[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

in ricordo di Patrice Lumumba



Il 17 gennaio 1961 veniva assassinato dai servizi segreti belgi e americani
Patrice Lumumba.

Il ricordo in un tema svolto da una studentessa del Liceo Statale "Giuseppe
Palmieri" di Lecce nell'anno scolastico 95/96.
Saluti
Giovanni

MAL D'AFRICA: PATRICE LUMUMBA
E L'INDIPENDENZA DEL CONGO BELGA
Toi Patrice Lumumba
Nous enfants du Congo
On vous pleure avec beaucoup de chagrin
Vous etes morts pour la paix du monde entier1


Ho assunto la vicenda di Patrice Lumumba come filo d'Arianna nella storia
esaltante e problematica della decolonizzazione dell'Africa. Questa storia
ha caratteri di tumultuosità e rapidità che mai prima si erano verificati in
un continente intero.
L'Africa si è rivelata insofferente a forme di governo di tipo occidentale:
le nazioni europee avevano bruscamente interrotto, manipolato, soffocato il
flusso naturale della sua storia. L'Africa, benché non abbia saputo
difendersi con efficacia e si sia dovuta sottomettere alla morsa coloniale,
come una certa erba delle praterie, dopo essere stata calpestata, ha sempre
rialzato la testa, lei che era ritenuta servile per natura2. La sua identità
era però così forte e così fortemente radicata da assorbire i suoi
colonizzatori nei recessi ancestrali della propria civiltà, almeno quanto
essi credevano di fare a loro volta.
Le ragioni del repentino successo, almeno in apparenza, dei moti
irredentisti africani non vanno cercate, però, soltanto nella rabbia covata
per secoli e nell'entusiasmo di milioni di persone: la seconda guerra
mondiale aveva prostrato l'Europa, ne aveva ridimensionato notevolmente
l'imperialismo, aveva spezzato le economie e decimato le popolazioni. Gli
Europei si leccavano le ferite e gli Africani godevano del relativo
ammorbidimento delle loro posizioni. La Francia e l'Inghilterra avviavano
alcuni piani di sviluppo, di educazione politica e di aggiornamento
costituzionale nelle loro colonie.
Il caso di cui fu protagonista Lumumba, quello del Congo belga, è
emblematico, nel suo procedere, pur conservando alcune nette peculiarità.
L'idea di indipendenza era in Congo il cemento fra i partiti, le tribù, le
classi sociali. Dietro di essa il vuoto: nessuna unità etnica né culturale,
nessuna classe dirigente, nessun accordo sulla forma istituzionale da
adottare dopo aver centrato l'obiettivo primario. La politica belga aveva
grossissime responsabilità; il Congo era un possedimento voluto
personalmente da Leopoldo II alla fine dell'800: il sovrano, entusiasmato
dai viaggi di Stanley e di Brazzà, aveva creato dal nulla questa nuova
espressione geografica, destinandola a divenire con l'aiuto della corona
belga un forte Stato indipendente all'interno del panorama africano. Alla
sua morte, il Congo passò al governo, il quale non seppe far altro che
renderlo una colonia tradizionale, da amministrare con lucidità, ma senza
aprire spiragli all'integrazione e alla partecipazione degli indigeni. Il
Belgio coniò un'atteggiamento definito "paternalista", o anche "platonico...
per la netta distinzione esistente tra i re-filosofi belgi e la massa dei
produttori africani"3, non curò né permise un processo di maturazione
politica e sindacale, né di revisione costituzionale, tanto che nel 1960 era
ancora in vigore la vetusta Carta Coloniale del 1908.
I numerosi progetti di evoluzione "dal paternalismo al fraternalismo"
elaborati nel corso degli anni rimasero soltanto buone intenzioni, come il
famoso Piano triennale per l'emancipazione del Congo, del prof. Van Bilsen,
presentato nel 1955, in occasione del viaggio di re Baldovino nella colonia.
L'insurrezione congolese fu dovuta piú all'esempio degli altri Paesi che ad
un vero e proprio momento scatenante di crisi: mi sembra assai significativo
ricordare che soltanto nel 1960 nacquero in Africa 18 nuovi Stati.
Il Belgio si comportò in maniera sconcertante dimostrando chiaramente di
salvaguardare gli interessi delle proprie grandi compagnie minerarie. Lo
Stato mantenutosi, in fatto di colonie, sulle posizioni piú conservatrici
d'Europa registrò un cedimento completo e improvviso, benché avesse promesso
l'indipendenza per il 1964 con un messaggio via radio del re, il 13 gennaio
1959.
I congolesi dunque hanno conquistato la propria indipendenza seduti ad una
Tavola Rotonda con il governo belga, dal 20 gennaio 1960 fino al 30 giugno,
il giorno della proclamazione. A quel tavolo, a Bruxelles, sedeva anche
Patrice Lumumba, che aveva all'epoca 35 anni ed era fondatore e leader del
Movimento Nazionale Congolese. Da bambino aveva studiato in missioni
protestanti e poi in collegi cattolici; aveva fatto il funzionario delle
poste a Stanleyville, poi l'impiegato a Léopoldville ed aveva pubblicato un
libro, nel 1957, Il Congo, terra del futuro, è minacciato?. Fu scarcerato
dalle autorità belghe, dopo una teatrale protesta di Joseph Kasavubu a
Bruxelles il 25 giugno, e potè partecipare agli ultimi giorni della
Conferenza: il 1º novembre del 1959 era stato infatti arrestato mentre
teneva un comizio a Stanleyville, con l'accusa di provocare disordini.
Lumumba aveva impresso al proprio partito una direzione politica mirante a
creare uno Stato unitario, senza deroghe al federalismo, non allineandosi
con nessuno dei due blocchi delle superpotenze, compiendo viaggi negli Stati
Uniti ed allo stesso tempo accettando l'appoggio ideologico e pratico della
Cina Popolare. Inoltre fin dall'inizio aveva propugnato la collaborazione
col Belgio per giungere in modo indolore, per quanto possibile,
all'indipendenza. Aveva preso parte trionfalmente alla grande Conferenza
Panafricana di Accra, nel dicembre 1958, e, rientrato in Congo, aveva
suscitato un'ondata incredibile di entusiasmo, presto repressa dal Belgio.
Lumumba fu il primo Presidente del Consiglio del Congo democratico, mentre
la Presidenza della Repubblica fu affidata a Kasavubu, capo dell'altro
grosso partito nazionale, l'Abako, Associazione dei Bakongo, il quale aveva
adottato una linea intransigente nei confronti del Belgio. Egli stesso,
studente di teologia e fervente cattolico, fu autore del violento
Contromanifesto in risposta al Manifesto di coscienza africana edito dai
moderati ambienti missionari di Léopoldville nel giugno del 1956. Kasavubu
voleva uno Stato federale che salvaguardasse le autonomie tribali dei
Bakongo, sotto le quali si nascondevano interessi economici di altra
portata, e quindi si opporrà con decisione al tentativo di unificazione
culturale intrapreso da Lumumba quando la causa della compattezza nazionale
verrà meno.
Da questo momento in poi nel Congo si verificano almeno tre delle
caratteristiche comuni alla quasi totalità degli Stati africani nei loro
primi anni di vita, con contenuti di drammaticità, però, molto piú
consistenti che altrove:


- ideologie di tendenza generalmente socialista, anche se temperate alla
luce del valore della nègritude e del passato coloniale di ogni singolo
Paese;
- transito da un assetto costituzionale modellato su quello del Paese
colonizzatore a regimi presidenzialisti autoritari;
- passaggio da governi civili a dittature militari.

Dopo cinque giorni dalla proclamazione dell'indipendenza, il Congo precipitò
nel caos politico e sociale, provocando reazioni contrastanti anche tra i
Paesi africani. Il culmine di questa situazione conflittuale, nella quale
Lumumba si scontrava quotidianamente con Kasavubu, mentre disordini e
repressioni non si contavano, fu la secessione della provincia del Katanga,
una delle zone minerarie piú ricche del mondo (rame, diamanti, cobalto, oro
e uranio) sulla quale le compagnie europee ed in particolar modo belghe
avevano interessi incalcolabili. L'esercito katanghese, che combattè
violentemente contro quello nazionale, era guidato da Moise Tchombé.
La guerra civile fu cosí sanguinosa da indurre l'ONU ad intervenire con le
proprie truppe. A questa missione, che non ebbe successo, sono legate la
morte in un misterioso incidente aereo del Segretario delle Nazioni Unite,
Dag Hammerskjold, e la morte in un'imboscata di un gruppo di militari
dell'Aeronautica italiana del contingente ONU, a Kivu.
Intanto Lumumba era stato fatto arrestare da Kasavubu ma, invece di essere
tenuto nelle prigioni di Léopoldville, fu inspiegabilmente consegnato a
Tchombé, che era ancora alla guida della provincia secessionista.
Il 10 febbraio 1961 il suo cadavere fu ritrovato in un quartiere di
Elisabéthville, la capitale del Katanga. I mandanti dell'omicidio sono
rimasti, naturalmente, sconosciuti, ma esistono i presupposti per ipotizzare
senza troppi dubbi l'intervento dei servizi segreti belgi, e forse non solo
belgi, di cui Tchombé sta stato complice. Certo, a molti avrebbe fatto
comodo uno Stato federale, che isolasse le regioni ricche e ne rendesse piú
facile il controllo economico; a molti dispiaceva la linea di
non-allineamento perseguita da Lumumba, la sua inclassificabilità negli
schemi ideologici dominanti.
Lumumba diventò un eroe degli anni '60, fu amato, nel Congo, ed entrò
profondamente nella coscienza politica della Nazione. Pochi anni dopo,
quando, nel 1964, un nutrito gruppo di dissidenti al governo Tchombé (con
Kasavubu ancora Presidente della Repubblica), guidati da Antoine Gizenga si
oppose alla politica del Primo Ministro ed alla Costituzione del 1º agosto
1964, Tchombè fece trucidare centinaia di manifestanti inermi. Il nome che
essi gridavano era quello di Lumumba.
Molte cose successero in seguito. Nell'autunno del 1965 Kasavubu esonerò
improvvisamente Tchombé, creando un singolare vuoto di potere.
Arrivò a colmarlo il generale Mobutu, Capo di Stato Maggiore dell'esercito,
che instaurò con un colpo di Stato una Repubblica Presidenziale a partito
unico, il Movimento popolare rivoluzionario, ed impose la sua pace nel
Paese.
Fece approvare un'altra Costituzione, che entrò in vigore il 24 giugno 1967,
ed avviò una politica detta di "zairizzazione", in seguito alla quale il
Congo riprese l'antico nome del fiume, Zaire, e furono ribattezzate le
principali città: Léopoldville è oggi Kinshasa, la capitale, Stanleyville è
divenuta Kisankani.
Elisabéthville si chiama Lumumbashi, e "Patrice Lumumba" è anche il nome
della prima e piú grande università del nuovo Paese. Come spesso è accaduto,
il martirio rende chiaro il percorso morale e civile di chi muore. Lumumba,
accusato, in vita, di ambiguità ideologica e di intransigenza politica nel
perorare l'unità nazionale, ha testimoniato fino alla fine il messaggio che
portava avanti, con una lucidità che oggi manca ancora a molti: l'Africa non
è l'Europa, non è fatta per i suoi schemi politici e ideologici, deve
trovare la propria via alla vita, senza opporsi ciecamente e recuperando da
sola quell'immensità storica che le è stata rubata.

Serena Ferente II H

* Il lavoro è stato guidato dal prof. Luigi Guerrieri.

bibliografia

Teobaldo Filesi, Profilo storico-politico dell'Africa, Istituto
Italo-Africano, Roma 1974
Roland Oliver John Fage, Breve storia dell'Africa, Einaudi, Torino 1974
Alessandro Aruffo, Lumumba, Erre emme, Roma 1991


NOTE
1 Canzone popolare congolese
2 J. Arnault, Procès du colonialisme, Editions Sociales, Paris 1958, p. 121.
3 T. Hodgkin, Nazionalismo nell'Africa coloniale, Editori Riuniti, Roma
1959, p. 37.






__________________________________________________
"Call to me
    and I will answer you and will tell you great and hidden things
       which you
           have not known." - Jeremiah 33:3