Notizie Est #292 - Bulgaria



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NOTIZIE EST #292 - BULGARIA
17 dicembre 1999
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IL VERGOGNOSO ACCORDO PER LA BTK
("Kapital", 4-10 dicembre 1999)

[Il pezzo che segue tratta di un tema piuttosto 
specifico (la privatizzazione di una grande 
impresa statale) riguardante un paese 
generalmente non al centro dell'attenzione (la 
Bulgaria). Richiamiamo tuttavia l'attenzione su 
di esso, perche' descrive nei dettagli un 
modello di rapporti tra burocrazie statali 
"privatizzanti" e imprese estere parastatali 
acquirenti, che vale anche per gli altri paesi 
dell'area balcanica. Il settimanale che lo ha 
pubblicato, "Kapital", e' stato oggetto di 
pesanti pressioni da parte di membri del governo 
bulgaro e il suo giornalista che in passato 
aveva denunciato con coraggio le manovre del 
vicepremier Bakardziev intorno a tale 
privatizzazione e' stato oggetto di una 
misteriosa aggressione (si veda "Notizie Est" 
#251, 7 luglio 1999) - a.f.]

Le trattative per la vendita della BTK [la 
Telecom bulgara - N.d.T.] assomigliano 
stranamente a un gioco d'azzardo. [...] La 
Bulgaria ha messo in palio la sua piu' preziosa 
azienda, e la greca OTE, insieme all'olandese 
KPN, ha tirato fuori mezzo miliardo di dollari, 
che tuttavia potra' sempre all'ultimo momento 
rimettersi in tasca. I documenti relativi 
all'accordo dimostrano che lo stato bulgaro 
letteralmente regala al consorzio la propria 
partecipazione nella Mobikom [il maggiore 
operatore bulgaro del settore della telefonia 
cellulare - N.d.T.] e allo stesso tempo accetta 
dei meccanismi che danno a OTE/KPN la 
possibilita' reale di vedersi restituire i 500 
milioni di dollari sotto forma di risarcimenti 
per il mancato adempimento degli obblighi 
contrattuali, dei quali ora e' diventato chiaro 
che non possono essere adempiuti. Oltre a 
questo, i partecipanti alle trattative hanno 
consentito alla parte greca e a quella olandese 
di dettare loro cosa deve essere scritto nelle 
leggi bulgare, accettando inoltre di concordare 
con le due aziende estere eventuali future 
modifiche dei piu' svariati atti normativi. Fino 
a poco tempo fa la vendita della BTK sembrava 
realistica e al tempo stesso vantaggiosa per lo 
stato - un prezzo dell'entita' di 502 milioni di 
dollari per un pacchetto pari al 51% della 
societa', piu' la concessione di una licenza per 
un secondo operatore GSM. Fin qui tutto andava 
bene. E' tuttavia emerso che ci sono molti altri 
particolari. Ormai e' quasi sicuro che i 
problemi relativi all'accordo sono stati 
colpevolmente tenuti nascosti per interi mesi. 
Durante questo periodo di tempo essi si sono 
aggravati e negli ultimi giorni la possibilita' 
che l'operazione di vendita fallisca si sono 
fatti del tutto reali.

IL REGALO BTK
Cosa otterra' nei fatti la Bulgaria, se vendera' 
la BTK al consorzio OTE/KPN [la greca OTE 
detiene la quota di gran lunga maggiore nel 
consorzio - N.d.T.]? E' stata resa pubblica la 
cifra di 502 milioni di dollari per la telecom, 
piu' altri otto milioni di dollari per 
l'"acquisto" del 51% della PTK OOD (Mobikom). La 
condizione posta dall'acquirente, tuttavia, e' 
che non venga distribuito il dividendo del primo 
gestore di reti cellulari prima del 
trasferimento della proprieta'. L'utile netto 
della PTK relativo all'anno scorso e' di 6,57 
milioni di dollari e per i soli primi nove mesi 
di quest'anno e' di 11,55 milioni di dollari. La 
semplice aritmetica dimostra che la sola parte 
dell'utile realizzata fino a ora e relativa alla 
quota del 51% e' gia' di 9,2 milioni di dollari. 
Se si tiene conto del fatto che in realta' il 
titolare delle azioni sara' una societa offshore 
registrata a Cipro e di conseguenza non sara' 
tenuta a pagare l'imposta sui dividendi, risulta 
che alla divisione dell'utile in forma di 
dividendi subito dopo il trasferimento della 
proprieta' gli investitori realizzeranno un 
attivo di 1,2 milioni di dollari. I fatti in 
realta' sono ancora piu' piacevoli per gli 
acquirenti. Tutti i soldi che propongono per 
l'accordo sono destinati a essere restituiti 
agli "investitori", e questo non a detrazione 
degli utili futuri, ma direttamente dallo stato 
o a debito di quest'ultimo. L'"investimento" di 
502 milioni di dollari, destinati all'acquisto 
del 51% della BTK e della seconda licenza GSM, 
e' suddiviso in cinque tranche da 100 milioni di 
dollari ciascuna, che con ogni probabilita' 
verranno restituite ai greci e agli olandesi 
sotto forma di risarcimenti e garanzie. I primi 
100 milioni di dollari con ogni probabilita' 
prenderanno il volo gia' durante il primo anno. 
Sono previsti come garanzia da conservarsi in un 
conto speciale con la condizione che verranno 
pagati allo stato solo se le modifiche alla 
legislazione bulgara, richieste dagli 
investitori, verranno approvate entro un termine 
di nove mesi dalla firma del contratto per la 
vendita e non saranno contestate dalla Corte 
Costituzionale. Questo particolare porta a 
chiedersi chi si e' piu' immedesimato nel ruolo 
di organo legislativo supremo: se gli 
acquirenti, o il vicepremier Bakardziev, che ha 
condotto le trattative e ha acconsentito a 
questo impegno. Gli altri quattrocento milioni 
di dollari sono strutturati come quattro grandi 
gruppi di danni, per i quali lo stato 
rimborsera' l'investitore con singole tranche 
del valore massimo di 100 milioni di dollari 
ciascuna. Lo stratagemma, qui, e' che non si 
tratta di rischi legati all'accordo. In termini 
generali, lo stato dovra' pagare per 
inadempimenti relativi allo sviluppo del settore 
delle telecomunicazioni, in caso di crescita 
della concorrenza all'interno di quest'ultimo e, 
da un certo punto in avanti, anche per 
l'eventuale impossibilita' dell'OTE e della KPN 
di conservare i propri vecchi clienti. Oltre a 
cio', nel progetto di legge per i risarcimenti 
dello stato si impongono obblighi che sono di 
competenza del Parlamento, quale organo 
legislativo, nonche' tutta una serie di 
limitazioni allo sviluppo del settore delle 
telecomunicazioni nel suo complesso. L'idea 
iniziale degli acquirenti di una proroga tramite 
legge del monopolio della BTK per un periodo 
complessivo di 10 anni e' stato sostituito da 
compensazioni che si estendono lungo tutto tale 
periodo. In una parola, il loro ragionamento e' 
questo: se non potremo essere monopolisti per un 
periodo sufficientemente lungo, che almeno 
qualcuno ci paghi per questo. Naturalmente, si 
puo' presupporre che, anche solo per decenza, 
gli investitori non richiederanno la 
restituzione di tutti i possibili 500 milioni di 
dollari, ma i privilegi loro accordati non 
terminano qui.

LA SCAPPATOIA DELL'"ACCORDO PER LA GESTIONE"
Una delle condizioni particolari dell'accordo e' 
la prevista attribuzione dell'amministrazione 
della BTK a una societa' offshore indicata dagli 
acquirenti, che avra' un diritto di 
rimunerazione pari alla somma di: 1% del giro 
d'affari della telecom e 2,5% dell'utile della 
societa' prima del pagamento degli interessi, 
delle imposte e del calcolo degli ammortamenti 
(EBTDA). In aggiunta verranno pagate somme che 
coprono le spese per gli stipendi e tutti i tipi 
di assicurazioni, ivi incluse quelle volontarie, 
nonche' ogni tipo di spese dei membri del team 
di amministrazione, ivi incluse le loro spese 
famigliari (nel caso della Bulgaria potrebbe 
rivelarsi tipico l'aereo di famiglia). Se 
prendiamo come base i risultati per il 1998, si 
ha come risultato circa 6 milioni di dollari 
all'anno come percentuale sul volume d'affari, 
altri 2,5 milioni di dollari di EBITDA e una 
cifra non calcolabile come ricompense per le 
prestazioni e spese "famigliari". La 
possibilita' di riuscire a prosciugare la BTK 
attraverso questo "servizio" viene, a quanto 
pare, perseguita con forza, visto che si insiste 
nel volere modificare, proprio in sua funzione, 
la Legge sulle commissioni statali. Oltre a 
potere esportare gli utili direttamente e prima 
che vengano soggetti a qualsiasi tassa, questo 
meccanismo funziona meravigliosamente bene anche 
per coprire le spese "informali" passate, 
presenti e future degli investitori - come 
quelle per le "attivita' di lobby", per esempio. 
Emerge cosi' che l'oggetto fondamentale delle 
trattative condotte nel corso degli ultimi mesi 
non sono l'accordo per la vendita o per fissare 
un prezzo corretto, ma un documento che, su 
insistenza dell'Agenzia per le privatizzazioni, 
viene separato da essi e integrato nel Contratto 
di risarcimento. In tale documento vengono 
riportate tutte le garanzie e le condizioni 
aggiuntive che il candidato acquirente vuole 
dallo stato e i risarcimenti che di conseguenza 
sono dovuti nel caso di mancato adempimento 
dell'accordo. [...] Lo scandaloso contratto di 
risarcimento e' una conseguenza del protocollo 
perfezionato il 9 luglio tra i rappresentanti 
delle due parti contraenti. Secondo uno dei 
rapporto inviati da Zahari Zeljazkov [direttore 
dell'Agenzia per le privatizzazioni] al premier 
Ivan Kostov, il protocollo e' stato firmato per 
la parte bulgara dal vicepremier Evgenij 
Bakardziev [si veda il profilo su di lui, piu' 
sotto]. E' in tale documento che i 
rappresentanti dello stato si impegnano a 
risarcire gli acquirenti della BTK nel caso in 
cui non vengano adempiuti i parametri 
fondamentali dell'accordo. Con la firma del 
protocollo Bakardziev si e' assunto, in primo 
luogo, degli impegni concreti per modifiche 
della legislazione che garantiscano una serie di 
privilegi alla OTE e alla KPN. In secondo luogo, 
si e' assunto impegni per i principi 
fondamentali che dovranno essere inseriti nello 
statuto della futura societa'. In terzo luogo, 
ha fissato una serie di scadenze per il 
perfezionamento dei documenti relativi 
all'operazione e per la concessione di licenze. 
In quarto luogo, ha firmato un Memorandum per i 
parametri finanziari dell'operazione. Proprio 
nell'ultima parte diventa chiaro in quale modo 
il candidato acquirente ha fissato il prezzo 
della BTK e il prezzo della licenza - dei 502 
milioni di dollari complessivi previsti 
dall'operazione, 2/3 sono per la BTK e il 
rimanente 1/3 e' per la licenza GSM. Oltre a 
questo, lo stato si impegna a vendere per 8 
milioni di dollari tutte le azioni della PTK (la 
societa' di radiotelecomunicazioni che possiede 
la Mobikom ed e' una societa' mista formata da 
BTK, RES e Cable&Wireless) che sono direttamente 
o indirettamente in possesso della repubblica 
bulgara. [...] Tutti i successivi accordi e 
mercanteggiamenti si basano proprio sulla firma 
apposta dal vicepremier Bakardziev su tale 
documento. Con esso, lo stato si impegna a 
conservare il monopolio della telecom sulla rete 
telefonica fissa fino al 2003. Nel protocollo si 
menziona per la prima volta il divieto agli 
operatori via cavo di fornire l'accesso a 
servizi Internet. Lo scopo del divieto e' quello 
di fare si' che sia possibile accedere alla rete 
globale unicamente attraverso i telefoni della 
BTK, creando in tal modo un volume di traffico 
piu' alto. Con la firma di questo accordo, la 
telecom ottiene il diritto di essere il 
"provider primo" di Internet in Bulgaria, 
attraverso il quale dovranno passare tutte le 
altre societa' che vogliono offrire l'accesso 
alla rete. Oltre che nel protocollo del 9 luglio 
e nel contratto di risarcimento, i problemi 
relativi all'accordo risultano evidenti nella 
maniera piu' chiara dai rapporti inviati da 
Zeljazkov a Kostov. In uno di essi si scrive che 
l'accordo di garanzia firmato da Evgenij 
Bakardziev porta a far si' che il rischio dell 
investimento (del consorzio) venga accollato 
interamente allo stato. Secondo tale rapporto, 
se si dovesse arrivare alle vie legali, e' del 
tutto possibile che lo stato perda la causa 
sulla base del contratto di risarcimento, 
un'ipotesi che non e' 
inverosimile, visto che le dispute verranno risolte da una corte arbitrale a 
Londra. L'investitore si trasformera' in uno dei grandi creditori dello stato, 
scrive ancora Zeljazkov. Secondo il documento, nel caso in cui le modifiche che 
la OTE/KPN chiede di apportare a diverse leggi non venissero approvate, si 
potrebbe arrivare non solo a una diminuzione del pagamento effettivo della 
somma prevista dall'accordo, ma addirittura a un suo completo fallimento. Nel 
documento vengono elencati metodicamente tutti gli impegni che lo stato si deve 
assumere con la firma dell'accordo. La Bulgaria si impegna ad adempiere tutta 
una serie di condizioni, tra le quali quella di modificare la Legge sulle 
comunicazioni remote, "in conformita' a quanto concordato con l'acquirente", o 
quella di fornire garanzie e risarcimenti per "tutti i casi che possano avere 
origine in conseguenza del trasferimento di azioni e di quote, o di rilascio di 
licenze"... Lo stato si impegna inoltre a concordare con la OTE e la KPN 
modifiche alle leggi relative all'integrazione nell'UE e nella NATO [...].

(a cura di Lili Zdravkova, Miglena Manceva, Aleksej Lazarov, Ivan Mihalev, 
Nikolaj Stajkov)


L'"IMPERO BAKARDZIEV"
Il vicepremier bulgaro Bakardziev e' un tipico esempio di come grigi burocrati 
del periodo comunista siano riusciti in breve tempo, grazie alla "transizione", 
a costruirsi un piccolo impero politico, con importanti ramificazioni 
economiche e internazionali. Bakardziev, esponente dell'amministrazione locale 
di Sofia ai tempi del regime comunista, e' salito alla ribalta nel gennaio 1997 
quando, grazie all'esperienza accumulata nella capitale bulgara durante il 
precedente regime, e' riuscito a organizzare con successo le manifestazioni che 
hanno portato alla caduta del governo socialista, un'operazione ripagatagli dal 
suo partito (la SDS, che ora guida un governo quasi monocolore) con il posto di 
vicepremier competente per le politiche energetiche e con un importante ruolo 
organizzativo all'interno della SDS stessa. Da allora la sua scalata al potere 
e' stata incessante; oggi Bakardziev, grazie alla gestione degli accordi di 
privatizzazione della BTK, gode di un potere di controllo sul settore delle 
telecomunicazioni che gli permette indirettamente anche di avere un rapporto 
privilegiato con il potere greco. La OTE, infatti, e' un'azienda "parastatale"; 
secondo indiscrezioni, le recenti minacce della parte greca di recedere 
dall'accordo di privatizzazione sarebbero dovute alle voci riportate dalla 
stampa bulgara di un'imminente rimozione di Bakardziev, considerato 
evidentemente da Atene come il proprio punto di riferimento in Bulgaria. 
Bakardziev ha anche il controllo del settore energetico e ha gestito tutte le 
trattative con il gigante russo "Gazprom" per le forniture di gas alla 
Bulgaria, una posizione che a sua volta ne fa l'uomo di riferimento di Mosca a 
Sofia. Uomini di Bakardziev controllano la Bulgargaz, che ha il monopolio sugli 
acquisti e la distribuzione di gas nel paese e che, con le sue politiche 
sconsiderate, ha portato al fallimento di quasi l'intero settore dei 
fertilizzanti chimici, una delle maggiori voci di esportazione della Bulgaria. 
La Bulgargaz ha inoltre "risucchiato" ben 600 miliardi di lire dal bilancio 
statale, accumulando debiti nei confronti dello stato e riuscendo a vederseli 
condonare nelle settimane scorse. Oltre al settore del gas, e attraverso di 
esso, Bakardziev controlla anche le principali 
grandi imprese edili del paese: tutti i grandi 
lavori di costruzione di gasdotti commissionati 
dalla Bulgargaz e da altri committenti 
internazionali vengono realizzati dalla 
Glavbolgarstroj, la maggiore impresa di 
costruzioni bulgara, privata, ma nel cui 
consiglio di amministrazione si trova il 
viceministro Evgenij Cacev, primo assistente di 
Bakardziev, e dalla Gazstrojmontaz, del cui 
consiglio di amministrazione fanno parte lo 
stesso Cacev e un altro uomo della cerchia di 
Bakardziev, Vasil Garnizov.

(sulla base di materiali pubblicati da "Kapital" 
tra novembre e dicembre 1999)


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