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Mandela - La determinazione a vivere



Da La Repubblica di oggi

Una battaglia per la dignità
di NELSON MANDELA

Un famoso poeta ha detto: "I codardi periscono molte volte prima della loro
morte. Gli uomini coraggiosi, invece, conoscono la morte una sola volta".
Ci sono tante persone nel mondo che possono aiutare a vincere, attraverso
il loro coraggio, la lotta contro l'Aids. Spesso mi chiedono chi sia per me
un vero eroe. Rispondo che per me non è qualcuno che ricopre una posizione
importante. Anzi, considero eroi le persone semplici, uomini e donne
comuni, che si impegnano per combattere la povertà ovunque sia. ente che si
preoccupa di curare malattie diaboliche come è l'Aids.

Finché ci saranno questi piccoli, grandi eroi, il mondo continuerà ad avere
speranza. L'Aids oggi provoca più morti di qualsiasi guerra, carestia o
calamità naturale. Sta devastando le nostre famiglie, ha reso impossibile
il lavoro negli ospedali, priva le scuole di studenti e professori.
L'economia ne soffre, e ne soffrirà sempre di più, perde lavoratori,
produttività e profitto.

Le case farmaceutiche devono dimostrare coraggio e prendersi finalmente le
loro responsabilità. Finora hanno sfruttato la drammatica situazione
sanitaria che esiste nei paesi in via di sviluppo, in particolare in
Africa, per caricare sulle medicine prezzi esorbitanti che vanno al di là
della normale capacità di spesa dei governi e dei malati. Questo
comportamento è totalmente sbagliato e deve essere condannato con ogni
mezzo. E bisogna che cadano al più presto i veti alla diffusione dei
prodotti a basso costo.

La priorità dei governi del continente africano deve essere oggi riuscire a
prevenire l'espandersi del virus e dare medicine agli ammalati. Esperienze
come quelle già realizzate in Uganda, Senegal e Tailandia dimostrano che è
possibile. Il Sudafrica ha avuto ragione e diritto nel voler ricorrere a
medicine generiche che costano molto meno di quelle tutelate da brevetto.

Finora, non è stato fatto tutto ciò che era possibile per convincere le
case farmaceutiche a cambiare il loro approccio. Credo che non ci sia nulla
di più importante: l'arma del dialogo deve essere vincente. Se andiamo
avanti con un chiaro piano per convincere l'industria a stabilire prezzi
abbordabili per tutti gli ammalati, sono sicuro che il risultato sarà
positivo.

Ho visto morire una nipote e due pronipoti di Aids. Non c'è nessuna
vergogna ad ammettere di avere una malattia e che potrebbe essere fatale.
Quando ero in prigione ho avuto la tubercolosi. Da uomo libero ho
combattuto con un cancro alla prostata. E ogni volta l'ho detto
pubblicamente senza che nessuno mi discrimini per questo. Lancio un appello
a riflettere su come ci comportiamo: non dobbiamo trattare i sieropositivi
come se fossero portatori di un marchio d'infamia. Dobbiamo abbracciarli e
amarli. Dobbiamo lottare contro la povertà e per i diritti umani. Ma
dobbiamo anche imparare a essere vicini ai nostri cari e incoraggiarli a
non perdere la speranza. La determinazione a vivere è importante quanto le
medicine.

(22 dicembre 2002)