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Sudan: caso Abok non risolve dramma di molte altre donne



FEMMIS - Notiziario femminile

COMUNICATO STAMPA
12 febbraio 2002
Sudan: caso Abok non risolve dramma di molte altre donne

L'ambasciata sudanese, con il comunicato di oggi, ha confermato
l'annullamento della condanna a morte di Abok Alfa Akok in quanto pur
"essendo stata trovata illegalmente incinta" è di fede cristiana e pertanto
non può esseregiudicata secondo la legge islamica.
    Risolto il caso Abok, restano comunque sospese, come più volte
denunciato da diverse organizzazioni umanitarie, le vite di migliaia di
giovani che ogni giorno in Sudan sono costrette a subire lavori forzati,
stupri, rapimenti.

    Dal 1983 ad oggi la guerra sudanese ha causato 2 milioni di morti e 4
milioni di profughi interni. Si tratta della più lunga guerra civile
africana, che vede il Sud combattere contro il Nord (senza dimenticare
altri fronti, come quello sui Monti Nuba o nell'est del paese). A farne le
spese vi sono in primo luogo le donne e i bambini che, oltre a subire le
conseguenze del conflitto, durante le incursioni delle milizie nei villaggi
sono rapiti e portati al Nord. Qui vengono costretti a lavorare in una
condizione di  "schiavitù". In questo businessche si fa beffa  dei diritti
umani, le donne vengono sfruttate talvolta "solo" come domestiche, talvolta
anche come concubine.



    Un recente decreto presidenziale ha riformato la commissione creata per
sradicare la pratica del sequestro di donne e bambini, ma le denunce sulla
collusione tra il governo sudanese e le milizie che saccheggiano i villaggi
lasciano dei dubbi su quest'iniziativa.

     Femmis, creata dalle missionarie comboniane per dare informazioni
sulla condizione femminile del mondo, invita le associazioni e gli organi
di stampa a mantenere viva l'attenzione su quanto avviene in Sudan e di
continuare ad esercitare pressioni sul governo sudanese affinché i diritti
umani siano realmente rispettati.

 Per informazioni:

Redazione Femmis
Via Cesiolo, 46
Tel. 0458302788
Tel. 0458303149



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