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NIGRIZIA 5/2000 - CHIESE OGGI



CHIESE OGGI

Rwanda / Parla il Vescovo di Byumba
UN SINODO PER RILEGGRE LA STORIA

E' trascorso un anno dagli arresti, il 14 aprile, di Augustin Misago, il
vescovo di Gikongoro accusato di avere svolto un ruolo nel genocidio del
1994. La denuncia era stata pubblicamente lanciata dal capo dello stato in
persona, Pasteur Bizimungu, (ma lo stesso Bizimungu si e' trovato costretto
a dare le dimissioni, il 23 marzo scorso, vedi pag. 55). L'esito del
processo al prelato sembrava segnato fin dall'inizio. Si protrae invece sino
ad oggi (la fase conclusiva e' cominciata, dopo vari rinvii, il 17 aprile),
non essendo emerse delle prove dei fatti imputati.

Intanto, all'inizio dell'anno, il governo ha emesso una nuova lista di
persone accusate di genocidio, per l'esattezza 2.133 (833 in piu' rispetto
alla lista precedente). Sotto la "Categoria 1", l’unica per cui si richieda
la pena capitale, figura anche Misago. A un anno dalla sua detenzione, al
momento  dell'investitura di un nuovo presidente e nel contesto dell'anno
centenario dell'evangelizzazione, abbiamo rivolto al vescovo di Byumba,
Servilien Nzakamwita, in visita in Italia, alcune domande.

L'INATTESA LENTEZZA DEL PROCESSO AL VESCOVO MISAGO NON RIVELERA' UNA
DEBOLEZZA DELL'IMPIANTO ACCUSATORIO?

Nel processo a Misago - o forse alla chiesa in generale - mi sono persuaso
che il giudice vuole che tutto sia ben chiaro. Ho l'impressione che non si
siano trovati riscontri sulle gravi accuse che gli erano mosse. Io stesso ho
partecipato a diverse sessioni ed era palpabile l'impressione che avvocati e
testimoni non avessero nulla di concreto da dire.

IL POTERE GIUDIZIARIO IN RWANDA DA' DUNQUE PROVA DI INDIPENDENZA RISPETTO AL
POTERE POLITICO?

In questo caso, si'. Soprattutto il giudice mi pare un uomo corretto. Se non
ha ancora chiuso il processo e' perche' vuole avere il massimo di luci su
tutto. Ma non si puo' generalizzare questa impressione a tutto il sistema
giudiziario.  Molto dipende dalle persone preposte alla giustizia. C'e' chi
ha chiaramente un partito preso, chi invece e' piu' corretto.

BIZIMUNGU ESCE DI SCENA, PRENDE ANCOR PIU' CHIARAMENTE IL POTERE KAGAME.
COME VEDE QUESTO MOMENTO DI TRANSIZIONE?

L'uscita del presidente mi ha sorpreso. All'interno dell'Fpr ci devono
essere delle cose che non vanno, dei pesanti scontri interni. E' inquietante
perche' certe frange possono approfittarne per indurire la situazione di
conflitto, proprio adesso che si notava che poco a poco le persone
cominciavano a parlarsi, che il clima di tensione cominciava ad allentarsi.
Ma ora i conflitti tra politici possono creare dei ritorni di fiamma.
Soprattutto gli oppositori fuori del paese possono approfittarne per
riattizzare il conflitto e irrigidire le posizioni.

Sino a questo momento, tuttavia, mi risulta che il clima sia rimasto quello
che era: una situazione sostanzialmente calma in cui ciascuno si dedica alle
proprie occupazioni e si circola da un lato all'altro del paese senza
particolari difficolta'.

LA CHIESA HA AVVIATO UN SINODO STRAORDINARIO IN PREPARAZIONE AL CENTENARIO
DELL'EVANGELIZZAZIONE…

Bisogna che tutta la comunita' cristiana possa esprimersi su quello che va
bene e su quello che non va… Quali soluzioni  studiare per un maggiore
approfondimento del Vangelo e il consolidamento della fede. Questa non e'
solo battesimi e sacramenti. In particolare vogliamo cercare di capire
questo conflitto che ci ha apportato tante angustie.

CI PUO' ANTICIPARE COSA STA EMERGENDO DA QUESTO SINODO?

La prima cosa e' il fatto che le persone siano uscite dall'isolamento e
abbiano l'occasione di parlare apertamente dei loro problemi, di esprimersi.
Anche i poteri pubblici hanno cosi' l'occasione di ascoltare cio' che la
gente pensa della piega che sta prendendo la vita pubblica e politica.

E C'E' ANCHE IL CORAGGIO DI DIRE QUALCOSA DELLE DIVISIONI CHE, E' RISAPUTO,
SPACCANO LA CHIESA STESSA?

E' soprattutto a livello degli uomini di chiesa, del clero, dei consacrati,
che il problema esiste. Ci sono comunque delle situazioni che cominciano a
migliorare, io sono ottimista su questo punto. C'e' anche la grazia dello
Spirito Santo che lavora: lo si vede nei dialoghi, nella preghiera alla luce
del Vangelo… si avverte che sta accadendo qualcosa.

LA CHIESA IN RWANDA NECESSITA DI RILEGGERE LA SUA STORIA, BRANDITA DA CHI LA
RITIENE DIRETTAMENTE O INDIRETTAMENTE RESPONSABILE DEL GENOCIDIO. QUESTO
CENTENARIO NON RAPPRESENTEREBBE L'OCCASIONE GIUSTA PER FARLO?

Ci sono delle persone che stanno riflettendo, dando opinioni diverse, ma
credo sia troppo presto per delle conclusioni. Ci sono ancora molte
oscurita'. C'e' ancora molto lavoro da fare per teologi e storici. Questo
cammino sinodale e' gia' un'occasione propizia per raccogliere dati e
cominciare a fare il punto.

Bisogna cercare, da un lato, di capire da dove vengono le accuse e,
dall'altro, quali erano le motivazioni, le intenzioni dei missionari che
sono vissuti in Rwanda, e anche il posto che la chiesa ha avuto nella storia
del paese. Perche' effettivamente ha avuto un ruolo importante: i
missionari, la chiesa nel suo complesso e' stata sempre vicina ai politici e
li ha influenzati, e ne e' stata influenzata.

CHE COSA SI ATTENDE LA CHIESA CHE E' IN RWANDA DALLE ALTRE CHIESE?

Sosteneteci, moralmente ma anche materialmente. I danni che abbiamo subito
sono grandi. La chiesa universale, che gia' si e' mossa, potrebbe pero' fare
uno sforzo maggiore. Visto il baratro nel quale siamo caduti, occorrono
mezzi consistenti. Non solo per la chiesa, ma anche della societa' nel suo
insieme.

E voi missionari, non scoraggiatevi. E' il momento di mostrarvi davvero
missionari, di sostenere questa chiesa. Abbiamo perduto molti preti, tanti
missionari hanno lasciato il paese e hanno paura di rientrare. Bisogna
tornare al coraggio degli antichi missionari, che erano pronti anche al
martirio piuttosto che ritirarsi.

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