Apartheid
a Treviso: tolleranza doppio zero Toni Fontana
«Se non ci fossi
tu non saremmo mai venuti qui - dicono balbettando - non ci vogliono, non
ci sopportano». Eppure nessuno ha gridato "arabo di merda". «Non lo
dicono, ma lo pensano - ribatte Khalid - se portassimo qui i nostri figli
a giocare - aggiunge indicando un gruppetto di bimbi che offre grano ai
piccioni - si crerebbe il vuoto attorno a loro». Nessuno parla, nessuno
offende, occorre osservare con discrezione per cogliere certi sguardi che
solo i veneti sanno fare, occhi fulminei che sfiorano la barba di Khalid e
tagliano l’aria. E dicono tutto.
A Treviso la partita si sta
facendo pesante, qualcuno teme che prima o poi ci scapperà il morto, come
a Milano. Ma non saranno i tranquilli ospiti del caffè in piazza dei
Signori a sfoderare spranghe e coltelli.
Dietro le quinte si
preparano gli uomini di Klu Klux Klan e i mandanti hanno già impartito gli
ordini: "tolleranza doppio zero". Sui telefonini degli amici di Khalid,
giovani musulmani di seconda generazione, i bit annunciano messaggi con
minacce di morte. Chi ha affittato loro i locali di un ex supermercato a
San Liberale, popolosa periferia ad "alta intensità di stranieri", è stato
avvertito: attento a te, potresti morire. Quasi tutte le notti partono i
raid e sulla mura del locale affittato compaiono scritte come
"Allah-Satana, il figlio di Satana è Maometto".
Domenica a Venezia, dal
palco leghista, il prosindaco Gentilini ha letto la nuova dichiarazione di
guerra: «Macché moschee, gli immigrati vadano a pregare e a pisciare
nel deserto». La cupola leghista ha deciso: Treviso sarà la capitale della
nuova crociata contro l’Islam. L’odio dispensato a piene mani da anni ha
attecchito e si annunciano tempi duri.
A Treviso vi sono 84mila
immigrati, la maggior parte in regola, lavorano nelle fabbriche, pagano i
contributi, producono ricchezza che serve per assicurare le pensioni dei
nostri anziani (il 5% del pil in Veneto). La prima generazione ha sgobbato
senza fiatare. Ora si affaccia la seconda, ragazze e ragazzi che hanno
assorbito stili di vita occidentali e che vivono con angoscia
"l’apartheid" imposto dai leghisti.
Meryem ha 21 anni, studia
economia internazionale all’università di Padova, parla cinque lingue,
l’italiano con inflessione veneta: «Fin da bambini si impara che cos’è il
razzismo, alcuni dio noi si abituano a subire, non reagiscono, io ho
imparato a dare una sberla a chi mi insulta. Noi non vogliamo più essere
cittadini di serie B, esclusi, emarginati, molti hanno il passaporto
italiano, il lavoro non manca, ma la città è off limits, ci accettano solo
quando lavoriamo, poi dovremmo rintanarci nelle nostra case di
periferia».
Moschea-banlieue, dicono
i ragazzi dell’associazione presieduta da Meryem, sognando le rivolte di
Parigi. Quando Meryem sale sull’autobus le parlano male degli immigrati
credendola italiana, ma fanno un passo indietro quando scoprono che è nata
in Marocco. In questura sono arrivate molte segnalazioni di pendolari.
Dicono che quando un nero viene trovato senza biglietto viene scaricato in
mezzo alla campagna. «O viene portato al commissariato - dice Yaguine, un
ragazzo della Costa d’Avorio - molti sono stati fermati solo perché non
avevano il biglietto. Ai bianchi non succede. Presto ci saranno gli
autobus per i bianchi e quelli per i neri». E l’ispiratore è sempre lui:
Putin-Gentilini. Non potendo farsi rieleggere per la terza volta alla
carica di sindaco, ha trovato un sostituto di paglia , Gobbo, e continua a
comandare lui.
Tre i
capisaldi della sua filosofia. 1) I negri? «Si vestano da leprotti così i
cacciatori possono fare pin pin con il fucile. 2) L’Islam? un cancro che
va estirpato prima che arrivi la matastasi. 3) Il fascismo? Ho nostalgia
di una maschia gioventù che ubbidiva e lavorava». Tanti i discepoli. In
una fabbrica hanno messo un cartello anonimo: «Aperta la stagione
venatoria, sparate a negri e comunisti». La Cgil ha presentato una
denuncia. «Queste non sono sparate - spiega lo scrittore Tiziano Scarpa -
loro vogliono "rompere i coglioni" agli immigrati, far sapere che non
saranno mai dei nostri, come noi, vogliono intimorire, infastidire».
In un comune della
provincia il sindaco ha riservato le borse di studio ai soli bambini
"bianchi", quando un’altra amministrazione ha concesso la palestra di una
scuola per il Ramadan i genitori di molti allievi hanno tenuto a casa i
figli e preteso una "disinfestazione". Da 5 anni anni la comunità islamica
cerca un luogo per la preghiera del venerdì. Gentilini ha usato tutti gli
strumenti "urbanistici" e di polizia per vietare i raduni dei fedeli di
Allah che pregano nei parcheggi dei supermercati, dentro edifici offerti
per una sola volta da alcune amministrazioni.
Da alcuni giorni una
troupe di Al Jazeera sta firmando le preghere per il Ramadan e quello di
Treviso sta diventando un caso internazionale. Vista l’assenza di
risultati Meryem ed alcune ragazze della Seconda Generazione hanno
promosso una spaccatura nella comunità islamica ed organizzato alcuni
incontri di preghiera nel parcheggio dello stadio del rugby alla periferia
di Treviso. Gentilini ha mandato i vigili ed ha chiesto e ottenuto
l’intervento della polizia. I giovani musulmani hanno affittato l’ex
supermercato di via Puglie: «Vogliamo promuovere corsi di italiano per i
nostri immigrati, e corsi di arabo per gli italiani che ce l’hanno chiesto
- dice Meryem - la gente del quartiere ci saluta e ci aiuta, loro,
Gentilini e i suoi ci odiano, ma noi vogliamo solo aiutare la nostra
gente». «Vadano a pisciare altrove» - tuona lo sceriffo. Il consigliere
leghista Antonio Fanton, un pasdaran di Gentilini, si trovava "per caso
nei paraggi" e lamenta un’aggressione. «Ci ha provocato - ribattono i
giovani di Seconda generazione - sputava per terra e insultava». Poi sono
comparse le scritte, quindi le minacce di morte.
Gentilini ha trasformato
il Ramadan in una guerra senza quartiere,totale: «Estremisti, terroristi,
se dovessero realizzare un assembramento scatterà lo sgombero». I ragazzi
vivono nell’angoscia, da un momento all’altro possono scattare le manette.
Con loro si è schierato il parroco di Sal Liberale, don Paolo Zago e
Gentilini ha attaccato anche lui: «boicottate la parrocchia» - ha urlato.
Ma i fedeli non lo hanno ascoltato. Il presidente della Provincia, il
leghista Muraro, ha avuto un’idea per risolvere il problema:
«evangelizziamo i musulmani».
Pubblicato il:
16.09.08
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