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Purtroppo internet mi permette di accedere alla versione On-line di
Avvenire, per una sorta di masochismo intellettuale lo faccio spesso.
Oggi ho trovato l'ennesima criticha hai contestatori della 
globalizzazione e
ho deciso di scrivere al direttore.
Dopo la mia lettera troverete l'articolo incriminato.
Per seguire la linea di Avvenire: se non siete d'accordo, non fatemelo
sapere.
Saluti
Joe

N.B. per chi non mi conosce bene, sono un umilissimo cristiano (anche
cattolico).


Gentile direttore,
  vi scrivo dalla periferia di Nairobi, vivo con mia moglie in un 
centro per
bambini di strada, i famosi street children. Ho sempre seguito con
attenzione il vostro giornale, un tempo unico quotidiano a dare voce al sud
del mondo, ora vi leggo nella versione on-line. Purtroppo, come del resto
tutta la chiesa italiana, avete cambiato rotta. Siete oramai diventati
strenui difensori della parte più reazionaria della gerarchia ecclesiale e
gli infallibili censori di tutte le opinioni che divergono da quelle
ufficiali. E' quindi giusto beatificare Pio IX, non perché sia un modello
per noi cristiani, ma perchè così è stato deciso dalla curia romana per
"pareggiare" papa Giovanni, ed è giusto dare spazio senza commenti a pseudo
missionari quali Gheddo che auspicano una neocolonizzazione per l'Africa.
Per non parlare di monsignor Biffi e le sua attenzione evangelica per lo
straniero. Ma come dite voi, o volete farci credere, il Vangelo è una cosa,
la realtà è un'altra. Infatti il signor Maraone si scaglia contro i
dimostranti di Praga e Bertinotti non solo per l'uso, sempre e giustamente
deprecabile, della violenza, ma per il tentativo ridicolo di un'accozzaglia
di futuri terroristi - è chiaro il riferimento al '68 e alle BR - di 
opporsi
alla globalizzazione. Questo fenomeno, per molti di natura divina, negli
ultimi trent'anni ha permesso a noi occidentali di tenere sotto controllo
milioni di persone e farci diventare dei ricchi epuloni, tutto al prezzo di
sofferenze e privazioni per milioni di persone. Niente in confronto alla
vetrina rotta di McDonald's. Tra l'altro mi chiedo se il signor Maraone
conosca le condizioni di lavoro dei dipendenti della suddetta catena di 
fast
food: anche la schiavitù permetteva agli schiavi di mangiare...
Quanto Gesù entrò nel tempio usò dei modi risoluti per scacciare i mercanti
che disonoravano la casa del Padre, forse è il momento di dire qualcosa di
chiaro a FMI e alla banca mondiale, che stanno disonorando il creato e il
popolo di Dio. Eppure siete sempre pronti a stracciarvi le vesti se vengono
lesi i principi di morale specialmente in campo sessuale, ben poco, invece,
per affrontare una seria critica della struttura della società consumistica
e della nostra comunità ecclesiale. Forse sareste poco attendibili, dopo
aver fatto la pubblicità ad FINMECCANICA, noto produttore di armi, per
intere settimane.
Per ora ci dobbiamo accontentare dei giovani di Seattle, Praga, Basilea non
solo di quelli di Tor Vergata

Ancora altri 100 anni e poi chiederemo scusa.

Ecco l'articolo di Avvenire

A PRAGA LA VIOLENZA DIMOSTRATIVA MA FAUSTO SE NE FA UN BAFFO



Elio Maraone



È proprio vero che la Storia non è maestra di vita. Almeno, non lo è 
per gli
scalmanati che hanno trasformato Praga, durante il summit del Fondo
monetario internazionale e della Banca mondiale, in campo di guerriglia
anti-globalizzazione, anti-polizia, anti-tutto. E nemmeno appare essere
maestra di Fausto Bertinotti, per il quale (nell'intervista al Corriere
della sera di ieri, da lui poi rettificata sotto la pioggia di critiche, ma
non smentita nella sostanza) «la lotta paga» e «McDonald's è un simbolo
della globalizzazione che ti sfrutta.
Attaccarlo non è come colpire una persona».
E passi, quanto a ignoranza, per i giovani e brutali contestatori: 
sedicenti
anarchici, marxisti-leninisti professi, ultranazionalisti e autonomisti di
varia nazione e militanza, i quali, oltre al gusto di menar le mani,
obbedivano probabilmente alla illusoria convinzione che basti una 
clamorosa,
violenta protesta di piazza a far scendere i Poteri Forti dal piedestallo
con la coda fra le gambe, per lasciare campo libero alle Iniziative
Popolari. (Ignari anche, gli sconsiderati giovani, che proprio su quel 
ponte
dove hanno cercato il primo scontro con la polizia erano passati, nel 1968,
alcuni carri del patto di Varsavia, per metter fine alla Primavera di
Praga...).
Ma Bertinotti? Non sa, o finge di non sapere, che una violenta protesta di
piazza, condotta da una minoranza caotica, non può che determinare una
sconfitta sicura? Una sconfitta, vogliamo dire, anche del movimento 
politico
in cui quella minoranza è nata e cresciuta, e dal quale, sino a prova
contraria, è stata tollerata o favorita. I randelli, le spranghe, le 
molotov
che abbiamo avuto il dispiacere di vedere all'opera intorno al Centro
Congressi e nel centro di Praga non passano inosservati, tra compagni. E
dovremmo ricordare tutti - anche Bertinotti - che cosa può accadere, a 
furia
di tollerare e non emarginare i «compagni che sbagliano». In un recente
passato (tanto per aiutare le memorie più labili) si è passati rapidamente
dagli slogan pesanti agli scontri con la polizia alle intimidazioni
personali alle gambizzazioni all'eliminazione fisica dei «nemici di 
classe».
Nessuno deve demonizzare nessuno, e tantomeno va demonizzato Bertinotti, il
quale conduce da cavaliere quasi solitario una battaglia che d'altronde,
almeno sul piano politico interno, ancora non si sa dove lo porterà. Una
battaglia, comunque, in larga parte anacronistica come la falce e il
martello delle bandiere sventolate dai suoi ragazzi sotto gli occhi ora
stupefatti ora feroci di quei praghesi che, a differenza dei contestatori
italiani e dei loro suggeritori, le delizie del comunismo le hanno
sperimentate di persona. Ma non ci venga a dire, il leader di Rifondazione
(che non abbiamo visto né vicino alle barricate né nel centro della 
capitale
ceca), che «gli episodi di violenza sono stati del tutto periferici e
marginali». E nemmeno si limiti ad affermare che chi colpisce McDonald's
colpisce un simbolo della globalizzazione. Dietro le vetrine ci sono 
infatti
schiere di gente che lavora e di ragazzi che ci vanno semplicemente per
mangiare. Inoltre, è sul filo di questi sofismi, magari dopo un certo 
numero
di «notti dei cristalli», che, per cancellare un'idea, si può ammazzare
l'uomo che la incarna.
Insomma, e in conclusione: l'opposizione ad ogni forma di violenza 
(anche la
violenza metaforica) deve essere strenua, radicale, esplicita, pronta a
correggere, isolare e se occorre denunciare le persone devianti; per questo
avremmo preferito che Bertinotti e compagni si limitassero a dire - punto e
basta - che avevano sbagliato a quelli che a Praga hanno sbagliato; se
fossero stati zitti avrebbero evitato il ridicolo quanti, fra Verdi e altri
«antiglobalisti», hanno spacciato per una vittoria l'anticipata conclusione
del summit di Praga, mentre è chiaro che la globalizzazione si può forse
governare, ma non abolire, e che il Fondo monetario e la Banca mondiale si
possono convertire (se si possono convertire) con il dialogo, e non certo
con le proteste di piazza e le violenze.
P.S. Dedichiamo queste riflessioni al deputato di Rifondazione Ramon
Mantovani che, a caldo, ha detto che Praga non è niente rispetto a quello
che accadrà «a Nizza (vertice dell'Unione di dicembre) e al G7 di Genova
dell'anno prossimo».
Elio Maraone



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"and it's true we are immune,
when fact is fiction and TV reality
and today the millions cry,
we eat and drink while tomorrow they die,
the real battle is begun"
- Sunday Bloody Sunday - U2 -