Il peso delle parole
Purtroppo in Italia il lato oscuro è alimentato fino all’ingrasso. Un esempio? Le sconsiderate reazioni dell’esponente della Lega Salvini dopo i fatti di Via Padova a Milano. Dopo la rissa tra maghrebini e latinoamericani (a seguito dell’omicidio di un ragazzo egiziano) la dichiarazione del Salvini è stata «rastrelleremo casa per casa» riferito agli immigrati. In una situazione delicata in cui serviva il buonsenso, si è invece usata la parola «rastrellamento». Poi è stata smentita. Ma il guaio è stato fatto lo stesso. Nessuno potrà cancellare quella parola. È stata pronunciata, sentita, sdoganata. E il passo dalla parola alla tragedia, dalla parola al campo di concentramento è breve.
Questo genere di dichiarazioni non devono essere mai prese alla leggera,
nascondono un abisso. Gli italiani dovrebbero essere i primi a indignarsi e a
pretendere il rispetto per chi è morto a causa di quella parola. Vi faccio un
esempio. Roma un sabato mattina di Ottobre, per gli ebrei è una doppia
celebrazione il tradizionale Shabbat e il Succot, la festa del Pellegrinaggio.
Siamo nel 1943. Alle 5.30 però gli abitanti del ghetto e non solo loro vengono
arrestati. Molti saranno caricati sui treni per Auschwitz. Dovremmo rispettare i
morti, dovremmo ricordare il passato, dovremmo non blaterare più parole a
vanvera, mai più parlare di rastrellamenti.