Buon Natale
La storia di un leader, Gesù, che non teme confronti
Abbiamo un leader che non teme confronti; nessuno potrà mai
accusarlo di frequentare i quartieri alti della buona società. Abita
all’ultimo piano, è vero, ma un giorno – il primo giorno – ha
alloggiato in una stalla. E’ nato praticamente per strada e ha
rischiato la pelle fin dalla prima infanzia. A quei tempi l’aborto era
praticato su larga scala, come oggi del resto; solo veniva programmato
a ondate dai sovrani e si applicava dalla nascita alla centesima
settimana di vita.
Appena nato, è stato subito fuggitivo, profugo, emigrante sulle rive
del Nilo. Sua madre, poveretta, ne ha passate di cotte e di crude per
difendere quel figlio - col cuore a pezzi, anche senza capire - ma
continua a ripetere a tutti: Fate quello che vi dirà.
Il ragazzo è cresciuto come apprendista nella bottega di un
modesto artigiano che lo pagava poco, ma lo trattava come un figlio.
Poi se n’è andato in giro per il mondo, senza arte né parte. Quando
parla, pochi capiscono, altri scuotono il capo e dicono: Ma non è
figlio del falegname?…
D’accordo, è un ragazzo un po’
strano, ma non ha mai fatto male a nessuno.
Se gli chiedete come trattare i nemici, vi dice: “Amateli ”. Se volete
un consiglio per fare fortuna, è capace di rispondere: Vendi quello che
hai, il ricavato dallo ai poveri, poi prendi la croce e seguimi ”: Una
cosa da far inorridire i consulenti finanziari di tutte le banche del
mondo.
E poi “seguimi” dove? Non è ancora chiaro. Se glielo chiedi,
guarda in alto e accenna a qualcosa di azzurro che chiama il regno dei
cieli. Che si tratti di un viaggio in aereo? Chissà….
Ho capito, diranno i soliti furbi: è un’astuzia demagogica per
fare carriera politica e riprendersi il gruzzolo con gli interessi.
Mica male come idea! Niente da fare, assicura; dopo tutto questo
diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Ma allora…
Tranquilli; con un programma così non ci fermerà nessuno, perché
non ci aspettiamo niente e per questo avremo tutto. Tutto quello che ci
preme, naturalmente: la coscienza pulita, il cuore in alto e…una fama
da sognatori. A Natale non riceveremo strenne, dividendi o gratifiche,
ma vedremo le stelle sopra le luminarie e avremo la sensazione che il
Bambino ci saluti dal presepe (quello di casa, non della tv) muovendo
la manina, appena… appena nella sua culla di paglia.
Che altro possiamo desiderare? Addobbi, veglioni, saldi di fine
stagione? No grazie! Anzi, facciamo così. Ai potenti diremo questo: a
Natale tenetevi tutto, ma lasciateci sognare.
Sentirsi più buoni non basta, se il mondo intorno a noi ha il
ruggito del leone e il sibilo del serpente. C’è bisogno, invece, di
risposte o almeno di un’eco ai nostri buoni propositi, non per
consolarci nella breve pausa natalizia e poi via come prima, peggio di
prima.
Sognare è importante, non come rifugio nella penombra del privato,
ma come risorsa creativa di massa. Se tutti, o molti, sognano la stessa
cosa, il desiderio si avvera. I sogni che muoiono all’alba sono quelli
concepiti in solitudine e dimenticati durante il giorno per mancanza di
riscontri.
Niente ingenuità e dabbenaggine, beninteso, ma neanche cecità e
sconforto. Per tenersi in equilibrio su questo crinale e non
precipitare da una parte all’altra, la regola migliore, che gli
acrobati conoscono a memoria, è quella di guardare in alto. Guai ad
abbassare gli occhi sulle cose sottostanti. Tanto più che bene e male
sono già dentro di noi, ed è così difficile stare in equilibrio sul
nostro stesso cuore.
….( il bene è possibile, la speranza è fondata)
Se il Verbo si é fatto carne ed è venuto a stare con noi, vuol dire che
vale la pena di vivere, ed è possibile sopravvivere. Basta seguire la
luce come i pastori o guardare le stelle come i magi.
Sognatori anch’essi, sempliciotti; come noi, del resto!
Tratto dall’articolo di Giuseppe Gamberini
Narrativa- Il Natale “cristiano” nella letteratura europea- pubblicato
su “Pagine Aperte” – mensile bibliografico- Anno XVIII- n. 7-
Novembre-Dicembre 2004
Il Signore vi dia pace
Tiziana
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