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p.c. L'insostenibile pesantezza della repressione
- Subject: p.c. L'insostenibile pesantezza della repressione
- From: "glr" <glr.y at iol.it>
- Date: Wed, 5 Dec 2001 01:05:58 +0100
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------- Forwarded message follows ------- Date sent: Tue, 27 Nov 2001 21:14:41 +0100 From: El Paso Subject: documento L’insostenibile pesantezza della repressione E' sotto gli occhi di tutti il progressivo inasprimento e allargamento del controllo sociale, che col passare degli anni si dota sempre più di nuovi strumenti e di nuovi metodi. Oggi ci troviamo nella condizione in cui non è più il solo poliziotto a svolgere mansioni di controllo (pedinamenti, appostamenti, etc.) e repressione ma gli sono state affiancate altre figure, che potrebbero essere, ad esempio, un dipendente della Telecom o delle poste. Il controllore di turno è stato inoltre dotato di strumenti tecnologicamente avanzati come microspie, rilevatori satellitari, microfoni direzionali, telecamere che lo aiutano sempre di più nel suo schifoso lavoro. Un posto di rilievo in questa opera di controllo e repressione lo occupano anche i mass-media che, attraverso l'accanimento periodico su determinate notizie, spianano la strada a tutte quelle leggi che attaccano sempre più violentemente le già misere libertà individuali, ricoprendo così un vero e proprio ruolo di avanguardia del meccanismo repressivo. Come non notare, infatti, che l'eccessiva attenzione mediatica su un particolare fenomeno "criminale" precede sempre l'applicazione di ulteriori leggi restrittive. Un esempio potrebbe essere il martellamento operato un po' di tempo fa sulla questione della pedofilia. Si era arrivati al punto che sembrava che nessun bambino potesse più uscire da solo perché orde di pedofili assatanati invadevano le strade di mezzo mondo. La risposta dello stato non si fece attendere: poliziotti alle uscite delle scuole, nuove leggi su intercettazioni telematiche, ostracismo sociale con tanto di nomi pubblicati sui giornali. Poi di punto in bianco siamo diventati tutti terroristi, in special modo subito prima, durante e dopo il G8 di Genova, ed ecco le leggi che prevedono l'allungamento a 24 mesi delle indagini preliminare e della custodia cautelare, la proposta di applicare il 41 bis (carcere duro) ai condannati per reati di terrorismo, le perquisizioni a tappeto in tutta Italia per arrivare poi all'esecuzione di Carlo Giuliani a Genova. Se questo fenomeno era già di per se preoccupante, lo scenario che si propone e si prospetta in quest'ultimo periodo è a dir poco apocalittico. Infatti ai nostri cari governanti è piovuta dal cielo un ricca manna, sotto forma di aerei, che ha dato loro la possibilità di avviare una nuova campagna di terrore globale che prevede l'utilizzo massiccio di leggi speciali, arresti indiscriminati per tutti quelli che hanno un colore della pelle diverso dal bianco e quindi sospetti, ulteriori restrizioni della libertà personale e, ciliegina sulla torta, l'inizio di una guerra santa (del bene sul male) che avrebbe addirittura lo scopo di combattere e sconfiggere il così definito "terrorismo mondiale". Adesso con il timore psicologico indotto all'opinione pubblica di ulteriori attentati e del bioterrorismo a base di antrace, hanno praticamente carta bianca per permettersi di massacrare migliaia di afghani o di fare qualsiasi porcata senza nessun tipo di impedimento politico e sociale. Infatti tutti coloro che non si allineano al modello economico occidentale e, conseguentemente, al suo sistema, vengono considerati terroristi e vengono combattuti con ogni mezzo. Di fatto a tal scopo la politica repressiva messa in atto contro chi si ribella a questo stato di cose si allarga, intensifica e accomuna, in questo momento storico, a quella contro il "musulmano terrorista" (vedi le dichiarazioni di Bush e dello stesso Berlusconi). Questa ennesima guerra di espansione imperialista, camuffata, come abbiamo già detto, da lotta internazionale contro il "terrorismo mondiale", nell'evolversi degli eventi viene sempre più ad assumere connotati razzisti nel momento in cui identifica qualsiasi musulmano come seguace di Bin Laden (vedi le indagini attualmente in corso sui partecipanti o promotori delle varie organizzazioni religiose islamiche sui territori internazionali). Guerra religiosa e culturale quindi che, in effetti, malamente cela le reali mire di interesse economico e militare. Tutti sappiamo che le aberrazioni del regime talebano nei confronti della popolazione afghana erano in atto prima del famoso 11 settembre senza che ciò disturbasse nessuno. Siamo tutti coscienti del fatto che un eventuale regime guidato dall'Alleanza del Nord non migliorerebbe di certo le condizioni culturali, economiche e politiche di questo popolo. Così come sappiamo che Bin Laden e i Talebani sono stati finanziati ed armati dall'America nel periodo della guerra afghana contro l'Unione Sovietica: quindi essi stessi erano in un non lontano passato, complici e uomini del potere americano. Quello stesso potere che ancora oggi applica la pena di morte in nome della giustizia dell'etica e della morale cristiana, che ammazza migliaia di civili iracheni da più di dieci anni, che supporta e trae profitti economici dall'industria delle armi in svariati conflitti mondiali, non ultimo quello israeliano-palestinese. Quello stesso potere che, alla faccia della tanto sbandierata e civile libertà democratica, vieta (addirittura!) l'ascolto di canzoni contro la guerra. Quello stesso potere che non si differenzia da nessun altro in quanto avente le stesse bieche mire di accentramento, di dominio e di ricchezza, fautore di leggi economiche per cui intere popolazioni vengono affamate e/o sterminate da epidemie causate da sperimentazioni farmaceutiche. Leggi regolate da organizzazioni mondiali governative non riconosciute come terroriste ma che in realtà lo sono pienamente, come per esempio il WTO o l'OMS. Ed il potere, in questo preciso momento storico, ha necessità di rafforzarsi militarmente, politicamente, culturalmente ed economicamente in modo globale e territoriale e di incrementare misure di controllo atte anche a garantire l'incolumità, l'impunità e la tranquillità di chi detiene il potere: troppe conflittualità, troppo dissenso, troppa merce in sovrapproduzione. Ecco quindi che la guerra dell'Occidente nei confronti dei pericolosi terroristi islamici serve, parallelamente ed in maniera evidente, a giustificare tutte quelle azioni repressive, presentate all'opinione pubblica come necessarie per sedare la paura dell'attacco terrorista, anche contro i ribelli "nostrani". L'opposizione a questi due "fenomeni" rappresenta il pilastro su cui si basa l'attuale sistema repressivo occidentale, che anche grazie all'utilizzo del terrore sociale generalizzato, crea le condizioni per la promulgazione di leggi sempre più liberticide. Le nuove leggi contro il terrorismo internazionale, infatti, nascondono la volontà di applicare le stesse a qualsiasi forma di dissenso radicale interno ad ogni stato. Come prima accennato, per dare libero corso all'attuazione di leggi come quella di cui sopra, viene utilizzato lo strumento mediatico che, attraverso la diffusione continua ed assillante di messaggi pseudo- culturali e sociali, tende a sottolineare ed esaltare la giustezza della superiorità della civiltà occidentale rispetto a tutte le altre. La paura del terrorista, o degli attacchi biologici, crea nell'opinione pubblica una forte richiesta di sicurezza che viene prontamente accontentata con una massiccia militarizzazione del territorio (è recente la notizia che 4000 militari saranno impiegati per sorvegliare obiettivi "sensibili" quali musei, aeroporti, ambasciate, uffici postali, etc.) con l'installazione di centinaia di telecamere nelle città e anche con l'utilizzo massiccio di leggi speciali. Questo metodo ha accelerato ed esasperato un processo già in atto che viene portato avanti dalla magistratura e dai reparti speciali della polizia e dei carabinieri (Ugicos, ROS) attraverso l'utilizzo dell'articolo 270 (associazione sovversiva), ed ultimamente con i nuovi 270 ter e quater. Molti di noi, infatti stanno vivendo sulla propria pelle le conseguenze di questo metodo inquisitorio. Centinaia di anarchici e comunisti sono indagati e molti processi sono in corso. Altre inchieste aleggiano sulle nostre teste, non ultima quella portata avanti dalla procura di Milano nei confronti di decine di anarchici accusati di appartenere all'organizzazione "Solidarietà Internazionale" che ha rivendicato varie azioni in appoggio alla lotta contro il FIES (regime di carcere duro spagnolo). Ci sono stati anche vari arresti, come ad esempio a Milano, dove tre comunisti sono stati arrestati per aggressione a dei fascisti il 25 aprile scorso, a Roma dove altri tre sono stati arrestati con l'accusa di aver compiuto vari attentati alle sedi D.S. durante la guerra in Kosovo e ultima una compagna anarchica a Bergamo accusata anch'essa di aver compiuto attentati. Tutto ciò avviene anche con l'avallo e la collaborazione di una parte di quel movimento che dichiara di combattere questo sistema: il famigerato movimento dei vari Social Forum che a tutti gli effetti ricopre il ruolo di controllore e mediatore, o almeno ci prova, di tutte quelle forme spontanee di dissenso radicale e rivoluzionario. Insomma una vera e propria nuova polizia che bisogna combattere con la stessa determinazione con cui si combatte quella vecchia. Il tentativo, chiaro e lampante, è quello di accerchiare ed isolare, per colpire più facilmente, tutte quelle realtà che si oppongono in maniera radicale al processo politico ed economico in atto. E noi non possiamo rimanere in silenzio. La nostra risposta deve essere quanto più immediata ed incisiva possibile, tenendo ben presente che l'apparato repressivo è costituito da persone e strutture contro cui è possibile opporsi. Non possiamo agire in maniera meramente difensivistica, in quanto perderemmo gran parte del nostro tempo a rintuzzare gli attacchi repressivi senza, così, potere esprimere i nostri contenuti. Bisognerebbe agire in maniera attiva e netta con lo scopo di rendere sempre più incisiva la nostra lotta. Per questo proponiamo e auspichiamo uno sviluppo e una crescita dei rapporti interpersonali tra i compagni e tra le varie realtà che permetterebbero di sviluppare, in maniera sempre più forte il nostro modo di agire e altresì ci permetterebbero di dotarci di quegli strumenti pratici e teorici che possano aiutare la nostra lotta. gruppo anarchico per l'azione diretta globale individualità anarchiche romane Napoli, 27/11/01 ------- End of forwarded message -------
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