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Fwd:Quale vita per gli Slums?
- Subject: Fwd:Quale vita per gli Slums?
- From: "haidy84" <haidy84 at libero.it>
- Date: Fri, 14 Sep 2007 09:56:56 +0200
Associazione Huipalas Onlus <http://www.huipalas.it> Riflessioni per aprire gli occhi su un fenomeno globale: l'urbanizzazione. di p. Paolo La Torre Slum dweller Vivo e abito da tre anni in uno slum di Nairobi: Korogocho. Qui svolgo la mia attività di missionario insieme ad altri missionari preti e laici. Il ritmo della vita e del lavoro pastorale e sociale in uno slum non permette tanto tempo da dedicare all'aggiornamento e alla lettura, ma queste son cose per cui in tempo e\o controtempo e' importante trovare il tempo. La lettura che ho fatto ultimamente e' stata quella del libro di Mike Davis: "il pianeta degli slum", tale lettura mi ha aiutato a capire il fenomeno dell'urbanizzazione in maniera più ampia. Infatti le fonti e i dati dai quali M.Davis attinge sono precise e frutto di minuziose ricerche e questo fa del libro un prezioso strumento. La cosa più interessante che ho trovato nel leggere il libro è stato il fatto che l'ho letto da uno slum ed ho cercato di identificarmi con uno slum dweller. Vedere il suo "mondo" raccontato mentre lo sta vivendo. E' stata tale lettura che mi ha ispirato questa riflessione sugli slum e l'urbanizzazione, e la missione in queste aree urbane. la riflessione che segue quindi e' un po' la presentazione di alcuni punti importanti del libro, ed anche una sorta di critica di certe posizioni, soprattutto la conclusione, dalle quali spero emerga un contributo per incoraggiare il lavoro che tanti missionari fanno in giro per il mondo in aree urbane come gli slum, e soprattutto con i loro abitanti, eccessi di umanita' di un sistema economico ormai insostenibile. Il fenomeno urbanizzazione L'urbanizzazione è uno dei fenomeni più sensibilmente percepibile in questo tempo di globalizzazione. Come processo l'urbanizzazione si sta svolgendo ad una velocità ancora più rapida di quanto avesse predetto nel 1972 il club di Roma dove si tentava di delineare i limiti dello sviluppo soprattutto in termini economici e abitativi. Quello che succede a prima vista nel fenomeno dell'urbanizzazione è che le città diventano la meta di flussi migratori di persone, famiglie e popolazioni in cerca di realizzare il sogno della ricchezza a costo zero, dell'affacciarsi a quelle che sono le piazze più attraenti, affollate, caotiche e piene di contraddizioni e delusioni causate da effimere gioie: le megalopoli. Non conosco la storia dell'urbanizzazione, ma mi sembra di poter dire che fino a un paio di secoli fa le città nascevano e si sviluppavano intorno ad aree geografiche ottimali per la vita e il fabbisogno umano: fiumi, colline, valli coste e golfi. In questo tempo di globalizzazione il processo dell'urbanizzazione non sembra interessato a mantenere ottimale ed abitabile le aree popolate: le città di un tempo nate attorno a queste aree geografiche ottimali si stanno trasformando in super città, mega città dove le stesse condizioni ottimali sono messe in pericolo e violate da inquinamento di fiumi, trasformazione dell'orografia, abbattimento delle barriere geografiche che rendono questi paesi dei balocchi poco attraenti. Ciò che costituisce il polo di attrazione delle città è il miraggio di rifarsi la vita con un colpo di grazia da parte dell'idolo del momento: il denaro. Tante sono le motivazioni che portano singole persone e\o famiglie ad emigrare in città; queste motivazioni cambiano da un contesto storico-geografico all'altro. La cosa interessante da notare è che l'urbanizzazione è un processo che rende le città simili, uniformi nelle forme e spazi. Questo processo poi ha un risvolto drammatico uguale in tutte le città: la formazione di slums; questo risvolto è ancora più drammatico perché non scoraggia ne corregge l'andamento di questo processo. Ogni megalopoli ha la sua larga quantità di popolazione che vive baraccata in aree fatiscenti e poco ottimali per l'abitazione, queste aree molto spesso sono di proprietà di privati o dei governi e quindi si tratta di abitazioni informali, illegali, fantasmi. Nel corso della lettura ho avuto un po' di difficoltà ad accogliere la definizione di slum data dall'ONU proprio qui a Nairobi nel 2002. Slum: "luogo caratterizzato da sovraffollamento, strutture abitative scadenti, informali, accesso inadeguato all'acqua sicura e ai servizi igienici, scarsa sicurezza di possesso". La difficoltà ad accogliere questa definizione non è dal fatto che non dica il vero di quanto accade in uno slum. La difficoltà viene dal fatto che la vita di uno slum è in funzione della vita in città e del miraggio do successo che essa rappresenta per molte persone. Per me una definizione di uno slum dovrebbe tener presente non l'area abitata, bensì gli abitanti, considerarli persone in cerca di vita e di riscatto e dignità, fattori questi che la globalizzazione e urbanizzazione stanno concentrando nelle città!! Infatti il caso del Kenya e dell'Africa sub-sahariana è chiaro: i governi fanno pochi sforzi per incrementare e sviluppare le aree rurali dei paesi: tutto è concentrato attorno a Nairobi, Kinshasa, Lagos, Luanda, Adis Ababa. Ogni tipo di intervento per risanare (upgrading) uno slum non puo' prescindere da un intervento che miri a rallentare la concentrazione di abitanti nelle citta' e questo avviene appunto se ci sono interventi chiari di sviluppo nelle aree rurali. Forse e' la mancanza di tale tipo di intervento che ha reso fallimentari la maggiorparte di risanamento effettuati negli slum. Una stima di UN-Habitat del 2005 dichiara che un miliardo di persone vive negli slum del pianeta, e tale massa di persone è destinata ad aumentare man mano che la competitività del sistema economico produce vittime che si rifugiano negli slum. L'aumento della popolazione negli slum è causata anche dall'attrazione della bellezza delle città che con le sue illusioni di un posto di lavoro e altre promesse effimere attrae masse di persone che peggio per peggio sceglie il peggio più affollato, colorito e accompagnato da una reggaeggiante colonna sonora a tutto volume che in fin dei conti rende più sopportabile la sofferenza. L'attrazione verso le città ha qualcosa di molto simile ad uno stato di trance nel quale musica colori e odori giocano un ruolo importante. Trance da non-luogo dove si può essere uno nessuno e centomila allo stesso momento. Tutto questo fa degli slums la soluzione piuttosto che il problema. Soluzione che molti trovano per poter essere cittadini del mondo o soltanto per poter essere qualcuno. Certo non è la soluzione più confortevole ma è una soluzione che fa bene a tutti, ricchi e poveri. Infatti vivendo a Korogocho e in Nairobi questo mi si fa molto evidente: Nairobi ed altre megalopoli hanno bisogno degli slums che sono i contenitori di manodopera a basso costo e persone disponibili a fare i lavori che altri non farebbero. E gli abitanti degli slums hanno bisogno di tali datori di lavoro per realizzare il sogno della ricchezza a costo zero. Enorme è la tenacia di molti nostri vicini di casa che ogni giorno vanno a piedi in città a cercare lavoro o a lavorare come guardiani di una città assediata dalla paura di essere derubata. Tale tenacia li porterà ad avere un giorno una casa Ushagò (nel villaggio dove è nato o dove vive il resto della famiglia) o più vicina alla città o in aree "tranquille" e benestanti. "un posto al sole".sotto un "sole" sempre più fiacco e dai colori grigi. Pensando a questo strano bisogno reciproco tra ricchi e poveri immaginavo a cosa succederebbe se questa massa di persone un giorno incrociasse le braccia e facesse sciopero generale; la città di Nairobi resterebbe paralizzata.solo perché i fantasmi non si sono presentati al lavoro!!! Urbanizzazione e povertà M.Davis fa a questo proposito una analisi molto interessante, precisamente nei capitoli 7 e 8. Il capitolo 7 argomenta chiaramente sull'inefficienza dei PAS. Infatti questi piani di aggiustamento strutturale pianificati dai ricchi per salvare il loro futuro non hanno apportato nessun miglioramento ai paesi poveri, anzi sono la causa del loro impoverimento e collasso economico e sociale. Questo esito drammatico dei PAS è risaputo e ben noto, ma continuano a costituire l'illusione più assurda di questa globalizzazione. Il capitolo 8 fa una analisi molto intelligente e acuta dell'economia "informale" che caratterizza la vita negli slums. Ciò che noi consideriamo una umanità il surplus è quella parte di umanità che come il resto di Israele nella storia biblica ricostruisce Gerusalemme. È molto importante ricostruire e recuperare le città e la società guardando all'archittettura economica e abitativa dell'informale che forse è l'accenno all'alternativa di cui il mondo ha bisogno per liberarsi da strutture economiche pesanti e complicate e dall'illusione di uno sviluppo che non porta a niente uno sviluppo insostenibile! Come l'età della pietra non si è estinta perché erano finite le pietre, così l'età del petrolio e Hi-Tech non deve aspettare la fine delle risorse energetiche per dichiarare la sua inadeguatezza, il suo fallimento. Come missionario sento la presenza e il lavoro nelle zone urbane non solo come un nuovo areopago della missione, ma anche importante per poter seguire il flusso migratorio delle persone alle quali dovrebbe essere annunciato che la direzione della vita non è quella del paese dei balocchi che ci rende tutti funzionali al sistema; la direzione è quella del recuperare le città e ogni piccolo villaggio come una piazza di incontri e partecipazione alla costruzione della società. Credo che questo sia l'obiettivo della presenza in uno slum: stare, entrare nelle dinamiche sociali per intervenire e avviare processi di risurrezione della vita di persone marginalizzate dal sistema economico competitivo. Ciò non è facile da realizzare soprattutto in città ripostiglio di eccessi di umanità che sono gli slums dove la voglia di riscatto e di vita dignitosa si manifesta attraverso relazioni violente e arroganti. Questa cultura dello slum è una contraddizione come tante in questo tempo di globalizzazione, tale contraddizione è però animata da un forte desiderio di vita che merita comprensione e attenzione. Conclusione per abitare questa storia Gli slum potrebbero trasformarsi in vulcani pronti ad esplodere? Gli abitanti possono trasformarsi in soggetto politico capace di "fare storia"? Non è facile rispondere, molto dipenderà dalla capacità di sviluppare una cultura di organizzazione collettiva, anche se i poveri, di solito, stanno zitti. La miseria non piange, non ha voce. La miseria soffre, ma soffre in silenzio. La miseria non si ribella. Infatti, i poveri insorgono solo quando pensano di poter cambiare qualcosa. La risposta a queste domande non è facile, ma condividendo la vita in questo angolo di mondo constato che quello che nella definizione dell'ONU è chiamato sovraffollamento di un area informale, per me è la presenza massiccia di persone che è stufa del fatto che il mondo sia pensato da pochi e dai più forti. Intervenire in uno slum per me significa mettersi in cammino con il loro passo lento e sfrenato di questa gente che vive con molta passione la vita e che vi resta attaccata anche se deve vivere in una baracca sognando un grattacielo. E questo mi fa sperare che gli abitanti degli slums sono capaci di fare storia, la stanno già facendo. ritengo che questo grido di vita che viene dagli slums e' una richiesta di risanamento (upgrading) del sistema economico che diventa sempre piu' insostenibile, e quindi non si puo' prescindere da questo grido di vita per il risanamento (upgrading) degli slum. Se mettere fine all'economia informale e dare agli abitanti di uno slum case più dignitose significa farle entrare nella pazza corsa competitiva della società di consumo e povera di vita, allora questo non è un intervento che auspico per questo miliardo e mezzo di persone. Se invece intervenire in uno slum significa comprendere come mai l'informale genera vita, alternative e r-esistenza, e come mai una baracca ospita più persone di un grattacielo, allora penso che vale la pena spendere tempo ed energie. Ogni intervento nel web globalizzato che è il mondo, ha diversi punti di approdo. Se questi interventi\azioni sono attuati con attenzione al sociale e con forza politica capace di influirne le scelte dei governi e altre istituzioni, allora lavorare nello slum significa anche mandare segnali alla maggior parte della popolazione del mondo che in un fair play conveniente si accontenta di vivere la vita con un basso profilo dove il centro di se stessi è fuori di se stessi: nelle ricchezze materiali e possibilità di ottenerle per finire ad essere ricchi di povertà umana. Questa mia è una conclusione molto diversa da quella di M.Davis, conclusione la sua molto apocalittica e funesta dove l'illusione dello sviluppo benché vana trae un ultimo vantaggio dagli slums: depositi di surplus di umanità facili da azzerare e distruggere in caso di lotta all'ultimo sangue per il dominio del mondo da parte dei più forti. Forse questa conclusione gli è stata dettata dal fatto che i dati, le cifre e le statistiche benché aiutano a capire la realtà non la fanno percepire nei suoi meandri dove si nasconde e cresce la forza vitale di queste persone escluse dal sistema. La vita dei miei vicini di casa rivela potenze e gioia di vivere non captabili da semplici dati. Interrompo per l'ennesima volta questo scritto per andare ad aprire la porta bussata da uno slum dweller che forse con il suo incrociare il mio cammino mi farà capire qualcosa di più della vita negli slums, aspetti che sicuramente non possono trasparire con una riflessione. Auspico che questo tema dell'urbanizzazione e del risanamento del sistema economico e degli slum sono temi che dovrebbero trovar posto nel prossimo sinodo per l'Africa, il secondo: senza una riconsiderazione della cultura e dell'economia della globalizzazione e della urbanizzazione che sta invadendo l'Africa con effetti nefasti, la riconciliazione, la giustizia e la pace non sono possibili. È un invito per me e per tutti noi a mettersi in ascolto di quanto la realtà ci sta dicendo con queste continue sfide alla vita dell'umanità di cui la globalizzazione e l'urbanizzazione sono veicolo. _____ Ai sensi della legge 96/675 vi informiamo che scriviamo solo a chi ci si è iscritto alla nostra mailing list. Per essere cancellati andate al seguente indirizzo www.huipalas.it/togli.asp ed inserite il vostro indirizzo di posta. _____ Associazione Huipalas Onlus - Mesagne - via A. 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