Rino Martinez è un perdente. Come tutti quelli che cercano
di cambiare il mondo. Come tutti quelli che si rompono le corna contro muri di
gomma solo in superficie. E risorgono. E ripartono alla carica. E si rompono le
corna di nuovo. Uso l’espressione brusca, perché fornisce appieno l’idea:
schegge di corna, cuore e anima, sparpagliate sul cammino, mentre il muro
sorride di strafottenza. Eppure Rino ha sempre la stessa espressione di persona
con i pensieri in cielo e i piedi giù. Ecco, per tornare alla vegetazione, Rino
Martinez è un uomo albero. I suoi capelli hanno la consistenza delle foglie. Le
sue braccia sono rami accoglienti. Le radici conoscono i sogni e gli inganni che
abbeverano e inaridiscono la terra. Lui, cantautore, poeta e missionario, va e
viene dall’Africa. L’ultima volta è stato il bersaglio di alcuni parassiti morti
di fame che - nella disperazione della foresta - hanno appuntato i loro
invisibili canini sulla sua corteccia di occidentale e bianco, per quanto
smagrito. Le bolle lo hanno piagato. Il muro ha ripreso a ridere forte.
Ma Rino tornerà in Africa. Intanto, mi racconta del suo
viaggio finito da poco. “Sono stato in posti sconosciuti - narra -. Ho parlato
con i pigmei. Sai, laggiù i pigmei sono considerati animali. Quando il governo
del Congo ha organizzato una riunione fra tutte le tribù li hanno alloggiati
allo zoo. Il capo mi ha detto: Siamo duemila. Eravamo duecentosettantamila. Non
c’è anagrafe per noi. I mercanti che uccidono la foresta ci sparano e non pagano
mai”. Uomini-alberi da abbattere, in via Belgio come in Congo. Infine, la
carta-domanda a sorpresa: “Vuoi venire in Africa con me?”. E io ci sto pensando.
Rifletto sui miei malesseri reali, su quelli ipocondriaci. Sui parassiti che
hanno divorato il magrissimo Rino e con me farebbero festa per parecchie
settimane, invitandomi a un banchetto col ruolo programmato di pietanza. Ho
visto i calendari di Rino Martinez, con una bambina dagli occhi grandi che
stringe in un pugno bacche e fango, il suo nutrimento. E un altro bambino che
apparterrà per sempre alle foto perché è morto, mentre il materiale andava in
stampa.
E poi ho chiosato, tra me, per coprire il dolore col cinismo di
pronto soccorso: “Ma che me ne frega dei pigmei?”. Li ho immaginati mentre
corrono con le gambe tozze nella foresta, davanti alla canna di un fucile
spianato, come nelle comiche. Mi sono messo involontariamente a ridere in
silenzio. Il muro ride. Il muro sono io.
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Rosalio blog - Roberto Puglisi - Rino e il muro
- Subject: Rosalio blog - Roberto Puglisi - Rino e il muro
- From: "Rino Martinez" <rinomartinez1 at tin.it>
- Date: Sat, 12 Jan 2008 10:49:51 +0100
Rino e il murodi Roberto Puglisi - 10 Gennaio 2008Se vuoi inviare un
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13 Commenti a “Rino e il muro” Scrivi un commento
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10 Gennaio 2008 alle 08:22
bellissimo post.
Il muro siamo tutti noi, quindi possiamo abbatterlo questo muro.
10 Gennaio 2008 alle 09:21
Mi sembri un muro fragile, che ha qualche crepa e che promette di cedere. Sei un muro di quelli buoni, non hai da temere. Cadrai e finalmente sarai terra ideale per gli uomini albero. E’ bene che tu tenga una valigia pronta. Auguri.
10 Gennaio 2008 alle 10:48
Rino Martinez è uno di quei Siciliani (con la S maiuscola…) di cui la nostra regione dovrebbe andare fiera e il cui nome dovrebbe comparire spesso sui giornali, per quello che è e per quello che fa.
E invece quanti fra di noi lo conoscono?
Quanti sanno quello che ha fatto e continua a fare per gli ultimi della terra? Quante vite ha salvato e si spera quante altre ne salverà ancora se solo decideremo di aiutarlo?
Anche lui è un emigrante, ma verso luoghi dove nessuno ha il coraggio e la forza di andare.
Bravo Roberto, facciamo in modo di far conoscere sempre di più questo genere di iniziative.
10 Gennaio 2008 alle 14:38
Mi aggancio all’ultimo post.
Ho un vago ricordo del cantante, poco o nulla so dell’uomo impegnato a “sbattere le corna contro muri di gomma” in difesa degli ultimi della terra.
Gent.le Puglisi perchè non scrive un articolo che ci informi?
Chissà quanti altri palermitani “per bene”, impegnati nel sociale, nelle professioni, nel volontariato, meriterebbero di essere “conosciuti”. Potrebbe essere un filone d’inchiesta interessante.
10 Gennaio 2008 alle 15:23
Puglisi, da quando leggo i tuoi articoli questa è la prima volta che mi sento piccolo piccolo!
E vero, ogni giorno abbiamo esempi di cio’ che dovremmo fare, per correggere le ingiustizie di questo mondo, ma non facciamo, e che, appunto, il nostro egoismo ci rende “indegni”, pero’ stavolta, chissà perchè, questa sensazione è piu’ forte, piu’ violenta.
10 Gennaio 2008 alle 15:43
Un uomo che ha l’Africa nella’anima!
…Io ci tornerò,non so bene quando…
Spero più matura,più cosciente, attiva…
..l’ho vissuta,capita,fraintesa,l’ho amata è mi ha anche ferita ma è dentro di me e non mi abbandonerà…
L’Africa è una madre dalla personalità complessa…è un amante seducente…è moltitudine di occhi impossibili da dimenticare!
Che il mondo si riempia di Perdenti come Rino….
10 Gennaio 2008 alle 16:35
L’africa ti mette a nudo l’anima ..gli alberi danno senza niente chiedere .. caro Roby ma tu in Africa perchè ci andresti ? Lidia
10 Gennaio 2008 alle 19:47
Purtroppo per il “pronto soccorso” non abbiamo mai delle buone idee o delle buone azioni per risolvere i problemi ma il cinismo. Siamo il muro di noi stessi, ma purtroppo siamo contemporaneamente il muro degli altri quando li deridiamo delle loro imprese, seppur eroiche. Ma piuttosto che essere muri duri che ridiamo dovremmo essere semi che si spargono e che originano altri semi che un giorno diventeranno alberi ma non alberi pronti da tagliare, ma alberi che combattono, alberi di ferro, alberi che affondano le loro radici e non mollano davanti a nulla. Bisogna essere attivi in primo luogo contro le ingiustizie sociali e nel soccorso di chi ha bisogno. Si ride quando non si ha bisogno ma certo la tua risata oggi, qui, in un paese tutto sommato benestante (se pur con tutti i suoi problemi), è un sorriso in meno lì in quei paesi e in quei luoghi dove c’è bisogno di anni di lotte per conquistare un sorriso! Tu che puoi vai, vai in quei luoghi e regala a loro quei sorrisi di cui hanno bisogno perchè anche se tornerai lasciando li un pezzo di te e del tuo cinismo sono sicuro che avrai lasciato lì anche molto amore.
10 Gennaio 2008 alle 21:29
Gran bel post. E gran bell’esempio quello di Rino Martinez. Da “Blues rosanero” all’impegno per chi soffre. Secondo me Rino le corna se le rompe, ma non mollerà mai. Perchè è un corna dure. E non ce ne sono poi così tanti in questa città. Ps: Puglisi, scrivi da dio (con la minuscola così Ratzi non si offende)
11 Gennaio 2008 alle 02:44
Ho conosciuto diversi uomini e donne albero. La loro caratteristica credo sia quella della discrezione. riescono a cambiare la fetta di mondo, nella quale si muovono e lo fanno con il talento della silenziosità.
chi sa tacere anche il più piccolo dei propri meriti?
tu, caro Robertone, hai conosciuto Rino, io ho avuto la fortuna di conoscere Sofia, 40 di vita in Tanzania a soccorrere chi non sa neppure cosa sia il soccorso (al secolo si chiamava Giusi, ma dopo che ha visto morire, tra le sue braccia, Sophie, di 3 anni, vittima di un’infezione ai denti, ha voluto ricordarla sempre. si è voluta identificare con quel nome importante). poi conosco Manuel, che ha messo in tasca il suo 110 e lode da ingegnere informatico e adesso fa il fotografo a Nairobi per Icross.
le volte che li rivedo mi sento tanto rumorosa al cospetto della dignità del loro silenzio.
11 Gennaio 2008 alle 10:42
Voglio bene a Rino, è un grande, e glielo dico ogni volta che lo vedo. Lo ringrazio perchè, insieme al Maestro Pippo Madè, è riuscito ad ammorbidire il mio cuore, a farmi capire quanto io sia fortunata a vivere qui. A comprendere quanto sia più giusto rinunciare al superfluo, per fare beneficenza ed aiutare dei fratelli che hanno davvero bisogno del nostro aiuto.
11 Gennaio 2008 alle 12:54
Una grande persona Rino Martinez!
Bel post Puglisi..
..quando è proprio il caso di dire che “la storia siamo noi”.
12 Gennaio 2008 alle 09:20
Mi fa piacere che Rino sia seguito con affetto, è una persona - ha ragione chi lo ha scritto -che in una città “sana” avrebbe più visibilità, per le sue grandi qualità morali e anche artistiche. Chi volesse sapere come aiutarlo può visitare http://www.rinomartinez.com