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Mostra a Torino "Ebrei in Eritrea" il 27 luglio



Dopo anni di ricerca storica e di preparazione, la mostra "Ebrei in
Eritrea", testi di Marco Cavallarin e fotografie di Marco Mensa, apre a
Torino il 28 luglio, presso il Museo Diffuso della Resistenza, della
Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà in Corso Valdocco
4/A.
L'inaugurazione si terrà il 27 luglio alle 17,30 e saranno presenti:
- Fiorenzo Alfieri Assessore alle Risorse e allo Sviluppo della Cultura
della Città di Torino
- Dario Disegni Compagnia di San Paolo
- Maurizio Piperno Beer Presidente della Comunità Ebraica di Torino
- Marco Mensa fotografo
- Marco Cavallarin redazione Africa e Mediterraneo
- Costanza Prada Centro Piemontese di Studi Africani
La mostra, organizzata da Compagnia di San Paolo, Centro Piemontese di
Studi Africani, Ethnos, Africa e Mediterraneo, ha ricevuto il Patrocinio
della Presidenza della Camera dei Deputati, e rimarrà aperta fino al 19
settembre.
da martedì a domenica ore 10.00 - 18.00
lunedì chiuso, ingresso libero
Per informazioni: (+39) 011 43 61 433 museodiffuso at comune torino.it

Il catalogo nelle due versioni in francese e in italiano, si trova già in
vendita a Milano alla Libreria Azalai, in Corso di Porta Ticinese, e alla
Libreria Scientifica, in Via Visconti di Modrone.

Après plusieurs années de recherche et de préparation, l'exposition  "Juifs
en Erythrée" ( textes de Marco Cavallarin et photos de Marco  Mensa ) va
s'ouvrir à Torino le 28 juillet, dans le Museo Diffuso della Resistenza,
della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, Corso
Valdocco, 4/A.
L'exposition sera inaugurée le 27 juillet à 17 h 30, par
- Fiorenzo Alfieri Assessore alle Risorse e allo Sviluppo della Cultura
della Città di Torino
- Dario Disegni Compagnia di San Paolo
- Maurizio Piperno Beer Presidente della Comunità Ebraica di Torino
- Marco Mensa fotografo
- Marco Cavallarin redazione Africa e Mediterraneo
- Costanza Prada Centro Piemontese di Studi Africani
L'exposition organizé par Compagnia di San Paolo, Centro Piemontese di
Studi Africani, Ethnos, Africa e Mediterraneo, a reçu le patronage de la
Présidence de la Chambre Italienne des Députés et restera ouverte jusqu'au
19 septembre.
Du mardi au dimanche 10h-18h
Entrée libre
Info (+39) 011 43 61 433 museodiffuso at comune torino.it

Le catalogue, dans les deux versions en français et en italien, est déjà en
vente à Milan (Librairie Azalai, Corso di Porta Ticinese, et Librairie
Scientifica, Via Visconti di Modrone). 

Fu nella seconda metà del 1800 che gli ebrei della penisola araba
meridionale, vittime di ripetuti pogrom e ridotti alla condizione di
dhimmi, cittadini di seconda categoria, in gran parte provenienti da Aden,
protettorato britannico dal 1839, migrarono verso le coste occidentali del
Mar Rosso, verso Massawa in particolare, attirati dalle prospettive di
urbanizzazione e di sviluppo commerciale che la neonata colonia italiana
d'Eritrea sembrava promettere.
Altri ebrei, provenienti dal bacino del Mediterraneo, favoriti dalla
recente apertura del canale di Suez, si insediavano ai primi del Novecento
ad Asmara, ormai capitale dell'Eritrea italiana.
A molti di essi erano comuni le radici italiane, in qualche caso
antichissime. Sembrava loro naturale poter tornare a praticare la lingua
che i loro antenati cacciati di Spagna avevano dovuto apprendere in Italia.
Il terremoto del 1921 spinse verso l'altopiano quanti di essi erano rimasti
a Massawa. La comunità ebraica si consolidò intorno alla sinagoga di
Asmara, pur se le loro attività si svolgevano per tutto il territorio della
colonia.
La comunità fiorì numericamente, tanto che nel 1941 gli inglesi, al loro
ingresso in Eritrea, ne censirono 500 circa, una presenza significativa se
rapportata al numero degli abitanti del paese. Anche durante il fascismo
molti ebrei trovarono ospitalità in Eritrea, dove le leggi razziali ebbero
applicazione più blanda che in Italia. L'alyià ne assottigliò decisamente
il numero, il regime del dittatore etiope Menghistu fece poi il resto. Nel
1975 la comunità era ridotta a pochissime persone.
Oggi permangono le tracce evidenti di questa loro vicenda, tutte conservate
tra Asmara e Massawa, dove la memoria della presenza ebraica viene
conservata con nostalgia dagli anziani e dai fedeli delle altre confessioni
religiose.

Ce fut pendant la deuxième moitié du XIXe siècle que les Juifs de la
péninsule arabique méridionale, victimes de plusieurs pogroms et réduits à
la condition de dhimmi, c'est-à-dire de citoyens de rang inférieur, pour la
plupart provenant de Aden, protectorat britannique depuis 1839, émigrèrent
vers les côtes occidentales de la Mer Rouge, et surtout vers Massawa,
séduits par les perspectives d'urbanisation et de développement commercial
que la colonie italienne de fraîche date semblait promettre.
D'autres Juifs, provenant du bassin de la Méditerranée, favorisés par
l'ouverture récente du Canal de Suez, s'installèrent au début du XXe siècle
à Asmara, devenue capitale de l'Érythrée italienne.
Beaucoup d'entre eux avaient des racines italiennes, parfois très
anciennes. Il leur paraissait naturel de pouvoir parler de nouveau la
langue que leurs ancêtres chassés d'Espagne avaient dû apprendre en Italie.
Le tremblement de terre de 1921 poussa vers le haut-plateau ceux qui
étaient restés à Massawa. La communauté juive se consolida autour de la
synagogue d'Asmara, même si ses activités se développaient partout dans la
colonie.
La communauté s'agrandit tellement qu'en 1941 les Anglais, au moment de
leur arrivée en Érythrée en comptèrent à peu près 500, une présence
importante, si on la compare au nombre d'habitants du pays. De la même
façon pendant le fascisme, des Juifs furent accueillis en Érythrée, où les
lois raciales étaient appliquées de manière moins dure qu'en Italie.
Si l'alyiah (= la loi du retour à la terre promise) en diminua le nombre,
le régime du dictateur éthiopien Menghistu fit ensuite le reste. En 1975 la
communauté était réduite à très peu de personnes.
Aujourd'hui on trouve des traces bien évidentes de leur histoire entre
Asmara et Massawa, où la mémoire de la présence juive est conservée avec
nostalgie par les plus vieux et les fidèles des autres religions.


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