obiettivo di demonizzare sia la Serbia, sia il popolo serbo e la sua dirigenza, ed anche me personalmente, e addirittura la mia famiglia. Perché la guerra mediatica ha preceduto quella reale, ed ha avuto come obiettivo quello di convincere l'opinione pubblica occidentale che siamo delinquenti, anche se non abbiamo mai dato argomenti per avvalorare questo. Voi oggi avete letto qui che il 6 Aprile 1992 l'Unione Europea riconobbe la Bosnia-Erzegovina. Questo è stato fatto sotto l'influenza dell'allora Ministro degli Esteri tedesco Hans Dietrich Genscher, perchè il 6 Aprile era il giorno in cui nel 1941 Hitler attacco' la Jugoslavia bombardando Belgrado. C'era un desiderio di simboleggiare, in questo modo, il capovolgimento degli esiti della II Guerra Mondiale.>> Il 30 gennaio 2002, Slobodan Milosevic aveva nuovamente l'occasione di parlare dinanzi alla "corte" dell'Aia: <<In realtà c'era un piano evidente contro quello Stato di allora che era, direi, un modello per il futuro federalismo europeo. Quello Stato era la Jugoslavia, dove più nazionalità erano comprese in un sistema federativo che realizzava la possibilità di vivere con pari diritti, con successo, con la possibilità di prosperare, svilupparsi e, direi, di essere d'esempio al mondo intero di come si può vivere insieme. Per tutto il tempo abbiamo lottato per la Jugoslavia, per conservare la Jugoslavia. In fondo, tutti i fatti comprovano soltanto quello che sto dicendo. E soltanto la Repubblica Federale di Jugoslavia tuttora esistente ha conservato la sua struttura dal punto di vista delle nazionalità. (...) Con ciò che sta avvenendo li' [in Kosovo] si sta in pratica riabilitando la politica del periodo nazista, di Hitler e Mussolini. Questo grande parlare di "Grande Serbia", di questa presunta idea che non è mai esistita, non serve altro che a mascherare la creazione di una "Grande Albania" - quella stessa che crearono Hitler e Mussolini durante la Seconda Guerra Mondiale. Guardate soltanto quello schema, e guardate che cosa si sta facendo adesso, quello che vogliono sottrarre alla Serbia, al Montenegro ed alla Macedonia - e un domani forse anche alla Grecia del Nord, quando le relazioni greco-turche saranno messe alla prova di nuovo per ordine del comune padrone, ed anche quella sarà per loro una questione da risolvere.>> Milosevic - uomo politico socialdemocratico, di tradizioni antifasciste ma possibilista sulla riforma dello Stato socialista in senso "occidentale" - parla qui chiaramente della Jugoslavia di Tito, e la difende! Parla di un paese nel quale si rifuggiva sia da uno jugoslavismo sovranazionale "artificiale", sia dal nazionalismo separatista, a favore di una cultura "sintetica" jugoslava in grado di riunire le preesistenti culture in una nuova, dinamica, adatta ad uno Stato fondato sui diritti di cittadinanza e non - come è purtroppo oggi - sulle "identità" etniche o religiose. Lo spiega Neil Clark recensendo un ottimo libro (12) su questo tema dello "jugoslavismo", un tema a sua volta "rimosso" dal dibattito sui Balcani: <<Negli anni Sessanta questi tentativi di formare una comune identità jugoslava parevano aver avuto successo. I matrimoni misti indicavano che un numero sempre maggiore di cittadini si facevano registrare nei censimenti come jugoslavi. (...) Nel capitolo conclusivo, un'"orazione funebre" personale per la Jugoslavia, Aleksa Djilas afferma che se l'Occidente potesse tornare indietro all'inizio degli anni Novanta, le cose andrebbero diversamente. Io non ne sono certo. La distruzione di una nazione militarmente forte e non allineata, sostituita da una serie di protettorati deboli della NATO e del FMI, conviene perfettamente a chi governa il nuovo mondo. La verità, come lo stesso Djilas riconosce, è che fin quando è esistita l'Unione Sovietica, la Jugoslavia aveva una funzione rispetto all'Occidente, ma una volta abbattuto il muro di Berlino, essa era solo d'impaccio. (...) La Jugoslavia, secondo Djilas, "rimane la più pratica e sensibile, la più anti-distruttiva risposta alla questione nazionale degli Slavi del Sud". Essa è, come affermato da Slobodan Jovanovic all'epoca dell'attacco delle potenze dell'Asse nel '41, il modo migliore in cui il popolo balcanico può garantirsi l'indipendenza e proteggersi dal dominio straniero.>> Dopo alcune incertezze legate alla intenzione della "procuratrice" Del Ponte (13) di unificare i tre procedimenti sul Kosovo, sulla Croazia e sulla Bosnia, il "processo" a Milosevic è stato effettivamente unificato ed è iniziato il 12 febbraio 2002. Da allora i mass-media, dopo le prime giornate-shock, hanno abbassato il sipario - gradualmente, ma completamente. In Jugoslavia, le autorità hanno dapprima impedito il proseguimento della diretta televisiva, poi hanno operato per isolare Milosevic in ogni maniera. Cosi', oggi soltanto chi è presente in aula può assistere ad uno spettacolo veramente surreale (14). Nel confronto con i testimoni dell‘“accusa“, Milosevic agevolmente rovescia le imputazioni, spesso mettendo i testimoni stessi in contraddizione: tanto che qualcuno di questi ritratta, qualcun altro deve rinunciare a deporre, qualcuno si sente male, qualcuno si rende conto che la sua deposizione in fase istruttoria è stata falsificata... Milosevic mette la NATO sul banco degli imputati come prima responsabile non solo dei bombardamenti, ma proprio dell'infame squartamento della RFS di Jugoslavia, ripercorrendo gli atti diplomatici, politici e militari a vari l ivelli compiuti dai paesi dell'Alleanza. I fatti citati da Milosevic sono fatti storici, ormai, benché sostanzialmente ignorati o trascurati dai commentatori occidentali e filo-occidentali. Sono fatti incontrovertibili, e Milosevic, mentre ripercorre pagine e pagine di storia balcanica e mondiale ne scrive a tutti gli effetti una nuova, con grande dignità, pur nel completo isolamento, con troppi avversari e solo pochi amici (nemmeno tutti affidabili) attorno, e nella disattenzione di giornalisti e "balcanologi" d'ogni sorta. D'altronde, l'obiettivo degli sponsor del "Tribunale ad hoc" - cioè fare di Milosevic il capro espiatorio esclusivo e "conclusivo" per le tragedie di questi anni - può essere realizzato solamente nella misura in cui le opinioni pubbliche restino ignare di ciò che viene effettivamente detto nell'aula dell'Aia. L'operazione di "scaricamento" delle responsabilità in toto sulla figura di Milosevic, attraverso l'intera costruzione del processo-farsa, rappresenta di per se stessa un enorme tentativo di "rimozione": essa vuole offrire ai veri responsabili del "magnum crimen" l‘opportunità di risciacquarsi la coscienza, autoassolversi, financo sottrarsi al pagamento dei danni dei bombardamenti. Ma tale abnorme, disonesta operazione può avere successo solamente se, a sua volta, sul dibattimento dell‘Aia sia fatto calare il sipario, e non ne sia data alcuna cronaca, cosicchè tanto apparente sforzo nella ricerca della "verità sui crimini della guerra in Jugoslavia", tanto materiale accumulato, restino inutilizzati per giornalisti, commentatori, studiosi, storici... È una rimozione dentro l'altra, in un gioco di scatole cinesi: come la cancellazione della Jugoslavia dalle cartine geografiche, ed analogamente all‘oblio imposto sui bombardamenti NATO e tanti altri episodi-chiave, così pure i momenti salienti del "processo" a Milosevic vengono ignorati dai media. Questo silenzio giornalistico, in quanto ulteriore momento della campagna strategica di disinformazione che ha accompagnato la guerra, è il peggiore nemico della Jugoslavia e delle popolazioni che la abitano, l'arma più micidiale adoperata contro di esse. Nessuno ha riportato i dettagli del confronto in aula tra Milosevic e Stipe Mesic, attuale presidente croato ed ex uomo di Tudjman, ne’ quelli del confronto con l'ex presidente della Slovenia Milan Kucan, benche’ riguardassero i momenti cruciali e drammatici dello scoppio della guerra fratricida nel 1991. Nessuna cronaca è stata fatta della testimonianza di Zoran Lilic, probabilmente la più importante nel “processo“ visto che Lilic fu addirittura presidente della RF di Jugoslavia mentre Milosevic era presidente della Serbia; non si è parlato della deposizione di un uomo dei servizi, Rade Markovic, chiamato come testimone dell'accusa ma che poi, in aula, ha dato ragione a Milosevic ed ha dichiarato di essere stato sottoposto a pesanti pressioni dal governo serbo attuale affinché dichiarasse il falso; nessuno ha commentato nemmeno il confronto con il “nonviolento kosovaro“ (15) Ibrahim Rugova; per non parlare poi degli interventi in aula di diplomatici e politici occidentali, o dei ridicoli spettacoli offerti da falsi esperti di storia, facilmente sbugiardati da Milosevic. Nei prossimi mesi, dedicati alla replica dell'accusato, dovrebbero svolgersi molte sedute che vedranno come protagonisti personaggi di spicco dei paesi NATO, chiamati da Milosevic a testimoniare: i nostri giornali ne riporteranno qualche eco? NOTE: (1) Questo "Tribunale ad hoc" non va confuso con la preesistente Corte Internazionale atta a dirimere le controversie tra gli Stati, che ha sempre sede all'Aia ma è organismo ben più legittimato. (2) La presidentessa del Tribunale, Gabrielle Kirk McDonald, il 5 aprile 1999 veniva insignita di una onoreficenza dalla Corte Suprema degli USA. In quella occasione essa spiegava senza alcun imbarazzo: <<Abbiamo beneficiato del forte sostegno dei governi interessati e degli individui che si sono adoperati, come il Segretario Albright. [Si noti che i bombardamenti sulla Jugoslavia erano iniziati da pochi giorni] Come rappresentante permanente alle Nazioni Unite, essa ha lavorato incessantemente per creare il Tribunale. In effetti, noi spesso ci riferiamo a lei come alla "madre del Tribunale"...>> Dunque la "mamma" del Tribunale dell'Aia non è Emma Bonino! (3) In un comunicato stampa diramato all'Aia il 19 aprile 1999 (JL/PIU/397-E) si legge: <<Per conto del Tribunale Penale Internazionale per la ex Jugoslavia il Presidente del Tribunale, giudice Gabrielle Kirk McDonald, ha espresso il suo grande apprezzamento al governo degli Stati Uniti per la sua concessione di 500mila dollari USA destinati al Progetto Outreach del Tribunale. Harold Koh, Vice segretario di Stato USA per la democrazia, i diritti umani ed il lavoro, ha annunciato la donazione in una conferenza stampa presso il Tribunale venerdì 16 aprile 1999. Questa generosa contribuzione, che ammonta a più di un terzo del budget complessivo di Outreach, "consentirà al Tribunale" - come nota lo stesso Vice Segretario di Stato Harold Koh - "di portare il suo messaggio di giustizia imparziale non solamente ai governi ed ai rappresentanti legali dell'ex Jugoslavia, ma, soprattutto, alle famiglie delle vittime".>> Una dichiarazione tanto nobile da far venire le lacrime agli occhi, soprattutto se si pensa che questo signore mentre parlava rappresentava uno Stato - gli USA - che proprio in quei giorni stava causando dolori enormi e disgrazie a quelle stesse famiglie tramite i bombardamenti. (4) Conferenza stampa tenuta il 17 maggio 1999. (5) Le recenti incriminazioni ed arresti contro alcuni esponenti minori della "manovalanza" UCK non mutano questo quadro complessivo; lo stesso vale per l'arresto di Nasir Oric, musulmano della Bosnia responsabile di micidiali "sortite" delle sue truppe dalla "enclave protetta" di Srebrenica a danno dei serbi dei villaggi circostanti nel 1992-1993 - e dunque ben prima dei fatti del 1995 sui quali la stampa internazionale ha tanto insistito, benché la loro vera dinamica ed entità sia tuttora da chiarire (si veda in proposito in: Juergen Elsaesser, op. cit.). Nel caso dei croati, mentre nessun leader politico è stato "incriminato" dall'Aia, lo Stato croato ha finora negato ogni tipo di collaborazione anche per i militari responsabili della eliminazione fisica degli abitanti serbi della Slavonia e delle Krajine. (6) Franjo Tudjman, oggi defunto, è stato l'autore di testi revisionisti sul nazismo; Alija Izetbegovic, autore della "Dichiarazione Islamica" e legato all'Arabia Saudita, all'Iran, al Pakistan ed a Bin Laden, è sospettato di avere fatto parte dei filonazisti "Giovani Musulmani" durante la II Guerra Mondiale; i leader dell'UCK, anche macedone, sono personaggi ricercati dalle polizie di mezzo mondo per le loro frequentazioni criminali. Tutti costoro subirono condanne e spesso scontarono pene nella RFSJ per reati quale l'"istigazione all'odio tra le nazionalità". (7) La pagina 11467 degli Atti, relativa alla seduta del 10 ottobre 2002, resterà leggendaria poiché in essa per la prima volta nella storia un "magistrato" (Richard May) dichiara che la Corte accetta il "sentito dire" come prova. (8) La "necessità" di una indagine contro Milosevic veniva annunciata alla conferenza stampa congiunta tenuta dalla "madre del Tribunale ad hoc", Albright, e dall'ex-procuratore Louise Arbour (successivamente sostituita dalla Del Ponte) a Washington D.C. il 30 aprile del 1999: si veda il documento ufficiale dell'ufficio del portavoce del Dipartimento di Stato USA: http://secretary.state.gov/www/statements/1999/990430a.html . (9) A sottolineare il vero e proprio affronto operato da questi agenti della NATO nel governo serbo, ai danni del paese e della sua stessa dignità e memoria storica, basti guardare al giorno in cui il sequestro è avvenuto: 28 giugno, una data altamente simbolica per la nazione serba. Quel giorno, nel 1389 si concludeva la nota battaglia contro i Turchi; nel 1914 avveniva l'attentato di Sarajevo; nel 1989 Milosevic teneva il famoso discorso a Kosovo Polje, invocando la convivenza e la parità tra tutte le etnie (per il testo si veda: http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1112 ). Non è perciò un caso se una prima manifestazione internazionale contro il "Tribunale" dell'Aia è stata convocata dal comitato "Sloboda" all'Aia per il 28 giugno 2003. (10) La opinione contraria della Corte Costituzionale è stata formalizzata il 6 novembre 2001; il testo è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della RF di Jugoslavia N.70/01 il 28 dicembre 2001. (11) I cosiddetti "Amici curiae", la cui scarsa serietà è dimostrata dal fatto che dopo pochi mesi uno di loro ha rilasciato alla stampa una intervista dicendosi convinto che Milosevic sarà condannato, e per questo è stato sostituito nell'incarico in seguito alle proteste di Milosevic. (12) Neil Clark sul "New Statesman" del 28 aprile di quest'anno a proposito del libro: "Yugoslavism: histories of a failed idea (1918-1992)" di Dejan Djokic (editor), Hurst & co., 369 pagine, ISBN 1850656630. (13) La strana carriera di Carla Del Ponte risalta dalla clamorosa intervista di J. Elsaesser al testimone-chiave nella vicenda Mabetex/Pacolli, Felipe Turover, che ha accusato la Del Ponte di avere insabbiato l'inchiesta e di aver messo a repentaglio la vita dei testimoni (KONKRET, dicembre 2002. In italiano su: http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2137 ). (14) È oggi pero' possibile seguire le udienze via internet sui siti: http://www.domovina.net/Icty/eng/room1.ram http://hague.bard.edu/video.html http://tribunal.freeserbia.com Anche le trascrizioni, che ormai ammontano a molte migliaia di pagine, sono reperibili su vari siti internet. (15) ''Hussein e Milosevic ... in quanto dittatori si assomigliano. Il problema che si pone il mondo civile è quello di annullare le potenzialita' dei dittatori, per andare sempre più verso la democrazia''. Ad un'altra domanda, Rugova ha risposto: ''Noi kosovari dobbiamo ringraziare Dio per l'intervento della Nato che è servito a salvare un popolo e una civiltà''. (ANSA 13/02/2003). L'articolo integrale su: http://www.cnj.it/documentazione/rimozione.html --- ICDSM - Sezione Italiana c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27 00043 Ciampino (Roma) email: icdsm-italia at libero.it Conto Corrente Postale numero 86557006 intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA causale: DIFESA MILOSEVIC
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