LA BATTAGLIA DELL'AIA




Da: ICDSM Italia <icdsm-italia at libero.it>
Data: Sab 8 Nov 2003  14:24:00 Europe/Rome
A: icdsm-italia at yahoogroups.com
Cc: aa-info at yahoogroups.com
Oggetto: [ICDSM Italia - Lista interna] LA BATTAGLIA DELL'AIA
Rispondere-A: aderenti-icdsm at yahoogroups.com


LA BATTAGLIA DELL'AIA

Oggi 8 novembre 2003 si svolge all'Aia (Olanda) la seconda
manifestazione internazionale contro il "tribunale ad hoc", organizzata
dal Comitato Internazionale per la Difesa di Slobodan Milosevic (ICDSM).
Nella piattaforma della manifestazione si chiede, oltre alla abolizione
del paralegale "tribunale", il risarcimento dei danni arrecati dai
paesi NATO alla Serbia ed a tutti i cittadini jugoslavi, vittime della
scelta criminale di squartare la RFS di Jugoslavia nonche', ancor piu'
direttamente, vittime della infame aggressione militare del 1999.
Una delegazione della nostra Sezione Italiana dell'ICDSM e' presente
all'Aia per la manifestazione. Nei prossimi giorni diffonderemo
ulteriori resoconti e documentazione. Aggiornamenti sulle iniziative
dell'ICDSM e su quanto avviene nel paralegale "tribunale ad hoc" si
possono trovare ai siti:

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/AIA/
(bollettino JUGOINFO)
http://www.sloboda.org.yu/
(Sloboda/Freedom association)
http://www.icdsm.org/
(the international committee to defend Slobodan Milosevic)
http://www.wpc-in.org/ (world peace council)
http://www.free-slobo.de/ (German section of ICDSM)
http://www.geocities.com/b_antinato/ (Balkan antiNATO center)
http://www.slobodan-milosevic.org/ (an independent web site)

Per inquadrare la manifestazione diffondiamo uno stralcio dal lungo
articolo "LA RIMOZIONE DELLA JUGOSLAVIA", di A. Martocchia
(Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia), apparso in due parti sulla
rivista "L'Ernesto" negli scorsi mesi (http://www.lernesto.it). La
versione integrale dell'articolo, corredata di note, si puo' leggere
alla URL:

http://www.cnj.it/documentazione/rimozione.html

---

LA BATTAGLIA DELL'AIA

L'Associazione "Sloboda" assiste nella preparazione della difesa di
Milosevic all'Aia. In quel "Tribunale ad hoc" si sta svolgendo in
questo periodo la fase centrale del "processo" a Milosevic: dopo la
presentazione delle "accuse" e delle "prove" per i tre "capi di
imputazione" (per le guerre in Croazia, in Bosnia ed in Kosovo), si sta
passando adesso alla fase della autodifesa dell'imputato. Per gli
accusatori di Milosevic il "processo", non riuscendo di fatto a
dimostrare la colpevolezza dell'ex presidente, è un fallimento ed è
motivo di estremo imbarazzo e preoccupazione. Contro Milosevic il
"Tribunale" ha usato ogni mezzo di pressione politica, mediatica e
fisica (a causa del suo stato di salute e di cure inappropriate).
Malgrado tutto ciò non sono riusciti spezzare la difesa di Milosevic.
Di fatto, lo "stato d'emergenza" è servito anche ad impedire l'opera
dei collaboratori di Milosevic, e per questo molti osservatori
ritengono che esso sia stato deciso di comune accordo con il governo
DOS da chi "muove i fili" all'Aia.

Il caso del "Tribunale ad hoc per i crimini commessi sul territorio
della ex Jugoslavia" (1) chiarisce molto bene la collateralità di certe
neonate istituzioni penali internazionali ai progetti egemonici dei
paesi imperialisti. Esso è stato fondato nel 1993 dal Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite per l'insistenza del Senatore Albright
(2). Il normale canale per creare un Tribunale come questo, come a suo
tempo ha puntualizzato lo stesso Segretario Generale, avrebbe dovuto
essere "un Trattato Internazionale stabilito ed approvato dagli
Stati Membri che avrebbero permesso al Tribunale di esercitare in pieno
nell'ambito della loro sovranità" (Rapporto No X S/25704, sezione 18).
Tuttavia, Washington ha imposto un'interpretazione arbitraria del
Cap.VII della Carta delle Nazioni Unite, che consente al Consiglio di
Sicurezza di prendere "misure speciali" per restaurare la pace in sede
internazionale. Perciò il "Tribunale ad hoc" è una struttura
illegittima e para-legale. Esso è finanziato dai paesi della NATO, e
soprattutto dagli USA (3), in maniera diretta oltreché
attraverso l'ONU, ma anche da altri paesi non proprio neutrali nella
problematica jugoslava, come l'Arabia Saudita, nonché da enti e
personaggi privati, come George Soros.
Il sostegno della NATO al "Tribunale ad hoc" è particolarmente
indicativo delle vere finalità di questa struttura para-giudiziaria.
Secondo l'ex portavoce della NATO Jamie Shea "la NATO è amica del
Tribunale, è la NATO che detiene per conto del Tribunale i criminali di
guerra sotto accusa... Sono i paesi della NATO che hanno procurato i
fondi per istituire il Tribunale, noi siamo tra i più grandi
finanziatori." (4) Oltre ad attestare il sostegno finanziario e la
"amicizia" della NATO - proprio mentre questa bombardava i convogli di
profughi ed il petrolchimico di Pancevo - Jamie Shea rivendica dunque
ad essa il ruolo di "polizia giudiziaria". La quale, come s'è visto in
decine di occasioni, specialmente in Bosnia ma anche nel caso di
Milosevic, opera attraverso colpi di mano e rapimenti, nel corso dei
quali alcuni "sospetti" sono stati persino uccisi - mentre diversi
serbi-bosniaci detenuti all'Aja sono deceduti per presunti infarti e
suicidi.
Il Tribunale dell'Aja ha sistematicamente dichiarato il non luogo a
procedere per le documentate accuse di crimini di guerra mosse da varie
parti alla NATO. La sproporzione tra le incriminazioni nei confronti di
esponenti serbi rispetto a quelle di croati, kosovari albanesi e
bosniaci musulmani, responsabili di gravi crimini, è resa evidente dai
numeri (5). Ancor più evidente è il fatto che dei tanti "imputati", gli
unici con responsabilità eminentemente politiche siano appartenenti
alla parte serba (Milosevic, Milutinovic, Karadzic) mentre i leader
delle fazioni secessioniste sono stati tutti indistintamente
"risparmiati" nonostante (ad esempio) i loro torbidissimi trascorsi.
(6) La "giustizia" del Tribunale dell'Aja è dunque quella di una parte
in causa contro l'altra, il contrario esatto del "super partes". Il
"Tribunale ad hoc", analogamente al nostro famigerato Tribunale
Speciale nel Ventennio, lavora come uno strumento politico, totalmente
sotto controllo dei vincitori, cioè degli aggressori, devastatori ed
invasori della Jugoslavia.

Noti giuristi e commentatori hanno spiegato come, nel suo
funzionamento, il Tribunale dell'Aja violi tutti i principi del diritto
internazionale. In sostanza, esso non rispetta la separazione dei
poteri, né la parità fra accusa e difesa, né tantomeno la
presunzione di innocenza finché non si giunge ad una condanna: la
regola 92 stabilisce che le confessioni siano ritenute credibili, a
meno che l'accusato possa provare il contrario, mentre in qualsiasi
altra parte del mondo l'accusato è ritenuto innocente fino a quando non
sia provata la sua colpevolezza (7). Esso formula i propri regolamenti
e li modifica su ordine del Presidente o del Procuratore, assegnando ad
essi carattere retroattivo: attraverso una procedura totalmente
ridicola, il Presidente può apportare variazioni di sua propria
iniziativa o ratificarle via fax ad altri giudici (regola 6)! Il
regolamento stesso non contempla un giudice per le indagini preliminari
che investighi sulle accuse. Il Tribunale ad hoc utilizza testimoni
anonimi, che si possono dunque sottrarre al confronto con la difesa;
secreta le fonti testimoniali, che possono essere anche servizi segreti
di paesi coinvolti nei fatti. Esso usa la segretezza anche sui
procedimenti aperti (regola 53). Ricusa o rifiuta a proprio arbitrio di
ascoltare gli avvocati della difesa (regola 46), allo stesso modo dei
tribunali dell'Inquisizione; può rifiutare agli avvocati di consultare
documentazione probatoria (regola 66); può detenere sospetti per
novanta giorni prima di formulare imputazioni, con l'evidente scopo di
estorcere confessioni. Dulcis in fundo, recentemente il "giudice" May
si è persino arrogato il diritto, d'accordo con la "pubblica accusa"
Nice, di revisionare la trascrizione del dibattimento, censurandola
allo scopo di impedire la divulgazione di quegli interventi di
Milosevic considerati "ad uso esterno" e dunque irrilevanti o
inopportuni per gli Atti del "processo".

L'imputazione contro l'allora Presidente della Repubblica Federale di
Jugoslavia Slobodan Milosevic veniva resa pubblica dalla "procuratrice"
Arbour su pressione di Madeleine Albright proprio durante la
aggressione della NATO, nella primavera del 1999, nell'ambito della
campagna mediatica di demonizzazione della Jugoslavia e dei suoi
dirigenti.
Un tassello, insomma, della più ampia operazione di disinformazione
strategica e guerra psicologica (8). Per la effettiva cattura di
Milosevic, però, dovevano maturare le condizioni politiche in
Jugoslavia. Questo cambiamento è avvenuto solo nell'autunno del 2000,
quando a Belgrado si è instaurato il regime-fantoccio filooccidentale.
La rocambolesca cattura di Milosevic è avvenuta mesi dopo, il 31 marzo
2001: in cambio al nuovo governo sono stati accordati 50 milioni di
dollari già promessi dagli USA. I dirigenti belgradesi, per ottemperare
ai ricatti militari ed economici degli USA, della Nato e del Tribunale
dell'Aja, hanno commesso una serie di macroscopiche illegalità.
Milosevic è stato detenuto per tre mesi senza che nessuno delle
centinaia di testimoni ascoltati avesse fornito prove a sostegno della
pretestuosa imputazione di "abuso di potere" (diversa da quella di
"crimini di guerra" usata all'Aia). Al termine delle due proroghe della
detenzione preventiva, Milosevic avrebbe dovuto essere scarcerato;
invece, un ulteriore, grande scandalo è stata la modalità della sua
"estradizione" da Belgrado in Olanda, tramite una operazione-lampo
illegale ed anticostituzionale curata dai settori più filo-americani
del governo di Zoran Djindjic (9). Il sequestro ed il trasporto all'Aia
su velivoli della RAF inglese avveniva in base a un decreto del solo
premier e del ministro degli interni, con un governo dimezzato dal
ritiro dei ministri montenegrini; un decreto che violava, insieme alle
Costituzioni jugoslava e serba (10), la posizione del Parlamento
Federale nonché l'orientamento dei partner di maggioranza e dello
stesso presidente jugoslavo Kostunica. Il giorno dopo il trasferimento
di Milosevic, i governanti jugoslavi ottenevano il loro ulteriore
premio: la promessa di 1.360 milioni di dollari, stanziati dalla
"Conferenza dei donatori" alla condizione della totale privatizzazione
dell'economia nazionale.

All'Aia, Milosevic ha da subito tenuto un atteggiamento fermo ed
inequivocabile: si dichiara prigioniero politico, non riconosce
legittimità al "Tribunale ad hoc", e rifiuta di essere assistito da
avvocati, compresi quelli designati "d'ufficio" dal "Tribunale" stesso
(11). Le prime udienze (tra luglio 2001 e gennaio 2002) sono state
dedicate a problemi procedurali, ma Milosevic non ha mancato di dire la
sua ogni volta che gli è stato concesso di parlare, e fintantoché il
microfono non gli è stato spento in malo modo.
Il 29 ottobre 2001, ad esempio, dopo la lettura della "imputazione
sulla Croazia" ha detto che <<è assurdo accusare la Serbia ed i serbi
per la secessione armata della Croazia, che ha causato una guerra
civile, conflitti e sofferenze per la popolazione civile.>>
Il giorno dopo, commentando "l'imputazione sul Kosovo", egli ha fatto
notare che essa <<riguarda solamente fatti avvenuti dal 24 marzo alla
fine della prima settimana di giugno [1999], laddove (...) tutto il
pianeta sa che è proprio dal 24 marzo fino alla prima settimana di
giugno compresa che la Nato ha commesso la sua criminale aggressione
contro la Jugoslavia. (...) Se la corte non vuole prendere in
considerazione questi fatti, allora è ovvio che questa non è una corte
ma solamente una parte del meccanismo atto ad eseguire crimini contro
il mio paese e la mia gente. Se quest'ultimo è il caso (...) e dunque
se la corte è parte dell'ingranaggio, allora per piacere,
date lettura ai verdetti che vi è stato detto di formulare e smettetela
di annoiarmi.>>
Dopo la lettura del "capo d'imputazione" sulla Bosnia-Erzegovina,
Milosevic dichiarava invece: <<Questo testo miserabile che abbiamo qui
ascoltato è l'apice dell'assurdità. Devono darmi credito per la pace in
Bosnia, e non per la guerra. La responsabilità per la guerra in Bosnia
è delle potenze che hanno distrutto la Jugoslavia e dei loro satrapi in
Jugoslavia, e non della Serbia, né del suo popolo, né della sua
politica. Questo è un tentativo...>> Qui il microfono veniva spento.
Ancora, in dicembre, Milosevic si richiamava a fatti di estrema
attualità: <<Per me è assolutamente chiaro il motivo per cui questo
falso pubblico ministero insiste sulla unificazione [dei tre "capi
d'accusa"]. La causa di questo è l'11 Settembre. Loro
vogliono mettere in secondo piano le accuse contro di me sul Kosovo
perché queste inevitabilmente aprono la questione della collaborazione
della amministrazione Clinton con i terroristi nel Kosovo, compresa la
organizzazione di Bin Laden. (...) Quello che si può trovare sotto la
superficie di questi  "capi d'imputazione" non sono altro che i detriti
ed il fango di dieci anni di guerra mediatica, condotta con l'obiettivo
di demonizzare sia la Serbia, sia il popolo serbo e la sua dirigenza,
ed anche me personalmente, e addirittura la mia famiglia. Perché la
guerra mediatica ha preceduto quella reale, ed ha avuto come obiettivo
quello di convincere l'opinione pubblica occidentale che siamo
delinquenti, anche se non abbiamo mai dato argomenti per avvalorare
questo. Voi oggi avete letto qui che il 6 Aprile 1992 l'Unione Europea
riconobbe la Bosnia-Erzegovina. Questo è stato fatto sotto l'influenza
dell'allora Ministro degli Esteri tedesco Hans Dietrich Genscher,
perchè il 6 Aprile era il giorno in cui nel 1941 Hitler
attacco' la Jugoslavia bombardando Belgrado. C'era un desiderio di
simboleggiare, in questo modo, il capovolgimento degli esiti della II
Guerra Mondiale.>>

Il 30 gennaio 2002, Slobodan Milosevic aveva nuovamente l'occasione di
parlare dinanzi alla "corte" dell'Aia:
<<In realtà c'era un piano evidente contro quello Stato di allora che
era, direi, un modello per il futuro federalismo europeo. Quello Stato
era la Jugoslavia, dove più nazionalità erano comprese in un sistema
federativo che realizzava la possibilità di vivere con pari diritti,
con successo, con la possibilità di prosperare, svilupparsi e, direi,
di essere d'esempio al mondo intero di come si può vivere insieme. Per
tutto il tempo abbiamo lottato per la Jugoslavia, per conservare la
Jugoslavia. In fondo, tutti i fatti comprovano soltanto quello che sto
dicendo. E soltanto la Repubblica Federale di Jugoslavia tuttora
esistente ha conservato la sua struttura dal punto di vista delle
nazionalità.
(...) Con ciò che sta avvenendo li' [in Kosovo] si sta in pratica
riabilitando la politica del periodo nazista, di Hitler e Mussolini.
Questo grande parlare di "Grande Serbia", di questa presunta idea che
non è mai esistita, non serve altro che a mascherare la creazione di
una "Grande Albania" - quella stessa che crearono Hitler e Mussolini
durante la Seconda Guerra Mondiale. Guardate soltanto quello schema, e
guardate che cosa si sta facendo adesso, quello che vogliono sottrarre
alla Serbia, al Montenegro ed alla Macedonia - e un domani forse anche
alla Grecia del Nord, quando le relazioni greco-turche saranno messe
alla prova di nuovo per ordine del comune padrone, ed anche quella sarà
per loro una questione da risolvere.>>
Milosevic - uomo politico socialdemocratico, di tradizioni antifasciste
ma possibilista sulla riforma dello Stato socialista in senso
"occidentale" - parla qui chiaramente della Jugoslavia di Tito, e la
difende! Parla di un paese nel quale si rifuggiva sia da uno
jugoslavismo sovranazionale "artificiale", sia dal nazionalismo
separatista, a favore di una cultura "sintetica" jugoslava in grado di
riunire le preesistenti culture in una nuova, dinamica, adatta ad uno
Stato fondato sui diritti di cittadinanza e non - come è purtroppo oggi
- sulle "identità" etniche o religiose.

Lo spiega Neil Clark recensendo un ottimo libro (12) su questo tema
dello "jugoslavismo", un tema a sua volta "rimosso" dal dibattito sui
Balcani:
<<Negli anni Sessanta questi tentativi di formare una comune identità
jugoslava parevano aver avuto successo. I matrimoni misti indicavano
che un numero sempre maggiore di cittadini si facevano registrare nei
censimenti come jugoslavi. (...) Nel capitolo conclusivo, un'"orazione
funebre" personale per la Jugoslavia, Aleksa Djilas afferma che se
l'Occidente potesse tornare indietro all'inizio degli anni Novanta, le
cose andrebbero diversamente. Io non ne sono certo. La distruzione di
una nazione militarmente forte e non allineata, sostituita da una serie
di protettorati deboli della NATO e del FMI, conviene perfettamente a
chi governa il nuovo mondo. La verità, come lo stesso Djilas riconosce,
è che fin quando è esistita l'Unione Sovietica, la Jugoslavia aveva una
funzione rispetto all'Occidente, ma una volta abbattuto il muro di
Berlino, essa era solo d'impaccio. (...) La Jugoslavia, secondo Djilas,
"rimane
la più  pratica e sensibile, la più anti-distruttiva risposta alla
questione nazionale degli Slavi del Sud". Essa è, come affermato da
Slobodan Jovanovic all'epoca dell'attacco delle potenze dell'Asse nel
'41, il modo migliore in cui il popolo balcanico può garantirsi
l'indipendenza e proteggersi dal dominio straniero.>>

Dopo alcune incertezze legate alla intenzione della "procuratrice" Del
Ponte (13) di unificare i tre procedimenti sul Kosovo, sulla Croazia e
sulla Bosnia, il "processo" a Milosevic è stato effettivamente
unificato ed è iniziato il 12 febbraio 2002. Da allora i mass-media,
dopo le prime giornate-shock, hanno abbassato il sipario -
gradualmente, ma completamente. In Jugoslavia, le autorità hanno
dapprima impedito il proseguimento della diretta televisiva, poi hanno
operato per isolare Milosevic in ogni maniera. Cosi', oggi soltanto chi
è presente in aula può assistere ad uno spettacolo veramente surreale
(14). Nel confronto con i testimoni dell‘“accusa“, Milosevic
agevolmente rovescia le imputazioni, spesso mettendo i testimoni stessi
in contraddizione: tanto che qualcuno di questi ritratta, qualcun altro
deve rinunciare a deporre, qualcuno si sente male, qualcuno si rende
conto che la sua deposizione in fase istruttoria è stata falsificata...
Milosevic mette la NATO sul banco degli imputati come prima
responsabile non solo dei bombardamenti, ma proprio dell'infame
squartamento della RFS di Jugoslavia, ripercorrendo gli atti
diplomatici, politici e militari a vari l   ivelli compiuti dai paesi
 dell'Alleanza. I fatti citati da Milosevic sono fatti storici, ormai,
benché sostanzialmente ignorati o trascurati dai commentatori
occidentali e filo-occidentali. Sono fatti incontrovertibili, e 
Milosevic, mentre ripercorre pagine e pagine di storia balcanica e
mondiale ne scrive a tutti gli effetti una nuova, con grande dignità,
pur nel completo isolamento, con troppi avversari e solo pochi amici 
(nemmeno tutti affidabili) attorno, e nella disattenzione di
giornalisti e "balcanologi" d'ogni sorta.

D'altronde, l'obiettivo degli sponsor del "Tribunale ad hoc" - cioè
fare di Milosevic il capro espiatorio esclusivo e "conclusivo" per le
tragedie di questi anni - può essere realizzato solamente nella misura
in cui le opinioni pubbliche restino ignare di ciò che viene
effettivamente detto nell'aula dell'Aia. L'operazione di "scaricamento"
delle responsabilità in toto sulla figura di Milosevic, attraverso
l'intera costruzione del processo-farsa, rappresenta di per se stessa
un enorme tentativo di "rimozione": essa vuole offrire ai veri
responsabili del "magnum crimen" l‘opportunità di risciacquarsi la
coscienza, autoassolversi, financo sottrarsi al pagamento dei danni dei
bombardamenti. Ma tale abnorme, disonesta operazione può avere successo
solamente se, a sua volta, sul dibattimento dell‘Aia sia fatto calare
il sipario, e non ne sia data alcuna cronaca, cosicchè tanto apparente
sforzo nella ricerca della "verità sui crimini della guerra in
Jugoslavia", tanto materiale accumulato, restino inutilizzati per
giornalisti, commentatori, studiosi, storici... È una rimozione dentro
l'altra, in un gioco di scatole cinesi: come la cancellazione della
Jugoslavia dalle cartine geografiche, ed analogamente all‘oblio imposto
sui bombardamenti NATO e tanti altri episodi-chiave, così pure i
momenti salienti del "processo" a Milosevic vengono ignorati dai media.
Questo silenzio giornalistico, in quanto ulteriore momento della
campagna strategica di disinformazione che ha accompagnato la guerra, è
il peggiore nemico della Jugoslavia e delle popolazioni che la abitano,
l'arma più micidiale adoperata contro di esse.

Nessuno ha riportato i dettagli del confronto in aula tra Milosevic e
Stipe Mesic, attuale presidente croato ed ex uomo di Tudjman, ne’
quelli del confronto con l'ex presidente della Slovenia Milan Kucan,
benche’ riguardassero i momenti cruciali e drammatici dello scoppio
della guerra fratricida nel 1991. Nessuna cronaca è stata fatta della
testimonianza di Zoran Lilic, probabilmente la più importante nel
“processo“ visto che Lilic fu addirittura presidente della RF di
Jugoslavia mentre Milosevic era presidente della Serbia; non si è
parlato della deposizione di un uomo dei servizi, Rade Markovic,
chiamato come testimone dell'accusa ma che poi, in aula, ha dato
ragione a Milosevic ed ha dichiarato di essere stato sottoposto a
pesanti pressioni dal governo serbo attuale affinché dichiarasse il
falso; nessuno ha commentato nemmeno il confronto con il “nonviolento
kosovaro“ (15) Ibrahim Rugova; per non parlare poi degli interventi in
aula di diplomatici e politici occidentali, o dei ridicoli spettacoli
offerti da falsi esperti di storia, facilmente sbugiardati da Milosevic.

Nei prossimi mesi, dedicati alla replica dell'accusato, dovrebbero
svolgersi molte sedute che vedranno come protagonisti personaggi di
spicco dei paesi NATO, chiamati da Milosevic a testimoniare: i nostri
giornali ne riporteranno qualche eco?


NOTE:
(1) Questo "Tribunale ad hoc" non va confuso con la preesistente Corte
Internazionale atta a dirimere le controversie tra gli Stati, che ha
sempre sede all'Aia ma è organismo ben più legittimato.
(2) La presidentessa del Tribunale, Gabrielle Kirk McDonald, il 5
aprile 1999 veniva insignita di una onoreficenza dalla Corte Suprema
degli USA. In quella occasione essa spiegava senza alcun imbarazzo:
<<Abbiamo beneficiato del forte sostegno dei governi interessati e
degli individui che si sono adoperati, come il Segretario Albright. [Si
noti che i bombardamenti sulla Jugoslavia erano iniziati da pochi
giorni] Come rappresentante permanente alle Nazioni Unite, essa ha
lavorato incessantemente per creare il Tribunale. In effetti, noi
spesso ci riferiamo a lei come alla "madre del Tribunale"...>>
Dunque la "mamma" del Tribunale dell'Aia non è Emma Bonino!
(3) In un comunicato stampa diramato all'Aia il 19 aprile 1999
(JL/PIU/397-E) si legge: <<Per conto del Tribunale Penale
Internazionale per la ex Jugoslavia il Presidente del Tribunale,
giudice Gabrielle Kirk McDonald, ha espresso il suo grande
apprezzamento al governo degli Stati Uniti per la sua concessione di
500mila dollari USA destinati al Progetto Outreach del Tribunale.
Harold Koh, Vice segretario di Stato USA per la democrazia, i diritti
umani ed il lavoro, ha annunciato la donazione in una conferenza stampa
presso il Tribunale venerdì 16 aprile 1999. Questa generosa
contribuzione, che ammonta a più di un terzo del budget complessivo di
Outreach, "consentirà al Tribunale" - come nota lo stesso Vice
Segretario di Stato Harold Koh - "di portare il suo messaggio di
giustizia imparziale non solamente ai governi ed ai rappresentanti
legali dell'ex Jugoslavia, ma, soprattutto, alle famiglie delle
vittime".>> Una dichiarazione tanto nobile da far venire le lacrime
agli occhi, soprattutto se si pensa che questo signore mentre parlava
rappresentava uno Stato - gli USA - che proprio in quei giorni stava
causando dolori enormi e disgrazie a quelle stesse famiglie tramite i
bombardamenti.
(4) Conferenza stampa tenuta il 17 maggio 1999.
(5) Le recenti incriminazioni ed arresti contro alcuni esponenti
minori della "manovalanza" UCK non mutano questo quadro complessivo; lo
stesso vale per l'arresto di Nasir Oric, musulmano della Bosnia
responsabile di micidiali "sortite" delle sue truppe dalla "enclave
protetta" di Srebrenica a danno dei serbi dei villaggi circostanti nel
1992-1993 - e dunque ben prima dei fatti del 1995 sui quali la stampa
internazionale ha tanto insistito, benché la loro vera dinamica ed
entità sia tuttora da chiarire (si veda in proposito in: Juergen
Elsaesser, op. cit.). Nel caso dei croati, mentre nessun leader
politico è stato "incriminato" dall'Aia, lo Stato croato ha finora
negato ogni tipo di collaborazione anche per i militari responsabili
della eliminazione fisica degli abitanti serbi della Slavonia e delle
Krajine.
(6) Franjo Tudjman, oggi defunto, è stato l'autore di testi
revisionisti sul nazismo; Alija Izetbegovic, autore della
"Dichiarazione Islamica" e legato all'Arabia Saudita, all'Iran, al
Pakistan ed a Bin Laden, è sospettato di avere fatto parte dei
filonazisti "Giovani Musulmani" durante la II Guerra Mondiale;
i leader dell'UCK, anche macedone, sono personaggi ricercati
dalle polizie di mezzo mondo per le loro frequentazioni criminali.
Tutti costoro subirono condanne e spesso scontarono pene nella RFSJ per
reati quale l'"istigazione all'odio tra le nazionalità".
(7) La pagina 11467 degli Atti, relativa alla seduta del 10 ottobre
2002, resterà leggendaria poiché in essa per la prima volta nella
storia un "magistrato" (Richard May) dichiara che la Corte accetta il
"sentito dire" come prova.
(8) La "necessità" di una indagine contro Milosevic veniva annunciata
alla conferenza stampa congiunta tenuta dalla "madre del Tribunale ad
hoc", Albright, e dall'ex-procuratore Louise Arbour (successivamente
sostituita dalla Del Ponte) a Washington D.C. il 30 aprile del 1999: si
veda il documento ufficiale dell'ufficio del portavoce del Dipartimento
di Stato USA:
http://secretary.state.gov/www/statements/1999/990430a.html .
(9) A sottolineare il vero e proprio affronto operato da questi
agenti della NATO nel governo serbo, ai danni del paese e della sua
stessa dignità e memoria storica, basti guardare al giorno in cui il
sequestro è avvenuto: 28 giugno, una data altamente simbolica per la
nazione serba. Quel giorno, nel 1389 si concludeva la nota battaglia
contro i Turchi; nel 1914 avveniva l'attentato di Sarajevo; nel 1989
Milosevic teneva il famoso discorso a Kosovo Polje, invocando la
convivenza e la parità tra tutte le etnie (per il testo si veda:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1112 ). Non è
perciò un caso se una prima manifestazione internazionale contro il
"Tribunale" dell'Aia è stata convocata dal comitato "Sloboda" all'Aia
per il 28 giugno 2003.
(10) La opinione contraria della Corte Costituzionale è stata
formalizzata il 6 novembre 2001; il testo è stato pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale della RF di Jugoslavia N.70/01 il 28
dicembre 2001.
(11) I cosiddetti "Amici curiae", la cui scarsa serietà è dimostrata
dal fatto che dopo pochi mesi uno di loro ha rilasciato alla stampa una
intervista dicendosi convinto che Milosevic sarà condannato, e per
questo è stato sostituito nell'incarico in seguito alle proteste di
Milosevic.
(12) Neil Clark sul "New Statesman" del 28 aprile di quest'anno
a proposito del libro: "Yugoslavism: histories of a failed idea
(1918-1992)" di Dejan Djokic (editor), Hurst & co., 369 pagine, ISBN
1850656630.
(13) La strana carriera di Carla Del Ponte risalta dalla clamorosa
intervista di J. Elsaesser al testimone-chiave nella vicenda
Mabetex/Pacolli, Felipe Turover, che ha accusato la Del Ponte di avere
insabbiato l'inchiesta e di aver messo a repentaglio la vita dei
testimoni (KONKRET, dicembre 2002. In italiano su:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2137 ).
(14) È oggi pero' possibile seguire le udienze via internet sui siti:
http://www.domovina.net/Icty/eng/room1.ram
http://hague.bard.edu/video.html
http://tribunal.freeserbia.com
Anche le trascrizioni, che ormai ammontano a molte migliaia di pagine,
sono reperibili su vari siti internet.
(15) ''Hussein e Milosevic ... in quanto dittatori si assomigliano. Il
problema che si pone il mondo civile è quello di annullare le
potenzialita' dei dittatori, per andare sempre più verso la
democrazia''. Ad un'altra domanda, Rugova ha risposto: ''Noi kosovari
dobbiamo ringraziare Dio per l'intervento della Nato che è servito a
salvare un popolo e una civiltà''. (ANSA 13/02/2003).

L'articolo integrale su:
http://www.cnj.it/documentazione/rimozione.html


---
ICDSM - Sezione Italiana
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27
00043 Ciampino (Roma)
email: icdsm-italia at libero.it
Conto Corrente Postale numero 86557006
intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA
causale: DIFESA MILOSEVIC