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insieme salutiamo Giovanni
- Subject: insieme salutiamo Giovanni
- From: <info@chiamafrica.it>
- Date: Thu, 8 Apr 2004 11:53:54 +0200
Tutti gli operatori, gli aderenti e gli amici di Chiama l'Africa si
stringono in questi giorni intorno all'amato Secondo Ferioli, presidente
dell'associazione, e alla sua famiglia, alla quale è mancato
improvvisamente il figlio maggiore, Giovanni. Ci uniamo al loro
coraggio, alla fede e alla speranza dimostrata nell'affrontare questa
prova difficile.
In attesa del mattino di Pasqua
"….e venne un uomo di nome Giovanni.
Egli non era la luce
Ma venne per rendere testimonianza alla luce.." (Gv.1,6-8)
Che il Signore ci aiuti ad essere persone di luce, come
GIOVANNI
Ci ritroveremo a pregare per lui
per ridonarlo al Padre dei cieli
Sabato 10/04/2004
nella Basilica di Santa Maria in Vado (Ferrara)
alle ore 10,30
insieme al papà Secondo Ferioli
alla mamma Bernardetta Forini
ai fratelli Sara, Paolo e Caterina,
ai cugini, alla nonna Maria, agli zii,
a Marco e Dea ed a tutti gli amici.
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Quando un figlio lascia i genitori, così come Giovi, il nostro
primogenito, ha lasciato noi, gli interrogativi senza risposta sono
infiniti, per i genitori, i fratelli, i cugini e gli zii
affezionatissimi, per tutte le persone che lo hanno conosciuto,
apprezzato e amato. Giovanni era stato battezzato esattamente 24 anni fa
la notte di Pasqua, annunciammo il suo battesimo con il brano dal
vangelo di Giovanni "…e venne un uomo di nome Giovanni. Egli non era la
luce, ma venne per testimoniare la luce" (Gv.1,6-8).
Amava la musica, la letteratura, l'arte, le cose belle, era molto
riservato, buono, coerente e severo con se stesso: non amava apparire,
lui voleva "essere". La sua presenza, in famiglia, era un riferimento
per i fratelli, era il nostro innovatore, per la sua capacità critica ha
aiutato tutti noi a crescere. Riferimento per gli amici, fino dai tempi
della scuola. Gli insegnanti nei colloqui come una litania ci dicevano:
è intelligente, potrebbe fare molto di più, però è buono, è cercato dai
compagni di classe, è generoso. Queste ultime sono le cose che sono
rimaste e ci danno consolazione. Giovi aveva il grande dono
dell'ascolto, ciò lo rendeva capace di intervenire discretamente in
aiuto di chi trovava in difficoltà, senza risparmiarsi, era per rapporti
veri: anche oggi, a distanza di alcuni anni si ritrovava ancora con il
gruppo degli obiettori con il quale fece il servizio civile a viale K.
Insieme a Giovi, siamo stati tutti inseriti nel mistero della croce. La
pedagogia di Dio, a volte ci è apparsa strana, e al primo impatto
incomprensibile! Ai tanti perché senza risposta, alcune però le abbiamo
trovate. La croce di Giovi è stato il suo desiderio di crescere, ha
cercato autenticamente la sua strada.
Ci fece capire che era cresciuto, regalandoci una pergamena incorniciata
con questa poesia di Gibran
I tuoi figli non sono figli tuoi.
Sono i figli e le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo ma non li crei.
Sono vicino a te ma non sono cosa tua.
Puoi dare loro il tuo amore
non le tue idee.
Perché essi hanno le proprie idee.
Tu puoi dare dimora al loro corpo
non alla loro anima.
Perché la loro anima abita
nella casa dell'avvenire,
dove a te non è dato entrare
neppure col sogno.
Puoi cercare di assomigliare a loro
ma non volere che assomiglino a te.
Perché la vita non torna indietro
e non si ferma a ieri.
Tu sei l'arco che lancia i figli verso il domani.
La nostra croce: questo vuoto immenso che ci ha fatto saltare tutte le
nostre sicurezze. Siamo stati soccorsi dall'affetto, l'amore e dalla
condivisione di tante persone, che come tanti cirenei ci hanno
alleggerito un peso altrimenti troppo gravoso.
Tutto ciò ha fatto si che tutti insieme abbiamo capito, Giovi per primo
e in modo più chiaro del nostro, che la croce non trattiene nella morte,
ma ci introduce al mattino della Pasqua.
Secondo, Bernardetta, Caterina, Paolo, Sara.
Famiglia Ferioli
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