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Uganda: ancora Ebola



Fonte Mi.S.N.A.



UGANDA, 21 OTT 2000 (4:4)

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EBOLA: INTERE FAMIGLIE STERMINATE DAL VIRUS (STANDARD, GENERAL)  
  
Il virus dell’Ebola sta sterminando intere famiglie nel distretto di Gulu (nord Uganda). Il 18 ottobre è morta la dodicesima componente di un gruppo familiare di Rwot Obilo, una località nei pressi di Gulu. Lo racconta alla MISNA fratel Elio Croce, missionario comboniano e responsabile tecnico del St. Mary’s Hospital di Lachor. Il virus ha colpito per prima una donna incinta, che il giorno seguente ha partorito un bambino, morto poco dopo. La donna ha continuato a vomitare sangue e poi è deceduta, ma i familiari hanno attribuito il decesso ai travagli del parto. In seguito ha perso la vita il marito, un bambino piccolo, la nonna, un altro bambino di sette anni, una ragazza di 16 e via via tutti gli altri. Per ultima è morta la sorella. Un altro caso di una famiglia pesantemente colpita dall’epidemia si è verificato a Gulu, dove gli ultimi giorni di settembre è morto di Ebola un ragazzo di 20 anni, poi lo zio, quindi un’altra zia e, il 19 ottobre, la sorella della donna. "Quest’ultima
 - spiega il 54enne fratel Elio, originario di Moena (Trento) - aveva 30 anni, viveva da sola perché non poteva avere figli ed era la cuoca dei padri che si trovano al Centro catechistico". Spaventati dal rischio del contagio, due ragazzini e la loro sorellina, tutti e tre appartenenti allo stesso nucleo familiare dei quattro deceduti, sono corsi all’ospedale di Lachor, ma per il momento i medici non hanno diagnosticato l’Ebola. Il panico continua a fare brutti scherzi. "La sera del 19 ottobre - riferisce fratel Elio - otto ragazze della scuola ‘Sacred Heart’ si sono presentate al St. Mary’s Hospital, convinte di avvertire i sintomi della malattia, ma il medico ha capito che si trattava di isteria collettiva e le ha mandate a casa". Il religioso ricorda che nel territorio colpito dall’epidemia c’è bisogno di materiale per la protezione di medici e infermieri, quali camici da sala operatoria con maniche lunghe, maschere, occhiali, cuffie, stivali, grembiuli di plastica, lenzuola e cel
lophane per coprire i materassi. Il missionario, tuttavia, sottolinea che gli esperti statunitensi del "Center for Diseases Control" (Cdc) di Atlanta sostengono che "il virus dell’Ebola presente a Gulu non proverrebbe dallo stesso ceppo di quello dell’ex Zaire, ma sarebbe di provenienza sudanese, perciò molto più benevolo". Il virus entra nel corpo attraverso la saliva, i fluidi organici o il sangue, si manifesta inizialmente con mal di testa e febbre alta e provoca emorragie da tutti gli orifizi del corpo. Se il focolaio è circoscritto, si esaurisce in breve tempo. (LM) 


 



 
  


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