Giornata degli "scomparsi": Amnesty International ancora fortemente preoccupata per la situazione in Kossovo



Gent.mi tutti,

vi trasmettiamo il comunicato stampa della Sezione Italiana di
Amnesty International:



Giornata degli "scomparsi": Amnesty International ancora fortemente
preoccupata per la situazione in Kossovo




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ALLA CORTESE ATTENZIONE DEL CAPO REDATTORE ESTERI

(Embargo sino alle ore 00,01 di sabato 30 agosto 2003)

COMUNICATO STAMPA
CS123-2003

GIORNATA DEGLI "SCOMPARSI": AMNESTY INTERNATIONAL ANCORA FORTEMENTE
PREOCCUPATA PER LA SITUAZIONE IN KOSSOVO


A quattro anni di distanza dalla fine della guerra in Kossovo e
dall'istituzione della Missione ad interim delle Nazioni Unite (Unmik),
Amnesty International ha espresso oggi ancora forte preoccupazione per il
fatto che oltre 3000 persone di etnia albanese e circa 1200 tra serbi, rom
e appartenenti ad altre minoranze risultano ancora "scomparsi" e che i
responsabili della loro sorte non sono stati portati dinanzi alla
giustizia. L'organizzazione per i diritti umani rileva anche l'assenza di
progressi nelle indagini compiute dalle autorità serbe e dalla Unmik per
chiarire la sorte di queste persone, nonostante siano in corso esumazioni
da fosse comuni e da altri luoghi di sepoltura tanto in Kossovo quanto in
Serbia.

La responsabilità complessiva "per tutti gli aspetti relativi alle indagini
sulle persone scomparse" compete all'Ufficio per le persone scomparse e per
la medicina legale (Ompf) istituito presso il dipartimento della Giustizia
dell'Unmik. L'attività dell'Ompf è attualmente concentrata nella
riesumazione e identificazione dei resti umani rinvenuti nelle fosse
comuni, nella consegna dei corpi identificati alle rispettive famiglie e
nella nuova sepoltura dei corpi non identificati. Amnesty International ha
apprezzato i progressi fatti dall'Ompf nel corso dell'anno così come quelli
analoghi fatti in Serbia.

Tuttavia, Amnesty International ritiene che sia la polizia dell'Unimk che
quella serba debbano porre fine all'impunità nei confronti degli albanesi e
dei serbi responsabili dei sequestri e delle sparizioni. Da questo punto di
vista, ha rappresentato un passo avanti l'istituzione, il 20 maggio di
quest'anno, di un corpo speciale di polizia dell'Unmik incaricato di
indagare sui casi irrisolti di uccisioni avvenute nel 1999 e 2000: si
tratta di una richiesta fortemente sostenuta da Amnesty International, che
ora verificherà da vicino l'operato dell'Unmik.

Nel frattempo, il clima di impunità in Kossovo perdura. Le persone di etnia
albanese sono riluttanti a fornire informazioni alla polizia nel caso in
cui si ritenga che gli autori di una sparizione appartengano alla medesima
etnia. Ciò è dovuto da un lato alla mancanza di un efficace programma di
protezione per i testimoni e le vittime, dall'altro al clima di paura
presente nella regione. Il timore di rappresaglie è recentemente aumentato
a seguito dell'assassinio di due persone di etnia albanese che avevano
testimoniato nel corso di un importante processo per crimini di guerra
contro due ex membri dell'Esercito di liberazione del Kossovo. Nessuno è
stato chiamato a rispondere di questo duplice omicidio.

Amnesty International ha inoltre sollecitato l'Unmik e le autorità della
Serbia a riconoscere che i sequestri e le sparizioni rappresentano una
continua violazione dei diritti dei familiari degli "scomparsi", i cui
tentativi di cercare la verità e ottenere giustizia e risarcimenti si
scontrano con l'indifferenza o l'ostilità delle autorità. Il dolore e la
sofferenza di migliaia di parenti degli "scomparsi" rappresenta una
violazione del loro diritto a non subite torture e maltrattamenti.

Amnesty International ha apprezzato i segnali di collaborazione tra le
autorità di Belgrado e l'Unmik nel riesumare e trasferire i resti di
persone uccise dalla Serbia al Kossovo. L'8 maggio di quest'anno il "Centro
di coordinamento serbo per il Kossovo e la Metohija" ha consegnato
all'Unmik, al confine amministrativo tra Serbia e Kossovo, un primo gruppo
di resti di persone identificate attraverso l'esame del Dna. Si trattava di
37 persone di etnia albanese, i cui corpi erano stati riesumati dalla fossa
comune di Batajnica, nei pressi di Belgrado. I loro corpi sono stati
successivamente presi dall'Ompf e consegnati alle rispettive famiglie per
la sepoltura, avvenuta il 1° agosto, nel villaggio natale di Meja, vicino a
Djakovica.

Amnesty International giudica positivamente anche la cooperazione che si
sta sviluppando a livello locale. Il 19 aprile 2003 i rappresentanti della
"Associazione delle famiglie dei kossovari di etnia serba sequestrati e
scomparsi" ha partecipato a un incontro della "Commissione per le persone
sequestrate e scomparse dell'Assemblea del Kossovo", su invito di Flora
Brovina, presidente della Commissione. Per la prima volta serbi e albanesi
del Kossovo hanno discusso insieme di questi gravi problemi.

Nonostante questi segnali promettenti, a oltre quattro anni dalla fine del
conflitto, la guerra è stata quasi dimenticata al di fuori della regione.
Secondo dati pubblicati dall'Unmik il 15 agosto di quest'anno, su 5032 casi
di persone sequestrate o "scomparse", sono appena poco più di 1000 i corpi
riconsegnati alle famiglie di appartenenza per la sepoltura.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 30 agosto 2003

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