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emergenza idrica nel mondo
- Subject: emergenza idrica nel mondo
- From: PIER LUIGI GIACOMONI <rhenus at libero.it>
- Date: Tue, 21 Mar 2000 07:19:38 -100
forse l'acqua diverra' nel prossimo futuro una delle emergenze mondialei. forse guerre, ondate migratorie, profughi saranno la conseguenza della mancanza d'acqua. dicva un saggio proverbio orientale che "dopo quaranta giorni si muore di fame, ma ne bastano quattro per morire di sete". Ecco il senso profondo del primo dossier sull'acqua che vi offriamo: e' apparso sul corriere della sera del 17 marzo scorso. BUONA LETTURA ------------------------------------------------------------------------------- Corriere della Sera. Venerdi' 17 Marzo 2000 Nel mondo manca l'acqua, milioni di morti Via al Forum mondiale dell'Aja: "Cresce il numero degli assetati, facciamo qualcosa" La proposta dell'Italia: cancelliamo il debito estero a chi tutela le risorse idriche DAL NOSTRO INVIATO L'AJA. Un miliardo e 200 milioni di abitanti del pianeta vivono senza acqua potabile. La devono ricavare, in qualche modo, da acque saline, putride o inquinate, e non sempre ci riescono. Per le conseguenze di questa grave carenza, ogni anno muoiono 3,4 milioni di persone. Il fenomeno e' lungi dall'essere sotto controllo. E le guerre del futuro, secondo l'Onu, si combatteranno per difendere il controllo sulle risorse idriche. "Il numero degli assetati cronici continua a crescere di anno in anno. Se continuera' cosi', entro il 2025, il popolo dei senza acqua potabile salira' a 2,3 miliardi. E salira' anche il numero dei morti e quello dei profughi ambientali prevede Ismail Serageldin, presidente della Commissione mondiale sull'acqua del XXI secolo voluta dall'Onu. Non possiamo tollerare che gli "affari vadano avanti come al solito": e' arrivato il momento di passare all'azioneCon questo drammatico appello si apre oggi nella capitale olandese, il Forum mondiale sull'acqua (17-22 marzo), che ha adottato come slogan una frase fortemente esortativa: "From Vision to Action Qui non si discutono gli effetti controversi di un fenomeno scientifico come il surriscaldamento dell'atmosfera. Qui si deve fronteggiare l'insufficienza di una risorsa planetaria che pensavamo essere abbondante e rinnovabile e che invece e' in netto declino. Perche'? Le cause sono molteplici. Innanzitutto la crescita della popolazione mondiale, oggi di 6 miliardi di abitanti, nel 2025 di 8 miliardi. Poi il degrado delle poche risorse di acqua potabile disponibili. Le falde idriche che corrono sotto i centri urbani in rapido sviluppo vengono raggiunte da inquinanti di ogni sorta; quelle che si trovano sotto i terreni agricoli sono avvelenate dai pesticidi. I corsi d'acqua dolce in prossimita' di centri urbani, industriali e minerari diventano canali di scarico di ogni tipo di rifiuti. L'aritmetica dell'acqua ci presenta un bilancio rosso, scrivono sconsolati in un rapporto fresco di stampa gli esperti della commissione presieduta da Serageldin. Oggi sulla Terra solo il 2,5% dell'acqua presente e' dolce e potenzialmente potabile.Chi ce l'ha in abbondanza la spreca e la tratta come una risorsa svalutata, che costa piu' o meno una lira al litro. Chi non ce l'ha, se puo', la deve pagare a caro prezzo, anche cento volte di piu' e si deve accontentare della sua infima qualita'. La conferenza dell'Aja chiedera' ai governi un radicale cambiamento: la gestione integrata dell'acqua, da parte di societa' che se ne prendano cura, dalla captazione al riciclo, garantendo la qualita' e assicurando la distribuzione anche alle popolazioni che ne sono prive. Ci costera' piu' caro, ma servira' ad assicurare un bene primario e vitale. L'Italia, che partecipa con un'ampia delegazione guidata dal ministro dell'Ambiente, proporra' che l'annullamento del debito pubblico dei Paesi in via di sviluppo venga concesso in cambio della realizzazione di progetti ambientali miranti, soprattutto, a recuperare il bene acqua, la' dove e' stato alterato dall'inquinamento. Franco Foresta Martin ------------------------------------------------------------------------------- SUL MARE D'ARAL Qui giocavamo dentro le fontane Ora si beve grazie al treno-cisterna" DAL NOSTRO INVIATO ARALSK (Kazakistan) "Prima l'acqua era la nostra vita. Fresca da bere e generosa con le nostre reti. e' sparita e sono spariti boschi, prati, colori. e' diventata una vita in grigio. I miei nipoti giocano attorno alla fontana di fronte a casa. Vogliono sapere se e' vero che l'acqua sgorgava ogni giorno e i bambini si bagnavano per divertirsi, l'uno con l'altro. La sciupavano spargendola in strada. Oggi e' un sacrilegio. Allora era la felicita'. Ascoltano i ricordi come raccontassi un viaggio sulla luna. Il capitano Kaleyev Abdjiam guarda il niente da sotto un colbacco di pelo. Occhi lunghi da tartaro. La sua Aralsk ora e' un posto desolato del Kazakistan. Ma fino a dieci anni fa era un pezzo di Russia. Poi i soviets hanno deviato nel deserto due fiumi solenni che scendono dai ghiacciai del Pamir: serviva cotone, il deserto doveva fiorire. E il deserto fiori'. Ma il mare d'Aral (grande come l'Adriatico) si trasformo' in onde di sabbia. E oggi dal rubinetto del capitano vien giu' un filo di un'acqua verdina. "Da dove viene?", si informa lo straniero. "Venga con me" risponde Abdjian. Alla stazione un treno di 140 vagoni cisterna sta scaricando qualcosa: Acqua. spiega"la locomotiva non sempre ce la fa. A volte si piantano e restiamo senza per una settimana All'acquedotto contenitori piu' alti delle case pescano acqua dai camion. Una signora con un secchio di plastica preleva campioni per l'analisi. L'acqua e' gialla. Benissimo. Piu' chiara di quella di lunedi'... Gia'. "Ma perche' l'acqua arriva meno verde di quella del suo rubinetto? "Le condutture sono avvelenate dalle incrostazioni di sale inquinato. La bolliamo sempre. Spesso non basta... M. Ch. ------------------------------------------------------------------------------- LO SCENARIO Scattata la corsa all'"oro blu": nel 2025 pianeta a secco Ogni italiano consuma 380 litri al giorno Ma il Sud e' a rischio desertificazione Un secolo fa le donne andavano a prender acqua alla fontana, secchi e brocche sottobraccio. Storie di un'altra Italia che si ripetono avvolte nella plastica. Oggi fuori dai supermercati le signore caricano pacchi d'acqua nei bagagliai delle auto. Il rito sembra lo stesso. Cambia la necessita'. Ci si fida sempre meno del rubinetto, ma il lusso e' destinato a costar caro. Nel resto del mondo piu' di un miliardo e 200 milioni di persone non sanno cos'e' l'acqua potabile. Altri 800 milioni non hanno mai visto un rubinetto in casa. Solo ritardi del passato: la globalizzazione li fara' sparire. Invece no. Manca la materia prima e le previsioni non sono felici. Un litro d'acqua costa 10 volte piu' di un litro di quel petrolio che ci fa impazzire. Per ora. Ma e' solo l'anticipo di quanto succedera' nei prossimi 25 anni: prezzi e consumi in pericolo mortale. Agricoltura con l'acqua alla gola. Ce n'e' sempre meno. Nessuna convenienza a irrigare i campi per produrre grano e cibo. Come affrontare la calamita' annunciata?ACQUA E FAME Nel 2025 il mondo avra' 8 miliardi di inquilini, 5 miliardi vivranno nelle citta'. Mangeranno soprattutto cereali. E la produzione dovra' crescere del 37%. Serviranno montagne di carne e pesce: dal 15 al 35% in piu', in Asia soprattutto. Se non allarghiamo le coltivazioni aggiungendo 43,5 milioni di ettari, sara' dura sfamare la gran folla. Juan Antonio Sagardoy che coordina la pianificazione delle risorse d'acqua alla Fao, fa i conti di quanta acqua disponiamo: 3700 chilometri quadrati l'anno. Come minimo ne servono altri 1600. E ben distribuiti tra nazioni e continenti, per non spalancare differenze terribili: vogliono dire fame, indebitamenti senza speranza, inquietudini sociali. L'acqua in piu' c'e'? Le risorse sono quasi il doppio dei 5300 km quadrati indispensabili per sopravvivere, ma le cassaforti del nord e del sud del mondo sono disuguali anche nell'acqua. Realisticamente i Paesi con la gola secca cresceranno. Prezzi degli alimenti alle stelle soprattutto nelle nazioni in via di sviluppo. Dovranno comprare cibo altrove perche' la loro acqua si sta esaurendo e perche' gli abitanti quasi raddoppieranno. E anche Paesi che col petrolio stanno benino, ma con l'acqua al contagocce, respirano l'incubo di due beni in via di esaurimento. Acqua in pericolo. Il petrolio non e' eterno. E allora?MEDITERRANEO Se l'acqua e' un problema endemico del Sud d'Italia, l'altra sponda del Mediterraneo (e dintorni) va male. La Giordania e' a secco. Compra piu' del 90% di cio' che beve. L'Egitto si nutre del Nilo, ma le sorgenti sono altrove (Uganda, Etiopia, Sudan...) e le ritorsioni continuano nei secoli. Con una popolazione che raddoppiera' (220 milioni di abitanti) in 25 anni, i problemi ingigantiscono. Quando ha usato i 55 miliardi di metri cubi del Nilo per produrre grano, verdure, canna da zucchero e riso, all'Egitto serve un secondo Nilo per comperar il cibo che sfama l'altra meta' della popolazione. Gli egiziani sono contadini che ritorcono le trecce d'acqua fino all'impossibile, ma il progetto del presidente Mubarak di irrigare 210 mila ettari va contro ai piani dell'Etiopia che ha programmato raccolti in 3 milioni di ettari. Acqua "rubata" a monte. Jean Marc Faure, direttore di Frumento, Terra e Acqua della Fao, spiega con una metafora la strategia piu' equilibrata dell'altra sponda mediterranea: protagonista la Tunisia. Compra acqua virtuale. Per raccogliere un chilo di grano servono 1000 litri d'acqua. Troppi. La Tunisia brucerebbe le risorse senza sfamare la gente e sviluppare le strutture. Mette da parte l'agricoltura per convogliare l'acqua su industria, turismo, fiori. Esporta, incassa le vacanze e compra carne e alimenti. La Libia misura il futuro su un calendario che non guarda l'infinito. La sua acqua risale dalla terra. Pozzi nel deserto che il famoso canale di Gheddafi porta verso campi e citta'. Depositi fossili come il petrolio. Se la Libia avra' petrolio per piu' di un secolo, le riserve d'acqua hanno vita breve. Val la pena risparmiarle per le prossime generazioni?GUERRE E PIPE LINES C'e' piu' petrolio che acqua ed ecco l'acqua viaggiare sulle strade del petrolio. La Turchia offre la "pipe lines della pace" a Giordania, Libano, anche ad Israele. In previsione della distensione non si escludono Iran e Irak. Ma nessuno si fida. Dipendere dalla Turchia, paese giudicato instabile: impedisce di programmare il futuro nei paesi dalla gola secca. Anche la pace tra Israele e Siria dipende dall'acqua. Il Giordano e il suo affluente piu' robusto scendono dalle alture del Golan occupate nella guerra dei Sei Giorni (1967) da Israele. Una pipe line serena pare, sulla carta, quella tra Francia e Catalogna. Le acque del Rodano sono ambite dal nord della Spagna. I governi sono convinti della bonta' del viadotto, ma la rivolta dei francesi, contadini e allevatori di pesci, e' scoppiata al primo accenno di accordo. "Facile capire perche'", dice Jean Marc Faures: sviluppare l'agricoltura spagnola vuol dire dar fiato alla concorrenza.TRASPORTO E DESALINIZZAZIONE u' L'acqua che viaggia e l'acqua purificata che viene dal mare non servono all'agricoltura: troppo care. Possono solo consolare la vita quotidiana. Che e' diversa da Paese a Paese. Ogni americano ne consuma 650 litri al giorno. Non da solo: docce, bucati, cottura cibi. Il totale viene diviso per le persone tenendo conto di quanta acqua bevono le citta'. Giardini, pulizia strade, ma anche piccoli imprenditori che si servono dei rubinetti in lavanderie, officine, bar, ristoranti. L'italiano ne "beve" 380 litri. Appena di la' dal mare, la Tunisia si ferma a 50. Il problema e' che le citta' si stanno gonfiando e fra 25 anni, saranno abitate da 5 miliardi di persone. Prezzi alle stelle e cambiamento di abitudini per tutti. Desalinizzare implica, invece, uno spreco di energia che solo i Paesi produttori di petrolio possono permettersi. Gli sceicchi del Golfo spendono 130 miliardi di dollari all'anno per accendere le luci delle loro nuove capitali. Non tutte: solo il 70%.FIUMI E LAGHI PRIVATIZZATI Possiamo pensare che il Po o il Danubio siano proprieta' di un'azienda o di una persona? Il Cile degli anni di Pinochet ha reso possibile il paradosso. Fiumi blu, gonfi d'acqua come il rio Baker, e un po' tutti i laghi e le sorgenti in grado di produrre energia elettrica, servire l'agricoltura e dissetare le citta', sono stati ceduti "gratuitamente e per sempre" a gruppi economici vicini all'allora dittatore. Non le sponde, solo cio' che scorre. Ma non e' poco. Possono rivendere acqua e servizi a chi vogliono e lo hanno fatto. Miguel Solanes del Cepal, consigliere per la regione America Latina per i diritti dell'acqua, ricorda che l'affidare a privati la tutela puo' essere razionale. Il paradosso Cile e' il regalo per sempre. I governi democratici del dopo Pinochet cercano di imbrigliare l'eternita' fissando limiti di 30 o 40 anni, ma devono prima cambiare certi passi della Costituzione. Risultato: gli spagnoli che hanno comprato dai fedeli del generale, danno da bere a Santiago, a Valparaiso e alle altre citta' cilene. Controllano luce e risorse agricole. L'Endesa e' la societa' principe, ve ne sono altre minori. Che aumentano dal 15 al 30% i prezzi di acqua e luce: necessita' di gestione. Il governo non puo' fermarli. Maurizio Chierici ------------------------------------------------------------------------------- PIER LUIGI GIACOMONI rhenus at libero.it Net-Tamer V 1.11.2 - In Prova ------030200200019034057NTI--
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