Notizie Est #299 - Serbia/Montenegro



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NOTIZIE EST #299 - SERBIA/MONTENEGRO
13 gennaio 2000
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L'ACCORDO TRA LE FORZE DI OPPOSIZIONE SERBE
(sulla base dei materiali pubblicati da "Danas", 
11, 12 e 13 gennaio 2000)

Dopo trattative durate sei ore, gli esponenti 
delle principali forze di opposizione serbe sono 
riusciti, lunedi' 10 gennaio, a giungere a un 
accordo in merito a due documenti programmatici, 
con i quali vengono fissati gli obiettivi 
politici e le scadenze di una loro linea di 
azione comune, che prevede l'avvio di 
manifestazioni unitarie all'inizio di marzo, 
qualora non vengano fissate elezioni libere e 
democratiche entro la fine di aprile. La 
riunione e' stata organizzata su invito di Vuk 
Draskovic, leader del Movimento di Rinnovamento 
Serbo (SPO) e ai documenti finali hanno aderito 
tutte le formazioni piu' importanti, dalla 
stessa SPO, all'Alleanza per i Cambiamenti e a 
molte altre formazioni minori (riportiamo piu' 
sotto, a titolo informativo, la traduzione 
integrale dei due documenti e l'elenco completo 
delle forze che li hanno firmati). Alla riunione 
hanno partecipato anche alcuni influenti 
consiglieri di Draskovic, come Predrag Simic e 
Ognjen Pribicevic. Non hanno invece presenziato 
Zoran Djindjic del Partito Democratico (DS) e di 
Goran Svilanovic dell'Alleanza Civica Serba 
(GSS), che hanno tuttavia delegato a 
rappresentarli Vladan Batic, coordinatore 
dell'Alleanza per i Cambiamenti, di cui i loro 
partiti fanno parte. Nonostante non abbia 
partecipato alla riunione convocata da 
Draskovic, Djindjic si e' dichiarato disponibile 
a incontrare quest'ultimo quanto prima. L'unico 
partecipante all'incontro che si e' rifiutato di 
firmare l'accordo programmatico e' stato il 
generale Momcilo Perisic, del PDS, il quale si 
e' lamentato del fatto che con le decisioni 
adottate "si abbandonano le iniziative per 
giungere a una sostituzione di Milosevic 
attraverso le istituzioni del sistema, 
nonostante non siano state esaurite tutte le 
possibilita'", aggiungendo comunque che il suo 
partito e' favorevole alla maggior parte del 
testo dei due documenti e che esso si sforzera' 
"di portare avanti il dialogo su un metodo di 
lavoro e una strategia che espongano ai minori 
rischi possibili". Vuk Draskovic gli ha risposto 
che lo SPO e' favorevole a un dibattito pubblico 
nel parlamento federale, ma solo quando a esso 
potranno partecipare anche i deputati eletti dal 
DPS [il partito montenegrino di Milo 
Djukanovic]. Vladan Batic, coordinatore 
dell'Alleanza per i Cambiamenti, ha annunciato 
che i rappresentanti dell'opposizione hanno 
deciso, su suggerimento di Momcilo Trajkovic e 
del vescovo Artemije (presenti come osservatori 
alla riunione), di recarsi presto in Kosovo, a 
Gracanica, dove ai rappresentanti della 
comunita' internazionale verra' "fatto capire 
con chiarezza che l'opposizione appoggia le 
richieste del Consiglio Nazionale Serbo del 
Kosovo". Il giorno stesso in cui i maggiori 
esponenti dell'opposizione di Belgrado si 
incontravano, il leader serbo del Kosovo Momcilo 
Trajkovic ha dichiarato a "Radio Free Europe" 
che i rappresentanti politici serbi del Kosovo 
"stanno seriamente pensando" a un ritorno nelle 
istituzioni "create nella provincia dalla 
comunita' internazionale". Tuttavia, in 
un'intervista alla TV "Palma Plus", il 
presidente del Comitato Esecutivo del Consiglio 
Nazionale Serbo del Kosovo, Veljko Odalovic, ha 
dichiarato che l'Assemblea non accettera' alcuna 
partecipazione di serbi al lavoro del Consiglio 
amministrativo temporaneo del Kosovo guidato da 
Kouchner e ha aggiunto che la Serbia non 
cancellera' nessuna delle sue istituzioni, o dei 
suoi organi, in Kosovo. Mentre si trovavano a 
Belgrado, Trajkovic e Artemije hanno partecipato 
a un incontro organizzato dall'ambasciatore 
italiano in Jugoslavia, Riccardo Sessa, al quale 
hanno presenziato anche gli ambasciatori della 
Commissione Europea, della Gran Bretagna e di 
Francia, Germania, Portogallo, Russia, Giappone 
e Canada. I diplomatici hanno espresso la loro 
soddisfazione per l'accordo tra le forze 
dell'opposizione e, secondo le parole di 
Trajkovic, hanno insistito "per il rientro dei 
serbi del Kosovo nel Consiglio amministrativo 
temporaneo, aggiungendo che senza partecipare a 
tale istituzione, i serbi non possono risolvere 
i loro problemi". Trajkovic da parte sua ha 
posto come condizioni il miglioramento della 
sicurezza della popolazione serba, 
l'assicurazine di un forte autogoverno locale, 
l'inizio di un processo di rientro dei profughi, 
nonche' la risoluzione del problema dei serbi 
rapiti. Sempre a livello delle reazioni a 
livello internazionale, ci sono da registrare le 
dichiarazioni del premier italiano D'Alema che, 
in visita ad Atene, ha affermato che l'UE e gli 
USA devono prendere attentamente in esame le 
richieste dell'opposizione di una cancellazione 
immediata di alcune sanzioni, e quella del 
premier greco Simitis, secondo cui le sanzioni 
sono controproduttive. Il portavoce della Casa 
Bianca James Rubin ha anch'egli espresso grande 
apprezzamento per l'accordo tra le forze 
dell'opposizione di Belgrado e, tra le altre 
cose, ha dichiarato che Washington "proseguira' 
il dialogo con l'opposizione, sia bilateralmente 
sia trilateralmente con l'Unione Europea, per il 
sostegno alla Serbia democratica, ivi incluse le 
discussioni sulla questione delle sanzioni".

La settimana prossima si dovrebbe svolgere un 
viaggio dei leader dell'opposizione a Washington 
e il 27 gennaio gli stessi si recheranno nella 
Repubblica Serba di Bosnia, a Banjaluka, dove 
incontreranno le autorita' locali, esponenti 
della chiesa ortodossa e l'"erede al trono" 
Aleksandar Karadjordjevic. Da Washington, 
inoltre, arriva un'importante indiscrezione: 
l'Alleanza per i cambiamenti potrebbe 
trasformarsi da coalizione in un vero e proprio 
partito. Tale partito, secondo quanto scrive 
oggi "Danas", dovrebbe avere una presidenza 
unitaria, composta dai presidenti di tutti i 
partiti dell'attuale coalizione, con l'aggiunta, 
molto probabilmente, di un posto aggiuntivo per 
il Partito Democratico, quale forza piu' 
consistente. Sempre secondo "Danas", che cita 
funzionari anonimi di Washington, a capo di tale 
ipotetico partito non ci sara' uno degli attuali 
leader della coalizione (Djindjic, Avramovic 
ecc.), ma, come si afferma, "una personalita' 
che simbolizzi una resistenza continua al regime 
e che sia accettabile e rispettata dai leader di 
tutte le forze dell'attuale coalizione". "Danas" 
afferma che l'opinione piu' diffusa e' che tale 
persona sara' Vesna Pesic, fino a poco tempo fa 
presidente dell'Alleanza Civica della Serbia. 
Pesic in questi giorni si trova in visita 
privata negli Stati Uniti e si e' espressa con 
termini molto positivi sull'idea di trasformare 
l'Alleanza per i Cambiamenti in Partito. Va 
registrato infine che Djindjic e' stato 
riconfermato con la maggioranza dei voti a capo 
del Partito Democratico, dopo avere offerto le 
sue dimissioni. Ad agosto, infatti, Djindjic 
aveva affermato che se Milosevic non si fosse 
dimesso entro alcune settimane, si sarebbe 
ritirato dalla politica. Nonostante abbia 
ottenuto la maggioranza dei voti della direzione 
politica del suo partito, Djindjic ha dovuto 
registrare il voto contrario della delegazione 
di Kragujevac, roccaforte dell'opposizione, che 
continua a essere convinta dell'opportunita' di 
un ritiro di Djindjic dalla politica. 

(sulla base dei servizi pubblicati da "Danas", 
11 gennaio 2000)


ACCORDO PER UN'AZIONE COMUNE DELL'OPPOSIZIONE 
DEMOCRATICA AL FINE DI OTTENERE ELEZIONI 
ANTICIPATE DEMOCRATICHE

Noi, leader dei partiti e delle coalizioni 
dell'opposizione in Serbia, abbiamo concordato 
oggi, 10 gennaio 2000, quanto segue:
I dieci anni del regime di Slobodan Milosevic 
hanno fatto della Serbia un vero e proprio 
deserto. Il paese e' biologicamente, 
materialmente e moralmente in rovina. Sono state 
distrutte o svalutate tutte le istituzioni che 
sono una condizione essenziale per un 
funzionamento democratico della societa'. La 
Serbia e' stata trasformata in uno stato 
monopartitico, nel quale si governa con 
l'applicazione di una repressione brutale e del 
terrorismo di stato, l'esempio piu' evidente dei 
quali e' l'organizzazione dell'attentato contro 
il presidente del SPO e l'uccisione di quattro 
dirigenti di questo partito, il 3 ottobre 
dell'anno scorso. Vittime del terrore statale 
organizzato e delle repressioni oggi non sono 
piu' solo i leader e i membri dei partiti 
democratici di opposizione, ma anche i 
giornalisti, i media indipendenti, i professori 
universitari, i giudici, gli studenti, i 
docenti, gli scolari, i profughi, i pensionati, 
i disoccupati, i soldati, i riservisti, gli 
ufficiali, i poliziotti, gli agricoltori, gli 
invalidi, le famiglie dei deceduti... tutti 
coloro che in Serbia cercano di ottenere 
cambiamenti democratici e un cambiamento del 
governo che, ormai da dieci anni, produce solo 
sconfitte, colonne di profughi, scontri con il 
mondo, morte, miseria e sofferenze per milioni 
di persone. Noi vediamo la salvezza per la 
Serbia e i suoi cittadini nell'uscita di scena 
dell'attuale potere e in un cambiamento completo 
del sistema. Anche se il regime ha recentemente 
respinto le richieste dell'opposizione 
democratica in Serbia per il raggiungimento di 
un accordo relativo a elezioni democratiche 
anticipate a tutti i livelli della nostra 
repubblica, anche se tale regime e' rimasto 
sordo anche alla volonta' dei cittadini espressa 
nelle manifestazioni di protesta, abbiamo deciso 
di indirizzare nuovamente, e questa volta tutti 
insieme, le nostre richieste a Slobodan 
Milosevic, presidente della Repubblica Federale 
di Jugoslavia e del Partito Socialista Serbo, 
nonche' ai presidenti della Serbia, del 
Parlamento della Serbia e del Governo della 
Serbia. Le richieste sono: 1. Accordo tra i 
partiti di governo, quelli di opposizione e la 
coalizione che firma l'odierno accordo, per 
l'organizzazione in Serbia, a tutti i livelli, 
di elezioni anticipate e democratiche, che si 
tengano entro la fine di aprile di quest'anno. I 
firmatari dell'odierno accordo promuoveranno le 
posizioni approvate in occasione della Tavola 
rotonda dei partiti parlamentari 
dell'opposizione del 14 ottobre dell'anno 
scorso. 2. Cessazione di tutti gli atti di 
terrore e illegalita' statale in ogni loro 
forma, nonche' l'assicurazione alla giustizia 
degli esecutori e degli organizzatori del 
crimine sull'autostrada dell'Ibar del 3 ottobre 
scorso e gli esecutori e gli organizzatori 
dell'uccisione di Slavko Curuvija e di tutti gli 
altri omicidi non chiariti. 3. Annullamento 
delle attuali leggi repressive con le quali 
vengono limitati i diritti dei cittadini, e 
delle leggi antidemocratiche sull'informazione e 
sulle universita'. Cercando la fine del terrore 
e dell'illegalita' di stato, e offrendo ancora 
un'occasione di soluzione pacifica e democratica 
della crisi e delle tensioni che regnano in 
Serbia, adempiamo alle nostre reponsabilita' di 
fronte al nostro stato e ai cittadini. Invitiamo 
le persone responsabili che fanno parte della 
coalizione di governo ad avviarsi sulla stessa 
strada. Nel periodo che viene, nell'ambito di 
forum indipendenti e unitari, e presentandoci di 
fronte ai media locali e innanzi ai cittadini, 
faremo tutto il possibile per presentare al 
popolo della Serbia e ai futuri elettori 
dell'opposizione la nostra strategia comune e 
per aumentare la speranza nei cambiamenti. Il 
primo grande meeting unitario a sostegno di tali 
richieste dell'opposizione si terra' a marzo. I 
partecipanti all'odierna riunione 
dell'opposizione democratica si sono accordati 
per collaborare alla preparazione delle 
elezioni, e proseguire tale collaborazione nel 
corso delle stesse e dopo di esse, impegnandosi 
a rispettare tutti i documenti unitari finora 
formulati relativamente al reciproco fair play, 
alla non collaborazione con il regime e a 
condizioni minime per le elezioni. Per questo, 
tale collaborazione verra' istituzionalizzata.


AI MINISTRI DEGLI ESTERI DELL'UNIONE EUROPEA, 
DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, DELLA RUSSIA E 
DELLA CINA.

1. Noi, leader dei partiti e delle coalizioni 
dell'opposizione democratica in Serbia, abbiamo 
concordato oggi, 10 gennaio 2000, di CHIEDERE ai 
governi dei vostri paesi: 1. L'immediata 
applicazione delle disposizioni della 
Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza 
delle Nazioni Unite sul Kosovo e la Metohija  - 
La piena difesa da parte delle forze KFOR dei 
confini statali della Repubblica Federale di 
Jugoslavia con l'Albania e la Macedonia e 
l'impedimento di tutte le incursioni criminali 
sul territorio del Kosovo; - Un'azione decisa 
contro i terroristi e saccheggiatori albanesi in 
Kosovo, nonche' contro tutti i tipi di 
illegalita' e criminalita' in tale provincia; - 
La proclamazione dell'autogoverno locale per i 
serbi, i gorani, i musulmani, i rom e i membri 
delle rimanenti comunita' nazionali non albanesi 
in Kosovo, come soluzione temporanea sotto la 
piena difesa della KFOR e dell'UNMIK, con 
l'impegno della KFOR e dell'UNMIK di garantire 
un ritorno e una vita rapidi e sicuri in Kosovo 
a tutti i serbi e al resto della popolazione non 
albanese, che sono stati scacciati dal Kosovo 
dopo l'arrivo delle forze internazionali in 
questa provincia jugoslava e serba; 2. 
L'immediata cancellazione delle sanzioni 
internazionali sul traffico aereo e dell'embargo 
petrolifero contro la Serbia; 3. L'aumento degli 
aiuti umanitari per circa un milioni di profughi 
in Serbia e in Montenegro, nonche' per circa due 
milioni di cittadini che vivono sull'orlo della 
fame. 2. Oltre a queste misure immediate, 
chiediamo all'UE e agli USA che vengano 
cancellate o sospese, subito dopo che verra' 
raggiunto e firmato un accordo tra il regime e 
l'opposizione democratica per elezioni 
anticipate in Serbia a tutti i livelli, tutte le 
rimanenti sanzioni contro la Serbia e la 
Repubblica Federale Jugoslava, che venga 
rinnovata la partecipazione a pieno diritto 
della Jugoslavia all'OSCE e che in Kosovo 
ritornino i soldati e la polizia serbi, in 
conformita' agli accordi firmati. Le sanzioni 
dell'UE e degli USA colpiscono il popolo, e non 
il regime. Esse servono al regime per 
satanizzare in Serbia tutto cio' che e' europeo 
e democratico e per ricorrere al crudo terrore 
statale contro l'opposizione, i media, i 
giudici, i cittadini e tutti coloro che lottano 
per la vittoria della democrazia in Serbia. Con 
l'accettazione delle nostre richieste di oggi da 
parte dei Governi dei vostri paesi, il regime di 
Slobodan Milosevic si troverebbe ad affrontare 
la richiesta di elezioni anticipate da parte di 
milioni di cittadini della Serbia. A una tale 
richiesta il regime non potrebbe opporsi e la 
vittoria elettorale andrebbe alle forze 
democratiche. L'opposizione democratica della 
Serbia e' favorevole a un'equa posizione della 
Serbia e del Montenegro negli organi della 
Repubblica Federale Jugoslava, al rinnovo dei 
rapporti diplomatici con USA, Francia, Gran 
Bretagna e Germania, a riforme immediate e 
radicali del sistema politico ed economico nel 
paese, all'armonizzazione delle nostre leggi 
fondamentali con le leggi dell'Unione Europea e 
ad assicurare le condizioni per l'inserimento 
della Serbia e della Jugoslavia nel Patto di 
Stabilita' per l'Europa Sud-Orientale. 
L'opposizione democratica della Serbia e' 
favorevole al massimo rispetto dei particolari 
diritti nazionali, culturali e religiosi degli 
ungheresi, degli albanesi, dei musulmani, dei 
romeni, degli slovacchi, dei bulgari, dei 
croati, dei russini e di tutte le altre 
comunita' nazionali della Serbia. La 
decentralizzazione del potere e il rafforzamento 
dell'autogoverno locale e regionale, in armonia 
con gli analoghi sviluppi in atto nell'Europa 
contemporanea, saranno uno dei punti chiave del 
nostro programma. Una Serbia e una Jugoslavia 
democratiche in Europa, con un'ampia 
collaborazione con gli USA, la Russia, la Cina e 
gli altri stati, e soprattutto con i nostri 
vicini, e' uno degli obiettivi unitari 
dell'opposizione in Serbia.

*Hanno aderito ai due documenti: il Movimento 
per il Rinnovamento Serbo di Vuk Draskovic, 
l'Alleanza per i cambiamenti, rappresentata alla 
riunione da Vladan Batic, il Centro Democratico 
di Dragoljub Micunovic, il Partito Democratico 
della Serbia di Vojislav Kostunica, l'Unione 
Socialdemocratica di Zarko Korac, l'Alternativa 
Democratica di Nebojsa Covic, la 
Socialdemocrazia di Vuk Obradovic, la Nuova 
Democrazia di Dusan Mihajlovic, la Lega 
Socialdemocratica di Vojvodina di Canak, la 
Coalizione Sandjak di Rasim Ljajic, la 
Coalizione Vojvodina di Dragan Veselinov e la 
RDSV di Mile Isakov.

(da "Danas", 12 gennaio 2000)


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