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campagna Kossovo, ultime notizie da Etta Ragusa
- Subject: campagna Kossovo, ultime notizie da Etta Ragusa
- From: Alessandro Marescotti <kfqma at tin.it>
- Date: Fri, 17 Dec 1999 20:00:53 +0100
Fonte: "Qualevita", bimestrale per la nonviolenza E-mail: Pasquale Iannamorelli sudest at iol.it CAMPAGNA KOSSOVO PER LA NONVIOLENZA E LA RICONCILIAZIONE c/o Casa per la Pace - Casella Aperta 8 74023 GROTTAGLIE (TA) Tel e Fax: 099-5662252 ANCHE DOPO LA FEROCIA DELLA GUERRAE¹ POSSIBILE RISCOPRIRE IL VALORE DELLA RICONCILIAZIONE CAMPAGNA KOSSOVO notizie e iniziative di Etta Ragusa * Nell'ambito dell'iniziativa lanciata dal settimanale "Vita" (vedi Qualevita n. 88 pag. 9), due gruppi pilota formati da rappresentanti della Campagna Kossovo, dei Beati i costruttori di pace (BCP) e dell'Associazione papa Giovanni XXIII, si sono recati in Kossovo in giugno e luglio per verificare la possibilità di realizzare il progetto "Centro di amicizia tra i popoli"1 che, nelle tre sedi di Pristina, Peja e Mitrovica, dovrebbe servire da base per un successivo invio di corpi di pace della società civile italiana.1 M. Carla Biavati ha fatto parte del primo gruppo, mentre Alberto L'Abate si è recato in Kossovo e Macedonia su incarico del Rettore dell'Università di Firenze, per verificare la possibilità di attuazione dei progetti culturali inter-universitari già avviati prima del conflitto, e Lisa Clark dei BCP ha accompagnato entrambi i gruppi pilota composti da volontari. Durante l'ultima riunione della Campagna Kossovo, svoltasi a Firenze il 29 agosto scorso e alla quale ha partecipato anche Lisa Clark, sono state date notizie sulla situazione in Kossovo, sui gruppi e sulle organizzazioni incontrati, sulle iniziative più urgenti da avviare. Circa i due campi di formazione organizzati dalla Campagna in luglio e agosto, il primo ha avuto un buon successo e, dei 25 partecipanti, alcuni hanno dato disponibilità per realizzare il progetto di cui sopra, mentre il secondo non è stato realizzato in quanto non è stato raggiunto il numero minimo di adesioni. Riguardo l'attuale situazione, ecco quanto riferisce nelle sue lettere Alberto L'Abate che per un mese ha visitato Macedonia e Kossovo. "La situazione è alquanto caotica. La bomba NATO sull'ufficio centrale delle Poste di Pristina ha messo in crisi tutto il sistema telefonico della zona... la maggior parte dei telefoni non funziona, i collegamenti con Internet sono difficilissimi e si comunica unicamente con i telefonini mobili. Comunque i danni alla città [Pristina]2 fatti dai bombardamenti non sono molto gravi, come invece ci avevano fatto credere [la stampa in genere e saprattutto il Manifesto e Liberazione]. A parte i danni all'ufficio centrale delle poste, che ha reso inagibile anche parte della sede del Governo serbo, non si rilevano in città danni rilevanti, fuori città è stata danneggiata una parte della sede della facoltà di Agricoltura. La maggior parte dei danni che si rilevano in città sono dovuti ai gruppi paramilitari di Arkan che nel centro della città hanno distrutto un quartiere di piccole costruzioni di legno e in tutte le case hanno rubato a man bassa distruggendo porte, vetri ed altre strutture. Anche le strutture universitarie, a parte i vetri rotti a causa delle bombe, presentano solo danni douti all'incuria, per non essere state utilizzate da tanti anni, e al vandalismo di quanti hanno rotto porte e rubato sedie, tavoli e soprattutto computers, televisori ed altre apparecchiature di valore. La città è occupata dalle forze armate della KFOR e dai civili delle organizzazioni governative e non governative: dappertutto militari e personale delle 285 organizzazioni presenti in città. Ciononostante nell'ospedale manca tutto, persino i guantf per le autopsie (me l'hanno raccontato i carabinieri italiani che hanno dovuto assistere all'autopsia di 14 serbi uccisi qualche tempa fa). In genere quello che si nota è una grande confusione: i compiti tra i vari organismi non sono ancora ben definiti, c'è sovrapposizione di impegni e si notano carenze dovute allo scarso coordinamento... Questa forte presenza di organizzazioni govemative e non sta portando denaro alle classi più elevate della zona, i fitti delle case sono saliti alle stelle ed i proprietari (non solo albanesi, ma anche serbi che hanno abbandonato quasi in massa la città e che prima di fuggire si sono preoccupati di affittare i loro appartamenti alla KFOR, all'OSCE o alle Nazioni Unite) guadagnano bene. Anche gli studenti che conoscono le lingue, e tra gli albanesi sono molti, lavorano presso le OG e ONG con ottimi stipendi... Quello di Diana [un'amica albanese] per esempio, che lavora come interprete presso un ospedale dalla NATO, è di 1.500 marchi tedeschi al mese. Qui tutto è in marchi e il costo della vita è tre o quattro volte più alto che prima della guerra, ma è ancora molto più basso che in Italia. Un chilo di pane costava prima 2 dinari e ora ne costa 6, circa 600 lire. La povera gente rischia di restare schiacciata da questa invasione di quelle che io ho definito "cavallette" e cioè questa pletora di organizzazioni sedicenti umanitarie che spendono per il personale, tutto ben pagato, circa l'80% del loro bilancio, mentre alla gente vanno le briciole e le conseguenze del rialzo dei prezzi dovuto anche alla loro presenza. Il rischio grande è quello che, quando sarà finita l'emergenza e molte di queste organizzazioni se ne saranno andate, resti il vuoto e la desolazione... Comunque, malgrado questi problemi sono riuscito a vedere, talvolta per caso, molti amici: Illirie Rushani, ora ministro della Ricerca Scientifica del govemo macedone; Halit Ferizi, che coordina gli handicappati del Kossovo [albanesi e non]; Kadri Metaj, che dirige l'uffico dell'AID (Associazione per l'iniziativa Democratica), una ONG per la democratizzazione del Kossovo; Beton Haju, caporedattore di Koba Ditore, quotidiano libero di Pristina; Hyadajet Hiseni, che è vice ministro degli esteri dell'attuale govemo (ma il ministro non esiste perché la carica l'ha mantenuta Tagi); Bairam Kossumi, ministro dell'Informazione; Nora Ametaj della fondazione per la Legge Umanitaria (di Belgrado); Kapusha Jashari, presidente del Partito Socialdemocratico; Ana, l'ex attrice patriota che ha passato tanti anni nelle prigioni serbe e che è riuscita a salvare con vari stratagemmi la bellissima collezione di statuette, fatte da lei, del suo personale museo di cultura contadina kossovara (che andrebbe valonzzato perché ne vale veramente la pena)... La prima parte del viaggio l'ho passata a lavorare per conto dell'Università di Firenze, al Rettore della quale ho inviato un'ampia documentazione, come pure per conoscenza al Ministro degli Esteri italiano. Per il progetto ~Centro di amicizia tra i popoli" Analizzato alla pace e alla riconciliazione, ho redatto una bozza con gli amici dell'Operazione Colomba [Ass. Papa Giovanni XXIII] e ne ho parlato con una funzionaria dell''UNHCR [Organizzazione dlle NNUU per i rifugiati] che ci ha consigliato di presentare il progetto anche alla sua organizzazione. Infine ho cominciato a preparare un testo di analisi comparativa tra quanto è stato fatto in Sud Africa dalla "Commissione per la Verità o la Riconciliazione" e quanto secondo me potrebbe essere portato avanti in questo campo nel Kossovo".3 Inoltre nela riunione di Firenze Alberto ha riferito che l'UNMIC ha richiesto una versione in inglese del progetto interuniversitario. Altre notizie dal Kossovo sono state date dallo stesso Alberto e da Lisa Clark durante la riunione di Firenze. Anche se si respira aria di libertà, i gruppi minoritari (non solo serbi) versano in gravi difficoità; a livello politico la ragione ha praticamente quattro governi: KFOR, UNMIC, governo provvisorio di Tagi e governo di Rugova, più o meno influenti a seconda delle zone. La convivenza, là dove sono presenti le minoranze, è difficile e prematuro è parlare ora di riconciliazione, anche se non mancano episodi di aiuto vicendevole a livello personale tra albanesi e appartenenti ad altri gruppi, registrati anche da Lisa e Alberto. Don Lush Gjergji, che già fu tra i protagonisti della riconciliazione nazionale4, sta molto lavorando in tal senso presso gli albanesi per far riscoprire loro il valore della riconciliazione contemplata anche nel codice consuetudinario; secondo 1a sua testimonianza, gli attuali atti di vendetta contro le minoranze non hanno nulla a che fare con la tradizione ma sono espressione di pura barbarie. Per il momento tuttavia invece che di riconciliazione è più opportuno parlare di "verità senza vendetta e con giustizia": già ottenere questo in breve tempo sarebbe una notevole conquista umana e una solida base per una futura riconciliazione. Il ritorno dei profughi albanesi è stato massiccio, anche nei villaggi albanesi in area serba (come per esempio a Kabras dove la distruzione delle case è stata completa) ed è iniziata la ricostruzione dovunque difficile a causa della scarsità dei mezzi. Notevole è il problema dei prigionieri albanesi. In Serbia, dalla comunità internazionale considerati prigionieri di guerra: secondo la Croce Rossa Internazionale sarebbero 1.800, ma gli albanesi ne denunciano 5.000. Anche in questo caso solo un'azione di verità nella giustizia può fare veramente luce, dato anche l'elevato numero di dispersi e di uccisi di cui non sono stati ritrovati i corpi; periodicamente vengono organizzate manifestazioni per chiedere la liberazione dei prigionieri. Per quanto riguarda le organizazioni studentesche Albin Kurti, leader degli studenti, è stato trasferito dal carcere all'ospedale, mentre l'associazione dei "Postpessimisti" è tuttora operante. Lisa ha riferito di aver visitato alcuni villaggi dove i volontari dell'Operazione Colomba stanno attuando con successo progetti di animazione con i bambini; di aver effettuato, su richiesta dell'ACHNUR, il censimento delle minoranze nei viliaggi visitati dal suo gruppo; di aver partecipato a nome dei BCP a diversi funerali in occasione della riesumazione di persone uccise durante il conflitto, azione che è stata molto apprezzata dalla popolazione locale che ha visto in questo gesto un atto di solidarietà. Inoltre ha proposto alla Campagna di inserire nella programmazione il sostegno economico alle comunità di villaggio che si vanno ricostituendo, l'adozione a distanza di famiglie, progetti di pace e tolleranza nlle scuole, la collaborazione con t'ACHNUR sia per reperire testimonianze da utilizzare nelle azioni giudiziarie internazionali che si propone di avviare per il rilascio dei prigionieri di guerra, sia per promuovere incontri interreligiosi; a questo proposito Alberto riferisce che don Lush Gjerji ha suggerito l'idea di organizzare nel prossimo mese di ottobre una tavola rotonda interreligiosa per favorire la riconciliazione. Riguardo la situazione dell'Università di Pristina, Alberto riferisce che i 700 milioni di lire stanziati dal governo italiano in favore degli albanesi per riattivare l'Università di Pristina sulla base dell'accordo MilosevicRugova per le scuole (firmato grazie alla mediazione della Comunità S. Egidio nel '96 e rifirmato nel '98) sono rimasti bloccati a Roma, ma che ha redatto con il responsabile per il Kossovo della Cooperazione italiana una prima bozza di piano di appoggio all'Università di Pristina. Altri contatti per questo problema e per la situazione generale in Kossovo Alberto li ha avuti con rappresentanti dell'OSCE, dell'UNMIC, dell'ADI e del CESVI, una ONG italiana che fa un ottimo lavoro sia per l'emergenza in varie località del Kossovo, sia per la ricostruzione di acuni villaggi e che ha alcuni collaboratori che hanno partecipato all'operazione "I Care" dal dicembre scorso di cui ha fatto parte anche la Campagna. Circa il progetto "Centro di amicizia tra i popoli"1, portato avanti dalla Campagna Kossovo, dai BCP e dall'Associazione Papa Giovanni XXIII, c'è la disponibilità di alcuni volontari ma si rende necessario un altro viaggio di preparazione prima di cominciare ad attuarlo, inoltre occorre risolvere il problema dell'aspettativa dal lavoro e quello del reperimento dei fondi. Si sta lavorando anche per avere un appoggio istituzionale e le istituzioni nazionali e internazionali contattate da Alberto e Lisa in tal senso hanno mostrato un vivo interesse facendo capire che ci potrebbero essere anche dei fondi a disposizione. Tuttavia come sempre avviene in questi casi tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, e nel caso specfico il mare non è solo una metafora. In ogni modo i responsabili delle associazioni promotrici hanno redatto e presentato un'altra bozza in italiano e in inglese. A Firenze è stato deciso di procedere comunque alla sua attuazione appena si verificheranno le condizioni necessarie e di cominciare a chiedere contributi economici alle associazioni amiche, al volontariato di base e a quelle istituzioni locali o regionali che in passato si sono mostrate sensibili verso il progetto "Ambasciata di pace". Si è sentito anche il bisogno date le circostanze di denominare la Campagna "Campagna Kossovo per la non violenza e la riconciliazione" (CKNVR) inveoe che "Campagna per una soluzione non violenta in Kossovo". Per quanto riguarda infine l'azione dei Berretti Bianchi a Pristina, associazione con la quale la Campagna collabora, il responsabile Silvano Tartarini, presente a Firenze, ha riferito che l'attuazione del progetto è limitata all'intervento in una scuola e in un orfanotrofio di Belgrado a causa delle difficoltà che si stanno incontrando. ___________________________ (*) Coordinatrice della Campagna Kossovo 1. E¹ il nuovo nome dato al progetto "Ambasciata di paceCorpi di pace della società civile italiana. 2. Le parentesi quadre sono del redattore dell'articolo. 3. Il testo, abbastanza lungo, può essere richiesto alla segreteria della Campagna: Campagna Kossovo, c.a. 8, 74023 GROTTAGLIE (TA), Tel/Fax: 099.5662252. 4. L. Gjergji con Anton Cetta ha attuato una azione collettiva di riconciliazione nazionale per ricomporre le divisioni tra le famiglie dovute alla vendetta del sangue. Questa azione si è svolta dall'89 al 92 (è stata in seguito proibita dal governo di Belgrado) secondo il codice consuetudinario che regola sia la vendetta che la riconciliazione. Notizie in merito si trovano nel libro di Salvoldi Gjergji Salvoldi "Kosovo, nonviolenza per la riconciliazione", EMI 1999.
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