Africa: la crisi dei prezzi dei prodotti alimentari
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- From: "Associazione Amici di Lazzaro" <associazioneamicidilazzaro at yahoo.it>
- Date: Mon, 21 Apr 2008 15:00:26 +0200
Africa: la crisi dei prezzi dei prodotti
alimentari Gli analisti concordano nel ritenere che negli ultimi mesi si è regisrato un aumento dei prezzi a livello mondiale senza precedenti nel passato. Le cause sono diverse e non si prevede un miglioramento nel prossimo futuro. Le popolazioni dei paesi più poveri iniziano ad far sentire le loro proteste, mentre i governi adottano misure non sempre condivise dalle istutuzioni internazionali, che, per il momento, si limitano ad osservare il fenomeno. L'Africa rappresenta il continente dove l'impatto dell'attuale situazione può avere le maggiori ripercussioni in termini socio-economici e politici. Daria Storia Equilibri.net (18 aprile 2008) Agenzie specializzate delle Nazioni Unite (NU) stimano che,
a livello mondiale, i prezzi dei cereali nel 2007 sono aumentati di circa il
40%. Le istutuzioni multilaterali sono fortemente preoccupate dell’impatto che
tale situazione avrà a livello sia economico che sociale, anche se, per il 2008,
è previsto un forte aumento nella produzione mondiale di cereali. Tuttavia, le
ripercussioni dell’aumento dei prezzi dei generi di prima necesità,
naturalmente, si fanno sentire molto di più nei paesi più poveri, nei quali la
spesa per l’alimentazione incide sui redditi delle famiglie in misura tra il 60
ed il 90 per cento, a differenza del 10-20 per cento nei paesi
occidentali.Questa non è la prima volta che si presenta una simile situazione:
già negli anni 80 scoppiarono le cosiddette “rivolte del pane”, in paesi quali
il Venezuela, la Nigeria e la Giordania, e, allora, i programmi di aggiustamento
strutturale del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e di Banca Mondiale (BM),
imperniati su misure restrittive, come riduzione dei sussidi e tagli ai bilanci
degli Stati, vennero accusati di causare catastrofi sociali. Secondo un
documento dell’Organizzazione delle NU per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO)
aggiornato ad aprile 2008 (“Crop Prospect and Food Situation”), 21 Paesi
africani necessitano di assistenza esterna, di cui 4 registrano un’eccezionale
diminuzione nella produzione/fornitura di alimenti (Lesotho, Somalia, Swaziland
e Zimbabwe).Oggi numerose sono le rivolte che si registrano nei paesi
maggiormente colpiti, mentre molti governi stanno adottando misure di controllo
dei prezzi e di protezione delle produzioni interne.
Proteste e ripercussioni della crisi nei paesi africani Le proteste della popolazione civile si stanno iniziando a
far sentire in alcuni paesi africani, degenerando, talvolta, in vere e proprie
rivolte, soffocate con la violenza. In Costa d’Avorio, tra marzo ed aprile, si
sono avute diverse manifestazioni contro l’aumento dei prezzi dei prodotti
alimentari. Il bilancio è, per il momento, di numerosi feriti e un morto a causa
della dura risposta delle forze dell’ordine. In Cameroon, l’agenzia di stampa
Reuters ha riportato che almeno 24 persone sono morte negli scontri di febbraio,
mentre circa 1600 sono state arrestare e già 200 processate e condannate a pene
sino ai 3 anni di reclusione. Secondo la stampa locale, le proteste sarebbero
scoppiate in occasione di una missione congiunta dell’FMI, BM e Banca Africana
di Sviluppo nel paese.Anche Burkina Faso, Costa d’Avorio, Egitto, Mauritania e
Senegal vi sono state violente proteste per gli stessi motivi (Cfr. Egitto: l’impennata del prezzo del pane).
Se non verranno adottate manovre di forte impatto, la situazione potrebbe divenire realmente grave per alcune popolazioni. Paesi che, come lo Zimbabwe, dipendono dagli aiuti alimentari, potrebbero asistere ad un forte taglio in tali aiuti, poichè la crisi finanziaria investe anche le istituzioni internazionali, come il Programma Alimantare Mondiale (PAM) e l’Agenzia Americana per gli Aiuti Alimentari, costrette oggi a distribuire aiuti non solo laddove non vi sono disponibilità alimentari, ma anche dove i prezzi sono estremamente alti. Per lo Zimbabwe, una diminuzione negli aiuti alimentari si tradurrebbe inoltre in un incremento dell’affluso di rifugiati verso la frontiera del Sudafrica. Nell’Africa occidentale, i paesi del Sahel- fatta eccezione per Senegal e Capoverde - sono riusciti a mettere da parte sufficienti scorte nel 2007, grazie ad abbondanti racolti, mentre in altri paesi, quali la Nigeria e il Ghana, la produzione è diminuita significativamente, traducendosi in un incremento notevole del prezzo dei cereali (all’incirca del 25% il sorgo, il 18.5% il miglio e 20% il mais, secondo dichiarazioni di ong locali) per tutta la zona del golfo di Guinea, colpendo particolarmente i paesi importatori. Inoltre, alcune aree sono maggioriormente colpite dagli aumenti a causa di siccità o inondazioni veriicatesi di recente.Nell’Africa cenrale, nonostante i discreti raccolti del Camerun nel 2007, i prezzi interni dei prodotti alimentari hanno subito ovunque incrementi. La situazione è particolarmente grave nell’Africa orientale ove, a causa delle sfavorevoli condizioni climatiche, ma soprattutto dei conflitti e tensioni che da anni caratterizzano l’area, le popolazioni continuano a necesitare aiuti umanitari, nonostante i buoni raccolti degli ultimi due anni. Le cifre sono enormi: in Somalia, la situazione alimentare è critica per circa 2 milioni di persone, di cui 1 milione sono sofolati interni (IDPs). In Kenya, i disordini post-elettorali combinati con cattive condizioni climatiche hanno creato un’emergenza umanitaria per circa 500.000 persone e situazioni simili si registrano in Etiopia, Eritrea, Uganda e Sudan (Cfr. Etiopia: il problema della sicurezza alimentare).Altrettante problematiche sono, infine, presenti nell’Africa meridionale, principalmente determinate dall’esaurimento delle scorte alimentari e dalla siccità che ha colpito significativamente Mozambico, Zimbabwe, Zambia, Malawi e Madagascar. Principali cause della crisi e risposte di governi e istituzioni multilaterali Le cause dell’aumento mondiale dei prezi dei prodotti
alimentari sono molteplici e sono andate oltre le previsioni e i programmi delle
istituzioni internazionali, anche se, già ad ottobre 2007, il Direttore Generale
della FAO aveva previsto tale possibilità. La crisi finanziaria degli Stati
Uniti che ha determinato una restrizione del credito a livello mondiale, la
diminuzione delle riserve alimentari nonché i cambiamenti climatici sono tra i
fattori principali. Anche l’enorme aumento della domanda di cereali per la
produzione dei biocombustibili ha avuto un peso fondamentale, riducendo le
produzioni locali di prodotti alimentari: basti pensare che, nel 2007, Angola,
Mozambico e Sudafrica sono diventati i maggiori esportatori di biocombustibili
verso l’Unione europea (EU).
Le organizzazioni internazionali si trovano in difficoltà, preoccupate sia per la crisi che per le iniziative che molti governi stanno adottando unilateralmente. Inoltre, anch’esse sono coinvolte dalla crisi e devono fronteggiare problemi interni di carenza di fondi. Al tempo stesso, però, non sono al momento state prospettate soluzioni concrete per fronteggiare le emergenze. Le tre agenzie delle NU che si occupano del settore agro-alimentare- FAO, Programma Alimentare Mondiale (PAM) e il Fondo Internazionale per l’Agricoltura e lo Sviluppo (IFAD)- stanno organizzando una conferenza sulla sicurezza alimentare per giugno a Roma e, nel frattempo, svolgono un’azione essenzialemente di monitoraggio della situazione. Il Presidente di BM, Robert Zoellick, ha dichiarato che vi sarà un aumento dei prestiti, dagli attuali 420 milioni di dollari a 700 milioni di dollari per il 2009. Le misure strategiche per fronteggiare la crisi adottate da diversi Stati sono finalizzate principalmente a proteggere le produzioni interne, anche attraverso la limitazione delle esportazioni.Nell’area del Corno d’Africa, l’Etiopia sta mettendo da parte scorte di cereali, proibendo le esportazioni di quelli principali e sospendendo gli acquisti del PAM per gli interventi umanitari, nonché imponendo un temporaneo aumento del 10% sulle importazioni dei prodotti di lusso, il cui ricavato andrà in aiuto di fondi a sostegno dei poveri. Nel nord Africa, il Marocco ha portato le tariffe sulle importazioni di cereali al livello più basso mai registrato. Colpito da una severa siccità, il paese si attende di raddoppiare le sue esportazioni. Il governo egiziano ha invece aumentato significativamente i sussidi sui prodotti alimentari. Nell’Africa Subsahariana, i governi di Benin e Senegal hanno imposto controlli sui prezzi, mentre la siccità registrata in alcune aree della Nigeria ha determinato un’ulteriore aumento dei prezzi a livello regionale. Entrambi i governi di Burkina Faso e Niger hanno ridotto drasticamente le tariffe e dazi sulle importazioni. Senegal e Costa d’Avorio, insieme al Camerun, hanno sospeso temporaneamente l’IVA su alcuni prodotti di largo consumo, mentre la Sierra Leone ha annunciato l’intezione di cominciare a produrre riso, rendendo al contempo le importazioni di questo cereale illegali. Sempre il Camerun ha tagliato i dazi sulle importazioni di alimenti e aumentati gli stipendi del settore pubblico del 15%, promettendo una rivisitazione dei prezzi di combustibili, telecomunicazioni e servizi bancari. Nella zona meridionale, lo Zambia ha ristabilito il divieto di qualunque nuovo contratto di esportazione, mentre lo Zimbabwe ha imposto controlli sui prezzi del mais, grano e sorgo, ora venduti a prezzi ridotti. Il governo delle Mauritius ha invece elaborato un piano per il periodo 2008-2015, coinvolgendo anche il Madagascar e il Mozambico, il cui scopo è mettere il paese nelle condizioni di produrre il massimo per soddisfare i propri bisogni alimentari. Secondo le previsioni della FAO, il 2008 dovrebbe
registrare un forte aumento della produzione mondiale di cereali, rendendo
possibile una graduale ripresa anche per quelli definiti “Paesi a basso reddito
con deficit alimentare” (LIFDCs). Tuttavia, la stessa BM, analizzando le
possibili manovre di politica economica per realizzare un aggiustamento, ha
evidenziato che i prezzi delle derrate alimentari rimarrano, con molta
probabilità, elevati per tutto l’anno corrente e quello prossimo.I Ministri dei
paesi africani hanno lanciato appelli, mettendo in guardia dall’attuale crisi,
che ha tutte le potenzialità per costituire una minaccia alla pace, stabilità e
crescita della regione, dove esistono già altri fattori che impattano
negativamente sulla stabilità di molti paesi, con gravi implicazioni, in alcuni
casi, anche sulla crescita economica. La situazione attuale di crisi, al di là
di tutte le cause esterne, è certamente aggravata dal fatto che, negli ultimi
anni, i paesi africani sono stati incentivati a sostenere le coltivazioni di
prodotti da esportazione, a scapito di coltivazioni che avrebbero potuto, per lo
meno, soddisfare i bisogni interni. Le istituzioni multilaterali hanno al vaglio
le possibili strategie di intervento, tra le quali investire sulla rinascita
delle colture locali, consentendo altresì ai governi di esercitare un controllo
sui prezzi. |
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