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NIGRIZIA 5/2000 - MATATU
Matatu
RADIO MATATU
di Renato Kizito Sesana
UNA NUOVA RADIO CATTOLICA PER IL KENYA: PER I MERCATI DELLE BARACCOPOLI E I
PASSEGGERI DEI MATATU. FORSE NON TRASMETTERA' LA FEDE, PERO' SPERA ALMENO DI
ALIMENTARLA. CONSAPEVOLE CHE GIORNALI, RADIO E TIVU' NON SOSTITUIRANNO -
MAI - LA TESTIMONIANZA VIVA DI UNA PERSONA.
E' possibile comunicare la fede attraverso i mass media? Le risposte, tutte
sostenute da ponderose argomentazioni, vanno da chi dice che e' importante
anche solo essere presenti, a chi sostiene che mass media e fede sono
incompatibili.
Per chi, come me, spende parte del suo tempo, spesso le ore rubate al sonno,
scrivendo per giornali e riviste, non e' una domanda accademica. Nel corso
degli anni mi sono convinto che e' quasi impossibile comunicare la fede
attraverso i mass media perche' la fede richiede un rapporto umano, di
amore, per essere adeguatamente trasmessa, e tale rapporto molto
difficilmente puo' passare attraverso i media. D'altro canto i media, usati
con intelligenza, possono alimentare la fede e sostenerne le ragioni. Sono
ormai anche uno strumento irrinunciabile di riflessione e comunione
all'interno della comunita' dei credenti.
Spesso la chiesa ha pero' problemi ad usare i mass media, specialmente per
raggiungere i lontani. Peter Brooks, un ministro anglicano che ha lavorato
nella radio e televisione inglesi per tutta la vita, al momento di andare in
pensione ha detto che la comunicazione fatta dalle chiese spesso "risponde a
domande che non sono state fatte, da' le risposte in un linguaggio che non
e' capito e agisce attraverso strumenti che nessuno legge o ascolta".
La domanda mi si e' riproposta con forza poche settimane fa, quando il
vescovo keniano che presiede la commissione per le comunicazioni sociali
della conferenza episcopale mi ha chiesto, a nome della conferenza stessa,
di assumermi la responsabilita' di progettare, avviare e dirigere la radio
cattolica del Kenya.
Ho accettato la sfida. La radio e' uno strumento di comunicazione molto
efficace e popolare in Africa, dove la tradizione orale e' ancora
fortissima. Riesce a stabilire contatto con gli analfabeti, che sono ancora
tanti, senza farli sentire inferiori, e arriva dappertutto a costi
bassissimi sia per chi la gestisce sia per chi la riceve.
NON COMUNICARE IL VUOTO
Naturalmente deve essere una radio che sappia toccare i problemi della
gente: la scuola per i figli, la polenta da mettere in tavola, il rispetto
della tradizione, la formazione cristiana, i diritti umani, l'oppressione
culturale.
Ci sono a Nairobi alcune radio che trasmettono musica americana, notizie
viste dalla prospettiva americana, e perfino le previsioni del tempo per
l'America. Sarebbe bello invece avere una radio che parli agli autisti e
passeggeri dei matatu - dove c'e' sempre un mangianastri o una radio che
funziona a tutto volume - in un linguaggio, con una musica, che possono
capire e con cui si possono identificare. Che crei comunita', che aiuti la
gente a riflettere sui propri problemi e a liberarsi, che diventi uno
strumento per promuovere la crescita della cultura locale. Che sappia anche
essere profetica. Che aiuti a intuire la presenza di Dio nella vita
quotidiana, nella storia che si evolve ogni giorno sotto i nostri occhi e
col nostro contributo. Che ispiri alla vita cristiana senza essere
bacchettona. Che dia voce alla gente, con programmi in cui tutti possono
intervenire. Visto che molti a Nairobi non si possono permettere neanche il
costo di una telefonata, mi piacerebbe avere delle postazioni nei mercati di
Kibera, di Kawangware, di Mathare Valley - cioe' i posti in cui c'e' la piu'
grande concentrazione di poveri - cosi' che la gente si possa avvicinare
alla radio e parlare in diretta. Alcuni programmi potrebbero essere
realizzati direttamente dalle comunita' di base, con un minimo di assistenza
tecnica che non diventi un mezzo di controllo su cio' che la gente vuol
dire.
I mass media occidentali sono riusciti non solo a rendere Dio invisibile, ma
a far credere che non sia piu' necessario. Noi cercheremo di fare radio in
un modo diverso, africano e cristiano.
Fare il missionario oggi in Africa vuol dire anche questo. Cosi' mi sono
rimesso ad andare a scuola, non una scuola formale, ma a cercare di capire
dai miei amici giornalisti keniani che lavorano gia' in questo campo come
farebbero veramente una radio africana, se fossero liberi di fare come
vogliono, invece che seguire le direttive che vengono dall'alto, governo o
multinazionali che siano.
Nella convinzione che comunque gli strumenti di comunicazione sociale non
devono creare belle facciate che nascondono il vuoto. Cio' che e' importante
e' comunicare all'interno della chiesa, ancora piu' importante e' vivere il
Vangelo. Comunicati stampa, giornali, agenzie, radio, televisioni non
saranno mai sostitutivi della vita. Se cio' che viviamo e' significativo e
credibile, sara' facile anche comunicarlo.
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