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Johannesburg no-global



Johannesburg no-global
http://www.ilmanifesto.it/oggi/art48.html

21 Agosto 2002

Migliaia di aderenti alle ong in Sudafrica per il controvertice
sull'ambiente
I promotori Mobilitati per l'occasione sindacati e associazioni, ma anche
organizzazioni di donne e contadini: «Contro la povertà e le malattie»
Occasioni Dopo Porto Alegre, quello sudafricano è il primo appuntamento
importante per la partecipazione popolare. Attese ventimila persone al Forum
internazionale
MARINA FORTI

A Johannesburg arrivano in questi giorni migliaia di rappresentanti di
«organizzazioni non governative» (Ong), movimenti sociali, sindacati,
organizzazioni di donne, di contadini senza terra, gruppi indigeni,
ambientalisti. Il 23 agosto sarà ufficialmente inaugurato il Global Forum,
il «forum globale» della società civile, parallelo al Vertice mondiale sullo
sviluppo sostenibile (che comincia invece il 26), convocato dalle Nazioni
unite dieci anni dopo il Vertice della Terra di Rio de Janeiro. Già da ieri,
lunedì, nel Expo Centre della metropoli sudafricana è cominciato un
«pre-summit» per formare i diversi caucus (coordinamenti) tematici. Un
«villaggio» sta prendendo forma, con stand di organizzazioni e movimenti
venuti da tutto il mondo. Sono in programma centinaia di conferenze e
assemblee, manifestazioni e concerti. Tutto questo è stato coordinato da un
«Segretariato della società civile» in cui sono rappresentate le
organizzazioni sociali e i sindacati sudafricani. Il Forum non governativo è
un interlocutore formale del Vertice dei governi che si riunisce 23
chilometri più a nord, nel suburbio chic di Sandton: è la prassi consolidata
di ogni vertice dell'Onu, ovunque si svolga. Questo però si svolge in
Sudafrica, e fa una differenza. Nel suo «Appello all'azione e alla lotta»,
diffuso via internet (www.worldsummit.org.za), il Coordinamento delle Ong
sudafricane (Sangoco) fa appello a «far sentire le voci dei poveri del
Sudafrica» durante il vertice di Johannesburg. «Dopo anni di lotta contro
l'apartheid il sogno di una società libera dalla povertà, in cui tutti gli
sfruttati e gli oppressi abbiano diritti umani e dignità, è lontano
dall'essere realizzato. Sette anni dopo l'avvento della democrazia, vediamo
crescenti disparità tra ricchi e poveri; vediamo peggiorare disoccupazione,
povertà, fame, malattie e analfabetismo; aumenta la violenza contro le
donne; la pandemia di Aids/Hiv si espande su un tessuto sociale debole, e a
sua volta lo indebolisce; continua a peggiorare l'eco-sistema da cui
dipendiamo per il nostro benessere». Il Global Forum dunque ha mobilitato la
società civile organizzata sudafricana: «Per la prima volta avremo qui così
tanti rappresentanti di governi e dei movimenti sociali, e tanta attenzione
dei media», dice al telefono da Johannesburg Saliem Fakir, responsabile
della sezione sudafricana della Iucn (Unione mondiale per la conservazione
della natura). La conferenza sul razzismo, l'anno scorso a Durban, era stata
una prima prova: ma il Vertice sullo sviluppo sostenibile la supera di gran
lunga per dimensioni. «Per le organizzazioni sudafricane è l'occasione per
stabilire contatti attraverso il mondo, collaborare con altri gruppi e
movimenti emergenti - africani in primo luogo».

Che tipo di dibattito si è svolto in Sudafrica in preparazione del Global
Forum? Fakir, che ne è stato parte attiva, parla di un lungo processo di
incontri e forum locali: «I temi dominanti sono stati la terra, la povertà,
le questioni sociali come la disoccupazione, l'Aids. Il risultato è un
ordine del giorno non dominato dagli ambientalisti, e forse questa è la vera
particolarità del Forum sudafricano: a differenza di quello di Rio, sarà più
centrato sullo sviluppo». Nell'ordine del giorno infatti troviamo il
commercio mondiale, la «Nuova partnership per l'Africa» o Nepad, («verso cui
tutti noi siamo molto critici»), le istituzioni internazionali che governano
l'economia mondiale. E poi diritti di cittadinanza, povertà e
globalizzazione, la salute, l'Aids. Molti insisteranno su pace, diritti
umani, sicurezza. Altri su modelli economici alternativi. Poi , certo,
l'ambiente e l'accesso alle risorse naturali. Una lunga lista di questioni:
«Il problema forse è che con un menu così ampio non sarà chiaro su cosa
puntare, si rischia la confusione».

Ma la preparazione del Global Forum ha suscitato diverse spaccature tra le
organizzazioni sociali sudafricane - ne sono un segno i ben tre cambiamenti
in pochi mesi alla guida del Segretariato organizzatore. «Una parte di
organizzazioni non governative che definirei l'estrema sinistra non
parteciperà al Forum Globale, e accusa il coordinamento ufficiale delle Ong,
il Sangoco, di essere troppo succube del governo»: è il coordinamento di
organizzazioni sociali che si è scisso dal Sangoco la scorsa primavera e si
è dato nome Indaba; ha annunciato che si farà sentire solo attraverso
manifestazioni e picchetti - promettendo di sfidare ogni tentativo della
polizia di limitare il «diritto a manifestare» - e ha rifiutato di
collaborare alla registrazione elettronica del partecipanti preparata dal
governo, che accusano di «schedatura». «Loro si vedono come i veri
rappresentanti dello spirito di Porto Alegre in Sudafrica», spiega Saliem
Fakir: «Il punto è che anche le organizzazioni aderenti al Sangoco si
considerano parte dello spirito di Porto Alegre, e sono estremamente
critiche verso il governo. In modo più pragmatico però hanno scelto di stare
dentro al Global Forum e farne un'occasione per far sentire la nostra voce».
Nel Segretariato che coordina il Global Forum c'è anche la federazione dei
sindacati sudafricani, Cosatu, che le frange più critiche considerano troppo
collaborativa con il governo. «Nei giorni del Forum poi ci saranno diversi
programmi paralleli, dal Forum dei Popoli indigeni al Movimento dei
Senzaterra che chiede la redistribuzione delle terre ai contadini neri e ha
invitato Robert Mugabe a parlare alle sue manifestazioni». Mugabe? Eppure
l'anno scorso, a Durban, i senzaterra sudafricani avevano preso le distanze
dalla politica dello Zimbabwe, che avevamo sentito definire «populista»...
«E' vero, ma nel frattempo il movimento si è molto radicalizzato. Per questo
è anche nel mirino dei servizi di sicurezza, che hanno cominciato a
controllare e interrogare gli attivisti più noti».

Saliem Fakir è ottimista: «Ci sarà molta interazione tra realtà diverse
durante il Forum. L'importante è che questo coinvolga tutti, voglio dire da
tutto il mondo, Sud e Nord. E che le grandi Ong internazionali mostrino
solidarietà, non si separino». Alla fine, riuscirà il Global Forum a fare
pressione sui governi? «Le Ong internazionali sono ormai agguerrite, hanno
la capacità e l'esperienza per fare un lavoro di lobby nei corridoi del
Vertice: Greenpeace lavorerà sulle questioni dell'energia, la Iucn sul
commercio e le istituzioni globali, gli Amici della Terra internazionali
sulla responsabilità delle imprese transnazionali. L'importante è che
mantengano sempre la comunicazione con i movimenti sociali riuniti nel
Forum. E le premesse sono buone, finora abbiamo lavorato insieme». E' la
vera sfida aperta a Johannesburg: «Nessuno si aspetta molto dal Vertice, in
termini di impegni dei governi. Ma l'evento è importante in sé perché sarà
l'occasione di una partecipazione popolare attiva e vocale. Portare allo
scoperto un movimento globale in cui convive una grande diversità di
approcci con obiettivi comuni. Ci faremo sentire».