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wto: alcune considerazioni



 WTO: ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL VERTICE DI SEATTLE
 La giusta attenzione che i media internazionali hanno dedicato al vertice
 dell'Organizzazione mondiale del commercio che si _ svolto a Seattle agli
 inizi di dicembre racchiude in se molto del significato che questo evento
 ha ,o meglio, avrebbe dovuto rappresentare sia per chi lo ha organizzato
 sia per quelli che lo hanno ostacolato e contestato. L'obiettivo dichiarato
 era infatti quello di aprire il cosiddetto Millenium Round, il negoziato
 globale per stabilire le regole del Commercio mondiale. La parola commercio
 _ in questo caso giustamente scritta con la maiuscola perch_ , almeno nelle
 intenzioni delle grandi multinazionali che da sempre hanno visto nell'Omc
 un loro strumento, il commercio non _ solo uno strumento ma un fine che si
 lega a doppio filo al dio che del commercio _ il padrone e cio_ il
 profitto. Ed _ proprio contro questo nuova idolatria che, come tutte le
 altre nei secoli, _ foriera di disuguaglianze, esclusioni e ingiustizie ,
 che le organizzazioni dei cittadini si sono mobilitate ed hanno rivendicato
 il fortissimo valore della democrazia, della trasparenza e della
 partecipazione alle decisioni ed ai processi che riguardano, attraverso il
 commercio ma non solo, la quotidiana vita materiale di ogni donna e di ogni
 uomo sulla faccia del pianeta. I media di tutto il mondo hanno quindi
 documentato questo vasto e contraddittorio movimento composto da sindacati,
 associazioni non governative del Nord e del Sud del mondo, associazioni
 ambientaliste, per i diritti civili, stringersi in una alleanza inedita ma
 fortissima proprio sul principio di partecipazione e di non esclusione.
 Certo non si _ trattato solo di questo, non solo "la piazza" ha fatto
 fallire Seattle. Una grande parte _ da attribuire ai profondi contrasti tra
 i potenti blocchi economici che si contendono il dominio dell'economia
 mondiale, impegnati nel tentativo di piegare un negoziato sulle regole del
 commercio ai rapporti di forza che oggi si manifestano in tutta la loro
 impressionante potenza attraverso il fossato sempre pi· ampio tra i pochi
 che possiedono il molto ed i tanti esclusi dalla distribuzione delle
 risorse, e proprio questi ultimi.
 In sintesi tra i paesi ricchi, Europa, Stati uniti e Giappone, e Paesi in
 via di sviluppo, quelli che si vedono costretti a sfruttare il lavoro
 minorile per competere sul mercato globale. A Seattle anche la lontananza
 tra Nord e Sud del mondo ha bloccato i negoziati globali. Esclusi dalle
 stanze che contavano, sia per le ristrettezze nella composizione delle
 delegazioni che dalle modalit_ poco trasparenti nelle quali il negoziato si
 svolgeva, il blocco del Sud, molto appoggiato dalle Ong, ha detto no! Per
 quanto eterogeneo quindi, questo _ un secondo fronte di contraddizioni che
 si _ aperto in seno all'Omc perch_ chiede, come la societ_ civile nelle
 strade, trasparenza e partecipazione. Infine i contrasti tra il vari
 settori del mondo ricco, confrontato anch'esso con gli alti tassi di
 disoccupazione e conseguenti processi di esclusione sociale. Di fronte a
 questi problemi, sottolineati dalla imponente manifestazione organizzata
 dai sindacali internazionali e da quelli americani, sia gli USA che
 l'Unione Europea, non hanno potuto o saputo trovare una linea comune che
 salvasse competitivit_ e posti di lavoro, rispetto degli impegni persi con
 il Sud del mondo, si pensi solo alla Convenzione di Lom_ per l'UE, e
 l'abbattimento di ogni tariffa doganale. Cosa succede ora? I negoziati
 riprenderanno, probabilmente in forma meno plateale ma per questo pi·
 pericolosa, dato che non ci saranno i media ad aiutare la trasparenza. Il
 nulla di fatto di Seattle potrebbe addirittura riportare l'agenda ai
 desiderata di quanti volevano un negoziato di basso profilo impostato solo
 sull'abbattimento delle tariffe doganali agricole come tappa di un
 progressivo quanto discreto processo di liberalizzazione senza regole o,
 meglio, regolato dalla legge del pi· forte. Anche se i riflettori si sono
 spenti su Seattle bisogna quindi che quanti hanno chiesto in quella sede
 trasparenza e partecipazione si impegnino per consolidarne le forme ed i
 luoghi, sia a livello nazionale che internazionale, affinch_ lo "spirito di
 Seattle" per un mondo pił giusto, possa continuare. (di Raffaele K.
 Salinari, Presidente Cocis)
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P. S.: Siccome il computer ha bisogno di riparazioni, per qualche giorno, forse
finoal 6 gennaio 2000 non vi scocceremo.
A tutti auguri di buone feste...

A PRESTO


PIER LUIGI GIACOMONI
TEL.: 051/633-17-39 CELL. 0335/621-54-12

Net-Tamer V 1.11.2 - In Prova

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