[tradenews] Global action



Sono passati dieci anni dalla campagna "Mai al MAI", focalizzata sui
negoziati in corso all'OCSE per un accordo multilaterale sugli
investimenti.
Fu la prima esperienza di lavoro in rete e un rapporto di un'agenzia
dell'ONU (UNDP) parlo' in seguito della nascita di quella che definì
"internet guerrilla".
Il '99 fu l'anno di Seattle e la parola "no global" divenne etichetta
di persone che in realtà la globalizzazione la stavano vivendo e
comprendendo prima di altri perche' la protesta internazionale sul MAI
fu costruita via mail, sfruttando cioe' uno degli aspetti costitutivi
della globalizzazione: lo sviluppo delle telecomunicazioni.
La contestazione non era sulla necessità di regole comuni per un mondo
non piu' diviso a compartimenti stagni, ma contro regole che
mantenevano e rafforzavano le disuguaglianze e lo sfruttamento di
persone e risorse naturali.
In dieci anni di lavoro sul tema del commercio, lo sforzo e' sempre
stato quello non di limitarlo o demonizzarlo, ma di integrarlo, di non
vederlo come un qualcosa a se' ma come uno strumento per ridurre le
disuguaglianze favorire il benessere del maggior numero possibile di
persone, consapevoli che in questo mondo tutto è legato.
Perchè queste considerazioni?
Perchè spesso non si riesce a far emergere il messaggio che occorre
una visione oltre la siepe, occorre evitare di vedere solo quello che
si ha di fronte ed evitare di semplificare una realtà che semplice non
e', cancellando le connessioni e finendo con l'agire in maniera
impulsiva e incoerente, sbagliando inesorabilmente.
A fine anno l'Unione Europea ha posto fine alle facilitazioni
commerciali che fin dalla sua nascita come Comunità Europea aveva
concesso alle sue ex colonie e piu' volte rimodulato attraverso Lomé e
Cotonou. Ha assunto una posizione irremovibile che ha costretto molti
paesi ACP a cedere alla sua richiesta di negoziare un accordo di
partnership economica solo perche' in cambio potranno continuare a
godere (si fa per dire) degli sconti doganali anche per questo e per i
prossimi anni.
Uno di questi paesi è il Kenya, un pezzo di Africa che e' esploso di
recente e di cui i nostri media hanno dato una grande copertura di
notizie complice il periodo natalizio e la preoccupazione per la sorte
di migliaia di connazionali in vacanza sulle spiagge di Malindi e
vicino a Mombasa.
Ebbene il Kenya ha detto sì agli EPA per salvaguardare le proprie
esportazioni agricole, o sarebbe meglio dire, gli interessi degli
esportatori florovivaisti. A nord di Narirobi, sulle rive del lago
Naivasha si producono infatti 55 milioni di rose all'anno, tutte
esportate nel nostro continente.
Negli stessi giorni in cui il Commissario Mandelson faceva ogni sforzo
sul fronte EPA, l'UE era a Bali per la tredicesima Conferenza delle
Parti (COP 13) impegnata sul fronte dell'ambiente a convincere gli USA
a concordare un impegno di riduzione delle emissioni inquinanti per
salvare il pianeta dai mutamenti climatici.
Ma a 10 mila chilometri di distanza si continuava a coltivare fiori
che stanno lentamente prosciugando il lago Naivasha perche' servono 20
mila metri cubi al giorno alle serre e il lago si è già ridotto a
un'area pari al 75% di quella che occupava nel 1982. Di questo passo
fra 50 anni sarà una pozza di fango. Nel frattempo si sta riducendo il
frutto della pesca mentre ovviamente aumenta la popolazione che vive
sulle sue rive proprio per lavorare nelle serre.
La morale della favola è che mentre a Bali l'Europa si faceva paladina
dell'ambiente, in quegli stessi giorni, concludeva con mezzi
ricattatori un accordo per continuare ad esportareŠ acqua - sottoforma
di fiori - dal Kenya.
La morale è che il commercio "buono" è quello che aiuta la gente a
sfamarsi e a non distruggere l'ambiente. Per questo anche quest'anno
seguiremo i negoziati EPA, facendo da sponda ai movimenti contadini
africani, per il bene loro e nostro perche' il pianeta e' uno e clima
e commercio non sono due capitoli a se' stanti.
E lo ribadiremo il 26 gennaio in occasione della Giornata Globale di
Azione, come dieci anni fa, in rete planetaria.

Roberto Meregalli
Beati i costruttori di pace - Retelilliput - Campagna l'Africa non e'
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