Notizie Est #298 - Croazia



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NOTIZIE EST #298 - CROAZIA
11 gennaio 2000
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FRANJO TUDJMAN: UNA CARRIERA
di Milos Vasic - ("Vreme", 18 dicembre 1999)

Franjo Tudjman e' nato il 14 maggio 1922 a 
Veliko Trgovisce, un villaggio nella regione 
dello Zagorje croato, non lontano da Kumrovac, 
il luogo di nascita di Josip Broz Tito. Dopo la 
scuola elementare, Franjo ha frequentato il 
ginnasio a Zagabria e successivamente 
l'Accademia commerciale. Sotto l'influenza del 
padre Stjepan ha cominciato a simpatizzare per 
la sinistra e nel 1940 e' stato perfino 
incarcerato per avere celebrato la Rivoluzione 
d'ottobre.

Dopo la creazione dello Stato Indipendente 
Croato [lo stato ustascia, guidato dal 
collaborazionista Ante Pavelic - N.d.T.], il 
giovano Franjo Tudjman si e' unito con il padre 
ai partigiani dello Zagorje. In tale periodo ha 
lavorato nel settore "tecnico" del partito: 
stampava volantini, organizzava la loro 
diffusione a Zagabria e nello Zagorje. Marko 
Belinic, uno degli organizzatori 
dell'insurrezione, lo nomina direttore della 
Prima sezione SKOJ [Lega della Gioventu' 
Comunista Jugoslava] dello Zagorje. I compagni 
di allora lo ricordano come un commissario 
imbronciato e inflessibile; alcuni biografi 
(Predrag Matvejevic) gli rinfacciano un 
insufficiente coraggio e di essersi tenuto 
lontano dal fronte; altri ricordano che nel 
maggio del 1942 e' "caduto nella trappola" a 
Zagabria, ma e' riuscito subito a fuggire dalla 
polizia ustascia. Suo fratello Stjepan viene 
ucciso nel 1943, durante le lotte nello Zagorje. 
Alla fine della guerra Franjo Tudjman si ritrova 
nella posizione di commissario politico di 
divisione e capo della Sezione personale di 
corpo d'armata. Suo padre Stjepan diventa membro 
dello ZAVNOH [Consiglio regionale antifascista 
di liberazione popolare della Croazia].

All'inizio del 1945, il maggiore Franjo Tudjman 
si trasferisce in qualita' di quadro di partito 
croato, con la moglie Ankica da egli conosciuta 
tra i partigiani, a Belgrado, dove ricopre la 
carica di capo della Sezione quadri della 
Direzione per il personale del Ministero della 
difesa popolare, un posto delicato e 
politicamente molto importante. Nel 1946 rimane 
senza il padre Stjepan e la madre: secondo la 
versione ufficiale di allora Stjepan, in un 
attimo di follia, aveva ucciso la sua seconda 
moglie e poi si era tolto la vita. Franjo 
Tudjman, da parte sua, in un primo tempo 
affermera' che i due sono stati uccisi da 
terroristi ustascia e, in un secondo tempo, dopo 
essere arrivato al potere in Croazia, accusera' 
la UDB [la polizia politica della Jugoslavia di 
Tito - N.d.T.] di avergli ucciso il padre.

Fino al 1957 Franjo Tudjman rimarra' a capo 
sella Seconda sezione (quadri) della Direzione 
per il personale del Ministero della difesa, 
guidato da Ivan Gosnjak. A Belgrado sono anche 
nati i suoi figli: Miroslav, Stjepan e Nevenka. 
Nel 1957 termina gli studi presso l'Alta 
accademia militare della JNA [Esercito Popolare 
Jugoslavo] e diventa capo della Direzione per il 
personale. I motivi del suo abbandono della JNA 
nel 1961, quando e' ormai diventato generale di 
brigata e direttore della Enciclopedia militare, 
non sono ancora del tutto chiari. L'attuale 
versione afferma, scontatamente, che il gen. 
Tudjman si e' scontrato con i generali "grande 
serbi e favorevoli a una Jugoslavia unitarista"; 
alcuni testimoni affermano che Tudjman esagerava 
con insistenza l'importanza dei partigiani 
croati all'interno della lotta popolare di 
liberazione e che poco a poco e' scivolato nel 
nazionalismo. Sia come sia, il suo pensionamento 
anticipato si e' svolto in maniera politicamente 
indolore, fatto che dimostra come non fosse in 
conflitto con i generali piu' alti del tempo e 
con l'organizzazione del partito all'interno 
della JNA. Inoltre, e' stato creato 
appositamente per lui a Zagabria, come 
istituzione del partito e con la benedizione di 
Bakaric, l'Istituto di storia del movimento 
operaio, a capo del quale e' stato dal 1 
novembre 1961 fino al 4 aprile 1967, quando e' 
stato espulso dalla Lega dei comunisti per il 
sostegno dato alla Dichiarazione sulla lingua 
letteraria croata.

Come direttore dell'Istituto di storia del 
movimento operaio, Tudjman ha dato vita alla 
rivista "Putevi revolucije" ["Le vie della 
rivoluzione"], della quale e' stato direttore. A 
partire dal 1963 e' stato docente presso la 
Facolta' di scienze politiche dell'Universita' 
di Zagabria, ma e' riuscito ha portare a termine 
il dottorato solo a Zadar, nel 1965, con la tesi 
"I motivi della crisi della Jugoslavia 
monarchica dall'unione nel 1918 fino al crollo 
nel 1940". Tale dissertazione e' stato oggetto 
di fondati sospetti di plagio, ma non e' stata 
ufficialmente contestata.

Dal 1967 in poi, il generale in pensione dr. 
Franjo Tudjman, ha mantenuto contatti intensi 
con intellettuali dagli umori nazionalisti, come 
Sime Djodan e Petar Segedin, ma anche con 
intellettuali vicini al potere, come Miroslav 
Krleza, Vlatko Pavletic e Veceslav Holjevac, il 
leggendario sindaco di Zagabria. Nel corso della 
"primavera croata" del 1969-1972 Tudjman non 
resiste alla tentazione di farsi notare e tiene 
numerosi discorsi infuocati. Viene seguito 
dall'occhio vigile della sicurezza di stato 
(allora a Zagabria non era per nulla raro: si 
arrestava normalmente per molto meno di discorsi 
imprudenti) e finisce in prigione. La leggenda 
afferma che Krleza sia intervenuto a suo favore 
presso Tito e che Tito abbia detto: "Con 
Tudjman, non andate troppo sul pesante!". Ha 
avuto due anni, scontati pero' solo in parte, a 
causa del cuore debole, come recitava il 
certificato medico; ironia del destino, quel 
cuore ha resistito nelle scorse sei settimane a 
una malattia che si sarebbe portata via anche un 
uomo molto piu' giovane in un batter d'occhio... 
All'inizio del 1981 Tudjman e' nuovamente finito 
in prigione, per tre anni, questa volta per le 
molte dichiarazioni e interviste rilasciate a 
organi di stampa e a televisioni stranieri. 
Anche in questo caso ha scontato solo pochi 
mesi, sempre per il cuore debole.

Nel 1987 Franjo Tudjman riesce in qualche modo a 
ottenere il passaporto. Senza indugiare, tra 
tutte le possibili destinazioni sceglie il 
Canada, dove si incontra con l'emigrazione 
croata piu' estremistica. Nel paese 
nordamericano conosce figure interessanti, che 
in futuro faranno carriera nel nuovo potere 
croato, in particolare Gojko Susak, che gestiva 
un ristorante in franchising della catena di 
fast-food Kentucky Fried Chicken (e non una 
pizzeria, come si racconta); Susak affascinera' 
Tudjman, sara' il suo Mefisto e morira' come suo 
ministro della difesa.

Con ogni evidenza in Canada Tudjman ha firmato 
il suo patto con il diavolo ustascia, che 
rimarra' in vigore per i successivi dieci anni, 
fino alla sua morte. In particolare, gli 
emigranti hanno promesso, e hanno dato, denaro 
per il futuro partito di Tudjman, attendendosi 
in cambio favori politici, ma anche di altra 
natura. L'entita' effettiva del denaro cosi' 
raccolto non e' mai divenuta nota; ancora oggi 
vengono di tanto in tanto individuati conti 
bancari con milioni di dollari nascosti, 
l'ultima volta in Australia, un paio di mesi 
fa...

Alla fine del 1989, Franjo Tudjman e coloro che 
ne condividevano le idee, ivi inclusi gli 
emigranti estremisti che sono tutti in qualche 
modo riusciti a ricevere i passaporti e, nel 
1990, anche quelli senza passaporto, fondano la 
Comunita' Democratica Croata (HDZ). Le prime 
elezioni multipartitiche svoltesi in Croazia nel 
maggio del 1990 vengono nettamente vinte dalla 
HDZ, molto piu' che per i soldi 
dell'emigrazione, per il fatto che i croati ne 
avevano abbastanza del regime comunista, che 
Milosevic in Serbia aveva gia' largamente acceso 
il nazionalismo serbo con le sue pretese 
territoriali e i suoi appetiti revanscisti, e 
che la SDH [Lega dei Comunisti della Croazia], 
diventata in seguito SDP [Partito Social-
Democratico], per anni aveva fatto finta di non 
vedere e di non udire nulla (il "silenzio 
croato"). Nel corso della campagna elettorale, 
Tudjman ha fatto diverse significative 
dichiarazioni, tra le quali si ricordano quella 
secondo cui era "felice di non essere sposato 
con una serba o con un'ebrea". Della sortita di 
un balordo ubriaco che ha agitato una pistola 
giocattolo durante un comizio elettorale della 
HDZ a Benkovac, Tudjman e' riuscito a fare un 
"tentativo di attentato" che ancora oggi rimane 
un dogma statale. Dopo essere diventato 
presidente della Presidenza temporanea 
(destinata a durare fino all'approvazione della 
nuova costituzione) della Repubblica Socialista 
di Croazia, Tudjman indossa il cordone, si fa 
cucire un'uniforme bianca per la carica 
definitiva e, in generale, comincia sempre piu' 
ad assomigliare a un dittatore latino-americano. 
Milosevic, nel frattempo, gli prepara in 
silenzio la rivolta dei serbi della Croazia, 
infiltrando suoi agenti della SDB, armi e denaro 
a Knin e nella Slavonia... Il nuovo potere 
croato se ne accorge e si prepara allo scontro; 
a poco a poco si comprano armi all'estero e 
viene aumentato il numero dei poliziotti di 
riserva - con i quali successivamente verra' 
creato il Corpo della guardia nazionale. 
Milosevic e Tudjman si incontrano a 
Karadjordjevo all'inizio del 1991 e conversano a 
porte chiuse. Si incontreranno ancora molte 
volte e nessuno dei due, dopo i loro incontri, 
pronuncera' parola sugli accordi raggiunti in 
tali occasioni. Si puo' con sicurezza 
presupporre che si siano accordati sulla guerra, 
sui destini dei serbi della Croazia e sulla 
spartizione della Bosnia-Erzegovina. 
Evidentemente si sono anche messi d'accordo sul 
fatto che ogni volta che un esito di pace o una 
soluzione ragionevole fosse stata all'orizzonte, 
avrebbe dovuto scoppiare qualche incidente 
sanguinoso, perche' nella realta' e' sempre 
successo cosi'. Tudjman ha creduto a Milosevic 
fino alla fine ed e' stato l'unico uomo che ha 
creduto veramente e sinceramente a lui; 
Milosevic, da parte sua, non lo ha mai tradito.

Quello che rimane e' storia. Nemmeno per la 
Croazia le cose sono andate bene, e di questo il 
maggiore colpevole e' lo stesso Franjo Tudjman. 
Combattente della prima ora e partigiano, ha 
riabilitato lo Stato Indipendente Croato di 
Pavelic andando ben oltre i gesti simbolici, 
definendolo come "l'espressione delle 
aspirazioni secolari del popolo croato"; ha 
lodato e ricordato spesso i crimini di guerra 
ustascia; voleva essere un politico occidentale 
democratico moderno, ma ha predicato 
l'antisemitismo e l'ostracismo etnico; si e' 
sempre rivolto ai 
suoi sudditi con "croate e croati" e solo dopo con "e cittadini della 
repubblica croata", violando in tal modo il testo del giuramento solenne di 
fronte al Parlamento; non ha avuto il minimo rispetto per il sistema di valori 
della democrazia parlamentare e il concetto di diritti umani gli e' rimasto 
completamente estraneo; voleva essere uno storico, ma ha riscritto la storia 
secondo necessita' e a capriccio; voleva rappacificare gli antifascisti con i 
fascisti tritandone insieme le ossa e seppellendole a Jasenovac. Ma la cosa 
peggiore e' che ha aperto la porta al revanscismo croato nella vita pubblica 
della Croazia.

La sua politica e' stata l'espressione di un'ossessione anacronistica per lo 
sciovinismo ottocentesco e per una "geopolitica" alla moda da quattro soldi. E' 
morto rimpiangendo di non avere annesso almeno mezza Bosnia, che era la sua 
ossessione tra le ossessioni. Una delle sue ultime idee e' stata quella della 
revisione degli accordi di Washington e di Dayton, con l'obiettivo di creare 
una "terza entita'" in Bosnia, che avrebbe dovuto sostituire la semimorta 
"Herceg Bosna". Ha odiato dal profondo del cuore i musulmani di Bosnia, 
credendo solo nella propria ossessione per le dubbie teorie di Huntigton sullo 
"scontro delle civilta'", nel quale la Croazia sarebbe dovuta diventare 
nuovamente un "baluardo della cristianita'".

Nella sua ambizione di essere il corifeo di tutte le scienze, Franjo Tudjman 
voleva essere uno storico, un linguista, un filosofo, un antropologo e un 
geografo, e tutto questo solo con un dottorato dell'accademia della JNA 
ricevuto dal Quartier generale, oltretutto con modalita' dubbie. Ha dichiarato 
che i croati sono non solo la nazione piu' antica, ma addirittura che non sono 
di origine slava. Perfino la storia piu' recente e' stata rivista nello stesso 
senso, in un modo scandalosamente impudente: lo Stato Indipendente Croato di 
Pavelic oltre che come "aspirazione storica del popolo croato", e' stato 
definito anche una "forza antifascista"; a Jasenovac avrebbero sofferto solo "i 
nemici dello stato, una cosa normale" e - dopo tutto - nel lager le cose non 
erano poi cosi' terribili fino a quando "i comunisti nel 1945 non hanno fatto 
di Jasenovac il patibolo dei croati".

Anche l'ossessione di inventarsi una nuova lingua croata ha caratterizzato la 
carriera politica di Tudjman [segue un elenco di grotteschi neologismi 
inventati da Tudjman per i titoli dei suoi scritti, tutti assolutamente 
intraducibili - N.d.T.]. Per non parlare poi della sua morale: generale del 
regime comunista, nonno di due nipoti nati da un matrimonio misto, accusa i 
suoi critici di essere "figli di ufficiali della JNA e rampolli di matrimoni 
misti di serbi". E' addirittura accaduto che a Veliko Trgovisce gli abbiano 
eretto una "casa natale" costruita ex novo e abbiano preso a descrivere i suoi 
genitori come ricchi, colti e dai gusti viennesi. Cosa ci si poteva allora 
aspettare dal loro rampollo?

In dieci anni di governo, la HDZ e' riuscita con "la trasformazione e la 
privatizzazione" a distruggere perfino le industrie e le imprese commerciali 
piu' fiorenti, riversando il loro denaro nelle tasche molto profonde dei 
"magnati" e dei "businessman" dell'Erzegovina e della Croazia, creando cosi' 
una nuova classe di parvenu facenti parte di ristretti gruppi politici e 
nazionali.

Tudjman e' riuscito a "sistemarsi" in maniera discreta anche in questo 
contesto: ha comprato per quattro soldi una villa a Nazorovoj, ne ha sloggiato 
gli inquilini e vi ha aggiunto nuove parti; anche lui ha incassato enormi somme 
per i diritti d'autore relativi ai suoi libri e non le ha dichiarate al fisco; 
in tutti questi affari, inoltre, e' coinvolta anche sua moglie. Quando due anni 
fa e' stato scoperto che la signora Ankica Tudjman aveva versato 200.000 marchi 
e quarantamila dollari in contanti sul suo conto in valuta, e che il presidente 
non li aveva dichiarati come parte del suo patrimonio, il costituzionalista dr. 
Smiljko Sokol e' entrato a fare parte della storia del diritto e delle scienze 
economiche, dichiarando che "il denaro non e' un bene patrimoniale"; il dr. 
Sokol e' oggi presidente della Corte Costituzionale della Croazia. Il figlio 
Stjepan, la figlia Nevenka e i figli di quest'ultima, Dejan e Sinisa Kosutic, 
si sono sistemati magnificamente nel nuovo sistema (Sinisa ama le corse 
automobilistiche e Dejan possiede una banca che si e' "guadagnato con i propri 
soldi"); solo uno dei figli, Miroslav, capo dei servizi segreti, non si e' 
arricchito - ha solo una casa a Brac, sul terreno di sua moglie, ma e' sempre 
stato diverso dagli altri ed e' rimasto diviso tra la dedizione al padre e le 
proprie, diverse, convinzioni politiche.

Franjo Tudjman e' entrato nella storia come l'uomo che e' riuscito a portare la 
Croazia all'indipendenza e a guidarla per nove anni. Un giorno verra' alla luce 
la vera natura dei suoi rapporti con Milosevic, al quale e' stato di grande 
aiuto e al quale e' stato fedele fio alla fine. [...] Tudjman ha perso la sua 
guerra principale, quella in Bosnia, 
abbandonandosi alle proprie chimere e illusioni 
sullo "scontro delle civilta'" e altre 
balordaggini "geopolitiche". Ossessionato in tal 
modo dalla "geopolitica", ha creduto a 
Milosevic, pensando che avrebbe conquistato con 
facilita' la "Croazia turca", cioe' la Bosnia 
occidentale. [...] Ostracismo etnico, 
sciovinismo, antisemitismo, volubilita', 
pretenziosita', tradimento e avidita' sono tutti 
tipici non solo dei Balcani, ma Tudjman li 
vedeva solo nei balcanici, e non intorno a se' o 
in se stesso. La mania di grandezza, il ruolo 
messianico, l'incredibile vanita', sono tutti 
difetti che Franjo Tudjman aveva in comune con 
altri leader e padri della patria, balcanici e 
non. [...]


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