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zimbabwe: sfida per le terre dei bianchi
Guerra per le terre dei bianchi
Zimbabwe, il governo nero confisca le fattorieScontri tra latifondisti e
miliziani del presidente Mugabe. Londra prepara l'evacuazione
di STEFANO CITATI
IL TERRORE nero è entrato nelle fattorie dei bianchi. I veterani della guerra di
liberazione dello Zimbabwe hanno occupato con la forza, istigati dal presidente
Mugabe, le fattorie dei coloni britannici. Ma questo conflitto viene considerato
l'ennesima sciagura anche dalla maggioranza nera dell'ex Rhodesia.
I neri dello Zimbabwe non pensavano certo di poter provare nostalgia per un
dittatore bianco. Ma il dispotismo cronico del presidente nero ha fatto sorgere
in loro il ricordo di un passato migliore del presente, monopolizzato da Robert
Mugabe e dalle sue decisioni sempre più eccentriche e nefaste. L'ultima, la
confisca delle terre ai bianchi, discendenti dei latifondisti dell'impero
britannico, fa ora rimpiangere a molti neri l'epoca di Ian Smith, il Governatore
bianco che ha guidato il paese come una sua proprietà personale. Proprio come
Mugabe adesso, solo che .ai miei tempi i nostri erano i neri più felici al
orgogliosamente raccontanto l'81enne ex premier.
Seppur razzista, la dichiarazione di Smith corrisponde al vero; al di fuori
dell'influente associazione degli ex combattenti della guerra di liberazione
nera, gli abitanti dello Zimbabwe (11 milioni di persone, i bianchi sono il 2
per cento) vedono nella decisione di Mugabe una disfatta nella battaglia contro
la grave crisi economica e un'ennesimo focolaio di tensione, non solo interno.
Il Parlamento controllato dal partito del presidente ha ieri votato la legge che
sancisce che gli eventuali indennizzi ai farmer bianchi devono essere versati
dalla Gran Bretagna. Il provvedimento è la risposta del governo di Harare
all'annuncio degli inglesi di aver pronto un piano militare di evacuazione per i
proprietari (non più di 4.500 persone) delle circa 900 fattorie occupate da
settimane da 3mila veterani della guerra di liberazione. Mugabe ha affermato che
.lo Zimbabwe non permetterà ingerenze esterne; se Londra andrà avanti con le sue
provocazioni, siamo pronti alla guerra.. Il governo britannico non ha replicato
alle sue frasi, ma ha risposto che .in nessun modo accetta le disposizioni di
Harare sulle compensazioni..
Oltre le schermaglie tra l'ex colonia e il regno, l'occupazione cruenta delle
fattorie dei bianchi - che ha finora provocato la morte di 2 poliziotti e il
ferimento di 8 persone, tra cui un lontano parente della regina Elisabetta - ha
portato l'opposizione nera a schierarsi con i latifondisti: .Ora i bianchi sono
diventati nostri fratelli e sorelle., ha detto il leader Musa Kasimonje. Si
stava meglio ai tempi di Smith.
Ai suoi tempi, ovvero dal '65 all'80, lo Zimbabwe si chiamava Rhodesia (dal nome
del primo sfruttatore britannico delle sue ricchezze) e Smith, suddito della
corona inglese, ne era divenuto il capo ribellandosi al volere della regina
Elisabetta. Una manna per i proprietari bianchi, che avevano goduto di
protezione e favori per coltivare le grasse terre dell'altopiano. Poi i neri
avevano messo fine allo strapotere della minoranza bianca, ed era iniziata l'Šra
del presidente nero, nel sogno di un marxismo all'africana e nell'incubo
personale di Mugabe della degenerazione della pura razza africana prodotta dalla
contaminazione bianca. Vent'anni dopo, tra disastri economici, rivolte sociali e
sconsiderati interventi militari nella guerra del Congo, l'ombra bianca di Smith
si allunga sul presidente nero.
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FONTE: LA REPUBBLICA - 7/4/2000
PIER LUIGI GIACOMONI
rhenus@libero.it
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