emergenza idrica nel mondo



forse l'acqua diverra' nel prossimo futuro una delle emergenze mondialei. forse
guerre, ondate migratorie, profughi saranno la conseguenza della mancanza
d'acqua. dicva un saggio proverbio orientale che "dopo quaranta giorni si muore
di fame, ma ne bastano quattro per morire di sete".
Ecco il senso profondo del primo dossier sull'acqua che vi offriamo: e' apparso
sul corriere della sera del 17 marzo scorso.

BUONA LETTURA

-------------------------------------------------------------------------------
Corriere della Sera. Venerdi' 17 Marzo 2000
Nel mondo manca l'acqua, milioni di morti
Via al Forum mondiale dell'Aja: "Cresce il numero degli assetati, facciamo
qualcosa"
La proposta dell'Italia: cancelliamo il debito estero a  chi  tutela le risorse
idriche
DAL NOSTRO INVIATO
L'AJA. Un miliardo e 200 milioni di abitanti del pianeta vivono senza acqua
potabile. La devono
ricavare, in qualche modo, da acque saline, putride o
inquinate, e non sempre ci riescono. Per le conseguenze di
questa grave carenza, ogni anno muoiono 3,4 milioni di
persone. Il fenomeno e' lungi dall'essere sotto controllo. E
le guerre del futuro, secondo l'Onu, si combatteranno per
difendere il controllo sulle risorse idriche. "Il numero
degli assetati cronici continua a crescere di anno in anno.
Se continuera' cosi', entro il 2025, il popolo dei senza
acqua potabile salira' a 2,3 miliardi. E salira' anche il
numero dei morti e quello dei profughi ambientali prevede
Ismail Serageldin, presidente della Commissione mondiale
sull'acqua del XXI secolo voluta dall'Onu. Non possiamo
tollerare che gli "affari vadano avanti come al solito": e'
arrivato il momento di passare all'azioneCon questo
drammatico appello si apre oggi nella capitale olandese, il
Forum mondiale sull'acqua (17-22 marzo), che ha adottato
come slogan una frase fortemente esortativa: "From Vision
to Action Qui non si discutono gli effetti controversi di
un fenomeno scientifico come il surriscaldamento
dell'atmosfera. Qui si deve fronteggiare l'insufficienza di
una risorsa planetaria che pensavamo essere abbondante e
rinnovabile e che invece e' in netto declino. Perche'? Le
cause sono molteplici. Innanzitutto la crescita della
popolazione mondiale, oggi di 6 miliardi di abitanti, nel
2025 di 8 miliardi. Poi il degrado delle poche risorse di
acqua potabile disponibili. Le falde idriche che corrono
sotto i centri urbani in rapido sviluppo vengono raggiunte
da inquinanti di ogni sorta; quelle che si trovano sotto i
terreni agricoli sono avvelenate dai pesticidi. I corsi
d'acqua dolce in prossimita' di centri urbani, industriali e
minerari diventano canali di scarico di ogni tipo di
rifiuti. L'aritmetica dell'acqua ci presenta un bilancio
rosso, scrivono sconsolati in un rapporto fresco di stampa
gli esperti della commissione presieduta da Serageldin.
Oggi sulla Terra solo il 2,5% dell'acqua presente e' dolce e
potenzialmente potabile.Chi ce l'ha in abbondanza la
spreca e la tratta come una risorsa svalutata, che costa
piu' o meno una lira al litro. Chi non ce l'ha, se puo', la
deve pagare a caro prezzo, anche cento volte di piu' e si
deve accontentare della sua infima qualita'. La conferenza
dell'Aja chiedera' ai governi un radicale cambiamento: la
gestione integrata dell'acqua, da parte di societa' che se
ne prendano cura, dalla captazione al riciclo, garantendo
la qualita' e assicurando la distribuzione anche alle
popolazioni che ne sono prive. Ci costera' piu' caro, ma
servira' ad assicurare un bene primario e vitale. L'Italia,
che partecipa con un'ampia delegazione guidata dal
ministro dell'Ambiente, proporra' che l'annullamento del
debito pubblico dei Paesi in via di sviluppo venga concesso
in cambio della realizzazione di progetti ambientali
miranti, soprattutto, a recuperare il bene acqua, la' dove e'
stato alterato dall'inquinamento.
Franco Foresta Martin
-------------------------------------------------------------------------------
SUL MARE D'ARAL Qui giocavamo dentro
le fontane Ora si beve grazie al treno-cisterna"
DAL NOSTRO INVIATO
ARALSK (Kazakistan) "Prima l'acqua era la nostra vita. Fresca da bere e generosa
con le nostre
reti. e' sparita e sono spariti boschi, prati, colori. e'
diventata una vita in grigio. I miei nipoti giocano attorno
alla fontana di fronte a casa. Vogliono sapere se e' vero
che l'acqua sgorgava ogni giorno e i bambini si bagnavano
per divertirsi, l'uno con l'altro. La sciupavano
spargendola in strada. Oggi e' un sacrilegio. Allora era la
felicita'. Ascoltano i ricordi come raccontassi un viaggio
sulla luna. Il capitano Kaleyev Abdjiam
guarda il niente da sotto un colbacco di pelo. Occhi lunghi
da tartaro. La sua Aralsk ora e' un posto desolato del
Kazakistan. Ma fino a dieci anni fa era un pezzo di Russia.
Poi i soviets hanno deviato nel deserto due fiumi solenni
che scendono dai ghiacciai del Pamir: serviva cotone, il
deserto doveva fiorire. E il deserto fiori'. Ma il mare
d'Aral (grande come l'Adriatico) si trasformo' in onde di
sabbia. E oggi dal rubinetto del capitano vien giu' un filo
di un'acqua verdina. "Da dove viene?", si informa lo
straniero. "Venga con me" risponde Abdjian. Alla stazione
un treno di 140 vagoni cisterna sta scaricando qualcosa:
Acqua.
spiega"la locomotiva non sempre ce la fa. A volte si
piantano e restiamo senza per una settimana
All'acquedotto contenitori piu' alti delle case pescano
acqua dai camion. Una signora con un secchio di plastica
preleva campioni per l'analisi. L'acqua e' gialla.
Benissimo. Piu' chiara di quella di lunedi'...
Gia'. "Ma perche' l'acqua arriva meno verde di quella del suo
rubinetto? "Le condutture sono avvelenate dalle
incrostazioni di sale inquinato. La bolliamo sempre. Spesso
non basta...
M. Ch.
-------------------------------------------------------------------------------
LO SCENARIO
Scattata la corsa all'"oro blu": nel 2025 pianeta a secco
Ogni italiano consuma 380 litri al giorno
Ma il Sud e' a rischio desertificazione
Un secolo fa le donne andavano a prender acqua alla
fontana, secchi e brocche sottobraccio. Storie di un'altra
Italia che si ripetono avvolte nella plastica. Oggi fuori
dai supermercati le signore caricano pacchi d'acqua nei
bagagliai delle auto. Il rito sembra lo stesso. Cambia la
necessita'. Ci si fida sempre meno del rubinetto, ma il
lusso e' destinato a costar caro. Nel resto del mondo piu' di
un miliardo e 200 milioni di persone non sanno cos'e'
l'acqua potabile. Altri 800 milioni non hanno mai visto un
rubinetto in casa. Solo ritardi del passato: la
globalizzazione li fara' sparire. Invece no. Manca la
materia prima e le previsioni non sono felici. Un litro
d'acqua costa 10 volte piu' di un litro di quel petrolio che
ci fa impazzire. Per ora. Ma e' solo l'anticipo di quanto
succedera' nei prossimi 25 anni: prezzi e consumi in
pericolo mortale. Agricoltura con l'acqua alla gola. Ce n'e'
sempre meno. Nessuna convenienza a irrigare i campi per
produrre grano e cibo. Come affrontare la calamita'
annunciata?ACQUA E FAME Nel 2025 il mondo avra' 8
miliardi di inquilini, 5 miliardi vivranno nelle citta'.
Mangeranno soprattutto cereali. E la produzione dovra'
crescere del 37%. Serviranno montagne di carne e pesce: dal
15 al 35% in piu', in Asia soprattutto. Se non allarghiamo
le coltivazioni aggiungendo 43,5 milioni di ettari, sara'
dura sfamare la gran folla. Juan Antonio Sagardoy che
coordina la pianificazione delle risorse d'acqua alla Fao,
fa i conti di quanta acqua disponiamo: 3700 chilometri
quadrati l'anno. Come minimo ne servono altri 1600. E ben
distribuiti tra nazioni e continenti, per non spalancare
differenze terribili: vogliono dire fame, indebitamenti
senza speranza, inquietudini sociali. L'acqua in piu' c'e'?
Le risorse sono quasi il doppio dei 5300 km quadrati
indispensabili per sopravvivere, ma le cassaforti del nord
e del sud del mondo sono disuguali anche nell'acqua.
Realisticamente i Paesi con la gola secca cresceranno.
Prezzi degli alimenti alle stelle soprattutto nelle nazioni
in via di sviluppo. Dovranno comprare cibo altrove perche'
la loro acqua si sta esaurendo e perche' gli abitanti quasi
raddoppieranno. E anche Paesi che col petrolio stanno
benino, ma con l'acqua al contagocce, respirano l'incubo di
due beni in via di esaurimento. Acqua in pericolo. Il
petrolio non e' eterno. E allora?MEDITERRANEO Se
l'acqua e' un problema endemico del Sud d'Italia, l'altra
sponda del Mediterraneo (e dintorni) va male. La Giordania
e' a secco. Compra piu' del 90% di cio' che beve. L'Egitto si
nutre del Nilo, ma le sorgenti sono altrove (Uganda,
Etiopia, Sudan...) e le ritorsioni continuano nei secoli.
Con una popolazione che raddoppiera' (220 milioni di
abitanti) in 25 anni, i problemi ingigantiscono. Quando ha
usato i 55 miliardi di metri cubi del Nilo per produrre
grano, verdure, canna da zucchero e riso, all'Egitto serve
un secondo Nilo per comperar il cibo che sfama l'altra meta'
della popolazione. Gli egiziani sono contadini che
ritorcono le trecce d'acqua fino all'impossibile, ma il
progetto del presidente Mubarak di irrigare 210 mila ettari
va contro ai piani dell'Etiopia che ha programmato raccolti
in 3 milioni di ettari. Acqua "rubata" a monte. Jean Marc
Faure, direttore di Frumento, Terra e Acqua della Fao,
spiega con una metafora la strategia piu' equilibrata
dell'altra sponda mediterranea: protagonista la Tunisia.
Compra acqua virtuale. Per raccogliere un chilo di grano
servono 1000 litri d'acqua. Troppi. La Tunisia brucerebbe
le risorse senza sfamare la gente e sviluppare le
strutture. Mette da parte l'agricoltura per convogliare
l'acqua su industria, turismo, fiori. Esporta, incassa le
vacanze e compra carne e alimenti. La Libia misura il
futuro su un calendario che non guarda l'infinito. La sua
acqua risale dalla terra. Pozzi nel deserto che il famoso
canale di Gheddafi porta verso campi e citta'. Depositi
fossili come il petrolio. Se la Libia avra' petrolio per piu'
di un secolo, le riserve d'acqua hanno vita breve. Val la
pena risparmiarle per le prossime
generazioni?GUERRE E PIPE LINES C'e' piu' petrolio
che acqua ed ecco l'acqua viaggiare sulle strade del
petrolio. La Turchia offre la "pipe lines della pace" a
Giordania, Libano, anche ad Israele. In previsione della
distensione non si escludono Iran e Irak. Ma nessuno si
fida. Dipendere dalla Turchia, paese giudicato instabile:
impedisce di programmare il futuro nei paesi dalla gola
secca. Anche la pace tra Israele e Siria dipende
dall'acqua. Il Giordano e il suo affluente piu' robusto
scendono dalle alture del Golan occupate nella guerra dei
Sei Giorni (1967) da Israele. Una pipe line serena pare,
sulla carta, quella tra Francia e Catalogna. Le acque del
Rodano sono ambite dal nord della Spagna. I governi sono
convinti della bonta' del viadotto, ma la rivolta dei
francesi, contadini e allevatori di pesci, e' scoppiata al
primo accenno di accordo. "Facile capire perche'", dice Jean
Marc Faures: sviluppare l'agricoltura spagnola vuol dire
dar fiato alla concorrenza.TRASPORTO E DESALINIZZAZIONE
u' L'acqua che viaggia e l'acqua purificata che viene dal
mare non servono all'agricoltura: troppo care. Possono solo
consolare la vita quotidiana. Che e' diversa da Paese a
Paese. Ogni americano ne consuma 650 litri al giorno. Non
da solo: docce, bucati, cottura cibi. Il totale viene
diviso per le persone tenendo conto di quanta acqua bevono
le citta'. Giardini, pulizia strade, ma anche piccoli
imprenditori che si servono dei rubinetti in lavanderie,
officine, bar, ristoranti. L'italiano ne "beve" 380 litri.
Appena di la' dal mare, la Tunisia si ferma a 50. Il
problema e' che le citta' si stanno gonfiando e fra 25 anni,
saranno abitate da 5 miliardi di persone. Prezzi alle
stelle e cambiamento di abitudini per tutti. Desalinizzare
implica, invece, uno spreco di energia che solo i Paesi
produttori di petrolio possono permettersi. Gli sceicchi
del Golfo spendono 130 miliardi di dollari all'anno per
accendere le luci delle loro nuove capitali. Non tutte:
solo il 70%.FIUMI E LAGHI PRIVATIZZATI Possiamo
pensare che il Po o il Danubio siano proprieta' di
un'azienda o di una persona? Il Cile degli anni di Pinochet
ha reso possibile il paradosso. Fiumi blu, gonfi d'acqua
come il rio Baker, e un po' tutti i laghi e le sorgenti in
grado di produrre energia elettrica, servire l'agricoltura
e dissetare le citta', sono stati ceduti "gratuitamente e
per sempre" a gruppi economici vicini all'allora dittatore.
Non le sponde, solo cio' che scorre. Ma non e' poco. Possono
rivendere acqua e servizi a chi vogliono e lo hanno fatto.
Miguel Solanes del Cepal, consigliere per la regione
America Latina per i diritti dell'acqua, ricorda che
l'affidare a privati la tutela puo' essere razionale. Il
paradosso Cile e' il regalo per sempre. I governi
democratici del dopo Pinochet cercano di imbrigliare
l'eternita' fissando limiti di 30 o 40 anni, ma devono prima
cambiare certi passi della Costituzione. Risultato: gli
spagnoli che hanno comprato dai fedeli del generale, danno
da bere a Santiago, a Valparaiso e alle altre citta' cilene.
Controllano luce e risorse agricole. L'Endesa e' la societa'
principe, ve ne sono altre minori. Che aumentano dal 15 al
30% i prezzi di acqua e luce: necessita' di gestione. Il
governo non puo' fermarli.
Maurizio Chierici
-------------------------------------------------------------------------------

PIER LUIGI GIACOMONI
rhenus at libero.it

Net-Tamer V 1.11.2 - In Prova

------030200200019034057NTI--