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I: aggressioni
- Subject: I: aggressioni
- From: "Fulvio" <bassottovic at tiscalinet.it>
- Date: Wed, 3 Oct 2001 00:00:26 +0200
-----Messaggio Originale-----
Da: Fulvio
Data invio: martedì 2 ottobre 2001 18.51
Oggetto: aggressioni Condivido la frase "la misura è colma" dopo l'aggressione alla
campagna della Rete Antirazzista. Indirizzo soprattutto ai compagni di
Rifondazione l'invito, tante volte in passato ignorato, a una rigorosa
riflessione sia sulla riduttiva ed ingannevole identificazione
movimento-tute bianche, movimento-Casarini e Co., dove si scambia una
parte (certamente non la migliore) con il tutto, sia su metodi e contenuti di
queste tute (alias Ya Basta, alias Rage, alias Centri del Nord Est), al fine di
evitare al partito un capitombolo funesto. Il più è già stato detto in vari
interventi, finalmente chiari ed espliciti, nel CPN, su parole d'ordine, slogan
e obiettivi passivamente assunti e scimmiottati e poi rivelatisi fasulli,
infantili e fuorvianti. Cose utili e giuste sono state anche dette da altre
essenziali componenti di classe del Movimento, Cobas e Fiom, specie a Napoli e
sui giornali di sinistra. Ma va sempre ricordato il percorso di questa
gente che oggi, vedi Santoro, tenta di riclarsi assumendo parole d'ordine e temi
fino a ieri disdegnati e liquidati, oggi però imposti dalla maturazione del
Movimento, più che dall'input di un partito rimasto a bocca aperta, incapace di
contributi che non fossero apologie, col cappello in mano. Un percorso segnato
dall'accanita rimozione della guerra, imperversante dal 1991 e arrivata all'acme
davanti alle porte di casa con Jugoslavia, Palestina, Iraq e ora Macedonia,
dall'annegamento e dalla diluizione delle responsabilità assolutamente primarie
dell'imperialismo USA nello sfascio bellico, economico, culturale ed ambientale
del mondo (cosa anche questa appresa da Marcos), dalla vacuità mistificante e
depistante di titolazioni come "I padroni del mondo", ad evitare la rigorosa
identificazione di fisionomia, nome ed indirizzo dei responsabili e cancellare
qualsiasi contraddizione interimperialistica, a vantaggio di un mitico
monoblocco capitalistico mondiale, l'Impero. Toni Negri come Fukijama: la fine
della storia.Impero fatto. Per cui esodo, fuga, diserzione, nicchia, isola
felice e chi resta fuori peggio per lui. Da cui Chiapas e basta, centri sociali
e basta, "Marrakesh" e "Mediterraneo" del fiancheggiatore Salvatores. Resta il
capitalismo, termine bandito fino a Genova, ma qualche blatta può sopravvivere
nelle crepe, qualcun'altro può anche trovare uno strapuntino al banchetto, basta
disporsi alla sussidiarietà (quante cooperative hanno le Tute Bianche, non
ancora quante C.L.?) Posizione collateralista dell'imperialismo, volente o
nolente, che ieri si affratellava con gli scagnozzi CIA di Alleanza Civica
e poi di Otpor in Jugoslavia e disertava (è una mania) la manifestazione
nazionale per la Palestina con la grottesca scusa di non gradire l'idea di Stato
e, dunque, di "Due Stati per due popoli", e, sul piano interno, competeva con la
Lega sulle "democrazie municipali" (nemiche del pubblico e dello Stato che lo
garantisce, in modo simmetrico alla demolizione degli ALTRI Stati Nazione
da parte degli USA) e per la"scuola territoriale", si prestava a farsi
strumento dei colpi di mano manconiani nei Verdi, entrandovi e uscendone in
massa, otteneva in premio megacentri sociali come il Rivolta da
Benetton-Cacciari, beneficiava di benevolenze istituzionali (Livia
Turco) e pastette di piazza (Jervolino e questori vari, fino all'irruzione dei
CC) e oggi, con il solito Negri e il parallelo Revelli, avalla la teoria di un
terrorismo islamico capitalista e nazionalista, anti-USA, consolidando la
montatura USA della necessità di un intervento verso l'esterno (non verso il
nido di serpi che gli USA sono), magari con non troppo carneficina. Non
diceva così Cossutta nella primavera nel 1999 davanti al terrorismo
anti-serbo? Sarebbe utile che alle istanze locali e nazionali del Partito
si facesse avere quanto più materiale possibile su usi e abusi di questa
formazione adorata e pompata dai media al di là di ogni effettivo peso e
spessore della sua presenza, in modo da rendere possibile quella scrupolosa
indagine di classe (concetto cancellato dalla "società civile", come le
masse dalle "moltitudini", ovviamente di "corpi" messi in gioco) e quella
analisi di comportamenti (esasperatamente e rudemente leaderistici: il carisma e
la camarilla al posto delle verifiche democratiche, l'eternizzazione del
vertice) e contenuti (riduttivi, riformistici, imposti da una vociferante
minoranza sgradita ormai a tutte le componenti del Movimento, moderate, ma
serie, e radicali) che permetterebbero di offrire al Movimento un qualcosa
di più rigoroso, duraturo e trasparente delle furbizie infantili propinate ed
accettate fin qui acriticamente. Il Movimento per quanto riguarda le tute
bianche non è, per gli apprensivi sul proprio destino personale e politico,
l'ultima zattera che passa. Obliterare le classi, neutralizzare la lotta con la
violentissima imposizione (tipo Testimoni di Jehova) di una indistinta e
assoluta, antiscientifica, antistorica, antibiologica, antirivoluzionaria "non
violenza", accantonare il nemico principale statunitense, annebbiare il concetto
di imperialismo in una globalizzazione fasulla (riguarda meno di un quinto
dell'umanità, coinvolge l' 8% di quanto si produce, occupa il 30% delle
operazioni delle multinazionali), esprimere anticomunismo viscerale travestito
da antistalinismo, concludere connubi politici ed operativi con nemici di classe
interni ed esterni (Otpor), reprimere ogni dissenso anche fisicamente,
avvalorare il concetto di "terrorismo islamico endemico e autoctono", sono
cosucce che metterebbero in guardia qualsiasi comunista. Sicuramente mettono in
guardia chi ha vissuto in diretta la vicenda Sofri-Liguori-Lerner-De
Aglio-Marcenaro-Panella-Ferrara-Pietrostefani Saman, dalla rivoluzione
anticapitalista alle veline Nato, CIA e Mossad (ricordare, tra gli
altri, in parallelo con Sherwood-Otpor-B92, i legami e i sicofantismi
di Sofri con le finalmente scoperchiate bande criminali narcotrafficanti
di Bin Laden-Cia in Bosnia, Kosovo e Cecenia. A proposito, la genia Sofri
si perpetua: chi ha letto, nella pagina della "cultura"(!) della Repubblica,
tempo fa, un paginone del figliolo Luca sulla fine del "Duce", è rabbrividito di
fronte a carezze, indulgenze, patetismi compassionevoli e sviste che
neanche Caracciolo ne "La grande Storia") Oggi si arriva a tale
intossicazione tutabianchista da dichiararsi stufi della contraddizione
capitale-lavoro e proporre l'eliminazione dei nostri circoli, primo e
preziosissimo radicamento nel territorio, per sostituirli con forum sociali (o
magari sedi di tute bianche, che infatti vengono moltiplicate da emissari
inviati in tutta Italia) dall'incerto concerto, contenuto, futuro.
I circoli, oggi, sono spesso sclerotici, autoreferenziali, ci
si incontrano liturgicamente gli iscritti. Ma non di eliminarli si tratta.
Piuttosto di aprirli ai cittadini, all'informazione a tutti,alle attività
sociali, culturali, conviviali, sportive, come un tempo le Case del Popolo. Non
è questo che hanno fatto i centri sociali, con grosso successo? A ogni circolo
un computer, a ogni circolo un proiettore, un archivio audiovisivi (curati dal
partito) e una biblioteca. Infine bisognerebbe stare attenti a non
alienarsi, a forza di camminare con lo zoppo, altri a cui stanno crescendo gambe
dritte. Frequento centri sociali da sempre, nonostante l'età matusalemmica. In 9
su 10 trovo rispondenza con quanto sopra. E crescente insofferenza. Vogliamo
arrivare dopo di questi nel chiarire le cose e vederli sparire in
lontananza?
Fulvio Grimaldi
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