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[tradenews] [EPAs]: Nuove colonie
- Subject: [tradenews] [EPAs]: Nuove colonie
- From: "Roberto Meregalli" <meregalli.roberto at gmail.com>
- Date: Wed, 28 Nov 2007 17:30:01 +0100
Nuove colonie Botswana, Mozambico, Swaziland, Lesoto, Burundi, Kenya, Ruanda, Tanzania e Uganda cedono alle pressioni europee. Il 27 settembre scorso, giornata internazionale di mobilitazione contro gli accordi di libero scambio, che la Commissione europea sta tentando, con ostinazione, di far sottoscrivere a 76 paesi fra i più poveri del pianeta, generalmente indicati con la sigla ACP (Africa, Caraibi e Pacifico), i Commissari europei che stanno conducendo i negoziati, l'inglese Peter Mandelson (commercio) e il portoghese Luis Michel (aiuti e sviluppo) indirizzarono a tutti gli attivisti una bella lettera aperta in cui ribadivano i loro buoni propositi accusando la società civile di: "giocare a poker con la vita umana delle persone che stiamo cercando di aiutare". Non male come battuta! Soprattutto perché i negoziati commerciali assomigliano davvero molto a una partita di poker, visto che le parti in causa tentano fino all'ultimo di nascondere le loro carte, amano bleffare, offrono meno di quanto potrebbero, chiedono più di quanto necessiterebbero e così via, le analogie sono molte. Peccato che tutto questo lo stiano facendo proprio Michel e Mandelson sulla pelle di 700 milioni di persone che vivono in stragrande maggioranza in Africa Subsahariana. Per cinque anni i paesi ACP e la Commissione Europea si sono fronteggiati per concordare questi accordi (Economic Partnership Agreements), che già nel loro nome esprimono un concetto assolutamente falso, quello di partenership, poiché si parla di partner quando ci si riferisce a due persone che desiderano la stessa cosa e che si pongono (più o meno) sullo stesso piano. Qui stiamo invece parlando di una sola realtà, l'UE, che ha progettato un nuovo tipo di relazione con le sue x colonie e la sta ostinatamente imponendo nonostante l'altro "partner" stia dicendo "NO" da cinque anni. I no reiterati hanno costretto la Commissione a fare un passo indietro, annacquando la proposta e trasformandola in un accordo a interim da sottoscrivere entro fine anno, in attesa di concordare dei veri EPA nel corso del prossimo 2008. Mandelson, sempre duro ed arrogante nei negoziati, il 20 novembre, di fronte alla commissione parlamentare UE che si occupa di commercio, ha dovuto ammettere che Africa occidentale e centrale rimangono le sfide principali (con la finezza che lo contraddistingue il nostro commissario non ha mancato di redarguire la Nigeria per il proprio comportamento ostile alle proposte europee, paragonandola a un elefante seduto a bloccare i negoziati), mentre si è mostrato ottimista con le isole del Pacifico, i Caraibi e i due blocchi Africani del Sud e dell'Est. In realtà anche con questi due blocchi i problemi non mancano, tant'è che non si parla neppure più di blocco Orientale, perché l'UE ha deciso di smembrarlo e sta tentando di convincere ad un accordo due sottoinsiemi dell'ESA e addirittura singoli paesi. Il Consiglio Europeo, riunitosi il 19 novembre, ha abbozzato un Regolamento di emergenza che in sostanza offre la riduzione dei dazi su tutti i prodotti esportati dai paesi ACP (eccetto zucchero e riso) a tutti coloro, gruppi o singoli paesi poco importa, che avranno concluso (anche senza ratifica) un accordo con l'UE che apra le loro economie alle imprese europee. Si tratta dell'ultima chance per attirare nella rete il maggior numero possibile di paesi vincolandoli a firmare una ipoteca sul proprio futuro ricattandoli con la minaccia di alzare i dazi a partire dal 1 gennaio 2008 e di chiudere i rubinetti dei finanziamenti europei allo sviluppo. Nella rete sembra siano finiti Botswana, Mozambico, Swaziland e Lesoto che il 24 novembre si sono impegnati a firmare un accordo ad interim e a continuare, nel corso del 2008, negoziati su servizi e investimenti. E' di oggi (27 novembre) la notizia dell'accordo fra UE, Burundi, Kenya, Ruanda, Tanzania e Uganda (East African Community - EAC). A Kampala in una dichiarazione congiunta, i due "partner" annunciano che i cinque paesi africani nel giro di 15 anni azzereranno i dazi sull'80% delle esportazioni europee e che "non più tardi del luglio 2009" i negoziati condurranno a un EPA comprensivo degli altri temi in agenda. Siamo di fronte a un effetto domino che vedrà capitolare anche gli altri paesi ACP? La pressione europea è fortissima e il timore da parte di questi paesi di perdere dal 1 gennaio gli sconti sui dazi di cui godono, sta creando una situazione di caos nei sei blocchi regionali spezzando legami e solidarietà. Dopo cinque anni di negoziati stanno saltando tutte le regole, l'impressione - terribile - è che l'Europa stia ridisegnando la mappa Africana delle relazioni commerciali. Nel suo celebre discorso del 9 maggio 1950, Robert Schuman dichiarava che "l'Europa avrebbe potuto, con le adeguate risorse, realizzare uno dei suoi compiti essenziali; lo sviluppo del continente africano". Che ne è di quella visione dell'Africa e delle responsabilità dell'Europa, che avevano i suoi padri fondatori? -Roberto Meregalli Beati i costruttori di pace - Campagna l'Africa non è in vendita!
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