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Uganda : Ebola



UGANDA, 20 OTT 2000 (0:1)

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EBOLA: POPOLAZIONE SPIAZZATA E INDIFESA, AUMENTANO I MORTI (STANDARD, GENERAL)  
  
“Buona parte della popolazione di Gulu, nel nord Uganda, è totalmente spiazzata di fronte alla minaccia del virus Ebola e spesso finisce per ricorrere a superstizioni e antiche credenze pur di sfuggire all’epidemia”. A denunciarlo è padre Cosimo De Iaco, comboniano, parroco della chiesa di Holy Rosary a Gulu (360 chilometri a nord della capitale Kampala). Il religioso racconta alla MISNA di come gli abitanti del luogo tentino disperatamente di fronteggiare la malattia, che avrebbe già provocato 42 morti. “Alcuni – spiega il religioso – ricorrono alla medicina tradizionale, secondo cui le foglie di banane attorcigliate intorno al polso guariscono dall’infezione. Certe sette locali sostengono che è sufficiente pregare, senza prendere alcuna precauzione igienica. D’altro canto la gente si attacca a qualsiasi cosa pur di sopravvivere, considerando poi l’estrema povertà in cui versa”. Un episodio significativo, riferito dalla stampa locale, è avvenuto di recente all’ospedale missionario d
i Lachor: ad un portantino sono stati consegnati gli abiti di alcuni morti per Ebola, ma lui, invece di bruciarli come gli era stato ordinato, li ha portati a casa e rivenduti, rischiando di diffondere il virus. L’uomo è stato subito licenziato. Nel frattempo la gente continua a morire. Tra ieri sera ed oggi all’ospedale St. Mary’s Hospital di Lachor, dove i ricoverati per Ebola sono 39, tre persone sono decedute. Altri decessi si sono registrati nell’ospedale governativo di Gulu, più piccolo e meno attrezzato. Ieri sono morte tre persone, oggi altre due. In tutto i casi accertati in questo ospedale sono diciannove. Il personale medico sta profondendo un grande impegno nella lotta al virus. “A Lachor i medici e gli infermieri locali, il personale medico italiano legato alla cooperazione e i missionari stanno affrontando l’emergenza con estrema serietà e sollecitudine”, sottolinea padre De Iaco. “In particolare – continua – stanno apportando un contributo fondamentale alla comunità il
 dottor Matthew Lokwia, l’infermeria specializzata italiana Maria di Santo e fratel Elio Croce, missionario comboniano e responsabile tecnico dell’ospedale di Lachor”. Padre Cosimo aggiunge che negli ospedali sta arrivando il materiale protettivo (guanti, grembiuli ed altro), ma continuano a mancare sapone e disinfettanti nelle abitazioni civili. Nel frattempo è emerso che il primo caso di Ebola potrebbe essersi verificato intorno al 17 settembre, in una zona della città di Gulu chiamata Kabedo-Opong. Una dottoressa del luogo aveva infatti avuto a che fare con un malato che solo in seguito ha individuato come portatore di Ebola. L’ultima grave epidemia è stata riscontrata sei anni fa, quando a Kikwit (sudovest dell’ex Zaire) provocò la morte di oltre 240 persone. Tra le vittime vi furono anche sei suore poverelle di Bergamo. Le febbri emorragiche provocate dall’Ebola si diffondono con estrema facilità perché si trasmettono attraverso tutte le secrezioni corporee e per via aerea, ma s
i esauriscono in breve tempo se il focolaio è circoscritto. (LM) 


 



 
  


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