Che rabbia in prima serata di Igiaba Scego



Ti riporto questo bell'articolo della mia amica, la scrittrice Igiaba Scego, in cui parla anche del lavoro che facciamo noi. Fate girare
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http://www.nigrizia.it/doc.asp?ID=9201
 
Che rabbia in prima serata
Igiaba Scego

 
Luoghi comuni sugli immigrati, errori grossolani, pessima recitazione. La fiction di Rai Uno, Butta la luna, è un’occasione perduta. Che parla di un’Italia che non c’è. 



Ho due belle amiche. Una si chiama Esther e l’altra Flora. Entrambe combattive e molto arrabbiate. Esther è arrabbiata in modo dolce, quasi incorporeo. Flora, invece, è un caterpillar, un uragano di volontà, di idee, di consigli. Chi ha fatto arrabbiare tanto le mie amiche? Fiona May.
 
Non Fiona May la persona, ma la fiction tivù “Butta la Luna”, in cui l’atleta azzurra è attrice protagonista, otto puntate andate in onda su Rai Uno. Una fiction come tante, un po’ insulsa, un po’ vuota, in perfetto stile nazional-popolare. Solo che questa fiction voleva avere velleità sociali, voleva traboccare di bontà e mostrare a un’italietta, un po’ distratta, che «sono arrivati gli immigrati» e che «non mangiano i bambini come i comunisti» (anche loro ormai sdoganati, troppe poltrone) e che, udite udite, «sono come noi, sì amici, come noi. Stessi occhi, stessi sentimenti, stesse paure. Peccato però quella pellaccia un po’ nera, ma si sa non tutte le ciambelle riescono con il buco».
 
Fiona May interpreta Alyssa Calangida, una quasi santa nera che, sconsideratamente, fa una figlia con un italiano che passa in Nigeria per lavoro e che non ne vuol sapere di responsabilità. L’inizio sembrava promettente, non ve lo nascondo. La storia mi ricordava un po’ quella del colonialismo italiano, quando le donne – in Eritrea o in Somalia – venivano sedotte da italiani di passaggio e poi improvvisamente abbandonate senza un soldo, con tanto di prole meticcia. Ma poi la fiction delude. Troppa bontà stereotipata, interpretazione svenevole e poi (ed è lì che arriva la rabbia delle mie amiche, e anche la mia s’intende) un razzismo culturale che francamente in prima serata non serviva. Ok la fiction Extraco.co.co, niente da obbiettare. Sì anche alla “pedagogia del couscous”, se fatta bene. Questa fiction aveva invece degli errori strutturali, che hanno fatto più danni che altro.
 
Uno, il più evidente, è nella scelta delle attrici. Perché Fiona May? Non è attrice, non è africana, non sa recitare. Solo perché è atleta plurimedagliata? Non si dovrebbe fare un discorso di competenze e mestiere anche lì? Una persona se fa l’attore ha scelto un mestiere tutto in salita, si prepara, si esercita, studia, versa lacrime (tante), sputa sangue. Non è giusto che si prenda chi non ha fatto nulla per ottenere un certo livello di recitazione. Non conta la fama. Non si fanno buoni film con i partecipanti al Grande Fratello. C’è bisogno di professionalità. E questo vale per la scrittura anche, per la pittura, per la danza, per le arti in genere. Non ci s’improvvisa.
 
E poi l’accento anglo-giamaicano di Fiona (con tutto il rispetto per lei) non ha nulla a che vedere con il modulare pungente dei nigeriani….non bisogna essere Chomsky per capirlo. E poi perché prendere un attrice completamente bianca (più bianca non si può direi, Chiara Conti) per interpretare la figlia di Fiona? Va da sé che i figli di una donna nera e un uomo bianco possono venire fuori di varie gradazioni, dal più scuro al più chiaro, ma il bambino prende da entrambi i genitori. Perché non fare una fotografia veritiera, tanto che c’eravamo? Perché non prendere un’attrice afro-italiana per esempio? Perché questa paura della linea del colore? Chiara Conti è brava, molto bella, ma appunto Chiara… Un’occasione persa questa fiction.
 
Tra gli altri errori, i costumi di Fiona-Alyssa nella sua fase nigerian style. Assurdi! Peccato, con tutte le belle stoffe che ci sono in Africa. Penso ai boubou, ai pagne, ai fantastici tessuti bogolan del Mali. Con tanto di stilisti che ci sono in Africa…da Marriane Fassler a Diouma Dieng Diakhaté, per non parlare dei gioielli di Michael Kra. Perché, con tanto ben di Dio a disposizione, vestire Fiona di stracci colorati che con l’Africa non hanno nulla a che vedere?
Le mie amiche hanno ragione ad arrabbiarsi. Esther è un attrice, italo-beninese, bella da togliere il fiato. Non trova parti in Italia, va in Francia per lavorare. Qui ha fatto qualcosina: in aprile la potrete ammirare in Last minute Marocco, regia di Francesco Falaschi. Lei ti dice: «Non ci sono parti per me, perché l’Italia non vuol vedersi cambiare in televisione o al cinema.
 
Siamo rimasti ancorati a un immaginario fermo agli anni ’50. Io vorrei una parte di spessore, fare un film di azione anche. Ma mi sono resa conto che per me parti non ce ne sono, perché nella mente di chi scrive per il cinema non ci sono, non ci sono neri, non sono nell’ordine delle cose». Altro cervello in fuga Esther, che considera meravigliosa l’Italia e vorrebbe lavorare. Ce la farà?
 
Flora, mamma italiana di due bambine afro-italiane, è così arrabbiata che ha aperto un blog (molto frequentato), dove le mamme afro-italiane si confrontano, discutono, fanno iniziative, Il blog lo trovate a http://afroitaliani.splinder.com/. Ecco, hanno incanalato la loro rabbia positivamente. Mi chiedo quanti abbiano la forza per farlo e quanti subiscano passivamente.
Guardo il manifesto con Fiona May in primo piano. Molto bella. Mi chiedo perché si sia prestata a questo gioco al massacro. E vi dirò, credo che sia proprio lei ad aver pagato il prezzo più alto. È dura fare l’ingranaggio del sistema.



 
 
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http://afroitaliani.splinder.com
 
 
 
 


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