Questione immigrazione e il governo..



QUESTIONE IMMIGRAZIONE: IL GOVERNO NON SI SMENTISCE FINO ALL’ULTIMO
 
La crisi di governo ha bloccato la “corsia preferenziale”per la riforma delle leggi sull’immigrazione, che il Ministro Ferrero aveva annunciato a dicembre, dopo avere inghiottito il rospo del pacchetto sicurezza, varato alla fine dello scorso anno ( ancora una volta decaduto e riproposto dal Ministro Amato), con disposizioni che appaiono in contrasto con il dettato costituzionale e con le direttive comunitarie sulla libera circolazione dei cittadini UE.
Su diversi punti le associazioni avevano richiesto al governo di emanare almeno regolamenti di attuazione, decreti o direttive che risolvessero alcune delle questioni più gravi, determinate dal mantenimento della legge Bossi Fini , dalle scelte di numerosi amministratori locali e dalle prassi, assai lente e spesso arbitrarie, adottate dalle questure italiane nei confronti degli immigrati e dei richiedenti asilo.
Le risposte fornite dal governo appaiono del tutto insoddisfacenti, in linea, purtroppo, con la mancata attuazione del programma sull’immigrazione,parte centrale di quel programma con il quale il governo Prodi aveva ottenuto nel 2006 la maggioranza dei consensi degli elettori e che nel corso dei due anni successivi ha puntualmente smentito. Il governo, ormai in carica solo per la ordinaria amministrazione  si è in realtà limitato ad applicare- perché obbligato dagli impegni europei- le direttive comunitarie in materia di asilo e protezione internazionale, mantenendo una politica estera che si è conclusa con l’accordo con la Libia del 29 dicembre scorso, grazie al ruolo determinante del Prefetto Di Gennaro e della sottosegretaria Lucidi, inviata in missione a Tripoli in diverse occasioni per favorire la conclusione dell’accordo 
In Libia rimangono ancora esposti ad ogni genere di abusi ed al rimpatrio forzato nei paesi dai quali sono fuggiti, centinaia di Eritrei e di altri potenziali richiedenti asilo costretti a marcire, nelle carceri e nei centri di detenzione, dall’indifferenza dei governanti europei, e dal cinismo di chi sulla pelle dei migranti non ha esitato a chiudere accordi con Gheddafi pur di garantire “vantaggiosi” accordi economici su armi, gas e petrolio. Quanto Gheddafi rispetti gli accordi, e quanto rialzi ogni volta la posta della partita che ha intrapreso con gli imbelli difensori della democrazia al governo in Europa, lo dicono adesso gli ottocento migranti sbarcati in pochi giorni a Lampedusa, fatti partire dal governo libico dopo un periodo di apparente stasi. Forse l’apertura di una nuova fase di contrattazione da suk con i nuovi governanti italiani che si profilano all’orizzonte della politica italiana dopo le elezioni.
 
Numerose le questioni lasciate irrisolte dal governo Prodi e dal ministro dell’interno Amato, in materia di immigrazione ed asilo. Ricordiamo come, malgrado le richieste di misure d’urgenza che si potevano adottare in via amministrativa, con atti di ordinaria amministrazione come direttive e circolari, gli ultimi atti del governo continuino ad essere marcati per la supponenza e per la scarsa capacità di ascolto nei confronti di chi pone questioni reali e possibili soluzioni operative. Tutto, come al solito, all’insegna della più assoluta autoreferenzialità. Tra il fastidio nei confronti di chi ha esposto critiche ma è stato anche capace di proporre soluzioni per i diversi problemi, e la paura dominante che trattare il tema immigrazione possa solo fare perdere consensi rispetto alla competizione con le destre sul terreno della sicurezza
Le risposte fornite dal governo negli ultimi giorni hanno denotato una persistente chiusura sulla richiesta di un decreto flussi aggiuntivo e sulla semplificazione dei percorsi necessari per il rilascio o il rinnovo dei permessi di soggiorno. L’incremento degli straordinari da pagare agli agenti di polizia non appare certo una misura idonea a smaltire 900.000 pratiche arretrate.
Sui centri di detenzione e sui nuovi centri di accoglienza per richiedenti asilo rimane una situazione sostanzialmente  immutata rispetto al passato, e non sono state neppure accolte tutte le osservazioni critiche e le proposte della Commissione De Mistura, pure nominata nel 2006 dal ministro Amato. Anche la nuova struttura di Lampedusa, portata ad esempio degli interventi di umanizzazione del governo Prodi, rimane un luogo di detenzione e di smistamento di persone che ancora rimangono prive delle più elementari tutele previste dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali ( a partire dal diritto ad un interprete e ad una efficace difesa legale).Proliferano i centri di detenzione creati a discrezione dalle questure, continuano i rimpatri di minori e richiedenti asilo dai porti di Bari e di Ancona verso la Grecia malgrado la Norvegia abbia sospeso la applicabilità della Convenzione di Dublino, e dunque questo tipo di rimpatri, dopo che si è scoperto il modo ignobile, fino al limite estremo dei respingimenti collettivi, con il quale la Grecia tratta le persone che vengono ricondotte in quel paese in applicazione della Convenzione.
Sono stati chiusi molti progetti per la protezione sociale delle donne e dei minori vittime di prostituzione, in Sicilia, in una città come Palermo, non è stata finanziata nessuna iniziativa che offrisse tutela ed accoglienza immediata alle vittime del traffico. I progetti SPRAR per richiedenti asilo rimangono assai al di sotto della domanda di accoglienza che legittimamente avanzano i pochi migranti che riescono ad avere il riconoscimento dello status di asilante o la protezione internazionale. Il diritto alla salute degli immigrati rimane ancora legato alla discrezionalità degli enti locali ed alla responsabilità degli operatori, come si è visto nell’ultima triste vicenda della chiusura stabilita con una circolare del governo lo scorso anno nei confronti degli immigrati neocomunitari. Le tardive aperture di questi giorni, anche per le contrastanti interpretazioni a livello locale, ben difficilmente potranno ristabilire condizioni di effettivo accesso al diritto alla salute, “garantito a tutti”, nell’interesse di tutti,i dalla Costituzione italiana.
Sulla richiesta di una maggiore considerazione dei migranti provenienti dal Bangladesh, vittime due volte dei disastri ambientali e della dittatura che opprime quel paese, il governo ha ribadito che non esiste alcun margini di trattativa, non si vuole in alcun modo dare adito alle voci false di corsie preferenziali per gli appartenenti a questa comunità. Sembrerebbe addirittura che alla commissione territoriale competente a decidere su questi casi sia stato chiesto da parte del governo   l'esame più rapido di qualche caso di richiesta asilo politico, in modo che l’esito ( che si anticipa negativo) possa scoraggiare quanti vorrebbero  presentare ancora richiesta di asilo o di protezione umanitaria.  Lo sciopero della fame e la mobilitazione dei movimenti e dei migranti provenienti dal Bangladesh non hanno avuto evidentemente alcun ascolto da parte degli attuali responsabili delle politiche migratorie italiane. E non li preoccupa neppure quello che aspetta i migranti dopo il fallimento della loro azione di governo, l’unica preoccupazione, come al solito è fare tacere le voci scomode e raccattare qui e là, tra un associazionismo sempre più pronto a vendersi al migliore offerente, manifestazioni di supporto elettorale.
Malgrado gli indirizzi comunitari è’ mancata la capacità di costituire in Italia una istituzione indipendente per il monitoraggio ed il contrasto della discriminazione razziale, anche della cd. discriminazione istituzionale, che in questi anni sta dilagando. L’attività dell’UNAR, organo paraministeriale per il contrasto della discriminazione razziale ha prodotto consulenze e convegni ma non ha neppure scalfito quella montagna di discriminazioni e di pregiudizi che opprime ogni giorno la convivenza tra immigrati ed italiani.
No, non avremo proprio nostalgia per come il governo Prodi ha operato in materia di immigrazione. L’’accordo concluso  a Tripoli con Gheddafi alla fine del 2007 ed il lavoro coordinato portato avanti da Amato a Roma e da Frattini a Bruxelles per rinforzare i controlli di frontiera con le pattuglie RABIT e l’agenzia FRONTEX, senza aprire effettivi canali di ingresso legale, sono lesivi dei diritti fondamentali dei migranti come i rimpatri disposti da Berlusconi e Pisanu  nel 2004 e nel 2005 con i voli diretti da Lampedusa e dagli aeroporti pugliesi verso la Libia. L’asse Amato Frattini ha spalancato la strada per la direttiva comunitaria sui rimpatri che- una volta approvata nel corso del 2008-  porterà a sei mesi il tempo massimo di detenzione per i migranti irregolari in attesa di espulsione. Un possibile pretesto per un ulteriore inasprimento della Bossi-Fini.
Adesso toccherà alle associazioni  dei migranti ed ai movimenti antirazzisti indipendenti radicati sul territorio costruire nuove trincee di difesa e processi di autoorganizzazione per restare a fianco dei migranti, e dei gruppi più esposti come i rom, che, quale che sia l’esito della prossima campagna elettorale, dopo il voto, subiranno attacchi concentrici dai mezzi di informazione, dalle decisioni ministeriali, dalle prassi di polizia. E questo sarà possibile anche per effetto dei problemi lasciati irrisolti dal governo Prodi e dai suoi ministri.
Fulvio Vassallo Paleologo
Università di Palermo


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