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in memoria di Emmanuel Kataliko





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fonte: MISNA
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CONGO-DEM.REPUBLIC, 2 OTT 2001
MONSIGNOR KATALIKO, UNA LUCE CHE NON PUO' ESSERE SPENTA

di Beatrice Luccardi



Poco piu' di un anno fa, la sera del 14 settembre 2000, le campane di 
Bukavu (Sud Kivu, est della Repubblica democratica del Congo) 
suonavano a festa per salutare il rientro dall'esilio 
dell'arcivescovo metropolita, monsignor Emmanuel Kataliko.
La popolazione si riversava nelle strade e nelle piazze; a migliaia 
raggiungevano la cattedrale per festeggiare il ritorno del loro 
pastore dopo oltre sei mesi di lontananza e sofferenze, provocate 
dall'ostracismo delle locali autorita'.

Il breve momento di giubilo sarebbe stato seguito, il 4 ottobre, 
dalla morte del 68enne presule, stroncato da un infarto mentre era a 
Rocca di Papa (Roma) per partecipare ad una riunione del Secam 
(Simposio delle conferenze episcopali d'Africa e Madagascar).
Poche ore prima, davanti agli altri presuli africani monsignor 
Kataliko aveva ribadito la necessita' da parte dei vescovi di essere 
portavoce e difensori delle comunita' loro affidate.

Sin dal suo insediamento alla guida della diocesi di Butembo-Beni 
(Nord Kivu), avvenuto nel 1967, monsignor Kataliko mostro' le sue 
doti di pastore capace di far progredire sia religiosamente che 
socialmente il gregge affidatogli.
Grande devoto di Maria Madre di Gesu', il vescovo visito' 
puntualmente tutte le parrocchie, non mancando alcuna cresima anche 
quando cio' costava diversi giorni di viaggio a piedi.

Laureato in teologia dogmatica e in sociologia, si impegno' sin 
dall'inizio a difesa della vita e dello sviluppo socioeconomico della 
diocesi.
Di conseguenza attuo' una decisa campagna contro l'abuso di bevande 
alcoliche, deleterio per la salute delle persone e delle loro 
comunita' d'appartenenza.
Promosse al contempo l'esportazione dei prodotti agricoli, ad esempio 
il caffe', sollecitando la costituzione delle prime cooperative, fra 
le quali la Cujeki.

In proposito monsignor Kataliko, nato nel 1932 a Lukale (allora 
diocesi di Beni-Butembo) e ordinato sacerdote nel 1958, ricordava 
come ogni popolo dovesse "produrre il proprio sostentamento e 
acquisire l'autonomia in ambito commerciale, economico ed educativo".
Diede quindi il via alla costruzione dell'universita' di Butembo che 
ancora quest'anno, nonostante la guerra e l'insicurezza, annovera 
circa 800 studenti.
Sono almeno dodici, inoltre, i medici formatisi presso l'ateneo 
cittadino e attualmente operanti nei presidi sanitari della zona.

Molto attento all'evangelizzazione ad gentes, monsignor Kataliko 
inizio' ad inviare sacerdoti e religiose in altre diocesi e Paesi 
rendendo Butembo-Beni una delle chiese africane piu' brillanti in 
ambito missionario.

Da vero e proprio pastore, il presule ritenne inoltre essenziale il 
rispetto dei diritti della persona.
Il suo impegno in tal senso, che negli Anni '70 gli era costato un 
mese di confino nel Sud Kivu, si manifesto' pienamente dopo 
l'insediamento alla guida dell'arcidiocesi di Bukavu, avvenuta il 18 
maggio 1998.
Sei mesi dopo pubblico' il suo primo documento contro le persecuzioni 
delle quali era oggetto la societa' civile.
All'eta' di 66 anni aveva infatti deciso di raccogliere con nuovo 
slancio e grande determinazione l'eredita' del suo predecessore, 
monsignor Christophe Munzihirwa Mwene Ngabo sj (assassinato durante 
la presa della citta' compiuta a fine ottobre 1996).

Infondendo nuove speranze alla popolazione del Kivu e di tutto il 
Congo, travagliata dall'esplosione di due guerre in meno di due anni, 
denuncio' con fermezza gli abusi e i crimini perpetrati contro i 
civili.
Le autorita' della Coalizione democratica congolese (Rcd-Goma), che 
tuttora controllano il territorio dell'arcidiocesi, reagirono 
obbligandolo, il 12 febbraio 2000 all'esilio.
In favore dell'arcivescovo si mossero personalita' e organismi di 
livello mondiale, a partire da Papa Giovanni Paolo II, ma trascorsero 
sei mesi prima che l'Rcd-Goma lo lasciasse rientrare a Bukavu.
Durante il confino fu anche eletto vice-presidente della Conferenza 
episcopale nazionale congolese (Cenc). Monsignor Kataliko, con la 
semplicita' di sempre, trascorse quel periodo a Butembo dove, 
nonostante corresse grandi pericoli, si dedico' alla realizzazione di 
nuove opere per la comunita': migliorie architettoniche al seminario, 
la costruzione di un canale di deflusso delle acque e il terrapieno 
su cui costruire una nuova facolta' dell'ateneo.
Il muro che in futuro sosterra' le nuove aule e' li', sui fianchi 
della montagna che chiude ad ovest la conca di Butembo, ultima 
testimonianza di un infaticabile servitore della Chiesa e della 
comunita'.




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