Vi scriviamo di nuovo prch�omani a Bruxelles si svolger�'ultimo
Consiglio Europeo dell'anno, nel quale senza ulteriore dicussione verr�approvato il regolamento che disciplina l'accesso al mercato europeo per i Paesi
ACP che hanno fimrato gli interim agreement. Al seguente link troverete un
dettagliato aggiornamento sui Paesi che in queste ultime settimane
hanno ceduto al ricatto europeo e su quei Paesi che hanno deciso di resistere o
che sono in corso di negoziato.
Vi chiediamo un ultimo sforzo, cio�i inoltrare il pi�sibile questo
messaggo ai vostri contatti e, per chi non lo avesse ancora fatto, di spedire la
mail ai ministri per dare un segnale forte di dissenso rispetto alla politica
europea di cooperazione verso le regioni ACP.
Si tratta di un gesto molto semplice ma ricco di significato e di
fondamentale importanza per il lavoro di campagna che grazie al vostro aiuto
abbiamo condotto fino ad ora.
Caro amico/amica,
in queste ultime settimane stiamo assistendo ad
una folle corsa in ordine sparso dei Paesi ACP per la firma di accordi ad
interim con l'Unione europea. Si tratta di accordi parziali che coprono
solamente il capitolo del commercio dei beni per adeguare le relazioni
commerciali Ue-ACP ai vincoli posti dalle regole dell'Organizzazione mondiale
del commercio (OMC). Un accordo parziale voluto dalla Ue che non ha preso in
minima considerazione le richieste provenienti da numerosi Paesi ACP, africani
in particolare, e dalla stessa Unione Africana di estendere i termini delle
scadenze negoziali fissate per il prossimo 31 dicembre 2007.
Ci�e colpisce di pi�'atteggiamento
arrogante di una Commissione europea, nello specifico del suo commissario al
commercio, Peter Mandelson, che non solo non ha preso in minima considerazione
le richieste ACP, ma nemmeno le osservazioni giunte in questi mesi da vari
governi europei, tra cui l'Italia, per una valutazione pi�enta di possibili
soluzioni che dessero ossigeno ai negoziati senza vincolarli a scadenze
temporali cos�istrette. �assurdo che uno degli obiettivi principali degli
accordi Epas sia proprio l'integrazione regionale degli ACP, un'integrazione in
realt�olpita al cuore a causa della frammentazione che la firma degli accordi
ad interim sta causando nelle regioni ACP. Infatti nessuna di queste regioni nel
suo complesso ha firmato o firmer�Solo Paesi singoli e sub-regioni stanno
concludendo accordi con l'Ue, vincolandosi ad un successivo negoziato per
giungere alla firma di un EPA completo, che contenga cio�utti quei capitoli
cos�otenzialmente dannosi per quei Paesi come i servizi, la liberalizzazione
degli investimenti e norme pi�colanti in materia di diritti di propriet�intellettuale.
Gli EPA sono puri accordi di libero scambio in una
versione particolarmente aggressiva rispetto a quanto si negozia, ad esempio, in
ambito multilaterale all'interno della OMC. Il problema �he stiamo parlando di
un continente, l'Africa, che annovera il maggior numero di Paesi meno sviluppati
e dove venti anni di ricette macroeconomiche di stampo neoliberista hanno
portato alla catastrofe economica, sociale e ambientale. Come organizzazioni
attive da anni sui temi del commercio internazionale e dei suoi impatti sui
Paesi del Sud, siamo profondamente indignati di fronte all'aggressivit�i una
Commissione che utilizza la retorica dello sviluppo per affermare i propri
interessi offensivi. Per questo motivo abbiamo scritto al Ministro Prodi perch�l'Italia non accetti con indifferenza questa politica e affermi a chiare lettere
che la cooperazione si costruisce su basi diverse, su un partenariato effettivo
al servizio dei Paesi poveri e non a loro spese. Ti proponiamo di fare
altrettanto. O inviando la stessa lettera che abbiamo spedito noi, o scrivendo
tu quello che pensi rispetto a questa situazione.
Stare in silenzio di fronte ad questo penoso
spettacolo di riduzione della politica di cooperazione a strumento di
penetrazione del capitale trasnazionale europeo sarebbe inaccettabile.
Rivendicare che il nostro Paese si faccia promotore, in sede europea e
attraverso sue concrete scelte politiche, di una maniera diversa di intendere la
cooperazione come servizio e non dominio dei popoli del Sud �l minimo che
possiamo fare per avanzare con coerenza nella costruzione e nella pratica di
alternative possibili all'attuale sistema di globalizzazione neoliberalista.
Ti preghiamo di di inviare il messaggio agli
indirizzi sotto indicati e di mettere in copia la mail epa2007 at faircoop.it in modo che possiamo darti comunicazione dei
risultati di quest'azione.
Si tratta di un gesto semplice, ma importante.
Ti ringraziamo del tuo contributo!
E-mail Presidente On Romano Prodi:segreteria.presidente at governo.it
E-mail Ministro On. Massimo D'Alema: segreteria.massimodalema at esteri.it
E-mail Vice ministro On. Patrizia Sentinelli: segreteria.sentinelli at esteri.it
La nostra mail epa2007 at faircoop.it
Campagna per la riforma dela Banca mondiale
(CRBM), Fair, Mani Tese, Rete Lilliput, Crocevia, Terra Nuova, Beati i
Costruttori di Pace.
Lettera aperta della societ�ivile al
Presidente del Consiglio Romano Prodi
p.c. al ministro degli Affari Esteri
Massimo D'Alema
alla ViceMinistra agli Esteri con delega
alla cooperazione Patrizia Sentinelli
Caro Presidente,
Le scriviamo perch�ondividiamo con i popoli del mondo un destino
comune, un'aspirazione di pace e di benessere collettivo. Per questo da qualche
anno stiamo seguendo i negoziati dei nuovi Accordi di Partenariato Economico
(APE o EPA) che l'Europa sta negoziando con molte sue ex colonie in Africa,
Caraibi e Pacifico (ACP). Proprio in questi giorni esse dovranno decidere se e
come rinunciare ai vecchi accordi di cooperazione e preferenza commerciale che
l'Europa ha concesso loro negli anni Sessanta, e trasformarli in accordi di
libero scambio, aprendo i loro mercato alle merci, ai servizi e, molto
probabilmente, agli investimenti europei. Lo ricorder�icuramente, visto
che il lancio dei negoziati EPA avvenne sotto la Sua presidenza della
Commissione europea. E ricorder�he non solo tutte le principali Ong, le
Organizzazioni agricole e le reti di solidariet�uropee e delle regioni ACP, ma
le stesse agenzie delle Nazioni Unite e la Banca mondiale, hanno lanciato negli
anni segnali d'attenzione sulle conseguenze che gli EPAs potrebbero portare allo
sviluppo economico e sociale di questi Paesi, tra i pi�eri del pianeta:
de-industrializzazione, perdita di gettito fiscale e di spazio politico, uscita
dai mercati locali di milioni di piccoli produttori.
E' un fatto che
nessuna delle sei regioni ACP coinvolte nel negoziato firmer�l completo gli
accordi "ad interim" che avvieranno concretamente, anche se parzialmente, questo
cambiamento di relazioni entro la fine dell'anno, ed �n fatto che due tra
esse, tra le pi�ortanti, cio�frica Occidentale e Centrale, abbiamo chiesto
espressamente una proroga delle scadenze negoziali, perch�emono che gli stessi
accordi "ad interim", pur se parziali, colpiscano al cuore i processi di
integrazione regionale dei loro Paesi, che sarebbero, sulla carta, uno dei
principali obiettivi degli stessi EPA. A Lisbona, in occasione del summit
UE-Africa, avr�vuto modo di constatare direttamente il malessere diffuso anche
all'interno delle diplomazie africane rispetto all'atteggiamento impositivo
della Commissione Europea in questa fase delicata del processo negoziale.
L'ostinazione quasi personale del Commissario Peter Mandelson, che pi�te ha
attaccato direttamente l'apertura al dialogo promossa con coerenza e costanza
dal Governo italiano, di voler chiudere accordi ad interim con pi�si
possibili declassando il livello di partenariato e di preferenze commerciali con
quelli che rifiutano un accordo in cos�reve tempo, crediamo sia una
forzatura del tutto illegittima ed inopportuna nel quadro delle relazioni
politiche ed economiche UE-ACP. Il prossimo 20 dicembre il Consiglio
europeo approver�l regolamento per la concessione di un accesso "duty and
quota free" agli ACP che avranno firmato l'accordo ad interim. Ma la partita a
nostro avviso non �ncora chiusa.
Per questo motivo Le
chiediamo:
1. di proporre in sede europea un segnale di distensione nel
processo negoziale evitando d fissare nuove scadenze per la firma di un accordo
complessivo (il cosiddetto Full EPA), escludendo dall'agenda in discussione gli
investimenti (i cosiddetti Temi di Singapore, gi�sclusi dai negoziati WTO) e
in generale le Trade-Related Issues, garantendo tutte le flessibilit�ecessarie
per un accordo sui servizi (tra i quali prioritariamente acqua, istruzione e
sanit� e per permettere di proteggere i prodotti dell'agricoltura familiare da
cui dipende la maggioranza della popolazione, salvaguardando uno spazio politico
adeguato di autodeterminazione per i Paesi ACP.
2. di imprimere un chiaro
indirizzo di solidariet�bsp; nella politica di cooperazione allo sviluppo
italiana, innanzitutto con l'approvazione della tanto auspicata Riforma della
legge 49/1987, che garantirebbe maggiore coerenza, coordinamento ed efficacia
alla politica estera del nostro Paese. L'Italia dovrebbe, inoltre, allocare i
fondi destinati agli aiuti al commercio solo in presenza di un processo
trasparente e partecipato di definizione, esborso e monitoraggio degli stessi.
Questi fondi dovrebbero essere orientati al benessere diffuso dei Paesi
riceventi, addizionali rispetto ai programmi di cooperazione, finalizzati al
sostegno dell'integrazione regionale, allo sviluppo di un commercio locale pi�lidale e sostenibile e, soprattutto, non essere utilizzati quale moneta di
scambio per l'imposizione di politiche-capestro di
liberalizzazione.
3. Come ribadito nelle conclusioni del GAERC
dello scorso 19-20 novembre, chiediamo che vengano elaborati e implementati
meccanismi in grado di vincolare l'implementazione degli accordi a precisi
benchmarks di sviluppo umano e benessere diffuso, in trasparenza e cooperazione
con le rappresentanze delle comunit�ocali, della societ�ivile e dei
Parlamenti.
Rimaniamo in attesa di una risposta positiva e di un Suo
pronto e fattivo interessamento.
La tua firma..